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QUANTI SONO I DISOCCUPATI. MISURARE IL NON LAVORO IN TEMPO DI CRISI

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Presentazione sul tema: "QUANTI SONO I DISOCCUPATI. MISURARE IL NON LAVORO IN TEMPO DI CRISI"— Transcript della presentazione:

1 QUANTI SONO I DISOCCUPATI. MISURARE IL NON LAVORO IN TEMPO DI CRISI
QUANTI SONO I DISOCCUPATI? MISURARE IL NON LAVORO IN TEMPO DI CRISI. UN PERCORSO DI ANALISI DAGLI ANNI TRENTA A OGGI Manfredi Alberti | Università di Roma Tre SAPIENZA UNIVERSITÀ DI ROMA 25-26 NOVEMBRE 2016 CONVEGNO SCIENTIFICO LA SOCIETÀ ITALIANA E LE GRANDI CRISI ECONOMICHE

2 25-26 NOVEMBRE 2016 | SAPIENZA UNIVERSITÀ DI ROMA
QUANTI SONO I DISOCCUPATI? MISURARE IL NON LAVORO IN TEMPO DI CRISI. UN PERCORSO DI ANALISI DAGLI ANNI TRENTA A OGGI. L’Italia fascista e la crisi degli anni Trenta Crisi e trasformazione sociale negli anni Settanta La «lunga crisi» attuale (2007-?) La disoccupazione e la sua misurazione in tre momenti della storia d’Italia

3 Il contesto dell’Italia fascista
25-26 NOVEMBRE 2016 | SAPIENZA UNIVERSITÀ DI ROMA QUANTI SONO I DISOCCUPATI? MISURARE IL NON LAVORO IN TEMPO DI CRISI. UN PERCORSO DI ANALISI DAGLI ANNI TRENTA A OGGI. Il contesto dell’Italia fascista Rispetto all’età giolittiana, il periodo fascista fu segnato nel complesso da una minore crescita economica. Tra il 1922 e il 1926, e poi fra il 1935 e il 1938, vi fu una rapida espansione del reddito nazionale, mediamente del 4% l’anno. Negli anni intermedi la crisi economica mondiale agì negativamente sulla produzione e l’occupazione, imponendo un’inedita azione di guida dello Stato tanto nella grande industria quanto nell’alta finanza. Gli addetti all’agricoltura si ridussero molto lentamente, a vantaggio dell’occupazione industriale e terziaria. La composizione del mondo rurale si modificò anche sotto l’influsso delle politiche del regime contro il bracciantato e a sostegno della conduzione in proprio.

4 Gli strumenti di misurazione della disoccupazione
25-26 NOVEMBRE 2016 | SAPIENZA UNIVERSITÀ DI ROMA QUANTI SONO I DISOCCUPATI? MISURARE IL NON LAVORO IN TEMPO DI CRISI. UN PERCORSO DI ANALISI DAGLI ANNI TRENTA A OGGI. Gli strumenti di misurazione della disoccupazione 1926: la nascita dell’Istat. L’Istituto non riesce a esercitare un controllo sulla raccolta dei dati sul mercato del lavoro. Dati della Cassa nazionale per le assicurazioni sociali: numero dei disoccupati registrati agli uffici di collocamento, dei disoccupati sussidiati, dei disoccupati parziali (cioè dei lavoratori a orario ridotto) e di quelli intermittenti (ossia soggetti a turni di lavoro). Variabilità delle definizioni e delle procedure di misurazione adottate, nonché diffusione degli uffici di collocamento non omogenea, sia dal punto di vista geografico sia sotto il profilo del settore produttivo. I censimenti del 1931 e 1936.

5 I dati ufficiali sulla disoccupazione (Cnas)
25-26 NOVEMBRE 2016 | SAPIENZA UNIVERSITÀ DI ROMA QUANTI SONO I DISOCCUPATI? MISURARE IL NON LAVORO IN TEMPO DI CRISI. UN PERCORSO DI ANALISI DAGLI ANNI TRENTA A OGGI. I dati ufficiali sulla disoccupazione (Cnas)

6 La lettura critica di Salvemini
25-26 NOVEMBRE 2016 | SAPIENZA UNIVERSITÀ DI ROMA QUANTI SONO I DISOCCUPATI? MISURARE IL NON LAVORO IN TEMPO DI CRISI. UN PERCORSO DI ANALISI DAGLI ANNI TRENTA A OGGI. La lettura critica di Salvemini I criteri per la concessione dei sussidi di disoccupazione cambiarono nel tempo. I disuccupati sussidiati erano una minoranza (nel corso del 1932 furono il 22,8% dei disoccupati). I dati erano “gonfiati” dai comuni per ottenere maggiori fondi da destinare alle opere pubbliche. I dati ricavati dagli uffici di collocamento potevano essere viziati dalle registrazioni multiple. Le leggi antiurbanesimo contribuirono ad allontanare i disoccupati dalle città, rendendoli meno visibili.

7 25-26 NOVEMBRE 2016 | SAPIENZA UNIVERSITÀ DI ROMA
QUANTI SONO I DISOCCUPATI? MISURARE IL NON LAVORO IN TEMPO DI CRISI. UN PERCORSO DI ANALISI DAGLI ANNI TRENTA A OGGI. Gli anni Settanta 1971: fine del sistema monetario nato a Bretton Woods nel 1944, basato sulla convertibilità del dollaro in oro, i cambi fissi tra le valute e la limitazione della circolazione dei capitali. Instabilità sui mercati finanziari che si tradusse anche in Italia nella crisi di alcune realtà produttive e nell’aumento della disoccupazione. Vistosi aumenti dei prezzi del petrolio nel 1973 e nel 1979; spinta al rialzo dei salari, più intensa della crescita della produttività del lavoro. Risposta politica di tipo restrittivo: nel 1974 vi furono un contenimento del disavanzo pubblico e una dura stretta creditizia, a cui seguì una caduta degli investimenti e una forte depressione dell’economia nel 1975.

8 Il mercato del lavoro e le sue interpretazioni
25-26 NOVEMBRE 2016 | SAPIENZA UNIVERSITÀ DI ROMA QUANTI SONO I DISOCCUPATI? MISURARE IL NON LAVORO IN TEMPO DI CRISI. UN PERCORSO DI ANALISI DAGLI ANNI TRENTA A OGGI. Il mercato del lavoro e le sue interpretazioni L’esaurimento del modello della «curva di Phillips», basato sulla constatazione di una relazione inversa fra disoccupazione e inflazione. Franco Modigliani ed Ezio Tarantelli chiamarono in causa l’esistenza di diversi segmenti del mercato del lavoro non comunicanti fra loro. Modigliani, insieme a Tommaso Padoa-Schioppa, avanzò una lettura «neoclassica» della disoccupazione, collegandola all’eccessiva dinamica salariale e agli strumenti di indicizzazione delle retribuzioni. Dibattito sulla disoccupazione femminile, giovanile e intellettuale. Massimo Paci sul decentramento produttivo e sul contemporaneo allargamento dell’occupazione precaria, maschile e femminile. Giorgio La Malfa e Salvatore Vinci analizzarono il calo del tasso di attività, il quale andava ricondotto al rallentamento della domanda di lavoro e al conseguente scoraggiamento di una quota della forza lavoro, specialmente quella appartenente alla fascia «secondaria» del mercato del lavoro.

9 Le innovazioni delle indagini Istat
25-26 NOVEMBRE 2016 | SAPIENZA UNIVERSITÀ DI ROMA QUANTI SONO I DISOCCUPATI? MISURARE IL NON LAVORO IN TEMPO DI CRISI. UN PERCORSO DI ANALISI DAGLI ANNI TRENTA A OGGI. Le innovazioni delle indagini Istat Revisione della Rilevazione trimestrale sulle forze di lavoro (Rtfl), la principale fonte statistica sul mercato del lavoro sin dalla fine degli anni Cinquanta. 1971: indagine speciale, ripetuta nel 1973 e nel 1975, con l’obiettivo di valutare con maggiore precisione il fenomeno della mancata ricerca di lavoro da parte di molti disoccupati. La revisione del 1977 portò a una ridefinizione del questionario, da un lato con il fine di far rientrare nel campo di osservazione il lavoro a domicilio, il lavoro occasionale e marginale, il doppio lavoro e le più piccole ed episodiche partecipazioni alla vita lavorativa, dall’altro con l’obiettivo di includere fra i disoccupati coloro che non avessero compiuto a ridosso dell’indagine una ricerca attiva del lavoro. Estensione della definizione di occupato (chiunque avesse effettuato almeno un’ora di lavoro retribuito nella settimana di riferimento) e di quella di disoccupato (comprensiva degli «scoraggiati»). Revisione al rialzo delle stime degli occupati e dei disoccupati.

10 I dati ufficiali Istat sul tasso di disoccupazione
25-26 NOVEMBRE 2016 | SAPIENZA UNIVERSITÀ DI ROMA QUANTI SONO I DISOCCUPATI? MISURARE IL NON LAVORO IN TEMPO DI CRISI. UN PERCORSO DI ANALISI DAGLI ANNI TRENTA A OGGI. I dati ufficiali Istat sul tasso di disoccupazione

11 Lo scenario dell’attuale crisi (2007-?)
25-26 NOVEMBRE 2016 | SAPIENZA UNIVERSITÀ DI ROMA QUANTI SONO I DISOCCUPATI? MISURARE IL NON LAVORO IN TEMPO DI CRISI. UN PERCORSO DI ANALISI DAGLI ANNI TRENTA A OGGI. Lo scenario dell’attuale crisi (2007-?) Il tema della disoccupazione e della sua corretta misurazione è tornato prepotentemente alla ribalta. Istat: 3 milioni di disoccupati, 6/7 milioni di «scoraggiati». Relazioni annuali della Banca d’Italia: presenza di ampi margini di capacità produttiva inutilizzata. Analogia con il disastro economico e politico degli anni Trenta. Il tasso di disoccupazione è sufficiente?

12 Il dibattito sul significato del tasso di disoccupazione Istat
25-26 NOVEMBRE 2016 | SAPIENZA UNIVERSITÀ DI ROMA QUANTI SONO I DISOCCUPATI? MISURARE IL NON LAVORO IN TEMPO DI CRISI. UN PERCORSO DI ANALISI DAGLI ANNI TRENTA A OGGI. Il dibattito sul significato del tasso di disoccupazione Istat Può considerarsi occupato un individuo che abbia lavorato soltanto un’ora in una settimana? È possibile che vi sia una sottostima dell’offerta di lavoro, specialmente con riferimento alla popolazione dell’Italia del sud? Presenza della Cassa integrazione. Esempio di indicatore alternativo. Includendo nel computo della forza lavoro disoccupata gli inattivi immediatamente disponibili a lavorare, i lavoratori in Cig e gli occupati loro malgrado costretti al part-time, si giungerebbe a un tasso di inutilizzo del lavoro più ampio, che nel 2010 si sarebbe attestato al 20,9%, a un livello ben più alto del tasso di disoccupazione Istat (8,4%).

13 Nuovi indicatori Istat sul mercato del lavoro
25-26 NOVEMBRE 2016 | SAPIENZA UNIVERSITÀ DI ROMA QUANTI SONO I DISOCCUPATI? MISURARE IL NON LAVORO IN TEMPO DI CRISI. UN PERCORSO DI ANALISI DAGLI ANNI TRENTA A OGGI. Nuovi indicatori Istat sul mercato del lavoro Negli ultimi anni l’Istat ha iniziato a sfruttare maggiormente il potenziale informativo delle proprie indagini, fornendo alcuni indicatori complementari sul mercato del lavoro. Il «tasso di part-time involontario» dà una misura delle riduzioni di orario di lavoro dovute alla crisi. Il «tasso di mancata partecipazione» tiene conto non solo dei disoccupati in senso stretto, ma anche di chi, pur non cercando un lavoro, è disponibile a lavorare (cioè gli «scoraggiati»). Nel 2014 il tasso di mancata partecipazione complessivo ha raggiunto il 22,9%, contro il 12,7% del tasso di disoccupazione. Permanenza di una pluralità di fonti di informazione: dati forniti dagli istituti previdenziali e da altri centri di ricerca come l’Isfol, il Censis, la Svimez o l’Ires.


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