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La Terra è un pianeta in continuo mutamento e soprattutto vivo.

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Presentazione sul tema: "La Terra è un pianeta in continuo mutamento e soprattutto vivo."— Transcript della presentazione:

1 La Terra è un pianeta in continuo mutamento e soprattutto vivo.
E’ vero, può sembrare strano, ma la Terra ha un modo tutto suo di comunicare (e non tra i più normali!). Quando si pensa ai terremoti subito viene associato il lato più negativo del fenomeno (non che questo sia da sottovalutare, certo), ma proviamo per un istante a seguirne il significato: un vero e proprio linguaggio “terrestre”. Anche se in modo “brusco”, il nostro pianeta comunica con noi e forse è anche grazie a questo suo linguaggio un po’ particolare che ora siamo molto più consapevoli di prima riguardo tutto ciò che ci circonda, o meglio, che sta sotto i nostri piedi! La Terra è un pianeta in continuo mutamento e soprattutto vivo. 

2 L'Italia dei terremoti Campania 23 novembre 1980
Abruzzo Ora: 3.32; magnitudo 6,3; 309 morti Lazio: Amatrice 24 agosto 2016 Ora: 3:36:32; magnitudo 6 Il sisma ha provocato la morte di 296 persone e 3000 sfollati. Campania 23 novembre 1980 Friuli 6 maggio 2016    magnitudo: molto probabilmente vicina al 7.0; profondità all'incirca 32km; durata ben 90 secondi; quasi 3000 le persone decedute. La scossa principale, registrata alle 21.00, durò 59 secondi: un tempo interminabile per una scossa di magnitudo 6.4 gradi della scala Richter, pari al IX-X grado della scala Mercalli. 989 le vittime, circa i feriti e quasi duecentomila persone senza più una casa.

3 Cosa sappiamo dalla scienza
Perché l’Italia trema? Cosa sappiamo dalla scienza La nostra Penisola si è trovata sin dall’inizio della sua storia, svariati milioni di anni fa, al confine tra grossi blocchi o zolle di litosfera terrestre, la zolla Euroasiatica e la zolla Africana. Queste diverse zolle, spinte da movimenti del mantello terrestre sottostante, nel tempo si scontrano o si allontanano l’una dall’altra e sono la causa dei fenomeni sismici. Una parte della linea di frattura tra queste due placche passa proprio al di sotto della catena appenninica centrale.

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5 Il terremoto (dal latino: terrae motus, che vuol dire «movimento della terra»), detti anche sismi o scosse telluriche (dal latino: «Tellus», dea romana della terra) è un fenomeno naturale che si manifesta con un’ improvvisa, rapida vibrazione del suolo causata dal rilascio di una grande quantità di energia accumulata nel sottosuolo. Essi avvengono in profondità, in uno strato interno della terra, la litosfera, frammentato in numerosi blocchi: le placche tettoniche o zolle. Il lento movimento delle placche porta a delle spaccature nella crosta terrestre chiamate FAGLIE. Queste sono le zone tettonicamente attive, ossia dove le placche si muovono più o meno lentamente, «sfregando» o «cozzando» le une rispetto alle altre. Sottoposte ad una grande pressione, si muovono in modo lento ma costante, impercettibile per noi che ci camminiamo sopra, si deformano e accumulano grandi quantità di energia elastica. Quando l'energia accumulata supera il punto critico di  resistenza delle rocce, avviene una repentina e massiccia frattura. I bordi della frattura entrano in oscillazione liberando energia che dà luogo ad onde sismiche.

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7 L’attrito e la reazione elastica delle rocce impediscono la frattura ma l’accumulo di energia porta ad una progressiva deformazione

8 La Faglia di Sant'Andrea (San Andreas Fault) è una faglia geologica che si sviluppa per 1287 km attraverso la California, tra la placca nordamericana e la placca pacifica e lungo la quale si sono verificati devastanti terremoti. The Big One Da molto tempo si parla del Big One, il presunto terremoto di immense proporzioni (magnitudo oltre 10 della scala Ritcher) che farebbe spaccare completamente la Faglia di Sant'Andrea, provocando il distacco della California dal continente americano. 

9 Il punto esatto, all'interno del Pianeta Terra, in cui avviene la frattura che dà origine alle onde sismiche che, in superficie, vengono avvertite come un terremoto è detto ipocentro. In genere l'ipocentro dei terremoti non oltrepassa la profondità di 700 chilometri in quanto a tali profondità la materia perde la sua caratteristica rigida a causa dell'elevata temperature e pressione, per assumere un comportamento plastico, semifluido o comunque più flessibile. La minore rigidità delle rocce impedisce l'insorgere dei terremoti. In superficie, proprio sopra l’ipocentro, si trova l’epicentro, che è il punto in cui si hanno i maggiori danni a cose e persone ed è il punto dove il terremoto è più forte e causa i danni maggiori. Man mano che ci si allontana dall’epicentro l’intensità, e quindi i danni causati dal terremoto, sono minori.

10 Classificazione dei terremoti
In base alla profondità dell'ipocentro, i terremoti vengono classificati in: superficiali (ipocentro compreso fra 0 e 70 km di profondità), intermedi (ipocentro fra 70 e 300 km di profondità), profondi (ipocentro fra 300 e 720 km di profondità). In base alla loro origine i terremoti possono essere: vulcanici, legati all'attività vulcanica, sono dovuti alla risalita del magma entro la crosta terrestre e nel camino vulcanico; meno frequenti dei precedenti, il loro ipocentro è molto superficiale, si manifestano con sciami di piccole scosse e si risentono su aree limitate. di crollo sono piccole scosse che avvengono per crollo della volta di grotte, tipici delle zone carsiche, o per la caduta di frane (fra i terremoti di origine naturale, sono i meno frequenti, i più superficiali e quelli più localizzati). da esplosione, di origine artificiale, sono prodotti dalla detonazione di dispositivi chimici o nucleari e vengono appositamente provocati dall'uomo, anche a scopo di indagine dell'interno della Terra o per la ricerca geologica di idrocarburi e di minerali. tettonici, dovuti a movimenti lungo faglie, sono i più comuni, i più distruttivi e coprono in genere aree molto vaste.

11 Gli effetti distruttivi dei terremoti sono dovuti alla propagazione delle onde sismiche, che si originano sia dall'ipocentro, sia dall'epicentro. Le onde sismiche sono onde elastiche (attraverso le quali, cioè, l'energia elastica può essere trasportata lontano dal punto in cui si è originata), che hanno bisogno di un mezzo attraverso cui propagarsi e che si propagano con diverse velocità sia all'interno della Terra, sia sulla superficie terrestre.

12 I tipi di onde sismiche Una scossa sismica genera tipi di onde differenti che si differenziano per il modo e per la velocità di propagazione: le onde P o primarie (onde longitudinali di compressione); le onde S o secondarie (onde trasversali); le onde L o superficiali (onde L e onde R)               Le prime due si originano dall’ipocentro e si propagano all'interno della Terra; le ultime, dette anche onde lunghe, si originano dall’epicentro.

13 Le onde longitudinali sono onde di compressione, che si originano dall'ipocentro, si propagano entro il volume delle rocce e, quando investono le particelle dei vari strati di roccia, le fanno oscillare avanti e indietro. Sono anche dette onde P (primarie), perché sono le prime a giungere in superficie e a essere registrate dai sismografi, propagandosi a una velocità compresa tra 6,2 e 8,2 km/sec, a seconda della densità dei materiali che attraversano; possono propagarsi sia attraverso la roccia solida, sia attraverso un materiale liquido (magma o acqua). Onda longitudinale

14 Le onde trasversali si propagano dall'ipocentro
Le onde trasversali si propagano dall'ipocentro. Sono dette trasversali perché provocano oscillazioni delle particelle delle rocce dal basso verso l'alto e viceversa, perpendicolarmente alla direzione di propagazione. Onda trasversale Vengono anche chiamate onde S (secondarie) perché, essendo più lente delle onde P (3,6-4,7 km/sec) giungono in superficie per seconde. Le onde S non si propagano nei liquidi e questa circostanza ha permesso di ipotizzare la presenza all'interno della Terra di un nucleo esterno liquido.

15 Le onde superficiali  si propagano in superficie e sono responsabili dei danni maggiori. Possono compiere lunghe distanze prima di estinguersi, viaggiando più lentamente delle onde P e S, durano più a lungo e causano i danni maggiori. Possono essere distinte in due tipi: onde L (di Love), onde trasversali, come le onde S, che però oscillano su un piano orizzontale. onde R (di Rayleigh), assimilabili ad un'onda marina: le particelle del suolo si spostano lungo un'ellisse creando una vera onda che modifica il suolo durante i grandi terremoti. onda di superficie

16 SISMOGRAFI E SISMOGRAMMI
Le onde sismiche vengono registrate in superficie da strumenti detti sismografi, i quali tracciano grafici, i sismogrammi, che permettono di localizzare l'epicentro e stabilire l'intensità di un sisma. Si può valutare l'intensità di un sisma attraverso due scale: la scala Mercalli, che si basa sulla rilevazione degli effetti di un terremoto su edifici, persone e ambiente; la scala Richter, che esprime, invece, la magnitudo, correlata alla quantità di energia liberata da un sisma. 

17 In tutti i terremoti la scossa principale è preceduta e seguita da scosse di minore intensità. Le diverse caratteristiche dei tipi di onde che si propagano durante gli eventi sismici, permettono di ricostruire sia l’ipocentro che l’epicentro, confrontando i tempi di arrivo delle diverse onde alle varie stazioni sismiche. La differenza di arrivo ad una stazione permette di conoscere la distanza dell’epicentro dalla stazione. Diversamente, i tempi di arrivo delle onde P alle varie stazioni, permettono di conoscere l’ipocentro. Avendo a disposizione un numero minimo di tre stazioni opportunamente situate, è quindi possibile calcolare le principali caratteristiche dell’evento sismico: intensità in Magnitudo, epicentro ed ipocentro.

18 Maremoto (o tsunami) Il fondo marino verrà in pochi secondi deformato insieme alle masse d'acqua sovrastanti Cosa succede se si origina un terremoto sottomarino? Si genera un maremoto con onde lunghe che possono attraversare l’intero oceano senza essere avvertite, ma crescono in altezza e diventano molto pericolose in acque basse. La loro velocità può raggiungere i 700 km /h.

19 Se l’epicentro è localizzato in mare, si ha un maremoto che provoca onde (tsunami) che possono arrivare fino a 30 m (Sud Est asiatico 26/12/2004)

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