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Epidemiologia Disciplina che studia la distribuzione degli stati e degli eventi di salute, dei loro determinanti in specifiche popolazioni umane e le applicazioni.

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1 Epidemiologia Disciplina che studia la distribuzione degli stati e degli eventi di salute, dei loro determinanti in specifiche popolazioni umane e le applicazioni di questi studi al fine del controllo dei problemi sanitari

2 Obiettivo dell’epidemiologia analitica
Studiare la relazione y  f (x) Dove Il determinante (x) definisce la frequenza (f) di eventi morbosi (y)

3 definizioni OUTCOME - evento di cui si studia l’occorrenza
DETERMINANTE – fattore di cui si vuole studiare la relazione con l’outcome (sinonimi: fattore di rischio, f. protettivo, f. causale, trattamento o manovra)

4 Outcomes sanitari Morte Malattia
Disabilità – stato funzionale, abilità a vivere in modo indipendente Disagio Insoddisfazione – stato mentale ed emozionale

5 Tipologie di studi epidemiologici
Studi osservazionali Studi descrittivi Studi analitici Ecologici Trasversali Caso - controllo Coorte Studi sperimentali trial controllati randomizzati pazienti trial sul campo persone sane trial di comunità comunità

6 Misure di associazione
Rischio Relativo Odds Ratio Rapporto di prevalenze (prevalence ratio)

7 Rischio relativo Si calcola dividendo l’incidenza negli esposti per l’incidenza nei non esposti al fattore di rischio Incidenza esposti Incidenza non esposti RR =

8 Rischio relativo Il valore del RR è un numero che dice di quante volte è più grande la probabilità di ammalare nei soggetti esposti al fattore di rischio rispetto ai non esposti

9 Rischio relativo Nella standardizzazione diretta il CMF può essere interpretato come rischio relativo Nella standardizzazione indiretta il SMR/SIR può essere interpretato come rischio relativo

10 Odds ratio Rapporto tra odds: Rapporto tra odds: Studio caso-controllo
Odds esposizione casi OR = Odds esposizione controlli Rapporto tra odds: Studio di coorte Trial randomizzato Odds malattia esposti OR = Odds malattia non esposti

11 Odds ratio

12 Odds ratio o rapporto di probabilità

13 costituisce una stima del
Odds ratio L’odds ratio quando i casi sono rappresentativi della popolazione malata, i controlli di quella sana e la malattia è relativamente rara nella popolazione costituisce una stima del rischio relativo

14 Rischio relativo e odds ratio
P D/nE P D/E RR OR (OR-RR)/RR 0.01 1.00 0.02 2.00 2.02 1.0% 0.05 5.00 5.21 4.2% 0.10 10.00 11.00 10% 0.20 2.25 12.5% 0.40 4.00 6.00 50.0% 0.50 9.00 80.0% 0.60 3.00 100.0%

15 Distribuzione degli odds ratio
Basso peso neon. Normo-peso totale Supplem. Vitamine + 8 42 50 Supplem. Vitamine - 11 39 19 81 100 Odds ratio = (8 x 39)/(42 x 11) = 0.68

16 Distribuzione degli odds ratio
Distribuzione di odds ratio ottenuti da uno studio di soggetti e OR=1 Media degli OR = 1.16 Mediana = 1 Range 0.15 – 7.58 Distribuzione non normale No intervallo di confidenza? Distribuzione dei log odds ratio La distribuzione dei logaritmi degli odds ratio è di tipo normale Range – 2.03 Si può calcolare l’intervallo di confidenza!

17 Intervallo di confidenza
OR = 2,75 (IC 95%: 2,13-3,56)

18 Misure di Impatto Rischio attribuibile Frazione attribuibile

19 Incidenza esposti – incidenza non esposti Incidenza esposti
Rischio attribuibile Incidenza esposti – incidenza non esposti Frazione attribuibile Incidenza esposti – incidenza non esposti Incidenza esposti x 100

20 Rischio attribuibile Il rischio relativo informa sulla frazione di incidenza della patologia che può essere attribuita al fattore di rischio e quindi che può essere prevenuta eliminando il fattore stesso

21 Rischio attribuibile nella popolazione
Incidenza popolazione – incidenza non esposti Frazione attribuibile nella popolazione Incidenza popolazione – incidenza non esp. Incidenza popolazione x 100

22 Rischio attribuibile nella popolazione
Il R.A.P. dipende da: Rischio relativo Prevalenza del determinante nella popolazione

23 Studi caso - controllo In questo tipo di studio una serie di casi viene confrontata con una opportuna serie di controlli

24 Studio caso-controllo

25 Studio caso controllo determinante casi controlli totale presente a b
assente c d c + d a + c b + d a+b+c+d

26 I casi dovrebbero essere rappresentativi della popolazione ammalata

27 I controlli dovrebbero essere rappresentativi della popolazione sana

28 Casi Generalmente si includono nello studio i nuovi casi di malattia che vengono diagnosticati in un intervallo di tempo definito. È preferibile includere i casi incidenti e non quelli prevalenti per evitare il Bias del tempo lungo

29 Costituisce la difficoltà maggiore di questo tipo di studio.
Controlli Costituisce la difficoltà maggiore di questo tipo di studio. I controlli dovrebbero essere scelti in maniera da non differire sensibilmente dai casi per le principali variabili demografiche e socio -economiche (sempre che queste non siano oggetto di studio)

30 Campionamento dei controlli
In ambiente sanitario Indipendentemente dalla diagnosi Escludendo particolari malattie Includendo malattie non associate ai fattori causali studiati Soggetti sani alla visita medica

31 Campionamento dei controlli
In ambiente esterno Campione di popolazione generale Amici e conoscenti del paziente Colleghi Vicini di casa Familiari

32 Campionamento dei controlli
È opportuno, se le risorse lo consentono, selezionare un gruppo di controllo più numeroso di quello dei casi per ridurre la variabilità campionaria

33 Controlli appaiati Si possono scegliere i controlli individuando per ciascun caso un controllo con le stesse caratteristiche epidemiologiche principali come età e sesso

34 Quanti soggetti campionare
Dipende da Frequenza dell’evento nella popolazione Frequenza di esposizione nella popolazione grado di significatività statistica Errore α (5% o 1%) Errore β (10%)

35 Raccolta dei dati Deve essere per quanto possibile omogenea per i casi e per i controlli Possibilmente con questionari strutturati Possibilmente in cieco Dati di laboratorio in cieco

36 Analisi dei dati Dati qualitativi >> confronto di proporzioni
Dati quantitativi >> confronto statistiche di centralità e di dispersione Misure di rischio >> odds ratio

37 Odds ratio ad / bc

38 Analisi dei dati appaiati
(|r - s| - 1)² r + s r s X² = OR=

39 costituisce una stima del
Odds ratio L’odds ratio quando i casi sono rappresentativi della popolazione malata, i controlli di quella sana e la malattia è relativamente rara nella popolazione costituisce una stima del rischio relativo

40 Studio caso controllo su fumo e ca. polmonare (Doll 1952)
Soggetti distribuzione in base alle sigarette fumate % (n°) < 5 5 - 14 15-24 25-49 > 50 Casi ca polmonare 1.357 0.5 (7) 4.0 (55) 36.0 (489) 35.0 (475) 21.6 (293) 2.8 (38) controlli 4.5 (61) 9.5 (129) 42.0 (570) 31.8 (431) 11.3 (154) 0.9 (12)

41 Studio caso controllo su fumo e ca. polmonare (Doll 1952)

42 Studi di coorte In questo tipo di studio si confronta l’incidenza di una malattia in due gruppi di soggetti, dei quali uno esposto e l’altro non esposto al fattore di rischio, seguiti nel tempo.

43 Studi di coorte Coorte chiusa– lo studio inizia in un preciso momento e viene seguito lo stesso gruppo di persone per tutto l’arco dello studio Coorte aperta – le persone entrano ed escono dalla coorte in tempi diversi

44 Studi di coorte Coorte prospettica – l’esposizione al fattore di rischio viene accertata all’inizio dello studio e le coorti vengono seguite nel tempo (mesi / anni) per individuare i nuovi casi di malattia Coorte retrospettiva – l’esposizione e l’incidenza della malattia vengono valutate retrospettivamente

45 Studio di coorte prospettico
Inizio dello studio Nuovi casi di malattia nella coorte degli esposti coorte di soggetti esposti ad un determinato fattore Soggetti che rimangono sani Nuovi casi di malattia nella coorte dei non esposti coorte di soggetti non esposti ad un determinato fattore Soggetti che rimangono sani

46 Studio di coorte retrospettivo
Inizio dello studio Casi di malattia nella coorte degli esposti coorte di soggetti esposti ad un determinato fattore Soggetti che rimangono sani Casi di malattia nella coorte dei non esposti coorte di soggetti non esposti ad un determinato fattore Soggetti che rimangono sani

47 Numero di individui richiesti per ciascun gruppo
Rischio relativo Tasso incidenza in un gruppo di controllo 1/10,000 1/1,000 1/500 1/100 2 100,000 10,000 5,000 1,000 3 70,000 7,000 3,500 700 4 40,000 4,000 2,000 400 5 25,000 2,500 1,250 250 10 500 100 Sulla base della probabilità dell’80% di trovare una differenza tra i due gruppi al livello di significatività del 5% 47

48 Infezione ospedaliera
Studio di coorte Infezione ospedaliera Cateterismo Malati Sani Totale Presente 12 188 200 Assente 16 784 800 28 972 1000 Incidenza esposti: 12/200 Incidenza non esposti 16/800 RR = 6%/2% = 3

49 Studio di coorte retrospettivo
Uno studio di coorte retrospettivo può essere effettuato solo quando esiste una documentazione completa sulle coorti studiate sia sulla esposizione al fattore di rischio sia sulla incidenza della malattia

50 esempi Incidenza di leucemia nei bambini ed esposizione a radiografie in gravidanza nelle madri Incidenza di sarcoma alla mandibola e lavori con vernici fluorescenti

51 Confronto studi caso-controllo/coorte
Poco costoso Di breve durata Valuta più fattori di rischio Studia anche malattie rare Più esposto a errore metodologico e sistematico Problematico per esposizioni rare Non permette il calcolo del RR ma solo dell’OR (malattie rare) Costoso Di lunga durata Valuta più fattori di rischio Non adatto a studiare malattie rare Valuta effetti multipli per un fattore di rischio Adatto a studiare esposizioni rare Misura il RR

52 Epidemiologia sperimentale
Studi clinici controllati randomizzati Studi sull’efficacia di farmaci Studi sull’efficacia di un nuovo vaccino Studi sul campo Studi di comunità Modificazione epidemiologia in seguito ad interventi su una comunità (fluorazione acque)

53 Studi sperimentali controllati randomizzati (randomized controlled trial RCT)
Lo studio con assegnazione casuale delle unità sperimentali a due (trattato verso non trattato o trattamento A verso trattamento B) o più gruppi è il disegno in grado di fornire le evidenze scientifiche più solide È un disegno prospettico Quando possibile al gruppo di controllo si somministra un falso trattamento che differisce dal vero per la sola assenza del principio attivo detto placebo

54 Studio controllato randomizzato
È uno Studio nel quale i pazienti sono assegnati in modo casuale per ricevere un intervento clinico. Uno di questi interventi sarà lo standard di paragone o di controllo. Il controllo può essere una pratica standard, un placebo o nessun tipo di intervento. Importanza di avere un gruppo di controllo

55 Sperimentazione in cieco
Tipo di “cecità” Fase sperimentale oggetto singolo assegnazione Soggetto trattato doppio Assegnazione + trattamento Sogg. trattato + osservatore triplo Assegnazione + trattamento + analisi Sogg. trattato + osservatore + analista

56 STUDIO CLINICO e TRATTAMENTO
PARALLELO: studio clinico nel quale ogni gruppo di pazienti riceve simultaneamente un solo trattamento. INCROCIATO (CROSSOVER): studio clinico nel quale ogni individuo riceve in modo consecutivo ognuno dei trattamenti sottoposti a studio. SEQUENZIALE: studio clinico nel quale le osservazioni si valutano mano a mano che si verificano ed il numero totale di partecipanti non è predeterminato, ma dipende dai risultati accumulati.

57 Cross-over study

58 Gruppi di analisi Confronto tra i gruppi 1 e 5 – analisi parziale
Confronto tra i gruppi e – analisi più completa Attribuire a 2 e 4 il peggior risultato e a 6 e 8 il migliore – aumenta il rigore

59 Associazione statistica Relazione causale

60 Problemi di interpretazione della relazione causale
Due eventi possono essere correlati fra loro in due modi Associazione statistica Relaziona causale Per esempio se uno studio epidemiologico mostra che una malattia è più frequente tra coloro che possiedono una certa caratteristica (fumo e k polmonare, I.O. e cateterizzazione) si può affermare che esiste una associazione statistica Una associazione statistica potrebbe anche non essere relazione causale

61 L’associazione statistica è sostanzialmente ciò che si misura dopo uno studio epidemiologico è può essere considerata una presunta relazione causale La relazione causale è ciò che accade nel mondo reale Una associazione statistica non è una relazione causale in quanto non sempre le due cose coincidono per la possibilità di commettere errori

62 Relazione tra risultati di uno studio e realtà
Relazione causale SI’ Relazione causale NO studio Associazione statistica SI’ a Errore α Associazione statistica NO Errore β d

63 Errori Errore casuale dovuto al caso
Variabilità casuale Potenza dello studio Errore sistematico dovuto ad una non corretta pianificazione/esecuzione/analisi dello studio Bias di selezione Bias di informazione Bias di confondimento

64 PRECISIONE Definizione: correttezza nella misurazione o nella stima di un evento in funzione dell’errore casuale In uno studio epidemiologico la variazione casuale ha diverse componenti: le principali sono costituite dal processo di selezione del campione e dalla misura delle variabili

65 PRECISIONE La precisione può essere incrementata:
aumentando le dimensioni del campione; le dimensioni del campione possono essere calcolate con apposite formule in relazione al grado di “precisione” desiderato. aumentando l’efficienza di raccolta delle informazioni

66 INFERENZA CAUSALE Associazione spuria Associazione indiretta
Associazione causale

67 ASSOCIAZIONE SPURIA Relazione fittizia tra le variabili considerate determinata da circostanze aleatorie o da distorsioni metodologiche dello studio Errore di selezione Errore nella raccolta dati

68 ASSOCIAZIONE INDIRETTA
Si ha quando un presunto fattore e una malattia risultano apparentemente in relazione tra loro per l’esistenza di una condizione comune ad entrambi. Malformazioni congenite Citomegalovirus madre insegnante

69 Associazione causale Malattia presente assente Agente causale a - d
Causa necessaria e sufficiente rapporto biunivoco tra causa ed effetto: ogni volta che interviene la causa si verifica l’effetto e viceversa ogni volta che si osserva un effetto deve essere precedentemente accaduta la causa Malattia presente assente Agente causale a - d

70 Associazione causale Causa necessaria ma non sufficiente L’agente etiologico è necessario ma non sufficiente a determinare malattia; esempio concetto di patogenicità delle malattie infettive Malattia presente assente Agente causale a b - d

71 Associazione causale

72 Associazione causale Causa non necessaria e non sufficiente l’agente è solo uno dei fattori causali e la sua presenza non è necessaria allo sviluppo della malattia; esempio malattie cronico degenerative e fumo. Malattia presente assente Agente causale a b c d

73 Rapporto di rischio aspecifico e multiplo (malattie multifattoriali)

74 Causa non necessaria e non sufficiente
La maggior parte delle situazioni sanitarie di relazione causa effetto Il fumo non è sempre in grado di provocare la neoplasia (non sufficiente) si hanno casi di neoplasia in soggetti non fumatori (non necessaria) Rete di causazione

75 Rete causale

76 ASSOCIAZIONE CAUSALE Criteri per la valutazione di un’associazione
Forza Consistenza Specificità Congruenza temporale Plausibilità biologica

77 Forza dell’associazione
Frequenza di comparsa della malattia nei soggetti esposti al fattore di rischio rispetto a quelli non esposti: Rischio relativo Odds ratio Evidenza statistica Relazione dose-risposta

78 Associazione tra (HPV) DNA e cancro cervicale
IARC multicentre case–control study Bosch FX, J Clin Pathol 2002;55:244–265

79 Rischio relativo e frazione attribuibile di alcuni fattori di rischio
Bosch FX, J Clin Pathol 2002;55:244–265

80 Consistenza Riproducibilità del risultato in diverse popolazioni o con differenti metodologie investigative E questa sperienza si faccia più volte, acciò che qualche accidente non impedissi o falsassi tal prova, che la sperienzia fussi falsa, e ch'ella ingannassi o no il suo speculatore" [Leonardo da Vinci].

81 Prevalenza di HPV DNA in casi di ca
Prevalenza di HPV DNA in casi di ca. cervicale e in controlli (IARC multicentre study) Bosch FX, J Clin Pathol 2002;55:244–265

82 Congruenza temporale Il rapporto causale implica l’antecedenza di uno o più fattori rispetto all’effetto. Difficile da valutare negli studi caso controllo o trasversali

83 Incidenza di CIN2/3 e di cancro cervicale
Incidenza di CIN 2/3 individuati mediante screening e incidenza di cancro della cervice prima dello screening. I tassi sono espressi per donne sottoposte a screening citologico routinario (CIN2/3) e per donne (Ca cervicale). Il picco dell’incidenza di Ca Cervicale si osserva circa 25–30 anni dopo quello di CIN 2/3. Insinga RP et al. BMC Infectious Diseases 2009, 9:119

84 Plausibilità biologica
Specificità Criterio minore – predittività del determinante nei confronti dell’effetto Plausibilità biologica Meno rigoroso, dipende dalle conoscenze del momento.

85 Cancri attribuibili ad HPV
Cutts et al, Bulletin of the World Health Organization 2007;85:719–726

86 Criteri di causalità Forza dell’associazione: l’associazione tra HPV DNA in campioni cervicali e ca. cervicale è una delle più forti osservate per un cancro umano. Consistenza: l’associazione tra HPV DNA in campioni cervicali e ca. cervicale è stata confermata da numerosi studi in paesi e popolazioni diverse; non sono stati pubblicati studi che mettono in dubbio l’associazione. Specificità: l’associazione tra tipi specifici di HPV e ca. cervicale non è casuale; tipi istologici di tumore sono associati a tipi specifici di HPV. Sequenza temporale: l’infezione da HPV precede le lesioni precancerose e il ca cervicale di un numero congruo di anni. Plausibilità biologica: l’associazione tra HPV DNA in campioni cervicali e ca. cervicale è plausibile e coerente con lo stato delle conoscenze. L’azione oncogena di HPV è mediata da interferenze virali con i meccanismi regolatori della crescita cellulare, della riparazione del DNA e della risposta immunitaria.

87 Criteri sequenziali di Causalità
Individuazione di possibile determinante Controllo di bias Di selezione Di misura Controllo di confounding Applicazione dei criteri guida

88 VALIDITA’ La validità di uno studio può essere divisa in due componenti: validità interna, relativa al campione studiato. validità esterna, relativa alla trasferibilità delle inferenze alla popolazione esterna al campione studiato. La validità interna è condizione necessaria, ma non sufficiente, per la validità esterna

89 Fattori di distorsione
VALIDITA’ INTERNA Fattori di distorsione fattori confondenti bias di selezione bias di informazione

90 Confounding A livello più semplice il confounding può essere considerato come una confusione di effetti. L’effetto apparente dell’esposizione al fattore studiato viene distorto perché confuso o mescolato con l’effetto di un fattore estraneo (confounder).

91 Esempio di confounding
Consumo di caffè Mortalità CC in maschi (x1000 x anno) 6 1-5 8 > 5 12 Consumo sigarette pacchetti 4 1-2 10 > 2 15

92 Esempio di confounding
Sigarette (pacchetti/giorno) 1-2 >2 totale Tazze di caffè per giorno 4 9 15 6 1-5 10 13 8 > 5 5 16 12

93 Confondimento Ospedale Deceduti No Totale A 72 1728 1800 B 96 3504
3600 168 5232 5400 Tasso di mortalità A = 72/1800 = 4% Tasso di mortalità B = 96/3504 = 2.6% RR= 4/2.6 = 1.5 (IC95% = ) X2 = 7.08; p = 0.008

94 Confondimento Osp. Dec. No Tot A 69 1281 1350 B 84 1716 1800 153 2997
Pazienti alta gravità Pazienti bassa gravità Osp. Dec. No Tot A 69 1281 1350 B 84 1716 1800 153 2997 3150 Osp. Dec. No Tot A 3 447 450 B 12 1788 1800 15 2235 2250 RR = 1.10 ( ) X2 = 0.33 p = 0.566 RR = 1.00 ( ) X2 = 0.0 p = 1.000

95 Criteri per classificare un fattore come confounder
Un fattore confondente deve essere un fattore di rischio per la malattia o un suo marcatore. Un fattore confondente deve essere associato con l’esposizione nella popolazione dalla quale sono estratti i casi e non soltanto nei casi stessi. Un fattore confondente non deve essere influenzato dall’esposizione o dalla malattia; in particolare non deve essere uno step intermedio nella catena patogenetica tra esposizione e malattia.

96 Metodi di controllo del confounding
Strutturali Restrizione Appaiamento Analitici Stratificazione Analisi multivariata

97 bias di selezione bias di autoselezione bias diagnostico
Sono distorsioni che risultano da: procedure impiegate per selezionare i soggetti fattori che influenzano la partecipazione allo studio tali che la relazione tra esposizione e malattia è diversa tra chi partecipa e chi non partecipa allo studio. bias di autoselezione bias diagnostico

98 Bias di auto-selezione: esempio
studiato outcomes del 76% delle truppe presenti al Smoky atomic test in Nevada (8 casi di leucemia) 82% (62% del tot.) individuate dai ricercatori  4 casi 18% (14% del tot.) autoselezionate  4 casi se per il 24% non studiato l’incidenza fosse quella del primo gruppo dovremmo attenderci ulteriori 4(24/62) = 1.5 casi se per lo stesso gruppo l’incidenza fosse quella del gruppo complessivo dovremmo attenderci ulteriori 8(24/76) = 2.5 casi

99 Bias di informazione Un bias di informazione si verifica ogni qualvolta vi siano errori nella rilevazione dei dati nei soggetti studiati per le variabili discrete prende il nome di errore di classificazione che può essere a sua volta differenziale o non-differenziale in funzione della dipendenza dai valori di altre variabili

100 Bias di informazione Errore di classificazione differenziale
esempio 1: studio di coorte su enfisema e fumo di tabacco; i fumatori vanno dal medico più frequentemente dei non fumatori. Esempio 2: studio caso controllo su malformazioni congenite; le madri di bambini malformati ricordano più accuratamente delle madri dei bambini normali possibili esposizioni ai fattori di rischio (recall bias)

101 Bias di informazione Errore di classificazione non differenziale quando la proporzione dei soggetti classificati erroneamente non dipende dalla presenza o meno della malattia o dell’esposizione dell’esposizione della malattia

102 Errore di classificazione non differenziale dell’esposizione
Si verifica quando la probabilità di errore di classificazione dell’esposizione è indipendente dallo stato di malattia. Si incontra soprattutto negli studi di coorte.

103 Errore di classificazione non differenziale dell’esposizione
Malattia presente assente totale Consumo alcool 40 460 500 20 480 60 940 1000 RR = 2.00

104 Errore di classificazione non differenziale dell’esposizione
Sottostima dell’esposizione del 20% Malattia presente assente totale Consumo alcool 32 368 400 28 572 600 60 940 1000 RR = 1.7

105 Errore di classificazione non differenziale della malattia
Si verifica quando la probabilità di erronea classificazione della malattia è indipendente dallo stato di esposizione. Malattie di diagnosi difficile Tecniche diagnostiche poco precise

106 Errore di classificazione non differenziale della malattia
Influenza presente assente totale Vaccino No 40 460 500 20 480 60 940 1000 RR = 2.0

107 Errore di classificazione non differenziale della malattia
Sensibilità: 100%, specificità: 80% Influenza presente assente totale Vaccino No 132 368 500 114 386 246 754 1000 RR = 1.16

108 Errore di classificazione non differenziale della malattia

109 Medicina basata sull’evidenza
Evidence based medicine Disciplina che trasferisce i dati più rilevanti della ricerca clinica direttamente a tutti gli operatori sanitari. Consiste in un processo di apprendimento continuo che parte dal caso clinico

110 M.B.E. come metodo Tradurre il problema in una domanda strutturata (paziente/intervento/confronto/esito) Ricerca della migliore evidenza Letteratura “primaria” Fonti secondarie (pre-valutate): Cochrane, E-B Journals Valutazione critica dell’evidenza per la sua validità e applicabilità Integrazione di questa valutazione con l’esperienza clinica e le caratteristiche del paziente intervento Valutazione dei risultati

111 Punti essenziali Valutazione critica dell’evidenza
Ricerca della migliore evidenza Valutazione critica dell’evidenza

112 Gerarchia delle evidenze
Revisioni sistematiche e meta analisi Studi clinici controllati randomizzati Studi di coorte Studi caso-controllo Studi trasversali Casi clinici

113 Medicina Basata sulle Evidenze
Epidemiologia Produzione di evidenze Medicina Basata sulle Evidenze

114 Tipologie di studio - Studi secondari
Review Review sistematiche Metanalisi Sintesi aggiornate sullo stato dell’arte della ricerca scientifica in un settore

115 Review Articolo scientifico in cui uno o più autori riassumono l’insieme delle conoscenze disponibili su un particolare argomento Strumento sintetico di aggiornamento su un determinato argomento soggettive

116 Limiti delle reviews tradizionali
Biases negli studi originali Criteri soggettivi di inclusione degli studi primari (bias dell’investigatore) Qualità disomogenea dei dati primari Interpretazione distorta dei dati

117 Review sistematica La ricerca bibliografica non è discrezionale ma deve essere condotta in modo sistematico: tutti i lavori in letteratura sull’argomento devono essere trovati e citati Stesura del protocollo di ricerca Definizione criteri di inclusione ed esclusione Ricerca bibliografica Valutazione della qualità degli studi Riassunto critico dei risultati

118 metodologia Stesura del protocollo di ricerca esplicito e riproducibile Ricerca bibliografica ed identificazione di tutti gli studi pubblicati sull’argomento Valutazione della qualità degli studi Estrazione dei dati dai singoli studi Combinazione statistica dei dati dei singoli studi e presentazione dei risultati Analisi di sensibilità e analisi stratificate e interpretazione dei risultati

119 Stesura del protocollo di ricerca esplicito e riproducibile
Definizione chiara del quesito PICO Definizione dei criteri di inclusione ed esclusione Solo studi in lingua inglese? Solo RCT?

120 Ricerca bibliografica ed identificazione di tutti gli studi pubblicati sull’argomento
Ricerca computerizzata (definizione dei criteri utilizzati) Ricerca manuale basata sull’analisi delle bibliografie

121 Valutazione della qualità degli studi
La qualità degli studi analizzati condiziona la qualità dei risultati Si possono selezionare gli studi sulla base della qualità oppure si possono inserire tutti ma effettuare l’analisi stratificando per qualità

122 Valutazione critica dell’evidenza
Presenza di distorsioni nella ricerca & criteri di inclusione. Valutazione della metodologia degli studi primari. Coerenza dei risultati in tutti gli studi primari. Se non lo sono, le differenze vengono spiegate? Coerenza delle conclusioni con i dati.

123 I RISULTATI DELLO STUDIO SONO VALIDI ? Criteri primari
L’assegnazione dei pazienti nei gruppi di trattamento è stata effettuata in modo randomizzato?

124 Il vantaggio della randomizzazione è che essa assicura, se il campione è sufficientemente ampio, che tutti i fattori prognostici sia noti che non noti siano ugualmente distribuiti nei due gruppi (gruppo trattato o sperimentale e gruppo di controllo). Pertanto i due gruppi sono simili in tutto tranne che nel trattamento oggetto di studio

125 I RISULTATI DELLO STUDIO SONO VALIDI ? Criteri primari
Ogni paziente che ha preso parte alla sperimentazione è stato incluso nella valutazione finale?

126 Il follow-up è stato completo
Il follow-up è stato completo ? Ogni paziente che ha preso parte alla sperimentazione dovrebbe essere valutato alla sua conclusione. Se un consistente numero di pazienti non si presenta ai controlli a distanza (persi al follow up) la validità dello studio è dubbia. Gli studi con una perdita > 20% sono da scartare. Con una perdita compresa tra il 5% e il 19% si dovrebbe fare l’ “analisi dello scenario peggiore”

127 Tutti i pazienti sono stati analizzati nei rispettivi gruppi di randomizzazione ? Anche i pazienti non complianti devono essere analizzati (se di essi se ne conosce l’ esito finale) secondo l’ analisi “intention to treat”. L’ analisi di efficacia, legittima ma meno aderente al “mondo reale”, tiene conto solamente dei pazienti che hanno ben aderito al trattamento loro assegnato

128 Criteri secondari I pazienti e il personale addetto alla sperimentazione, erano ciechi rispetto al trattamento assegnato? I gruppi erano simili all’ inizio della sperimentazione? Ad eccezione dell’ intervento sperimentale, i gruppi sono stati trattati in modo uguale (“cointerventi”)? La relazione temporale è corretta? C’è un gradiente dose-risposta?

129 I RISULTATI DELLO STUDIO
Quanto è forte l’ associazione tra esposizione ed esito ? Quanto è grande l’ effetto del trattamento ? Quanto è precisa la stima del rischio o dell’ effetto del trattamento ?

130 Metanalisi Review sistematica con analisi statistica che combina i risultati dei diversi studi riassumendoli in un risultato unico

131 Estrazione dei dati dai singoli studi
Dipende dal quesito dello studio I dati comprendono: Autori Anno di pubblicazione Outcome (tabella 2x2 o equivalente) Fase molto delicata

132 Efficacia della vaccinazione influenzale

133 Streptochinasi e infarto miocardico

134 Non guardare solamente alla significatività statistica (la famosa “p”), che è presupposto indispensabile ma non sufficiente. Guardiamo anche e soprattutto alla rilevanza clinica del risultato che può essere quantificata più efficacemente da altre misure di esito, come la Riduzione Assoluta del Rischio (ARR) e il Numero Necessario da Trattare (NNT). Altre misure, servono per trasferire i risultati dello studio alla realtà clinica, come la Riduzione Relativa del Rischio (RRR).

135 Rischio assoluto—> Il rischio che il nostro paziente ha di fronte
Probabilità che si verifichi l’outcome di interesse senza l’intervento = Control Event Rate (CER)  incidenza nel gruppo di controllo Probabilità che si verifichi l’outcome di interesse con l’intervento = Experimental Event Rate (EER)  incidenza nel gruppo di intervento Il miglioramento viene misurato come Riduzione Assoluta del rischio (ARR) CER-EER 5,9‰-2,4‰ = 3,5‰

136 Riduzione Relativa del Rischio
È il rapporto tra il miglioramento dell’outcome e outcome senza intervento: {CER-EER}/CER (5,9‰-2,4‰)/5,9‰ = 59,3%

137 Riduzione assoluta del rischio (ARR):
Vale la pena prendere pillole ogni giorno per 10 anni a fronte di una riduzione del 40% di rischio cardiaco? Se il rischio di IM o morte (CER) è del 30% nei prossimi 10 anni, con una RRR del 40% ci saranno solo 18 IM o morti su 100. ARR = 12 su 100 >>vale la pena! Se il rischio è del 1% in 10 anni, una riduzione del 40% equivale a un rischio di 0.6 eventi su 100!

138 Numero Necessario da Trattare (NNT)
E’ il numero di pazienti da trattare per ottenere un beneficio terapeutico Definito solo per specifici tassi attesi dell’evento nel paziente (Patient’s Expected Event Rate) =PEER! Definito solo per specifici interventi! Definito solo per specifici outcome! NNT è l’inverso della Riduzione assoluta del rischio: NNT = 1/ARR

139 Numero Necessario da Trattare (NNT) esempio precedente:
Riduzione Relativa del Rischio (RRR) del 40% e CER del 30% 12 IM o morti in meno in 10 anni per 100 persone trattate: ARR=12/100 NNT = 1/(12/100) = 100/12= 8.3 La stessa RRR del 40% con una bassa incidenza: 0.4 IM/morti in meno per 100 trattati; ARR=0.4/100 NNT = 1/(0.4/100) = 100/0.4 = 250!

140 riassumendo Più basso l’OR >> più basso il NNT
più efficace il trattamento > più basso il NNT I pazienti devono essere effettivamente a rischio (PEER di un certo rilievo) per ottenere risultati significativi.

141 I RISULTATI MI SARANNO DI AIUTO NELLA CURA DEI MIEI PAZIENTI ?
I risultati possono essere applicati ai miei pazienti ?

142 Si può rispondere affermativamente a questa domanda se il paziente a cui voglio applicare i risultati dello studio avrebbe potuto essere arrruolato nello stesso studio. Le sue caratteristiche, insomma, sono simili a quelle dei pazienti arruolati.

143 Qual’ è il bilancio rischio-beneficio e costo-beneficio del trattamento sperimentale?
Nel valutare la bontà di una terapia sperimentale vanno tenuti in conto non solo i vantaggi che da essa derivano ma anche gli effetti avversi. Per misurare questi esiste il Number Needed to Harm (NNH). E bisogna anche considerare i costi. E la facilità di applicazione del trattamento stesso.

144 Number Needed to Harm (NNH).
Numero di soggetti che devono essere trattati per determinare un “danno” in più È dato dall’inverso dell’incremento assoluto del rischio: 1/IAR IAR = EER – CER

145 il NNH (Number Needed to Harm), che corrisponde all’ inverso dell’ Incremento Assoluto del Rischio (IAR), cioè 1/IAR. È calcolabile solo con gli studi randomizzati e gli studi di coorte,basandosi su incidenze.


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