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Machiavelli
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La biografia e le opere
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Niccolò Machiavelli nasce a Firenze nel 1469
Niccolò Machiavelli nasce a Firenze nel Dopo un periodo di intensi studi, nel 1498 entra nella vita politica come segretario della Repubblica (instaurata nel 1494, dopo la cacciata dei Medici) e ricopre vari importanti incarichi nell’amministrazione fiorentina. Nel 1498 diventa segretario della seconda cancelleria (che si occupava dell’attività militare e diplomatica) e della magistratura dei Dieci (un organo preposto alla direzione della politica estera). Dal 1506 è segretario della magistratura dei Nove ufficiali della ordinanza e della milizia fiorentina. Durante gli anni della sua attività politica ha modo di conoscere ambasciatori, politici, principi e di studiare a fondo il succedersi degli eventi. Si ricordano in particolare le missioni diplomatiche presso il re di Francia, presso Cesare Borgia e alla corte dell’imperatore Massimiliano d’Asburgo.
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Rientrati i Medici a Firenze, nel 1512, Machiavelli viene dapprima privato del suo ufficio, quindi - febbraio accusato di essere implicato in una congiura contro i Medici, imprigionato e torturato. Rimesso in libertà si ritira in una sua casa a Sant'Andrea in Percussina presso San Casciano in Val di Pesa. Costretto all’otium, fino al 1525 egli si dedica quasi esclusivamente a scrivere le sue maggiori opere. Solo negli ultimi due anni di vita ( ), i Medici gli affideranno di nuovo qualche incarico politico, ma la restaurazione della Repubblica (1527) ha come conseguenza una nuova esclusione dall’attività pubblica. Muore nel giugno 1527.
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Machiavelli scrittore
Fin dalla giovinezza esplorò i più diversi filoni della letteratura in volgare, Si inserisce anche da protagonista nella discussione sulla “questione della lingua”. E’ sua quella che è rimasta la più celebre commedia del Rinascimento La mandragola.
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Le opere principali A carattere politico
1503 Descrizione del modo tenuto dal duca Valentino nello ammazzare Vitellozzo Vitelli, ecc. Discorso sopra le cose della Magna 1513 Il Principe Discorsi sopra la Prima Deca di Tito Livio 1521 Dell’arte della guerra
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A carattere storico Le istorie fiorentine 1520 Vita di Castruccio Castracani Teatro 1518 La Mandragola 1525 Clizia Novellistica 1518 Belfagor l’arcidiavolo Poesia 1504 Il Decennale
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L’incipit del Principe
Il pensiero di Machiavelli
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Machiavellismo, machiavellico, machiavelliano
Machiavellismo = la prassi etico-politica ispirata alle teorie esposte nel Principe, poi anche nel senso di “subdolo e spietato utilitarismo” Machiavellico = ciò che si ispira ai principi di amoralità, cinismo e doppiezza tradizionalmente attribuiti al pensiero di M.
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Machiavelliano = si riferisce in modo neutro, ovvero senza sfumature negative, a ciò che è proprio di M. e delle sue opere (p. es. “lo stile machiavelliano” Si può inoltre ricordare il nome di un gioco di carte, variante della “scala 40”, che per la sua complessità ha meritato il nome di Machiavelli
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Machiavelli è soprattutto un teorico della politica Utilizza la storia recente e passata per individuare le costanti dell’agire umano: “Gli uomini hanno avuto sempre le medesime passioni; per questo la storia è maestra delle nostre azioni”
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Il pensiero politico di Machiavelli si sviluppa da un’attenta
osservazione della realtà nel suo concreto accadere, da cui si sforza di ricavare delle leggi universali concretamente sperimentabili. La teoria politica è basata sulla conoscenza delle leggi della natura e della storia, fornita dall’esperienza diretta e dalle letture dei classici, e trae da tali elementi, e solo da essi, la propria legittimità.
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Entra in crisi l’autorità sancita tanto dalla religione
Trattatistica politica medievale (ad es. il De Monarchia di Dante) Gli specula principis della trattatistica quattrocentesca, che elencavano le virtù morali di cui il principe doveva essere espressione Entra in crisi l’autorità sancita tanto dalla religione quanto dai precetti di una moralità laica precostituita.
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Nonostante l’evoluzione umana e la diversità nei costumi e nei comportamenti, gli uomini agiscono secondo regole (costanti antropologiche) insite nella loro natura. Machiavelli ha acquisito queste conoscenze “con una lunga esperienza delle cose moderne e una continua lezione delle antique” Queste premesse fondano La scienza politica
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non è il campo dell’immaginazione
La politica non è il campo dell’immaginazione ”molti si sono immaginati repubbliche e principati che non si sono mai visti nè conosciuti essere in vero” è il campo della realtà effettuale “sendo l’intento mio scrivere cosa utile a chi la intende, mi è parso più conveniente andare drieto alla realtà effettuale della cosa, che alla immaginazione di essa”.
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Chi sta al potere ha a che fare con una natura umana che Machiavelli così definisce:
“delli uomini si può dire questo generalmente: che sieno ingrati, volubili, simulatori, fuggitori dei pericoli, cupidi di guadagno...sdimenticano più presto la morte del padre che la perdita del patrimonio” Il principe, quindi, deve saper essere buono e non buono secondo necessità. Altrimenti ruina.
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Da qui l’accusa di immoralità rivolta a Machiavelli
In realtà per lui politica e morale sono due ambiti distinti. La politica riguarda il ben essere dello Stato, è il campo dell’utile (non individuale però!). Il buon politico deve utilizzare tutti i mezzi che ha a disposizione per raggiungere il fine del bene dello Stato L’azione efficace è quella che raggiunge l’obiettivo con il minimo dispendio di energie
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Il politico deve essere virtuoso
virtus Razionalità (studio delle cose come sono) + duttilità+ energia tesa ad applicare ciò che la razionalità detta La virtù consiste nel “ non partirsi dal bene, potendo, ma saper entrare nel male, necessitato”
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Il simbolo del potere è per Machiavelli una figura mitica
Chirone centauro (precettore di Achille) Pertanto, a uno principe è necessario saper usare la bestia e l’uomo.....debbe di quelle pigliare la golpe e il lione; perchè il lione non si difende da’ lacci, la golpe non si difende da’ lupi Per metà bestia e per metà uomo
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a. Fortuna come razionalizzazione del reale:
Alla virtù, qualità degli uomini grandi, si contrappone, nel pensiero di Machiavelli, la fortuna. Diverse sono le sue accezioni: a. Fortuna come razionalizzazione del reale: “dimostra la sua potenza dove non è ordinata virtù a resisterle; e quivi volta li sua impeti dove la sa che non sono fatti gli argini e li ripari a tenerla” b. Fortuna come donna volubile e capricciosa; fenomeno naturale imprevedibile:”perchè la fortuna è donna, ed è necessario, volendola tenere sotto, batterla e urtarla.”
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a. La fortuna intesa come razionalizzazione del reale può essere controllata da una ordinata virtù. Machiavelli paragona la fortuna ad un fiume in piena che può inondare e distruggere tutto ma se gli uomini pongono degli argini quando il fiume è calmo, possono, poi, evitare danni e disastri. b. La fortuna come realtà irrazionale può essere dominata (ma non è un ragionamento, è un’immagine) solo dall’audacia e dalla forza della giovinezza): “e, però, sempre, come donna, è amica dei giovani, perchè sono meno respettivi, più feroci e con più audacia la comandano”. La fortuna ha un peso maggiore nei principati piuttosto che nelle repubbliche
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Principato nuovi tutti nuovo Repubblica membri
Le strutture del potere per Machiavelli possono avere forma di ereditario Principato nuovi tutti nuovo Repubblica membri aggiunti Tra le due forme di potere Machiavelli preferisce la Repubblica (Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio). Ambedue devono essere regolate da leggi.
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Le milizie possono essere
Proprie mercenarie ausiliarie miste Il Principe deve tendere alla costituzione di armi proprie G.Klimt, Il cavaliere d’oro
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La religione, analizzata sul piano politico, è per Machiavelli, “cosa del tutto necessaria a mantenere una civiltà” ma La religione cristiana ha indebolito la virtù, e ha esaltato più gli uomini contemplativi che quelli attivi. Ha, inoltre, costituito in Italia un potere corrotto che ha impedito l’unificazione della penisola “Per gli esempli rei di quella corte, questa provincia ha perduto ogni divozione e ogni religione...Non essendo, adunque, stata la Chiesa potente da potere occupare l’Italia, nè avendo permesso che un altro la occupi... La religione pagana, attraverso i suoi culti e riti,ha rafforzato la virtus e svolto nella storia una funzione positiva.
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Il Principe, pur individuando principi teorici validi sempre, non è un trattato di pura teoria. E’una risposta ai problemi del tempo. Il progetto politico di Machiavelli era la costituzione, in Italia (come era già avvenuto in altri Stati europei) di un forte Stato unitario. E’ necessaria l’opera di un Principe che dotato di virtù e fortuna (le condizioni presenti sono tutte favorevoli) prenda l’Italia “sanza capo, sanza ordine, battuta, spogliata, lacera, corsa” e la liberi dagli stranieri perchè “a ognuno puzza questo barbaro dominio”. Il capitolo finale del Principe, la celebre Exortatio, è carico di tensione emotiva e si concludecon i versi della canzone di Petrarca Italia mia:Virtù contro a furore/prenderà l’arme; e fia el combattere corto;/chè l’antico valore/nelli italici cor non è ancor morto.
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Lo stile L’originalità del pensiero di Machiavelli, sempre sorretto da una forte passione, è espressa in uno stile che si modella sul pensiero stesso (complesso quando il pensiero è denso, secco quando il ragionamento diventa serrato). Frequente è l’uso di immagini corpose e figure retoriche. Sul piano lessicale, i termini sono o latinismi in uso presso la Cancelleria o latinismi letterari. Spesso,però, sono presi dal linguaggio comune e attraverso la ripetizione, acquistano, all’interno dell’opera, un significato tecnico particolare (processo di tecnificazione).Per es.il termine “ruinare” (usato intransitivamente)acquista il significato di “essere sconfitto”, “fallire”.
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Dalla Dedica del Principe
“La quale opera io non ho ornata nè ripiena di clausole ample o di parole ampullose e magnifiche, o di qualunque altro lenocinio o ornamento estrinseco, con li quali molti sogliono le loro cose descrivere e onare; perchè io ho voluto, o che veruna cosa la onori, o che solamente la varietà della materia e la gravità del subietto la facci grata” All’interno di Palazzo Vecchio a Firenze, Machiavelli ebbe un ufficio come segretario della Cancelleria nel periodo della Repubblica ( ). Tornati i Medici al potere fu costretto all’esilio.
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