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PubblicatoRosangela Scognamiglio Modificato 8 anni fa
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I pilastri del culto
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Preghiera al Cairo, 1865
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Arkān al-islām (arkān al-dīn o arkān al-‘ibāda) Shahāda (testimonianza di fede) Salāt (preghiera rituale) Zakāt (elemosina rituale) Sawm (digiuno nel mese di ramadan) Hajj (pellegrinaggio alla Mecca) Sono prescritti dal Corano ed esplicitati dalla Sunna del Profeta.
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Non sono dogmi, credenze o concetti: sono azioni, comportamenti. L’islam si concentra sull’agire concreto del fedele (ortoprassi). Facilmente comprensibili, il fedele li deve compiere solo se si trova nelle condizioni di farlo (secondo il noto hadîth: “Iddio vuole agio per voi e non disagio”). Tutti i pilastri vanno compiuti in stato di purità rituale, dopo abluzione parziale (wudū’) o totale (ghusl), e con l’intenzione (niyya) dell’animo di compiere quel determinato atto di culto. Alcuni di essi sono quotidiani, altri si compiono una volta all’anno, infine il pellegrinaggio almeno una volta nella vita.
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La shahāda “Non c’è altro Dio che Dio e Muhammad è il suo profeta” Con questa semplice formula si entra nell’Islam. Il musulmano la pronuncia nelle più diverse occasioni della vita quotidiana. E’ pronunciata nell’orecchio dei nuovi nati e in quello del morente.
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La salāt La preghiera rituale si compie cinque volte al giorno a orari prestabiliti (all’alba, a mezzogiorno, nel pomeriggio, al tramonto, di notte) e, laddove esiste, dopo il richiamo del muezzin (mu’adhdhīn) dal minareto. Ci si purifica, ci si rivolge verso la Mecca e si compiono una serie di prostrazioni e inchini pronunciando alcune formule e versetti coranici. La preghiera è composta da un numero variabile di rakāt (cicli), da due a quattro.
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Minareti, Iran
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La preghiera del venerdì (jum‘a) Il venerdì a mezzogiorno si prega, se possibile, nella moschea a ciò adibita (masjid al-jum‘a), dopo le abluzioni rituali, tutti insieme in direzione della qibla, dopo aver ascoltato la khutba dell’imam, che sale sul pulpito (minbar). Nella moschea non vi sono rappresentazioni pittoriche o scultoree, a causa della proibizione di rappresentare figure umane o divine. Mosaici astratti in ceramica o smalto, stucchi raffinatissimi con versetti stilizzati (“arabeschi”) ed una scultura molto elaborata rendono le moschee monumenti di grande valore artistico.
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La zakāt L’elemosina rituale è obbligatoria e consiste in un prelievo di una percentuale non più bassa del 2,5% dei beni non necessari alla sussistenza. Per lungo tempo è stato l’unico prelievo fiscale cui i musulmani furono assoggettati e, insieme alla jizya imposta ai cosiddetti protetti (dhimmī), costituiva gran parte del gettito fiscale delle casse pubbliche. Oggi si versa in moschea ed è separata dalle imposte statali.
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Il sawm Il digiuno nel mese di ramadān, 9° mese del calendario lunare islamico, consiste nell’astensione da cibo, bevande, fumo, atti sessuali e altri comportamenti che possano distrarre il fedele dalla meditazione sul Corano e dalla preghiera. Si compie dall’alba al tramonto. Alla fine del mese di ramadān tutto il mondo musulmano festeggia la ‘id al-fitr (festa delle rottura).
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Il hajj Il grande pellegrinaggio alla Mecca si compie almeno una volta nella vita. La sua meta è la ka’ba Si compie dall’8° al 12° del mese di dhū’l hijja (ultimo mese del calendario islamico) I rituali antichissimi riprendono il modello del pellegrinaggio dell’addio del profeta (632). Il pellegrino si deve porre in stato di purificazione (ihrām) e pronunciare la niyya (intenzione): abluzione totale e vesti nuove e pulite; niente atti sessuali, fumo, profumi, atti o pensieri che distraggano dalla devozione.
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Tappe fondamentali del pellegrinaggio 1° giorno: circuambulazione attorno alla ka’ba (tawāf); sâ’i (corsa fra Safa e Marwa’); salāt presso la stazione di Abramo; spostamento a Mina. 2° giorno: wuquf, sosta e meditazione alla piana di Arafāt da mezzogiorno al tramonto; notte a Muzdalifa; 3° giorno: raccolta delle pietruzze e lapidazione di Satana; sacrificio, che coincide con la festa più grande per tutti i musulmani, la ‘id al-adhā’). Fine dello stato di sacralizzazione: taglio simbolico dei capelli; rientro alla Mecca, altri riti conclusivi alla Mecca per tre giorni. Molti pellegrini continuano il viaggio a Medina per visitare la grande moschea e la tomba del Profeta.
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La Mecca e la ka’ba
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Il calendario musulmano Il calendario musulmano (indicato dalla sigla H, dall’arabo hi ǧ rī, “relativo all’“Egira”) si basa su una scansione del tempo lunare. L'inizio di ogni mese è legato all'osservazione della prima falce di luna nuova, secondo regole codificate in modo leggermente diverso dai vari Stati islamici. La datazione parte dal 16 luglio 622, l’Egira dal profeta, e si articola in 12 mesi (di 29 o 30 giorni). L’anno del calendario musulmano dura 354 giorni (355 circa ogni tre anni) e dunque non corrisponde al nostro calendario gregoriano (365 giorni).
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I mesi del calendario musulmano Mu ḥ àrram Ṣ àfar Rabī ʿ al-àwwal Rabī ʿ al-thānī Jumādā al-àwwal Jumādā al-thāniyya o Jumāda al-akhīra Ràjab Sha ʿ bān Rama ḍ ān 10 Shawwāl 11 Dhū l-qa ʿ da 12 Dhū l- ḥ ijja.
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Le festività islamiche - ʿ Āshūrā ʾ, il 10 di Mu ḥ arram - ʿ Īd al-a ḍḥ ā (la festa del sacrificio), il 10 di Dhū l- ḥ ijja - ʿ Īd al-fitr, (la festa della rottura del digiuno di Rama ḍ ān), il 1° di Shawwāl - Mawlid (Nascita del Profeta), nel mese di Rabī ʿ al-àwwal (il 12 per i sunniti, il 17 per gli sciiti). - Isrā ʾ e mi ʿ rāj, il 27 di Ràjab.
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La moschea del profeta a Medina
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