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Roma 19 dicembre 2016 Misericordia ed ecologia
padre Maurizio P. Faggioni, ofm
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Usiamo misericordia per la nostra casa comune
Messaggio di papa Francesco per la giornata di preghiera per la cura del creato,
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«Laudato si’, mi’ Signore», cantava san Francesco d’Assisi.
In questo bel cantico ci ricordava che la nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia: «Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba ».
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2. Questa sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla. La violenza che c’è nel cuore umano ferito dal peccato si manifesta anche nei sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli esseri viventi. Per questo, fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra, che «geme e soffre le doglie del parto» (Rm 8,22).
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La misericordia è la attitudine ad ascoltare e far nostro il dolore dell’altro.
Dobbiamo ascoltare “tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri” (LS 49)
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Ecología. Grito de la Tierra. Grito de los Pobres
Leonardo Boff
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Esiste infatti una”intima relazione tra i poveri e fragilità del pianeta” (LS16) Si tratta comunque di creature deboli, fragili, sfruttate.
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“All’origine di molte difficoltà del mondo attuale vi è anzitutto la tendenza, non sempre cosciente, a impostare la metodologia e gli obiettivi della tecnoscienza secondo un paradigma di comprensione che condiziona la vita delle persone e il funzionamento della società» (n.107). Paradigma di efficienza e di profitto
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Un cambio di paradigma
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I paradigmi classici sono caratterizzati da opposizioni
oppone l’Uomo e la Terra: l’Uomo sfrutta i beni la Terra oppone gli Uomini fra loro: in competizione per sfruttare i beni della Terra
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L’Antropocentrismo vede solo l’interesse dell’uomo.
Per superare il rigido Antropocentrismo del passato molte filosofie Animaliste ed Ecologiste appiattiscono l’uomo sulle altre realtà naturali e perdono di vista lo specifico dell’uomo. Il nuovo paradigma da sviluppare è quello della comunità universale nel segno della misericordia.
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L’uomo è la creatura della relazione,
fatto per vivere in relazione armoniosa con Dio, con il prossimo, con la terra.
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“Tutto è in relazione, e tutti noi esseri umani siamo uniti come fratelli e sorelle in un meraviglioso pellegrinaggio, legati dall’amore che Dio ha per ciascuna delle sue creature e che ci unisce anche tra noi, con tenero affetto, al fratello sole, alla sorella luna, al fratello fiume e alla madre terra” (LS 92).
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«Quando parliamo di "ambiente" facciamo riferimento anche a una particolare relazione: quella tra la natura e la società che la abita. Questo ci impedisce di considerare la natura come qualcosa di separato da noi o come una mera cornice della nostra vita. Siamo inclusi in essa, siamo parte di essa e ne siamo compenetrati» (LS 139).
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Una ecologia che sia veramente "integrale" deve saper abbracciare con un unico sguardo l’ambiente nella sua complessità e le realtà umane, considerandole non separatamente, ma nelle loro interazioni. Sono relazioni non solo ecologiche, ma anche ontologiche.
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Caratteri di una ecologia relazionale
Una ecologia integrale (umana e non umana) Considera la persona immersa in una rete di relazioni nell’oikos. con gli altri uomini con i viventi, con il mondo. e capace di riconoscere e rispettare il valore di ogni altro esistente
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In questo modello di etica ecologica relazionale le realtà umane e non umane sono percepite in termini di co- esistenza (mit-sein), di valore e di empatia.
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Mediante la nostra realtà corporea, Dio ci ha unito tanto strettamente al mondo che ci circonda, che la desertificazione del suolo è come una malattia per ciascuno, e possiamo lamentare l’estinzione di una specie come fosse una mutilazione. Non lasciamo che al nostro passaggio rimangano segni di distruzione e di morte che colpiscono la nostra vita e quella delle future generazioni (Evangelii gaudium 215)
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Guardare la realtà con lo sguardo di Dio
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“Tutto l’universo materiale è un linguaggio dell’amore di Dio, del suo affetto smisurato per noi. Suolo, acqua, montagne, tutto è carezza di Dio” (LS 84).
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“Il creato come luogo di manifestazione di Dio, è “continua sorgente di meraviglia e di reverenza” (LS 85) ed invita alla contemplazione.
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La molteplicità sterminata e interconnessa del cosmo è espressione della “ricchezza inesauribile di Dio”, che non si lascia racchiudere in una singola creatura (LS 86).
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Le cose create prima di essere utili le une per le altre, in un equilibrio di vita e di morte, sono in sé buone. L’uomo può scoprire il valore proprio/intrinseco di ogni creatura e della creazione nel suo insieme.
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“E Dio vide che era cosa buona/bella (tob)”
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L’Uomo, signore non un tiranno
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Una presentazione inadeguata dell’antropologia cristiana (…) ha finito per promuovere una concezione errata della relazione dell’essere umano con il mondo. Molte volte è stato trasmesso un sogno prometeico di dominio sul mondo che ha provocato l’impressione che la cura della natura sia cosa da deboli. Invece l’interpretazione corretta del concetto dell’essere umano come signore dell’universo è quella di intenderlo come amministratore responsabile» (LS 117).
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Dio li benedisse e disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra Gen. 1, 28
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Il termine kâbash in ebraico ha il significato di “mettere il piede su qualcosa” e può assumere, a seconda dei contesti, un significato violento oppure pacifico, nel qual caso indica una semplice presa di possesso. Analogamente il verbo râdâh significa dominare, ma anche regnare, stare a capo e talvolta si applica anche all’atto del pastore di accompagnare o guidare un gregge.
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L’Uomo, in quanto “signore” del creato a immagine e somiglianza di Dio, deve imitare la tenerezza e provvidenza del Signore. E ogni creatura è “oggetto della tenerezza del Padre che le assegna un posto nel mondo” (LS 77).
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Guardate gli uccelli del cielo
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Guardate i gigli nei campi
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Fedele al mandato del Creatore,
l’uomo può usare il creato, non abusarne.
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“Il Signore prese Adamo
e lo pose nel giardino per coltivarlo e custodirlo” (Gen 2, 15)
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Dipende dall’uomo decidere se vuole essere custode di giardini o creatore di deserti.
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Questa prospettiva teologica ci invita a saper comporre due valori essenziali:
il “valore peculiare” dell’essere umano, con la “tremenda responsabilità” che esso implica (n.90)… … e la “famiglia universale” del creato, la “comunione sublime che ci spinge ad un rispetto sacro, amorevole ed umile” (LS 89).
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Misericordia e cura
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Misericordia è parola generativa
Misericordia è parola generativa. La misericordia, nella sua sostanza, è l’unica alternativa alla cultura della indifferenza o del dominio. È nome di un movimento antropologico originario: lasciarsi toccare il cuore (misereri cordis). Chi ha il cuore indurito non è miscredente, è semplicemente disumano.
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La misericordia genera cura
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“ne ebbe compassione … e si prese cura di lui”
Fragilità Misericordia Cura “ne ebbe compassione … e si prese cura di lui” (Lc 10, 33-34)
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L’uomo è chiamato ad una pratica di cura a vasto raggio e rivolta a
ecosistemi (LS 36, 139) biodiversità (LS 37-39) specie a rischio (LS 42) diversità culturale (LS ) vita umana (LS 136)
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Una nuova opera di misericordia
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La vita cristiana include la pratica delle tradizionali opere di misericordia corporali e spirituali … se le guardiamo insieme, il messaggio è che l’oggetto della misericordia è la vita umana stessa nella sua totalità»
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Ovviamente la vita umana stessa nella sua totalità comprende la cura della casa comune.
Quindi, mi permetto di proporre un complemento ai due tradizionali elenchi di sette opere di misericordia, aggiungendo a ciascuno la cura della casa comune.
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Come opera di misericordia spirituale, la cura della casa comune richiede «la contemplazione riconoscente del mondo» (LS 214) che «ci permette di scoprire attraverso ogni cosa qualche insegnamento che Dio ci vuole comunicare» (LS 85)
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Come opera di misericordia corporale, la cura della casa comune richiede i «semplici gesti quotidiani nei quali spezziamo la logica della violenza, dello sfruttamento, dell’egoismo […] e si manifesta in tutte le azioni che cercano di costruire un mondo migliore» (LS ) (Francesco, Usiamo misericordia)
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“La misericordia senza le opere è morta”
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Conversione ecologica
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Se «i deserti esteriori si moltiplicano nel mondo, perché i deserti interiori sono diventati così ampi», la crisi ecologica è un appello a una profonda conversione interiore. Abbiamo bisogno di una conversione ecologica, che comporta il lasciar emergere tutte le conseguenze dell’incontro con Gesù nelle relazioni con il mondo che li circonda. Vivere la vocazione di essere custodi dell’opera di Dio è parte essenziale di un’esistenza virtuosa, non costituisce qualcosa di opzionale e nemmeno un aspetto secondario dell’esperienza cristiana (LS 217).
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San Francesco esempio di conversione ecologica
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"Piccoli ma forti nell’amore di Dio, come san Francesco d’Assisi, tutti i cristiani siamo chiamati a prenderci cura della fragilità del popolo e del mondo in cui viviamo" (EG 216).
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Nel segno di Francesco:
"esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità (…) un mistico e un pellegrino che viveva con semplicità e in una meravigliosa armonia con Dio, con gli altri, con la natura e con se stesso" (LS 10).
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Se noi ci accostiamo alla natura e all’ambiente senza questa apertura allo stupore e alla meraviglia, se non parliamo più il linguaggio della fraternità e della bellezza nella nostra relazione con il mondo, i nostri atteggiamenti saranno quelli del dominatore, del consumatore o del mero sfruttatore delle risorse naturali, incapace di porre un limite ai suoi interessi immediati. Viceversa, se noi ci sentiamo intimamente uniti a tutto ciò che esiste, la sobrietà e la cura scaturiranno in maniera spontanea. La povertà e l’austerità di san Francesco non erano un ascetismo solamente esteriore, ma qualcosa di più radicale: una rinuncia a fare della realtà un mero oggetto di uso e di dominio. (LS 11)
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Come Francesco siamo chiamati a “diventare gli strumenti di Dio Padre perché il nostro pianeta sia quello che Egli ha sognato nel crearlo e risponda al suo progetto di pace, bellezza e pienezza” (LS 53).
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O Dio dei poveri, aiutaci a riscattare gli abbandonati e i dimenticati di questa terra che tanto valgono ai tuoi occhi. O Dio d’amore, mostraci il nostro posto in questo mondo come strumenti del tuo affetto per tutti gli esseri di questa terra O Dio di misericordia, concedici di ricevere il tuo perdono e di trasmettere la tua misericordia in tutta la nostra casa comune. Laudato si’. Amen
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“Beati i misericordiosi
Perché troveranno misericordia” (Mt 5, 7)
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