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Promozione della salute e prevenzione

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Presentazione sul tema: "Promozione della salute e prevenzione"— Transcript della presentazione:

1 Promozione della salute e prevenzione

2 Salute Igiene: disciplina che si propone di promuovere e conservare la salute sia individuale che collettiva OMS SALUTE “Stato di completo benessere fisico, mentale e sociale del singolo e della collettività”

3 Demarcazione tra stato di salute e malattia
In passato Lo stato di non-salute era definibile solo quando vi erano chiari sintomi di una patologia 1 SALUTE MALATTIA TEMPO

4 Demarcazione tra stato di salute e malattia
Oggi Anche una semplice condizione di esposizione a fattori di rischio, può rappresentare già, di per sé, uno stato di non-salute/malattia 1 2 Condizione di rischio SALUTE MALATTIA TEMPO La salute è “l’adattamento perfetto e continuo di un organismo al suo ambiente” (Wylie)

5 Promozione della salute Carta di Ottawa (OMS, 1986)
È il processo che mette in grado le persone e le comunità di avere un maggior controllo sulla propria salute e di migliorarla Per raggiungere uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, un individuo o un gruppo deve essere capace di: identificare e realizzare le proprie aspirazioni soddisfare i propri bisogni cambiare l’ambiente circostante o di farvi fronte

6 Promozione della salute Carta di Ottawa (OMS, 1986)
La salute è una risorsa per la vita quotidiana, non è l’obiettivo del vivere La salute è un concetto positivo che valorizza le risorse personali e sociali, come pure le capacità fisiche Quindi la promozione della salute non è una responsabilità esclusiva del settore sanitario, ma va al di là degli stili di vita e punta al benessere Le persone non possono raggiungere il loro pieno potenziale di salute se non sono capaci di controllare quei fattori che determinano la loro salute

7 Il concetto di Determinante
Una malattia può essere prodotta da: una sola causa (malattia monofattoriale) da più cause (malattie multifattoriali) Quasi sempre la malattia è la conseguenza di una interazione estremamente complessa di fattori diversi che agiscono contemporaneamente o in successione sull’organismo, in sinergismo o in antagonismo gli uni con gli altri. Tutti i fattori che sono in grado di influenzare la comparsa o l’andamento di una malattia, non potendo essere ritenuti causa di malattia in senso stretto sono detti DETERMINANTI DETERMINANTE Fattore la cui alterazione induce un cambiamento nella frequenza o nei caratteri di una malattia

8 I Determinanti di Salute
Sono i fattori personali, sociali, culturali, economici e ambientali che influenzano lo stato di salute di individui e popolazioni (OMS) Questi fattori influenzano, e quindi determinano, lo stato di salute e il benessere di un individuo e/o di una comunità I determinati sono alla base della Sanità Pubblica perché consentono di analizzare e di conseguenza se possibile modificare, i fattori che influenzano l’insorgenza e l’evoluzione delle malattie (fattori di rischio, stile di vita, counselling, educazione alla salute)

9 Principali “Determinanti di Salute”
INDIVIDUALI (non modificabili) SOCIO- ECONOMICI AMBIENTALI STILI DI VITA ACCESSO AI SERVIZI Patrimonio genetico Condizioni economiche Aria Abitudine al fumo Sistema scolastico Sesso Stato occupazionale Acqua e alimenti Alimentazione … Sistema sanitario Età Contesto socio culturale vita Area di residenza Attività fisica … Servizi sociali Abitazione Abuso sostanze e farmaci Trasporti Rifiuti, rumore radiazioni, etc. Attività ricreative

10 Storia naturale delle malattie
Malattie congenite Malattie cronico degenerative Patologie Malattie infettive

11 Malattie congenite (presenti alla nascita)
CAUSE GENETICHE (ereditarie o sporadiche) CAUSE CITOGENETICHE (alterazioni dei cromosomi) NON EREDITARIE MALATTIE CONGENITE CAUSE ESTRINSECHE (chimiche, fisiche, infettive: durante la gravidanza)

12 Malattie congenite (genetiche)
1:10.000 3: 1:3.000 Retinal Disease Associated with ABCA4 Mutations Gene ABCA4: codifica per una pompa di trasporto dei retinoidi di coni e bastoncelli. Tale pompa è responsabile del trasporto del N-retinylidene-fosfatidiletanolamina (N-retinylidene-PE) (un prodotto collaterale della normale fototrasduzione) dalla cavità dei dischi al citoplasma dei segmenti esterni di entrambi i tipi di fotorecettori. Mutazioni nel gene ABCA4 determinano un accumulo all’interno del disco di N-retinylidene-PE Sheffield VC, et al. NEJM 2011 Retinal Pigment Epithelium

13 Malattie infettive Rapporto causale biunivoco
CAUSA NECESSARIA CONDIZIONI DI SUFFICIENZA EFFETTO SPECIFICO Fattori agente Fattori ospite Fattori ambiente Agente eziologico Guarigione Fase libera Fase prodromica Malattia clinica Incubazione Cronicizzazione Prevenzione primaria Morte

14 Malattie cronico-degenerative
FATTORI DI RISCHIO Disabilità Diagnosi precoce Diagnosi consueta Menomazione Handicap Fase libera Fase di latenza Fase preclinica Malattia clinica Cronicizzazione Morte Prevenzione primaria Prevenzione secondaria Prevenzione terziaria

15 * Malattie cronico-degenerative o multifattoriali
(rapporto di rischio aspecifico e multiplo) Entità, durata, frequenza diversa di azione dei fattori di rischio F M F4 F3 F2 F1 Aspecificità Molteplicità * Malattia A Malattia C Malattia B Modulazioni ambientali Fattori dell’ospite * Inibizioni o potenziamenti reciproci tra fattori di rischio Modulazioni FATTORI DI RISCHIO ASPECIFICI EFFETTO MULTIPLO

16 Prevenzione La Prevenzione è un insieme di attività, interventi ed opere attuate con il fine prioritario di promuovere e conservare lo stato di benessere ed evitare l’insorgenza delle malattie Qualora ciò non fosse possibile il fine sarà quello di interrompere o limitare la progressione delle malattie stesse, migliorandone l’esito ed evitando la comparsa di complicanze tardive Nel caso di malattie già presenti in forma conclamata si dovranno favorire tutti gli interventi utili ad evitare le complicanze

17 Prevenzione Nelle strategie di prevenzione delle malattie si possono distinguere, schematicamente, i seguenti obiettivi: Individuale Collettiva Eliminazione Eradicazione Questi obiettivi possono rappresentare traguardi da raggiungere in tappe successive nell’ambito di un unico programma di interventi preventivi

18 Prevenzione PER ALCUNE MALATTIE è possibile concepire programmi che prevedano il raggiungimento di tutti gli obiettivi fino all’eradicazione: Vaiolo Malattie cardiovascolari PER ALTRE MALATTIE invece le caratteristiche epidemiologiche e l’inadeguatezza dei mezzi preventivi disponibili, costringono a limitare gli obiettivi: Tumori Collagenopatie

19 Prevenzione individuale
Agisce sui singoli soggetti e sul loro comportamento Attraverso la protezione dei singoli individui dalla malattia si raggiunge il controllo della malattia stessa nell’intera popolazione È importante per il successo della maggior parte degli interventi di prevenzione primaria (ad es. la prevenzione della degenerazione maculare senile, non ha alcuna possibilità di successo se le singole persone rifiutano di controllare i fattori di rischio della malattia: fumo di sigaretta, controllo ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia, uso di occhiali da sole, assunzione di sost. anti-Oxx, dieta appropriata) È ancora più evidente nella prevenzione secondaria, per la cui attuazione è necessario che tutti gli esposti al rischio di malattia si sottopongano ad esami di screening pur non avendo alcun disturbo né manifestazione di sintomi

20 Prevenzione collettiva
Agisce sul sistema socio-culturale, sui servizi e sull’ambiente di vita e di lavoro Può permettere una significativa e consolidata riduzione dei casi di malattia in una popolazione in conseguenza di uno specifico intervento di prevenzione Se l’intervento è efficace la riduzione sarà: Stabile nel tempo Permetterà una continua riduzione dei casi con tassi di incidenza via via più bassi, fino all’eliminazione o all’eradicazione della malattia

21 Eliminazione della malattia
Assenza di nuovi casi come effetto di specifici interventi di prevenzione in una data popolazione I programmi di prevenzione possono portare alla: diminuzione (controllo) dei casi di malattia in una data popolazione scomparsa (eliminazione), cioè assenza di nuovi casi come effetto di specifici interventi di prevenzione in una data popolazione Nuovi casi di malattia, possono presentarsi se viene meno il rispetto delle norme e delle pratiche preventive

22 Eradicazione della malattia
Una malattia può dirsi ERADICATA quando è stato definitivamente rimosso l’agente causale; in tal modo non si presentano più casi di malattia, né potranno mai presentarsene in futuro Eradicazione mondiale Vaiolo: definitivamente scomparso grazie al programma globale di eradicazione condotto dall’OMS dal 1967 al 1979 Eradicazione regionale Poliomielite: si può avere in una vasta area geografica omogenea o in un continente

23 La Prevenzione prevede 3 livelli di intervento:
Primaria Prevention of occurrence Secondaria Prevention of progression Terziaria Prevention of complications

24 Bersagli ed obiettivi dei 3 livelli di prevenzione
Livello di prevenzione Destinatari Tipologia di intervento Obiettivi conseguibili Effetti epidemiologici Primario Soggetti sani (non malati o presunti sani) * Immissione di fattori + di benessere * Sottrazione e/o neutralizzazione di fattori – di malattia *Potenziamento della salute * Prevenzione delle malattie Riduzione incidenza e prevalenza della malattia Secondario Malati sconosciuti Diagnosi precoce e adeguato trattamento di malattie in stadio preclinico/asintomatico Guarigione della malattia e/o aumento della sopravvivenza Riduzione prevalenza e/o mortalità Terziario Malati conclamati Mantenimento equilibrio metabolico e funzionale * Aumento della sopravvivenza * Prevenzione delle complicanze Riduzione letalità, recidive, e invalidità Aumento prevalenza

25 Riduzione Rischio Individuale e/ fattori di rischio
Prevenzione primaria La Prevenzione primaria consiste nell’individuazione dei fattori di rischio che possono generare l’insorgenza della malattia e nella loro riduzione o eliminazione FATTORI DI RISCHIO Elementi che possono favorire l’insorgenza di malattie: Componenti genetiche Ambientali Fattori nocivi ambienti di lavoro Stili di vita errati Si attua attraverso educazione sanitaria e corretta informazione Obiettivo Riduzione incidenza malattia Riduzione Rischio Individuale e/ fattori di rischio

26 Metodologia della Prevenzione Primaria
Al fine di eliminare o ridurre le cause e i fattori di rischio possono essere messi in atto i seguenti metodi di intervento: eugenetica potenziamento delle capacità di difesa dell’organismo rimozione di comportamenti nocivi induzione di comportamenti positivi interventi sull’ambiente di vita e di lavoro Per alcune malattie: è sufficiente l’applicazione di un solo metodo per altre è necessario far ricorso a diversi metodi contemporaneamente

27 Esempi di interventi di Prevenzione Primaria
Malattie infettive Vaccinazioni Disinfezione Sterilizzazione Notifica casi Controllo alimenti HACCP Controlli acqua potabile Malattie croniche Educazione alimentare Norme antinquinamento Lotta alla droga Campagne contro il fumo Limitazioni all’uso di alcol Vietare materiali pericolosi Incidenti e infortuni Limiti di velocità Cinture di sicurezza Uso del casco Norme antincendio Protezione dei lavoratori Impianti elettrici a norma

28 Prevenzione primaria delle malattie infettive
Obiettivo: evitare il contagio: impedire che il microrganismo venga in contatto con l’ospite recettivo quando ciò non è possibile evitare l’infezione: far sì che il patogeno venuto a contatto con l’ospite non possa moltiplicarsi nel suo organismo, grazie al fatto che questo è stato reso non recettivo

29 Le strategie per la prevenzione primaria nella infezioni sono:
scoprire e rendere inattive le sorgenti di microrganismi patogeni (profilassi generale delle malattie infettive) interrompere la catena di trasmissione, modificando i fattori ambientali ed i comportamenti che favoriscono la persistenza e la diffusione dei microrganismi patogeni (bonifica ambientale ed educazione sanitaria) aumentare le resistenze alle infezioni (immunoprofilassi vaccinazione)

30 Prevenzione delle malattie non infettive
I principi e gli obiettivi di prevenzione delle malattie non infettive non sono diversi da quelli delle malattie infettive, differiscono però per le metodologie d’intervento MALATTIE INFETTIVE Pur nella varietà di manifestazioni cliniche e di aspetti epidemiologici, hanno in comune il fatto di essere causate da agenti biologici trasmissibili MALATTIE NON INFETTIVE Varietà di eventi patologici (intossicazioni, traumatismi, tumori, malattie cardiovascolari, ecc.) che non hanno in comune epidemiologia, clinica, eziologia e storia naturale

31 Strategie Le strategie della prevenzione primaria delle malattie non infettive, sono in parte diverse da quelle delle infezioni: Rimuovere le cause Eliminare i fattori di rischio Proteggere dagli effetti individui e gruppi di popolazione esposti Le strategie menzionate si articolano in una serie d’interventi: alcuni sono di competenza del medico altri devono essere attuati dalle pubbliche autorità altri ancora richiedono decisioni a livello individuale

32 Prevenzione primaria Ha il fine di impedire l’insorgenza della malattia (o dell’evento dannoso) attraverso la rimozione della causa e la riduzione del rischio È possibile ridurre il rischio, e di conseguenza il danno, rimuovendo l’agente stesso Eventi di cui è noto l’agente causale fisico o chimico L’azione preventiva avrà l’effetto di ridurre l’incidenza dell’evento nella popolazione Eventi di cui non è noto un agente causale unico

33 Quantificazione degli effetti
Può essere fatta a diversi livelli: Nel modo più semplice si può fare riferimento al rischio attribuibile ai vari fattori noti per le diverse malattie e ipotizzare che alla rimozione di uno di essi verrà meno quella quota di morbosità e mortalità che esso determina Es.: il RA al fumo di sigaretta calcola la riduzione di incidenza di cancro polmonare, in una popolazione in cui tutti i fumatori smettessero di fumare Per una quantificazione più attendibile della riduzione del rischio, bisogna tener conto di un certo numero di variabili (età dei soggetti, tempo di durata dell’esposizione al fattore di rischio ed il danno da esso già prodotto, effettiva riduzione del fattore, ecc.)

34 Prevenzione secondaria
Obiettivo Scoperta e guarigione o trattamento dei casi di malattia prima che essi si manifestino clinicamente Riduzione della mortalità che sarà più o meno consistente a seconda dell’efficacia dell’intervento stesso Diminuzione della prevalenza di quelle malattie che una volta scoperte giungono rapidamente a guarigione Nessun effetto di riduzione sull’incidenza (non rimuove le cause di malattia, né evita l’insorgenza di nuovi casi) Un intervento di prevenzione secondaria ben condotto determinerà

35 Prevenzione secondaria
Non tutte le malattie sono suscettibili di prevenzione secondaria

36 I requisiti sono: Storia naturale della malattia sia ben conosciuta per poterne prevedere l’evoluzione Periodo di latenza in fase asintomatica sia sufficientemente lungo per avere la possibilità di scoprire il caso Disponibilità di un test (clinico, strumentale o di laboratorio) in grado di differenziare le persone apparentemente sane, ma già malate, da quelle effettivamente sane Disponibilità di terapie efficaci, in grado di guarire la malattia o, almeno, di ritardarne l’evoluzione letale

37 LE MALATTIE INFETTIVE LE MALATTIE NON INFETTIVE
Non si prestano alla prevenzione secondaria (breve incubazione e decorso acuto) LE MALATTIE NON INFETTIVE Sono suscettibili di prevenzione secondaria solo su base comunitaria

38 Metodologia della prevenzione secondaria
Ogni intervento, basato sull’inizio della terapia in fase preclinica richiede l’esame di una massa di persone apparentemente sane per effettuare lo screening, cioè la selezione di coloro che sono già ammalati pur non presentando ancora sintomi di malattia

39 Scopo dello screening Riconoscere una malattia già presente ma non sintomatica (diabete, tumore della mammella, glaucoma, ecc…) Valutare l’esistenza di fattori di rischio per lo sviluppo di una malattia (ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia, ecc…) Per scopi di ricerca, quando per valutare la diffusione di un fenomeno (prevalenza di una determinata condizione), non è possibile sottoporre un campione della popolazione ad esami diagnostici veri e propri (es. ricerca nel sangue donato per le trasfusioni di Ab. anti-HIV o marker dell’epatite) Mezzo di tutela della popolazione o di una comunità confinata (screening effettuati durante le visite di assunzione ai lavoratori al fine di impedire che vengano poi attribuite all’attività lavorativa eventuali menomazioni, ecc…)

40 Screening  Diagnosi Lo screening differisce dalla diagnosi, anche se azioni di screening e procedimenti diagnostici possono utilizzare lo stesso test: contrariamente allo screening, nella diagnosi l’eventuale impiego di un test viene attuato su soggetti ammalati, cioè che mostrano sintomi clinici che indirizzano verso la presenza di una determinata malattia le azioni di screening, anche se implementate in popolazioni nelle quali la malattia è presumibilmente presente, prevedono l’applicazione del test su tutti gli individui della popolazione (o un campione), indipendentemente dal loro stato di salute poiché il valore predittivo di un test dipende dalla prevalenza della malattia, ne consegue che la performance del test sarà meno soddisfacente in caso di screening rispetto al caso in cui lo stesso test venga utilizzato a scopo diagnostico. Infatti, la prevalenza della malattia fra gli individui che mostrano segni clinici sarà superiore rispetto alla prevalenza considerata nella popolazione nel suo complesso.

41 Fattori da considerare in una campagna di screening
Rilevanza clinica della malattia Riduzioni in termini di morbosità e mortalità Aumento significativo della durata e della qualità della vita Efficacia del test (Sensibilità, specificità e valori predittivi del test) Disponibilità di mezzi diagnostici per esaminare i positivi al test Problemi psicologici legati alla falsa positività Costo del test, del personale impiegato e della conferma diagnostica Modalità e tecniche di esecuzione del test Invasività e dannosità del test (non deve essere invasivo e dannoso)

42 Patologie suscettibili di screening
Displasia congenita dell’anca Fenilchetonuria Mucoviscidosi Galattosemia Albinismo Ipotiroidismo congenito Anemia ferrocarenziale Criptorchidismo Sordità Alterazioni oculari Glaucoma Seminomi testicolari Diabete Ipertensione Tumore della cervice uterina Tumore mammario Tumore del colon-retto Tumore dei bronchi Talassemia Sindrome di Down Spina bifida Malattie cardiovascolari Esame obiettivo Esame di lab. (Test di Gunthrie) Esame di lab. (Test del sudore) Amniocentesi ed esame di laboratorio Esame di laboratorio Auidometria Esame obiettivo e strumentale Pressione intraoculare Palpazione Glicemia Misurazione P.A. Pap test Palpazione, mammografia, termografia Ricerca di sangue occulto nelle feci Esame dell’espettorato Resistenze globulari Amniocentesi ECG ed esami di laboratorio

43 Tipi di screening Di massa: quando, test rapidi ed economici, vengono applicati a tutta o ad una larga parte della popolazione; Selettivo: quando coinvolge solo un determinato gruppo di popolazione ad alto rischio di sviluppare una malattia; Multiplo: quando nella popolazione oggetto dello studio si possono utilizzare contemporaneamente 2 o più test di screening per diverse patologie (es. HBV, HCV ed HIV in soggetti tossicodipendenti)

44 Ipotirodismo congenito e Fenilchetonuria
Mancato sviluppo mentale del bambino, che invece avviene se la terapia è instaurata entro pochi giorni dalla nascita In questo caso lo screening deve essere fatto su tutti i neonati, immediatamente dopo la nascita, prelevando alcune gocce di sangue mediante puntura del tallone, facendole assorbire su dischetti di carta bibula e rilevando le anomalie con metodi rapidi e poco costosi Per queste malattie lo screening è giustificato dalla particolare gravità degli esiti invalidanti e dai vantaggi in termini individuali e collettivi

45 Screening in gruppi a rischio
Per lo screening di condizioni patologiche in gruppi particolari, non è necessario che i test utilizzati, abbiano tutte le caratteristiche richieste per gli screening di massa Come per ogni altro test essi però devono essere: Sensibili Specifici In genere si procede ad effettuare non un singolo test, ma un insieme di controlli anamnestici, clinici, strumentali e di laboratorio, opportunamente scelti a seconda del rischio di esposizione e della patologia che ne può conseguire

46 Valutazione di un test Per buono che sia un test non fornisce mai risultati certi ed affidabili in tutte le situazioni e nel 100% dei casi C’è sempre il rischio (probabilità) che il test classifichi come “positivi” (o infetti, o ammalati) soggetti che in realtà sono “negativi” (o non infetti, o sani) D’altra parte c’è anche il rischio che il test classifichi come “negativi” soggetti che in realtà sono “positivi” Quasi tutti i test usati in medicina non forniscono un risultato certo, ma soltanto PROBABILE Pertanto alcuni dei risultati positivi forniti da un test saranno falsi-positivi, così come fra i risultati negativi si nasconderanno dei falsi-negativi

47 Distribuzione della popolazione in relazione al test
La distribuzione di una ipotetica popolazione in funzione della presenza/assenza di malattia e dei risultati di un test può essere dato da una tabella 2x2; in cui le colonne rappresentano la distinzione dei soggetti in malati e sani e nelle righe invece i pazienti sono distribuiti in funzione del risultato al test Tanto più basse saranno le quote di FP e FN, tanto più il test sarà valido Malati Non malati Totale Test positivo a b a + b Test negativo c d c + d a + c b + d a + b+ c + d a: Veri Positivi (VP) positivi al test e malati b: Falsi Positivi (FP) positivi al test e non malati c: Falsi Negativi (FN) negativi al test e malati d: Veri Negativi (VN) negativi al test e non malati

48 Specificità e sensibilità
Sono due proporzioni usate per valutare la capacità di individuare fra gli individui di una popolazione, quelli provvisti del «carattere» ricercato (malattia, infezione, fattore di rischio, ecc…) e quelli che invece ne sono privi Un’importante elemento che condiziona l’esito di una campagna di screening è la validità del test utilizzato, ossia la sua capacità di classificare correttamente la maggior parte delle persone esaminate

49 Sensibilità È la capacità del metodo di indicare come positivi i malati o i soggetti a rischio, ovvero la frequenza con la quale il test individua gli infetti: VP VP + FN * 100 misura la capacità del test di identificare i malati SENSIBILITÀ (% dei veri positivi) Quanto più la sensibilità del test di screening è alta, tanto più diminuisce il numero dei soggetti etichettati erroneamente come negativi. Più il test è sensibile minore diventa la possibilità di avere falsi negativi È l’indice più importante, considerate le finalità dello screening

50 Specificità È la capacità del metodo di indicare come negativi i soggetti sani o non a rischio; rappresenta quindi la percentuale di persone non infette riconosciute come tali dal test: SPECIFICITÀ (% dei veri positivi) misura la capacità del test di identificare i sani VN VN + FP * 100 Quanto maggiore è la specificità del test, tanto più diminuisce il numero di soggetti etichettati erroneamente come positivi (più il test è specifico, minore diventa la possibilità di avere dei falsi positivi) La specificità assume particolare importanza in assenza di test di conferma soddisfacenti Sensibilità e specificità sono due parametri strettamente correlati; in linea generale, aumentando la sensibilità del test di screening si riduce la specificità e viceversa

51 La prevenzione delle malattie oculari
Nell’uomo l’occhio rappresenta il principale organo di senso: l’80% delle informazioni che dall’ambiente arrivano al cervello passano attraverso la vista Le malattie che colpiscono l’occhio sono numerose e spesso molto invalidanti, per cui possono togliere l’indipendenza e l’autonomia agli individui Prevenzione delle malattie oculari significa Evitare cecità e ipovisione

52 La prevenzione delle malattie oculari
Le malattie dell’occhio possono essere di natura infettiva o degenerativa Malattie infettive. Causa di cecità esclusivamente nei Paesi in via di sviluppo. In quelli industrializzati, invece, sono state debellate attraverso azioni di prevenzione primaria (es. tracoma responsabile di cheratocongiuntivite causa di cecità). Nella prima metà del XX secolo era talmente diffusa in Italia che si decise di istituire dei centri anti-tracoma in tutte le Provincie. Lo sforzo preventivo e terapeutico fu talmente intenso che già negli anni ’60 la malattia era quasi scomparsa in Italia Malattie degenerative. Più frequenti nei Paesi industrializzati. Sono malattie che non hanno cause specifiche conosciute, si protraggono nel tempo in modo irreversibile, progressivo e invalidante, senza la possibilità di una piena guarigione

53 Malattie oculari infantili
Cecità o ipovisione dell’infanzia si presentano con una frequenza dello 0,3‰ nei Paesi industrializzati e sino all’1‰ in quelli in via di sviluppo Le patologie che causano ipovisione nel bambino sono le stesse che si manifestano nell’adulto, naturalmente con frequenza diversa. Si tratta di: patologie retiniche (25%) malattie corneali (20%) cataratta (13%) glaucoma (6%) patologie globali del bulbo oculare (17%) traumi (19%) Nel 40% dei casi le malattie causa di ipovisione si possono prevenire

54 Malattie oculari dell’adulto
Provocano cecità nel 5-8‰ e ipovisione con una frequenza molto più alta, strettamente legata all’età (nell’ultrasettantenne incidono per il ≈20%) I problemi oculari più diffusi nell’adulto sono: degenerazioni maculari (giovanile, presenile e senile) miopia degenerativa retinopatia diabetica glaucoma cronico semplice degenerazioni tapeto-retiniche distacco della retina traumi (la causa più frequente tra anni) Provocano cecità in una percentuale compresa fra 5-8‰. Danno ipovisione con una frequenza molto più alta, strettamente legata all’età (nell’ultrasettantenne incidono per il ≈20%)

55 Prevenzione primaria generale
Azione della famiglia sul bambino, controlli del visus nei bambini in età prescolare/scolare (ambliopia e strabismo) e valutazione del PLS Campagne di educazione sanitaria e programmi di informazione/divulgazione: Opuscoli Dvd Adesivi Linea verde (es. IAPB Italia onlus: ) Stile di vita (alimentazione, …) Paesi in via di sviluppo Distribuzione vit. A (Xeroftalmia) Realizzazione di pozzi da cui attingere acqua pulita (consente di ridurre l’incidenza del tracoma) Programmi di prevenzione internazionali come “Vision 2020: The Right to Sight” (Vision 2020: il diritto alla vista) prevenzione primaria, che comprende tutti gli interventi destinati a ostacolare l’insorgenza della malattia nella popolazione, combattendo le cause e i fattori predisponenti, e si attua attraverso progetti mirati di educazione sanitaria, profilassi immunitaria, interventi sull’ambiente e sull’uomo, individuazione e correzione delle situazioni che predispongono alle malattie. In oftalmologia, aspetti centrali nella prevenzione primaria sono l’azione della famiglia sul bambino, i controlli del visus nei bambini in età prescolare/scolare e la valutazione da parte del pediatra di libera scelta; Distribuzione vit. A (previene Xeroftalmia)

56 Quando è opportuno sottoporsi a visita oculistica per una corretta prevenzione?
Alla nascita: per escludere malformazioni o malattie congenite Intorno ai tre anni: per valutare l’armonico sviluppo morfologico e funzionale visivo Durante la scuola dell’obbligo Prima dell’avviamento al lavoro Intorno ai quarant’anni, al momento dell’insorgenza della presbiopia Dopo i anni (la frequenza dei controlli deve essere decisa dall’oculista caso per caso)

57 Prevenzione secondaria generale
Screening diagnostici oculistici di controllo periodici (es. glaucoma con perimetria e tonometria)

58 Prevenzione terziaria generale
Recupero e riabilitazione dell’ipovedente/cieco attraverso: Attività riabilitative, differenti nelle diverse fasce di età (stimolazioni basali, psicomotricità, acquaticità, musicoterapia, riabilitazione neuropsicomotoria, ecc.) Ausili ottico-elettronici e tiflologici Software assistivi Network tra i centri di riabilitazione per dare voce alle istanze scientifiche e sociali, essere di supporto alle istituzioni sanitarie per le materie di competenza Ricerca scientifica (sviluppo di nuovi modelli riabilitativi) Obiettivo essenziale della riabilitazione è quello di ottimizzare le capacità visive residue, per il mantenimento dell’autonomia e la promozione dello sviluppo, garantire le attività proprie dell’età ed un livello di vita soddisfacente

59 Prevenzione terziaria generale
Visual Training (ipovedente) Definizione: arte di migliorare le condizioni visive del paziente Obiettivo: stabilire nuove relazioni tra il pz. e il suo mondo visuale, creare nuove connessioni a livello neurale ed imparare a utilizzare nuovi processi che gli permetteranno di estrarre in modo più efficace una quantità maggiore di informazione visuale Si basa sulla ripetizione di una serie di esercizi protocollati in frequenza, intensità e complessità, dipendendo dal problema visivo da trattare in ogni singolo caso e si propone di migliorare le capacità visive del paziente e sviluppare una visione più efficace (processo di apprendimento di nuove abilità) Il momento idoneo per cominciare il VT è quando il paziente o i genitori presentano vero interesse a migliorare le proprie abilità visive

60 Prevenzione delle malattie oculari: glaucoma
Prevenzione primaria Non applicabile: non vi sono fattori esterni influenti eliminabili tranne alcune forme di glaucoma secondario (steroidi) Prevenzione secondaria Applicabile: semplice ed efficace: rilevazione dei fattori di rischio (età avanzata, traumi oculari, predisposizione ereditaria, diabete, ipertensione sistemica, prolungata terapia cortisonica, miopia) nelle fasce di popolazione sensibili Prevenzione terziaria Applicabile: identificare precocemente i segni di peggioramento della malattia, in chi è affetto, al fine di arginare l’evoluzione verso forme avanzate

61 Prevenzione delle malattie oculari: Degenerazione Maculare Senile
Prevenzione primaria Applicabile: mediante controllo dei fattori rischio (riduzione fumo sigaretta, controllo ipertensione, ipercolesterolemia, uso occhiali da sole, assunzione sostanze anti-Oxx, dieta appropriata) Prevenzione secondaria Applicabile: mediante diagnosi precoce, rivolta a persone a rischio mediante programmi di screening per alcune fasce di popolazione Forme precoci asintomatiche: controlli frequenti oftalmoscopici e fluorangiografici (FAG) Forme tardive: visita oculistica e approfondimenti diagnostici (FAG e ICG) Prevenzione terziaria Applicabile: riabilitazione visiva con ausili ottici (80% dei pazienti che si presentano ai Centri di Ipovisione sono affetti da DMS)

62 Prevenzione delle malattie oculari: Retinopatia diabetica
Prevenzione primaria Applicabile: controllo glicometabolico in tutti i tipi di diabete mellito per prevenire o ritardare l’insorgenza di complicanze retiniche Attività fisica Riduzione del peso Prevenzione secondaria Applicabile su pz. diabetico: screening oculare (esame fondo oculare) regolare e costante dal momento della diagnosi e in assenza di sintomi oculari Ogni diabetico deve eseguire la visita oculistica ogni anno Ogni diabetico con segni di retinopatia diabetica deve eseguirla ogni sei mesi o a discrezione del proprio oculista Prevenzione terziaria Applicabile: azioni per prevenire e ritardare lo sviluppo di complicanze acute e croniche Laser terapia o vitrectomia Inibitori angiogenesi

63 Prevenzione delle malattie oculari: Distacco di retina
Prevenzione primaria Applicabile: riduzione dell’insorgenza di nuovi casi di malattia in persone sane, agendo su cause (miopi, anziani) e fattori di rischio (operati di cataratta, estate). L’unica forma di prevenzione esistente è rappresentata da controlli oculistici periodici soprattutto per i pazienti a rischio al fine di evidenziare le lesioni predisponenti utilizzo di adatte misure, parachirurgiche e chirurgiche, atte a prevenirne la formazione (dati controversi) Prevenzione secondaria Applicabile su pz: idratazione umor-vitreo bevendo almeno 1,5 L acqua al giorno, riducendo esposizione luce solare e a T° eccessive, evitando possibili traumi per attività sportive rischiose o accidentali Prevenzione terziaria Applicabile: laser terapia e riduzione delle complicanze

64 Prevenzione delle malattie oculari: cataratta
Prevenzione primaria Non applicabile al momento. Tuttavia comportamenti (stile di vita sano, protezione con occhiali da sole, alimentazione ricca di anti-Oxx) che minimizzano i fattori di rischio (età, stile di vita con eccessivo consumo di alcool e tabagismo, radiazioni, esposizione a raggi infrarossi, familiarità, carenza di iodio) possono essere utili per prevenirne o ritardarne lo sviluppo Prevenzione secondaria Applicabile: identificare e trattare i pazienti non ancora ciechi Prevenzione terziaria Applicabile: identificare e ripristinare la vista ai ciechi con cataratta


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