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Impero carolingio, relazioni feudo-vassallatiche
Verona 10 marzo 2014
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Lo stanziamento dei Franchi
260 IV sec
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L’espansione franca tra V e VI sec
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L’espansione franca tra V e VI sec
clodoveo VI sec
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. iberica.
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L’età merovingia Alla morte di Clodoveo il regno, idealmente unitario, fu diviso in frazioni territoriali Neustria Austrasia Aquitania Burgundia
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Il regno dei franchi in età Merovingia
inizio VI – fine VIII sec (511 –754)
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. Pipino il breve nel 751 si fa nominare re
La vivacità delle aristocrazie regionali e l'affermazione dei pipinidi I Maestri di palazzo di Austrasia Pipino di Héristal Carlo Martello (732 battaglia di Poitiers) Pipino il breve nel 751 si fa nominare re prima consacrato da san Bonifacio poi confermato da Stefano II
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. Le relazioni feudo-vassallatiche nella società franca delle origini:
Relazioni sociali tra uomini liberi, in assenza di un potere pubblico efficiente, che fungono da strumento di disciplinamento sociale e politico-militare. Inizialmente, contenuto prevalentemente militare: compagnonnage d’armes, solidarietà tra uomini liberi che fanno la guerra assieme
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, La componente dell’onore e della fedeltà (fidelitas)
La reciprocità, il tradimento dell’onore (fellonia): la nascita del diritto feudale, il giudizio dei pari (curia parium) La componente gerarchica: la dialettica senior / vassus (dal celtico gwas, «ragazzo», giovane»): l’addestramento alla guerra e ai valori delle armi. I «riti di passaggio» di una aristocrazia militare Successivamente, il rapporto vassallatico passa da una funzione prevalentemente militare a una funzione più largamente «sociale», di coordinamento. La fiducia dell’aristocratico franco nei suoi «fedeli» si trasforma in una delega politica. Dall’entourage dei vassalli di Carlo Magno usciranno i conti (comites, Graf) e i Marchesi (markgraf o conte della Marca), i funzionari dell’impero
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. Il vassaticum (1) E’ un legame personale, privato, non riguardante, in sé, l’amministrazione dello stato. Ma formalizzato in modo ufficiale e pubblico, con una sorta di “contratto”. Il vassaticum, o vassallaggio, è “un’amicizia sanzionata giuridicamente” (G. Tabacco).
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. Il vassaticum (2) E’ un legame stretto da persone di condizione sociale elevata. Non va confuso con altre forme di subordinazione (ad esempio il rapporto tra un proprietario terriero e i suoi coloni). Non riguarda necessariamente un re o un imperatore, ma sempre dei potentes.
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. Il vassaticum (3) E’ un legame (amicitia) che non comporta uguaglianza: c’è un inferiore (vassus) che si sottomette ad un superiore (senior, dominus). Il sottomesso non è visto come un servo, ma come un “familiare” del superiore
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- Il vassaticum (4) Il legame istituisce obblighi reciproci: Il vassus ha l’obbligo della fedeltà al senior e del servizio, per lo più in armi. Il senior ha l’obbligo della protezione e, in un secondo tempo, quello di compensare il vassus con l’assegnazione di un beneficio. Il beneficio è un bene fondiario concesso temporaneamente in uso (non è una proprietà); nel caso del vassallo, per tutta la durata del servizio.
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- Il vassaticum (5) L’amicizia vassallatica può essere infranta solo dall’infedeltà del vassus (“fellonia”), altrimenti dura fino alla morte di uno dei due contraenti. Essendo un rapporto personale non è trasmissibile per via ereditaria Non era però infrequente che un senior ben servito accettasse come vassus l’erede di un vassallo defunto.
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- Il Vassaticum (6) E’ istituito attraverso una cerimonia, detta “omaggio” che prevedeva vari gesti simbolici: l’immixitio manuum con la quale il vassus si metteva nella mani del senior; il giuramento, che chiamava Dio come testimone dell’impegno di fedeltà; la consegna del beneficio (investitura) attraverso un simbolo.
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- Diffusione del vassaticum Il vassallaggio si diffonde nella prima metà del VIII secolo nel regno dei Franchi, come risposta alla crisi dell’esercito di popolo (in origine tutti i liberi dovevano accorrere alla chiamata del re, “eribanno”). I maestri di palazzo merovingi si circondano di una clientela militare, compensata con beni sottratti alla Chiesa.
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Un passo indietro. I longobardi e la chiesa di Roma
728 Liutprando è indotto da papa Gregorio II a ritirarsi e a donare Sutri al papato (il primo nucleo del Territorio di S. Pietro). Liutprando in lotta contro i bizantini e il papato occupa l'Emilia e le Marche e assedia Roma. 749 Astolfo, re dei longobardi, occupa Ravenna e la Pentapoli ( ) e attacca i territori della Chiesa.
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La svolta: Roma chiede aiuto ai Franchi
754 Chiamato dal papa Stefano II (753) scende in Italia il re dei franchi Pipino il Breve, che, battuto Astolfo, lo costringe con la pace di Pavia a “restituire” al papa le terre tolte ai bizantini. 756 Astolfo riprende le ostilità contro il papa e assedia Roma. Pipino il Breve scende nuovamente in Italia, sconfigge Astolfo e con il secondo trattato di Pavia lo obbliga a rinunciare all'esarcato e alla Pentapoli, che cede a sua volta al papa (donazione di Pipino).
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Un colpo di stato “benedetto”
nasce il mito della “figlia primogenita della chiesa di Roma”: il papa promette di erigere una chiesa presso san Pietro a Santa Petronilla.
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Carlo (Magno) Alla morte di Pipino, nel 768, il regno viene diviso tra: - Carlomanno (Alemannia, Alsazia, Burgundia, Settimania e Provenza) - Carlo (Austrasia, Neustria, Aquitania) 771 muore Carlomanno, Carlo riunisce nelle sue mani tutto il regno
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Divisioni del regno dei Franchi
Merovingi Divisioni del regno dei Franchi
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Dante così lo ricorda … E quando il dente longobardo morse la Santa Chiesa, sotto le sue ali Carlo Magno, vincendo, la soccorse. Paradiso VI, 94-96
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Le guerre di Carlo 772 guerra contro i Sassoni
dura circa 30 anni. Widukindo deve sottomettersi ed accettare il battesimo guerra contro i Bavari (il duca Tassilone riconosce la sovranità di Carlo) guerra contro gli Avari guerra contro gli “arabi” di Spagna (810 accordo con l’emiro di Cordoba: a nord del fiume Ebro si costituisce la Marca di Spagna) Nel corso di una spedizione, sulla via del ritorno vi è la scaramuccia di Roncisvalle nella quale, ad opera di bande Basche, muore Rolando 774 si completa la conquista del Regno dei Longobardi.
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La notte di Natale dell’anno 800
A Roma le diverse famiglie dell’aristocrazia esercitano pressioni sul papa Leone III chiama l’imperatore in sua difesa e, in pubblico giudizio, Carlo gli da ragione La notte di Natale il papa incorona imperatore a San Pietro il re Franco
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Come reagì Carlo? Il racconto di Eginardo mostra che Carlo non dovette essere molto soddisfatto: «In questo periodo prese il titolo di imperatore e di Augusto. Il che dapprima lo contrariò a tal punto che giunse a dichiarare che il quel giorno, anche se era una delle più grandi festività, mai sarebbe entrato in chiesa se avesse potuto supporre quale era il progetto del pntefice. In seguito però sopportò con grand etolleranza l’odio suscitato dall’aver egli assunto quel titolo, sdegnandosi soprattutto di ciò gli imperatori romani. Vinse la loro arrogante fierezza con la sua magnanimità, nella quale indubbiamente li superava di gran lunga, e ottenne ciò mandando loro frequenti ambascerie e chiamandoli fratelli nelle sue lettere»
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Con quale autorità il papa consacra un imperatore?
La cosiddetta “donazione di Costantino” Il ciclo di affreschi dei Santi Quattro Coronati
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Carlo e Roma «Fra tutti gli altri sacri e venerabili luoghi portava particolare devozione alla chiesa del beato Pietro apostolo a Roma, sui cui altari votivi ammassò un valore tanto in oro che in argento e gemme, e molti e innumerevoli fuorno I doni inviati ai pontefici. E per tutto il tempo del suo regno la cosa che ebbe sempre più a cuore fu questa: che la città di Roma tornasse all’antico prestigio grazie all’opera e all’impegno suoi e che la chiesa di S. Pietro risultasse non solo sicura e difesa dal suo intervento, ma anche adornata e arricchita dalle sue ricchezze al di sopra di tutte le altre chiese. Ma, pur tenendo questa chiesa in così grande considerazione, nei suoi 47 anni di regno partì alla sua volta per scuoglier voti e rivolgere preghiere solo quattro volte.» Eginardo, Vita Karoli, n. 27
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. Il vassaticum e Carlomagno
Carlo utilizzò il vassallaggio ad integrazione dell’apparato pubblico. Con il tempo, però, si creò una confusione tra ambito privato e pubblico: il vassallo-conte finì con il confondere l’ufficium con il servitium e i vantaggi economici legati alla sua funzione pubblica (a volte si trattava di benefici) con il beneficio goduto in quanto vassallo. Equivoci da evitare Non tutti i vassalli erano conti (= funzionari pubblici) I legami vassallatici non riguardavano tutti i rapporti sociali. La “piramide feudale” non è mai esistita
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Relazioni feudo vassallatiche – testi
(A) Che nessuno abbandoni il suo signore dopo che abbia ricevuto da lui il valore di un soldo, salvo se [il signore] lo vuole uccidere o colpire col bastone o violare sua moglie e sua figlia o togliergli l'eredità. Capitolare di Aquisgrana, KK 1, c, 16 ( ). (B) Se qualcuno vorrà abbandonare il suo signore e potrà comprovare uno dei seguenti crimini: cioè, in primo luogo che il signore abbia voluto ingiustamente ridurlo in servitù; in secondo luogo, che abbia tramato contro la sua vita; in terzo luogo, che il signore abbia commesso adulterio con la moglie del suo vassallo; in quarto luogo, che il signore si sia scagliato con la spada sguainata contro di lui con la volontà di ucciderlo; in quinto luogo, che il signore non abbia prestato aiuto al suo vassallo dopo che questo si era accomandato nelle sue mani, allora sia lecito al vassallo abbandonarlo. Capitolari franchi, KK 1, c. 8 ( ?). .
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Relazioni feudo-vassallatiche - testi
Tassilone duca di Baviera vassallo di Carlo Magno (774) Ancora più dettagliato è il racconto della seconda redazione degli Annales regni Francorum, scritta probabilmente dopo l'incoronazione imperiale di Carlo Magno (800), secondo la quale 31 Allora venne anche Tassilone, duca di Baviera, con i grandi del suo popolo e secondo l’uso franco si accomandò in vassallaggio con le sue mani nelle mani del re e promise fedeltà sia a re Pipino, sia ai suoi figli Carlo e Carlomanno giurando sul corpo di san Dionigi; promise anche sul corpo di san Martino e di san Germano di prestare fede a questo giuramento ai suoi signori per tutta la sua vita. Allo stesso modo tutti i grandi di Baviera, che erano venuti con lui innanzi al re, promisero su quei luoghi venerabili di mantenere la fedeltà al re e aì suoi fedeli. Come s'è detto, sulla base di questa testimonianza si è dato spesso per scontato che a metà secolo il vassallaggio avesse assunto delle caratteristiche già ben delineate, a partire dalla cerimonia con cui un uomo diveniva vassallo. Oggi si ritiene per lo più che la descrizione della cerimonia del giuramento di Tassilone ritragga un rituale che si consolidò solo negli ultimi decenni di quel secolo. Prima di analizzare il perché di questa postdatazione è necessario soffermarsi brevemente sui gesti compiuti da Tassilone di fronte a Pipino, poiché con essi abbiamo una delle rarissime descrizioni dei riti vassallatici di età carolingia.
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Relazioni feudo-vassallatiche, testi
(C) 1. Giuramento dei fedeli. Io vi servirò fedelmente per quanto io saprò e potrò, con l'aiuto di Dio, senza inganno o frode e con il consiglio e l'aiuto secondo il mio ufficio e la mia persona affinché quel potere che Dio vi concesse, voi possiate conservarlo ed esercitarlo secondo la sua volontà e per la salvezza vostra e dei vostri fedeli. 2. Giuramento del re. Anche io per quanto saprò e potrò ragionevolmente fare, con l'aiuto di Dio, onorerò ciascuno di voi secondo la sua condizione e persona; e veglierò che egli sia onorato ed aiutato; gli conserverò la sua propria legge e il suo diritto; e userò verso lui quella giusta misericordia di cui egli avrà bisogno e di cui farà ragionevole richiesta, come un re fedele deve onorare e salvare secondo giustizia i suoi fedeli. E per quanto lo consente l’umana debolezza e per quanto Dio mi darà intelligenza e potere, non abbandonerò questa decisione a favore di nessuna persona nè per consiglio malevolo nè per alcuna altra indebita esortazione; e se io sarò deviato a causa della mia debolezza, quando avrò capito ciò, cercherò volontariamente di porvi riparo Giuramenti di Quierzy, KK 2, cc. 1-2 (858).
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Relazioni feudovassallatiche, testi
F) Comportamento da mantenere verso il tuo signore. Dio, come credo, e tuo padre Bernardo, nel fiorente vigore dell'inizio della tua gioventù hanno scelto il signore che tu hai ora [un Carolingio]; ricordati ancora che è nato da una grande stirpe ed è di origine nobile da entrambi i lati, e non lo servire in modo tale che piaccia solo all'apparenza, ma anche che coinvolga i tuoi sensi, e tieni il corpo e l'anima pura e preserva la fedeltà a lui in tutte le cose [...]. Perciò, figlio, ti esorto perché tu mantenga finché vivi la fedeltà con il corpo e con la mente [...]. Mai esca da te un improperio a causa dell'insania dell'infedeltà; il male non nasca neppure nel tuo cuore, al punto da farti essere infedele in qualcosa al tuo signore [...], cosa che non credo che, avverrà né in te né nei tuoi compagni d’arme [...]. Tu, pertanto, Guglielmo, figlio mio [...], come ti ho detto sii sincero, vigile, utile e eccellente; e sforzati di esibire, in ogni affare che sia di utilità del potere regio, per quanto Dio ti darà le forze, la massima prudenza dentro e fuori. Dhuoda, Manuale per mio figlio, III, 4 (843).
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, In un suo articolo pionieristico pubblicato ormai più di venticinque anni fa, Jacques Le Goff mise in evidenza come i rituali vassallatici mettessero in gioco le tre categorie degli elementi simbolici per eccellenza: la parola, il gesto e l'oggetto, che ritroviamo nell'episodio che ebbe come protagonista Tassilone, il quale si accomandò in vassallaggio mettendo le mani nelle mani del re (gesto) e giurò la sua fedeltà (parola) toccando le reliquie di alcuni santi (gesto/oggetto). Il "contratto vassallatico", infatti, era essenzialmente orale e non comportava alcuna registrazione scritta.
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, Commendatio (atto attraverso il quale un uomo libero si sottometteva alla protezione e alla tutela (patrocinium / mundium) Immixtio manuum sacramentum
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. Creazione di reti vassallatiche nelle terre conquistate dai franchi (l’esportazione del rapporto vassallatico in Il rapporto feudo-vassallatico dall’alto al basso della società. Diventa ‘sistema’ Feudalizzazione delle cariche pubbliche (conte, marchese, cariche di corte) Riconoscimento della ereditarietà dei feudi Resterà una struttura stabile della società occidentale : Diritto feudale Esportazione dei rapporti feudo vassallatici (XI sec.) nell’Oriente crociato
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. Il ruolo delle istituzioni ecclesiastiche in età carolingia
Vescovi e potere in età carolingia I Carolingi intendono sottrarre i vescovi al condizionamento dell'aristocrazia militare (dalla quale provengono socialmente) e inserirli in un sistema politico-ecclesiastico in cui la collaborazione con il regno nel governo civile e religioso delle popolazioni fosse piena. - dilatazione dei compiti affidati ai vescovi ed abati (missi dominici….) Carlo Magno legifera in materia ecclesiastica e anche pastorale, si percepisce come «vescovo esterno» della Chiesa Carlo Magno incorpora, sancisce la legislazione ecclesiastica, che viene recepita nei capitolari
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. Secondo i Libri carolini, Carlomagno "con l'aiuto di Dio governava sulla Gallia, sulla Germania e sull'Italia, nonché sulle province ad essa finitime" Finché vive Carlomagno, la restaurazione . dell'impero in Occidente sembra in qualche momento riproporre il modello tardo antico della "Chiesa imperiale" , alla Costantino o alla Teodosio
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. Anche vescovi e abati sono coinvolti nel riordinamento carolingio delle strutture militari - le chiese reclutano clientele vassallatiche proprie a difesa dei beni ecclesiastici; gli ecclesiastici sono immessi, come «seniores» dei propri vassalli, nell'esercito regio. [obbligo ufficiale per i prelati di vigilare sul buon andamento dei propri uomini e di condurli o di farli condurre ad una guerra].
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Relazioni feudo-vassallatiche, testi
(E) Se il conte non amministra la giustizia della sua circoscrizione, mantenga a sue spese un nostro messo finché tutti i processi siano conclusi; e se un nostro vassallo non avrà fatto giustizia, allora si installino nella sua casa un conte e un messo e vivano a sue spese, finché non sia fatta giustizia. Capitolare di Héristal, KK 1, c. 21 (779).
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, Si può parlare di una globale incorporazione dell'organismo ecclesiastico nell'ordinamento pubblico, e contemporaneamente totale subordinazione dell'ordinamento pubblico alle finalità ecclesiastiche». Europa carolingia come reciproca integrazione su base territoriale fra un apparato politico-militare e un ordinamento di chierici e monaci a fini religiosi e civili
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. C'è strumentalizzazione e potenziamento ad un tempo. Il re è investito di un potere militare e giurisdizionale sovrano e ammantato di sacralità religiosa, e sovrasta a tutte le istituzioni del regno. C’è o non c’è necessariamente c'è confusione sul piano dei principi? In Occidente si è aderito in modo incondizionato alla "teoria dei due poteri" in costante contrapposizione al "cesaropapismo" bizantino? Questo è un problema aperto
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L’Italia carolingia 774-888 Tentativo di accentramento
Introduzione dell'istituto comitale in sostituzione (non immediata) di duchi e gastaldi longobardi L'Italia centro-meridionale resta istituzionalmente longobarda e mantiene nel ducato di Benevento anche la sua indipendenza politica Si rafforza la città, centro dell'antico territorio municipale: lotta contro i distretti rurali longobardi (fines, iudiciarie...), e ripristino o introduzione dei comitatus Si arricchiscono e si 'dotano' gli episcopi Si ordina ai conti di collaborare con il vescovo nell'amministrazione della giustizia e nella gestione della cosa pubblica in genere
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. Motivi del fallimento: - i franchi in Italia sono quattro gatti
Carattere élitario del loro insediamento. Sino all’875 tutti i conti dei quali si abbia notizia sono franchi, o alamanni; quasi tutti i vescovi sono franchi. Si sentono assediati. Precoce tendenza dei conti alla dinastizzazione delle cariche, e alla progettazione di una politica famigliare, dinastica Orientamento degli episcopati e dei monasteri a configurare i loro possessi, grazie all’immunità, come a un’isola giurisdizionale all’interno del comitato Il regnum non ha una politica stabile, ma è solo un potente blocco itinerante, gli spostamenti del quale permettono di tenere a freno le forze centrifughe
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. Il concetto di regnum in Italia è circoscritto all'antico
territorio del regno longobardo (Italia settentrionale e Toscana), dove dapprima i discendenti dei Carolingi, poi principi che esprimono il particoIarismo delle grandi famiglie italiane di tradizione pubblica (specialmente marchionale) esercitano un potere di fatto . Nell’ tentativi di Ludovico II, rex Langobardorum (ma comincia ad apparire la dizione rex e regnum Italie) e nominalmente imperatore, di conquistare il sud ed espellere gli arabi
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. 888 Berengario marchese del Friuli eletto re contro Guido di Spoleto. Guerra e sconfitta di Berengario Guido di Spoleto eletto re a Pavia 895 discesa in Italia di Arnolfo di Carinzia, incoronato imperatore nell'8 96 Alla sua partenza Lamberto di Spoleto e Berengario si spartiscono il regno 900 Adalberto di Toscana e Adalberto d'Ivrea invitano Lodovico di Provenza (incoronato 901) 901 reazione di Berengario: Lodovico accecato in Verona. 915 Berengario incoronato imperatore in Roma
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. 922 i marchesi di Toscana chiamano Rodolfo II di
Provenza. Berengario è sconfitto e ucciso 924 926 contro Rodolfo, Berta di Toscana, Guido di Toscana e Adalberto d'Ivrea chiamano Ugo di Provenza (eletto imperatore, dal 931 col figlio Lotario come collega) predominio di Ugo e di Lotario 940 scontro di Ugo e Lotario con Ottone di Sassonia per il controllo della Borgogna
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. 950 Morte di Lotario e elezione a re di Berengario (Il)
marchese d'Ivrea (col figlio Adalberto). Crea le marche Arduinica, AIeramica, Obertenga nell'ItaIÙi-nord occidentale 951 scende in Italia Ottone di Sassonia che sposa Adelaide, figlia di -Rodolfo di Borgogna e vedova di Lotario di Provenza 960 nuova discesa di Ottone, chiamato da Giovanni XII çontro Berengario II
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, 3 caratteri originali dell’età carolingia
- predominio della grande proprietà, laica o ecclesiastica - tendenza (tendenza!!!) all’autarchia - marginalizzazione della moneta e delle attività di scambio
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VII. Il secolo VIII: Longobardi, Franchi e vescovi di Roma
Carlo Magno Rex Langobardorum et patricius Romanorum il patrimonium Sancti Petri: primo nucleo dei futuro stato territoriale della Chiesa. Si perfeziona con le donazioni di Carlo Magno al pontefice: Esarcato e Pentapoli (ex territori bizantini) promissio carisiaca, constitutum Constantini (decretali pseudoisidoriane): legittimerà le pretese della Chiesa ad esercitare una giurisdizione territoriale sull’intera penisola Carlo Magno imperatore ambiguità della cerimonia di incoronazione pace di Aquisgrana (812): Sacro Romano Impero e Impero Bizantino si dividono l’eredità dell’Impero Romano d’Occidente e d’Oriente Il mito dell’Impero che rivive con Carlo Magno è quello verticistico dell’Impero giustinianeo rinascenza carolina e politica per l’istruzione (Capitolare Olonese di Lotario, 825)
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VII. Il secolo VIII: Longobardi, Franchi e vescovi di Roma
strutture del regno carolingio: si estendono all’impero con una concezione patrimoniale re, corte, conti / comitati, marchesi / marche, missi dominici, scabini giuramento di fedeltà al re raccolto dai missi e banno “ambiguità” delle istituzioni nell’Europa costruita dai Franchi
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IX. Impero carolingio e capitolari
774. Carlo Magno conquista regno longobardo 800. Nella notte di Natale papa Leone III, a Roma, incorona Carlo Magno imperatore dei Romani rinnovo dell’impero romano con contorni di universalità e sacralità in contrapposizione al mondo bizantino apporto della Chiesa di Roma si legittima la “Translatio Imperii” da Roma > a Costantinopoli > ad Aquisgrana apporto del re dei Franchi La Chiesa viene guidata, nella sua organizzazione e disciplina interna, e protetta dal potere regio (ideologia già costantiniana)
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IX. Impero carolingio e capitolari
già Astolfo, pubblicando le norme edittali del marzo 750, dichiara di volerle in capitulare affigere ma già Pipino il Breve emana un capitolare nel 744 (quindi prima dell’unzione regia del 751) in seguito a un concilio convocato a Soissons atti giuridici dell’impero carolingio, di solito suddivisi in articoli (capitula), emanati dai re con la partecipazione dei grandi, tra cui i vescovi, oppure emanati dagli stessi vescovi per le proprie diocesi con lo scopo di fare conoscere misure legislative e amministrative
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IX. Impero carolingio e capitolari
una partizione tradizionale, basata sui contenuti, distingue tre grandi categorie di capitolari: 1. Capitularia mundana Capitularia missorum = Capitularia specialia Capitularia legibus addenda = Capitularia specialia Capitularia per se scribenda = Capitularia generalia 2. Capitularia ecclesiastica 3. Capitularia mixta una partizione basata invece sull’autorità che li emana distingue due categorie di capitolari: 1. Capitula episcoporum (disposizioni deliberate nei concilii) 2. Capitula regis (disposizioni deliberate nelle assemblee del regno) si valorizza così l’analogia tra le due serie normative, basata sui caratteri formali, e il parallelismo tra autorità civile e religiosa, impegnate entrambe nella formulazione di provvedimenti legislativi e amministrativi destinati alla societas christiana sul piano sia temporale che spirituale ambiguità delle istituzioni nell’Europa costruita dai Franchi
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IX. Impero carolingio e capitolari
Il verbum regis e la sua diffusione nelle assemblee i re franchi pretendono il diritto di emanare leggi senza il consenso del popolo per tutti i propri sudditi, e quindi indipendentemente dalla nazionalità di questi, con l’adesione dei grandi laici ed ecclesiastici del regno modello del diritto romano imperiale, non esistono raccolte ufficiali di capitolari e la loro tradizione è affidata a raccolte private e alla trasmissione orale collezione di Ansegiso (abate di Fontenelle): raccoglie tra 826 e 827 una serie di capitolari di Carlo Magno e Ludovico I suddivisa in 4 libri, articolati in 2 sezioni di argomento temporale ed ecclesiastico parte di essi vennero recuperati attraverso le raccolte miste di origine ecclesiastica, che spesso ne strumentalizzarono i testi
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IX. Impero carolingio e capitolari
802 Dieta generale di Aquisgrana: aggiornamento e riscrittura delle leggi nazionali promossa da Carlo Magno riforma modellata su 2 pilastri: ius vetus delle antiche leggi popolari ius novum dei capitolari sancendo obbligo per i giudici di giudicare sempre secondo la legge scritta per evitare arbitrii e discrezionalità i Capitolari rappresentano un diritto territoriale generale in contrapposizione ai diritti tribali personali Agobardo, vescovo Lione († 840), fa istanza a Ludovico I perché si adotti la legge personale della stirpe dell’imperatore (e quindi salica) come legge che assuma il valore di norma generale vincolante per tutti i sudditi
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IX. Impero carolingio e capitolari
funzione delle assemblee sino circa alla metà del sec. IX le diete imperiali sono luoghi di semplice pubblicazione di norme di legge discendenti dal solo volere del sovrano la promulgazione orale è fase costitutiva del diritto ed è la base per la sua accettazione ufficiale e la sua diffusione nei territori dell’impero in seguito, per l’indebolimento della monarchia, la suddivisione dei regni e la crescita del potere dell’aristocrazia, le norme sono sottoposte all’approvazione e al consenso dell’aristocrazia laica ed ecclesiastica riemerge un modello pattizio di formulazione delle norme
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IX. Impero carolingio e capitolari
La tradizione italica dei capitolari capitolari generali emanati dai re franchi sono validi e applicati anche in Italia, che dispone di una serie autonoma e specifica di capitolari 832: Lotario I raccoglie un primo nucleo di norme emanate da Carlo e Ludovico I promulgandole in occasione di una dieta generale a Pavia primo nucleo del Capitulare Italicum = norme emanate dai Carolingi a integrazione dell’Editto longobardo, che poi dopo il Mille compaiono come appendice stabile all’Editto e sono incrementate da alcune costituzioni di imperatori germanici sino alla metà del sec. XI (Liber Papiensis) alle norme dell’Editto longobardo è riconosciuto un valore territoriale dai Carolingi, e tale valore viene esteso alle aggiunte fatte da loro stessi sotto forma di capitolari validi specificamente per il Regno longobardo Valutazione complessiva Capitolari: opera legislativa intensa in ogni campo, ma non una grande opera, mancante spesso di organicità e della capacità di perpetuare volontariamente se stessa
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Le relazioni feudo-vassallatiche
“La più grande creazione consuetudinaria” (Calasso) non è un diritto territoriale, ma è assimilabile a un diritto di categoria = regola rete di rapporti concernenti una forma particolare di dipendenza personale problema terminologico feudo (appare tra fine sec. IX - inizi X con il significato di beni conferiti a titolo di salario o di stipendio; diventa poi sinonimo di beneficio) rapporti vassallatico - beneficiari rapporti feudo - vassallatici
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VIII. Il sistema feudale
precedenti tardo-romani patrocinium= vincolo di dipendenza personale tra padrone (latifondista) e contadino a sfondo pubblicistico commendatio = sistema particolare di instaurare un vincolo di patrocinum (si concede una terra a un dipendente soltanto per il tempo del servizio; da restituire al momento di cambiare patronus) buccellarii = milizie private al servizio di potentes, attestate nel mondo visigoto e gratificate con “doni” e mezzi di sussistenza temporanei (da restituire al momento di cambiare padrone) effetto di clima di insicurezza in età tardo antica + debolezza del potere pubblico
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VIII. Il sistema feudale
elementi costitutivi 1. fidelitas (auxilium, consilium): elemento soggettivo = nuova forma assunta dal rapporto di subordinazione personale (gasindi nel mondo longobardo) 2. beneficium: elemento oggettivo = concessione patrimoniale, personale e revocabile, cui si accompagna una crescita del livello sociale dei vassi 3. immunitas: in casi particolari, il rapporto feudale è accompagnato dall’esenzione del vassallo dalla soggezione alla iurisdictio, bannitio e districtio dell’imperatore, che egli esercita direttamente nell’ambito del territorio che gli viene concesso in beneficio sono soprattutto enti ecclesiastici
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VII. Il secolo VIII: Longobardi, Franchi e vescovi di Roma
Carlo Magno Rex Langobardorum et patricius Romanorum il patrimonium Sancti Petri: primo nucleo dei futuro stato territoriale della Chiesa. Si perfeziona con le donazioni di Carlo Magno al pontefice: Esarcato e Pentapoli (ex territori bizantini) promissio carisiaca, constitutum Constantini (decretali pseudoisidoriane): legittimerà le pretese della Chiesa ad esercitare una giurisdizione territoriale sull’intera penisola Carlo Magno imperatore ambiguità della cerimonia di incoronazione pace di Aquisgrana (812): Sacro Romano Impero e Impero Bizantino si dividono l’eredità dell’Impero Romano d’Occidente e d’Oriente Il mito dell’Impero che rivive con Carlo Magno è quello verticistico dell’Impero giustinianeo rinascenza carolina e politica per l’istruzione (Capitolare Olonese di Lotario, 825)
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VII. Il secolo VIII: Longobardi, Franchi e vescovi di Roma
strutture del regno carolingio: si estendono all’impero con una concezione patrimoniale re, corte, conti / comitati, marchesi / marche, missi dominici, scabini giuramento di fedeltà al re raccolto dai missi e banno “ambiguità” delle istituzioni nell’Europa costruita dai Franchi
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IX. Impero carolingio e capitolari
774. Carlo Magno conquista regno longobardo 800. Nella notte di Natale papa Leone III, a Roma, incorona Carlo Magno imperatore dei Romani rinnovo dell’impero romano con contorni di universalità e sacralità in contrapposizione al mondo bizantino apporto della Chiesa di Roma si legittima la “Translatio Imperii” da Roma > a Costantinopoli > ad Aquisgrana apporto del re dei Franchi La Chiesa viene guidata, nella sua organizzazione e disciplina interna, e protetta dal potere regio (ideologia già costantiniana)
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IX. Impero carolingio e capitolari
già Astolfo, pubblicando le norme edittali del marzo 750, dichiara di volerle in capitulare affigere ma già Pipino il Breve emana un capitolare nel 744 (quindi prima dell’unzione regia del 751) in seguito a un concilio convocato a Soissons atti giuridici dell’impero carolingio, di solito suddivisi in articoli (capitula), emanati dai re con la partecipazione dei grandi, tra cui i vescovi, oppure emanati dagli stessi vescovi per le proprie diocesi con lo scopo di fare conoscere misure legislative e amministrative
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IX. Impero carolingio e capitolari
una partizione tradizionale, basata sui contenuti, distingue tre grandi categorie di capitolari: 1. Capitularia mundana Capitularia missorum = Capitularia specialia Capitularia legibus addenda = Capitularia specialia Capitularia per se scribenda = Capitularia generalia 2. Capitularia ecclesiastica 3. Capitularia mixta una partizione basata invece sull’autorità che li emana distingue due categorie di capitolari: 1. Capitula episcoporum (disposizioni deliberate nei concilii) 2. Capitula regis (disposizioni deliberate nelle assemblee del regno) si valorizza così l’analogia tra le due serie normative, basata sui caratteri formali, e il parallelismo tra autorità civile e religiosa, impegnate entrambe nella formulazione di provvedimenti legislativi e amministrativi destinati alla societas christiana sul piano sia temporale che spirituale ambiguità delle istituzioni nell’Europa costruita dai Franchi
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IX. Impero carolingio e capitolari
Il verbum regis e la sua diffusione nelle assemblee i re franchi pretendono il diritto di emanare leggi senza il consenso del popolo per tutti i propri sudditi, e quindi indipendentemente dalla nazionalità di questi, con l’adesione dei grandi laici ed ecclesiastici del regno modello del diritto romano imperiale, non esistono raccolte ufficiali di capitolari e la loro tradizione è affidata a raccolte private e alla trasmissione orale collezione di Ansegiso (abate di Fontenelle): raccoglie tra 826 e 827 una serie di capitolari di Carlo Magno e Ludovico I suddivisa in 4 libri, articolati in 2 sezioni di argomento temporale ed ecclesiastico parte di essi vennero recuperati attraverso le raccolte miste di origine ecclesiastica, che spesso ne strumentalizzarono i testi
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IX. Impero carolingio e capitolari
802 Dieta generale di Aquisgrana: aggiornamento e riscrittura delle leggi nazionali promossa da Carlo Magno riforma modellata su 2 pilastri: ius vetus delle antiche leggi popolari ius novum dei capitolari sancendo obbligo per i giudici di giudicare sempre secondo la legge scritta per evitare arbitrii e discrezionalità i Capitolari rappresentano un diritto territoriale generale in contrapposizione ai diritti tribali personali Agobardo, vescovo Lione († 840), fa istanza a Ludovico I perché si adotti la legge personale della stirpe dell’imperatore (e quindi salica) come legge che assuma il valore di norma generale vincolante per tutti i sudditi
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IX. Impero carolingio e capitolari
funzione delle assemblee sino circa alla metà del sec. IX le diete imperiali sono luoghi di semplice pubblicazione di norme di legge discendenti dal solo volere del sovrano la promulgazione orale è fase costitutiva del diritto ed è la base per la sua accettazione ufficiale e la sua diffusione nei territori dell’impero in seguito, per l’indebolimento della monarchia, la suddivisione dei regni e la crescita del potere dell’aristocrazia, le norme sono sottoposte all’approvazione e al consenso dell’aristocrazia laica ed ecclesiastica riemerge un modello pattizio di formulazione delle norme
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IX. Impero carolingio e capitolari
La tradizione italica dei capitolari capitolari generali emanati dai re franchi sono validi e applicati anche in Italia, che dispone di una serie autonoma e specifica di capitolari 832: Lotario I raccoglie un primo nucleo di norme emanate da Carlo e Ludovico I promulgandole in occasione di una dieta generale a Pavia primo nucleo del Capitulare Italicum = norme emanate dai Carolingi a integrazione dell’Editto longobardo, che poi dopo il Mille compaiono come appendice stabile all’Editto e sono incrementate da alcune costituzioni di imperatori germanici sino alla metà del sec. XI (Liber Papiensis) alle norme dell’Editto longobardo è riconosciuto un valore territoriale dai Carolingi, e tale valore viene esteso alle aggiunte fatte da loro stessi sotto forma di capitolari validi specificamente per il Regno longobardo Valutazione complessiva Capitolari: opera legislativa intensa in ogni campo, ma non una grande opera, mancante spesso di organicità e della capacità di perpetuare volontariamente se stessa
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Le relazioni feudo-vassallatiche
“La più grande creazione consuetudinaria” (Calasso) non è un diritto territoriale, ma è assimilabile a un diritto di categoria = regola rete di rapporti concernenti una forma particolare di dipendenza personale problema terminologico feudo (appare tra fine sec. IX - inizi X con il significato di beni conferiti a titolo di salario o di stipendio; diventa poi sinonimo di beneficio) rapporti vassallatico - beneficiari rapporti feudo - vassallatici
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VIII. Il sistema feudale
precedenti tardo-romani patrocinium= vincolo di dipendenza personale tra padrone (latifondista) e contadino a sfondo pubblicistico commendatio = sistema particolare di instaurare un vincolo di patrocinum (si concede una terra a un dipendente soltanto per il tempo del servizio; da restituire al momento di cambiare patronus) buccellarii = milizie private al servizio di potentes, attestate nel mondo visigoto e gratificate con “doni” e mezzi di sussistenza temporanei (da restituire al momento di cambiare padrone) effetto di clima di insicurezza in età tardo antica + debolezza del potere pubblico
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VIII. Il sistema feudale
elementi costitutivi 1. fidelitas (auxilium, consilium): elemento soggettivo = nuova forma assunta dal rapporto di subordinazione personale (gasindi nel mondo longobardo) 2. beneficium: elemento oggettivo = concessione patrimoniale, personale e revocabile, cui si accompagna una crescita del livello sociale dei vassi 3. immunitas: in casi particolari, il rapporto feudale è accompagnato dall’esenzione del vassallo dalla soggezione alla iurisdictio, bannitio e districtio dell’imperatore, che egli esercita direttamente nell’ambito del territorio che gli viene concesso in beneficio sono soprattutto enti ecclesiastici
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