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PubblicatoAdelina Molteni Modificato 7 anni fa
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I pirati tirreni, i delfini e il mare. L’inno omerico a Dioniso.
Il racconto dell’Inno omerico a Dioniso e l’iconografia. Un mito relativo ad un viaggio per mare del dio ispira l’aedo che compone l’inno, la cui datazione è controversa , e parallelamente dà vita ad una tradizione iconografica a partire per lo meno dal VI sec. a.C. Un’antichissima storia legata a Dioniso, dio del vino e della danza.
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Il delfino animale buono per pensare
Un passo dell’Historia Animalium (9, 18) di Aristotele attesta un’osservazione sull’ intelligenza del delfino, manifestazioni d’amore per i bambini, protezione dei piccoli da parte degli adulti, velocità nell’immersione, forza.
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Dioniso e il mare Il rapporto tra Dioniso e il mare e il vino sono elementi e metafore legate al passaggio vita-morte presenti fin dal VI sec. nell’arte etrusca e ancora da prima nella cultura greca. Tomba del tuffatore
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Dioniso Caratteristiche di Dioniso: dio vegetale (etimologia: Nysai ninfe, nysa= albero o liquame che scorre nelle fibre); quindi dio del limite, che segnala il passaggio tra ciò che sta sopra e ciò che sta sotto. Le catabasi (Rane di Aristofane). Aspetti diversi, ma collegati. Dio della metamorfosi (vita / morte) e quindi anche Dio del teatro (personaggi del mito ritornano sulla scena dalla preistoria). Dio dei misteri: l’iniziazione (Rane).
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Immagini-fonti scritte
L’ intersezione non sempre è possibile. Vedremo come l’inno è molto probabilmente più recente. Tradizione metamorfica: dall’icasticità arcaica alle più complesse rappresentazioni tarde dell’immagine e della parola.
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Greci ed Etruschi Esperienza di navigazione nel mediterraneo: i Greci navigano fino a Marsiglia (colonia fondata in due migrazioni 600 e 540 da coloni di Focea in Turchia. Nel 540 la madrepatria viene distrutta dai Persiani). Rapporti tra gli Etruschi e i Greci.
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4.1 Coppa di Vulci Coppa a figure nere, da Vulci, attribuita al VI sec. a.C.: rappresenta Dioniso su una barca a vela, il cui albero ha la forma di una vite con grappoli d'uva; nel mare nuotano delfini, che compaiono anche a decorare altri vasi (Monaco di Baviera, Staatliche Antikensammlungen und Glyptothek.
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4.2 Dioniso e i delfini
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4.3 Hydria di Toledo Hydria (vaso per attingere l’acqua, caratterizzato dalla presenza di tre manici) etrusca a figure nere con rappresentazione di una scena del mito di Dioniso: i pirati tirreni che hanno osato rapire il giovane vengono trasformati in delfini e si gettano tra le onde. Attribuita al Pittore del Vaticano 238, fine del VI-inizi del V sec. a.C. (Toledo, Ohio, USA). Il racconto mitologico è presente nell’ inno omerico a Dioniso. La conoscenza del mito da parte di artigiani etruschi e la sua riproposizione in forma artistica dimostrano quanto il mito greco fosse compreso e apprezzato nell’Etruria arcaica.
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4.4 Da pirati a delfini
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4.5 Il delfino La pittura etrusca propone l’immagine del delfino in chiave simbolico-spirituale: nelle tombe affrescate di Tarquinia ricorre spesso il binomio delfini-Aldilà mutuato dalle credenze greche e dalla convinzione che le anime dei defunti raggiungessero l’Isola dei Beati, forse trasportate dai delfini.
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4.6 Tomba delle Leonesse. Il registro inferiore mostra un mare ondoso con delfini e uccelli, 520 a.C., Tarquinia
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Altre testimonianze iconografiche
Scultura: Cavaliere sull’ippocampo da Vulci (550-40) villa Giulia p. 193 Anfora etrusca a figure nere con Tritone e delfini (530 a.C.) Villa Giulia p. 197 Anforetta etrusca a figure nere con delfini ( ). Villa Giulia Delfini e onde marine in lamina d’oro. Todi. Necropoli di Peschiera,Tomba I degli ori fine IV sec. Villa Giulia Monetazione Taranto, colonia spartana fondata nel VIII sec. : ragazzo con delfino. Reperti di area egea (Kylix di Samo metà VI delfini con piedi umani che danzano intorno ad un guerriero in corsa etc. presenza iconografica del delfino). Tendenza figurativa comune arte greca arcaica. Fregio monumento di Lisicrate corego (II metà quarto secolo a. C.): fregio con raffigurazione inno omerico
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4.7 Il mosaico III secolo d.C.
Mosaico raffigurante Dioniso e il vecchio Sileno mentre combattono contro i pirati nel Mar Mediterraneo, 260 d.C. Da Thugga (Dougga, Tunisia). Museo del Bardo - Tunisi
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4.8 Mosaico e particolare
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4.9 PARTICOLARE
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LETTURA DELL’INNO Questioni: 1. Tradizione (lunga fase rapsodica, quindi trasmissione scritta precaria, soggetta all’influsso della trasmissione orale; silloge (raccolta) nel IV sec. o forse più tardi, una sorta di manuale per rapsodi; varianti rapsodiche). La silloge di età ellenistica confluisce in una raccolta più vasta (inni callimaco, Orfici , Proclo, argonautiche orfiche ) all’epoca di Proclo? Questione aperta; Lo stile rende difficile la datazione; Crusius 1889: ambiente attico- metà VI sec. mare Egeo ove era attestata la pirateria cosiddetta tirrenica Altri studiosi sottolineano che nel 510 Milziade conquista l’isola di Lemno, eliminando la pirateria tirrenica Datazione dal VII all’epoca ellenistica
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I pirati terreni Chi erano? Provenienza ? origine degli Etruschi
I pirati tirreni venivano (Crusius ) identificati con bande di pirati Pelasgi stanziati nell’isola di Lemno, nota come mercato di schiavi frequentata da pirati attivi nel mar Egeo (rapimento fanciulle brauronie). Le fonti che parlano di pirati Tirreni sono tutte posteriori al IV sec. ma gli studiosi moderni sono convinti che già nel V ci fosse un’identificazione tra pirati e tirreni fondandosi sulle fonti di Ellanico e Tucidide (4, 109): Ellanico riteneva che i Tirreni d’italia, cioè gli etruschi, avesero origini pelasgiche, Tucidide ricorda tra i gruppi etnici stanziati in calcidica e a Lemno pelasgi e Tirreni.Già Erodoto (1.57) sosterrebbe – ma il passo è di controversa interpretazione, la presenza di Pelasgi nell’Italia centrale, ma distinti etnicamente dai Tirreni.
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I Tirreni Hdt VI quelli che rapiscono le fanciulle brauronie sono Pelasgi che abitavano sotto l’Imetto che allontanati dalle terre si vendicano col rapimento di fanciulle che portano a Lemno (Lemnia kakà). Mentre i Tirreni sono gli Etruschi immigrati dalla Lidia. Tucidide considera i Tirreni abitanti dell’italia meridionale , alleati degli ateniesi contro i siracusani durante la guerra del Peloponneso. Presenza etrusca nel mare egeo è ben documentata. Loro pirateria anche in Ionio adriatico e tirreno: Strabone ricorda le difficoltà dei coloni greci nella fondazione delle colonie per via della pirateria etrusca Un'altra tradizione, riportata dallo storico Dionigi di Alicarnasso (vissuto durante l'impero augusteo - I secolo a.C.), sostiene l'origine autoctona del popolo etrusco. Ipotesi di una giovane studiosa milanese, Cecilia Nobili (Acme 2009) pensa all’inno come ad un componimento corinzio (il componimento rifletterebbe i rapporti dei corinzi con gli etruschi). Le loro rotte erano verso occidente . lotta della colonia corinzia di siracusa contro la pirateria etrusca
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Inno e immagini: quale datazione
Collegamento stretto tra il componimento e l’hydria di Toledo Già nel VI sec. il mito era conosciuto in ambito etrusco. Utilizzazione versione mito dei satiri del ciclope euripideo. Quindi scenario ionico Corinto: Arione; komoi dionisiaci nella ceramica locale e d’altro canto delfini connessi sempre a contesti dionisiaci. Sicione e Corinto: festività dionisiache comprendenti concorsi poetici. CeciliaNobili recentemente data l’inno in corrispondenza alla nascita del ditirambo (canto dionisiaco) di Arione (istituisce cori ditirambici durante la tirannide di Periandro), attivo a Sparta nei corcorsi citarodici delle Carnee. A lui si deve probabilmente l’inserimento del racconto mitico all’interno dei canti in onore del dio.
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Dioniso giovane Ma questione immagine Dioniso. Giovane e non barbuto.
Articolo Kerenyi solo dopo il 430 immagini di Dioniso giovane: dal Dioniso del frontone del Partenone progettato intono alla metà del V per celebrare la politica periclea e la pace che si riteneva stabile. Dioniso figlio e non concorrente di Zeus, ma esecutore del suo potere, sottolinea la stabilità del sistema vigente e del ruolo di Atene. D’altro canto concorre a sottolineare la proliferazione delle sue manifestazioni come patrono della metamorfosi (Baccanti riccioli biondi) Dal Dioniso del Partenone alle rappresentazioni nei vasi del Dioniso bacchico (vasi apuli di destinazione funeraria). Dioniso giovane sul coperchio di una lèkane del Louvre (430 a. C.) assimilazione ad Apollo castigatore di Marsia. Qui Dioniso castigatore di Penteo.
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Altre questioni Inno rappresenta già una riscrittura del mito. Ma perché i Tirreni? Quale l’esigenza di nominarli ? si poteva dire genericamente pirati? Ambiente ateniese ? presenza dell’orsa.Interpolazione?
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Atene e l’Etruria Relazioni commerciali strette : alla fine del V l’Etruria non è ancora passata sotto il dominio romano: antagonismo di tipo commerciale (caduta di Veio è del 396 a. C ). Varianti nelle riscritture Proemio rivolto al dio per il quale si svolgeva un agone. In questo caso un agone ditirambico ateniese ? (ci sono anche i proemi citarodici come l’inno)
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I cori ditirambici miti dell’inno a Dioniso e mito di Arione : miti di fondazione del ditirambo. Il racconto mitico ha spesso funzione eziologica: di motivare, cioè, l’istituzione di un culto o di un rituale. Pirati-delfini costituiscono il primo coro dionisiaco Danza e al di là: luogo di felicità per gli iniziati nell’Ade. L’iniziazione di fa anche tramite la danza estatica dionisiaca. La ricezione dell’inno, utile all’interpretazione: esplicitata la nozione della danza corale simboleggiata dal volteggiare dei delfini in Nonno di Panopoli. Le riscritture Ovid. III 650ss. descrizione minuziosa della metamorfosi Nonno di Panopoli e il mosaico di Tunisi (un racconto barocco che risulta ekphrasis (spiegazione ) di quel tipo di mosaico che ripropone il mito in forma barocca arricchendolo di colori, di particolari, etc.)
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