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PubblicatoCornelio Rocca Modificato 8 anni fa
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“Guardate attentamente questo paesaggio per essere sicuri di riconoscerlo se un giorno farete un viaggio in Africa, nel deserto. E se vi capita di passare di la', vi supplico, non vi affrettate, fermatevi un momento sotto le stelle ! E se allora un bambino vi viene incontro, se ride, se ha i capelli d'oro, se non risponde quando lo si interroga, voi indovinerete certo chi e'. Ebbene, siate gentili! Non lasciatemi così triste: scrivetemi subito che e' ritornato...” -Antoine de Saint-Exupéry
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https://youtu.be/oJe0sTpAK0w “Sappiamo quanti ne arrivano ma non sappiamo quanti ne partono” “
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Africa, l'inferno dei migranti senza diritti Barbara Ciolli, 05 Giugno 2015 L'inferno del Sahara prima della morte nel Mediterraneo. Fuggono da Nigeria, Camerun, Ghana, e diventano preda di mafie locali e tribù che ne fanno i loro schiavi o corrieri della droga. Ma solo il 15% dei migranti che attraversano l'Africa, secondo il rapporto del 2015 della rete Global iniziative, raggiunge il mare. La grande maggioranza di loro muore di fame e stenti nel deserto del Sahara o finisce, per anni, ridotta in schiavitù dai padroni e dalle mafie locali, nei ghetti degli Stati di transito come Niger e il Mali.
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https://youtu.be/n Z-yT1w5Cto
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Aspetto fisicoBambina, mora, tratti orientali, alta nella media. Età10 anni ProfessioneStudentessa Luogo di origine e residenzaOriginaria di Qaraqoush in Iraq, ora ospite in un campo profughi Livello di istruzioneScuola elementare AspirazioniFare ritorno a Qaraqoush e rincontrare la sua amica Sandra CarattereSerena, semplice, mite, pacifica, saggia. Particolarità (vizi e virtù)Ha una fortissima fede in Dio Myriam: scheda profilo
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Perso Lo sguardo al mio tetto aggrappato e il corpo nell’ignoto gettato. Perso nella polvere una pietra nel petto, labirinto del dolore. Arranco sulla terra senza sapore. Il vento nella bocca la morte porta via, mio unico bagaglio paura e nostalgia. Profugo, disperso, naufrago, non so più cosa sono. Straniero, ovunque vago Dio dammi il tuo perdono.
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I Pastori Settembre, andiamo. È tempo di migrare. Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori lascian gli stazzi e vanno verso il mare: scendono all'Adriatico selvaggio che verde è come i pascoli dei monti. Han bevuto profondamente ai fonti alpestri, che sapor d'acqua natia rimanga né cuori esuli a conforto, che lungo illuda la lor sete in via. Rinnovato hanno verga d'avellano. E vanno pel tratturo antico al piano, quasi per un erbal fiume silente, su le vestigia degli antichi padri. O voce di colui che primamente conosce il tremolar della marina! E vanno pel tratturo antico al piano, quasi per un erbal fiume silente, su le vestigia degli antichi padri. O voce di colui che primamente conosce il tremolar della marina! Ora lungh'esso il litoral cammina La greggia. Senza mutamento è l'aria. Il sole imbionda sì la viva lana che quasi dalla sabbia non divaria. Isciacquio, calpestio, dolci romori. Ah perché non son io cò miei pastori? - Gabriele D’Annunzio
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