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Tumori delle cavità nasali e paranasali da polveri di legno duro

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Presentazione sul tema: "Tumori delle cavità nasali e paranasali da polveri di legno duro"— Transcript della presentazione:

1 Tumori delle cavità nasali e paranasali da polveri di legno duro
Prevenzione del rischio per i lavoratori esposti a polveri di legno duro nelle aziende del territorio ex AULSS 15 Dott. Marcolongo Mariano Servizio di Prevenzione Igiene e Sicurezza Ambienti di Lavoro ex Azienda ULSS 15 “Alta Padovana”

2 Il problema Le polveri dei legni duri sono considerate cancerogene
tumori dei seni nasali e paranasali Si tratta di un tumore raro nella popolazione generale, ma … il rischio aumenta molto nella popolazione esposta a polveri di legno duro Per questo motivo è stato istituito il registro degli esposti (D.M. n°155/12/07/2007) Nel territorio dell’ASL 15 operano nel settore legno 632 aziende con circa addetti pari a circa il 50% di tutti gli occupati della provincia. (dati 2013 ASIA UL – registro statistico delle unità locali)

3 Il D.Lgs. 81/2008 - titolo lX capo ll agenti cancerogeni e mutageni
Classificazione dei legni (Monografia IARC) Il termine “duro” non fa riferimento all’effettiva durezza del legno, ma ad altra classificazione. In linea generale i legni duri sono ricavati da alberi del tipo angiosperme (latifoglie) ed i legni dolci da alberi del tipo gymnosperme (conifere)

4 Il D.Lgs. 81/2008 - titolo lX capo ll agenti cancerogeni e mutageni
Classificazione dei legni (Monografia IARC) Legni duri (hardwood) Acero, ontano, betulla, hickory, carpino, castagno, faggio, frassino, noce, platano, pioppo, ciliegio, salice quercia, tiglio, olmo. Legni duri tropicali (tropical hardwood) Pino kauri, iroko, pino rosso, palissandro, palissandro brasiliano, ebano, mogano africano, mansonia, balsa, nyatoh, afromasia, meranti, teak, frakè bianco, ayous. Legno dolce (softwood) Abete, cedro, cipresso, larice, picea abete, pino, douglas, sequoia, tuia, tsuga.

5 La materia è normata dal D. Lgs. 81/2008
La normativa Il D. Lgs. 66/2000 (recepimento di direttiva CE 99/38) modifica il D.Lgs 626/94 definisce cancerogene le polveri di legno duro prevede dal 2003 la misurazione dell’esposizione personale prevede dal 2003 l’istituzione del registro degli esposti (da predisporre secondo le indicazioni del D. M. 155/2007 e da inviare a INAIL e SPISAL) Attualmente La materia è normata dal D. Lgs. 81/2008

6 Il D.Lgs. 81/2008 - titolo lX capo ll agenti cancerogeni e mutageni
Cosa fare Valutazione del rischio (non può prescindere dalle indagini ambientali ) Piano di contenimento del rischio Attuazione delle misure tecniche di riduzione del rischio Informazione e formazione specifiche (art. 36 e 37 d.Lgs. 81/08 e accordo stato Regioni 2011) Protezione personale ->DPI (mascherine almeno FFP2) Attuazione della sorveglianza sanitaria Individuazione e classificazione del personale esposto (registro degli esposti)

7 Il D.Lgs. 81/2008 - titolo lX capo ll agenti cancerogeni e mutageni
Cosa fare La valutazione del rischio va ripetuta ogni tre anni o in presenza di significative variazioni del ciclo lavorativo…. Ciò significa: nuove misurazioni aggiornamento del registro degli esposti Le indagini ambientali (misurazioni e relativi risultati) vanno documentate con una relazione tecnica che indichi criteri e modalità delle rilevazioni

8 Il D.Lgs. 81/2008 - titolo lX capo ll agenti cancerogeni e mutageni
Valore limite di esposizione (personale) 5 mg/mc Il valore limite di esposizione non è tutelante in assoluto per la salute, ma è posto dalla norma come limite massimo, il cui superamento è vincolo inderogabile per l’adozione di immediate ulteriori misure di prevenzione. Se si supera il valore limite non è consentito l’esercizio dell’attività. È prevista una revisione del valore limite nella proposta della Direttiva 0248 del 2016 il nuovo limite di esposizione occupazionale (OEL) è 3 mg/mc

9 I limiti di esposizione in alcuni paesi UE – anno 2012
PAESE TIPO DI ESPOSIZIONE OEL mg/m3 Italia Polvere di legno duro o mista contenente legno duro 5 Lussemburgo 2 Spagna Polvere di legno duro Olanda Norvegia Polvere di legno tenero 1 Austria Polvere di legno (tutte le essenze) Belgio 3 Danimarca Finlandia Francia Germania Irlanda Regno Unito Svezia Ungheria

10 Limiti di esposizione occupazionale definiti da organismi internazionali
TLV mg/m3 ACGIH Polvere di cedro rosso Polvere di legno (tutte le essenze) 0,5 1 NIOSH SCOEL

11 L’intervento del Servizio
Aziende visitate (giugno dicembre 2016) n° 60 Aziende escluse n° 20 (cessata attività, solo legni teneri, lav. autonomo, titolare unico) Registro esposti non predisposto n° 17 aziende Registro compilato ma non inviato a SPISAL ed INAIL (ex ISPELS) n° 12 aziende

12 L’intervento del Servizio: dati relativi a un campione di 50 aziende statisticamente rappresentative
N°16 aziende sono state escluse (cessata attività, titolare unico, solo legni teneri ecc) Sono stati elaborati i dati relativi a 34 aziende con un numero complessivo di addetti paria 677 di cui 527 in produzione. Numero effettivo degli esposti a polveri di legno duro: 287 maschi e 24 femmine

13 L’intervento del Servizio: dati relativi alle 34 aziende selezionate (statisticamente rappresentative) Non hanno effettuato V.R. n° 12 aziende (35%) 2 casi effettuata da oltre tre anni 10 casi mai effettuata L’impianto di aspirazione è presente in tutte le aziende ma in 18 aziende (52,9%) non è verificata l’efficacia (non c’è un piano di manutenzione)

14 L’intervento del Servizio: dati relativi alle 34 aziende selezionate (statisticamente rappresentative) Le indagini ambientali presentano molte criticità che fanno dubitare sulla qualità dei dati rilevati. carenza di analisi e progettazione preliminare numero e tipologia dei campionamenti metodologia utilizzata NB spesso non è stata rispettata la norma UNI EN di riferimento per le indagini ambientali in ambiente di lavoro In assenza di un descrizione di contesto che evidenzi il numero dei lavoratori esposti le dimensioni e caratteristiche degli ambienti, le condizioni microclimatiche e produttive al momento dei prelievi, il tipo di frazione granulometrica prelevata e la metodologia utilizzata appare difficile dare la giusta collocazione ai valori rilevati e descrivere con precisione l’esposizione reale dei lavoratori.

15 L’intervento del Servizio: dati relativi alle 34 aziende selezionate (statisticamente rappresentative) I risultati delle indagini sono collocati sempre al di sotto del valore limite occupazionale (OEL) 5 mg/m3, ma in caso di esposizione ad agenti chimici pericolosi l’assenza di rischio si colloca al di sotto del 10% del valore limite (25% se 3 misurazioni in turni diversi) nel caso dei cancerogeni non esiste una soglia di sicurezza (a prescindere dai limiti definiti dalla normativa)

16 L’intervento del Servizio: dati relativi alle 34 aziende selezionate (statisticamente rappresentative) In ogni caso i risultati delle indagini evidenziano come la maggior parte dei lavoratori esposti supera il 10% del OEL con i seguenti valori medi di esposizione in mg/m3 Finitura/carteggiatura 1,52 mansioni varie 0,97 macchine lavor. Legno 0,62 Complessivamente 200 lavoratori (73%) su 311 sono esposti a valori che pur rispettando i limiti non garantiscono l’assenza di rischio

17 L’intervento del Servizio: dati relativi alle 34 aziende selezionate (statisticamente rappresentative) La sorveglianza sanitaria risulta sempre attuata è forse uno degli aspetti meno critici ma anche in questo caso sono emerse carenze: in 6 aziende il protocollo sanitario non era adeguato non prevedendo alcun accertamento specifico orientato all’organo bersaglio Non hanno effettuato la formazione n° 9 aziende (25%) aziende (65%) non vi sono indicazioni sull’utilizzo dei DPI respiratori (mascherine) scarsa cognizione di causa del rischio e perdita di efficacia della protezione personale

18 Osservazioni conclusive
La percezione dello specifico rischio cancerogeno è scarsa e la relativa gestione (valutazione e conseguenti misure di tutela) è percepita come sovraccarico burocratico ed economico Non è conosciuta la motivazione che rende obbligatorio il registro degli esposti e non se ne coglie il significato conoscitivo e medico-preventivo (oltre il 75% non lo ha predisposto e/o inviato alle istituzioni preposte: INAIL (uffici ex ISPELS) e SPISAL)

19 Osservazioni conclusive
In 18 aziende, pari al 53%, non esiste una manutenzione programmata dell’impianto di aspirazione Attenzione alla qualità delle indagini ambientali La figura del medico competente appare ancora orientata prevalentemente all’attuazione degli accertamenti sanitari e raramente emerge nel suo ruolo di collaborazione ed assistenza al D. L. nel processo di valutazione e gestione del rischio. I DPI (mascherine) in genere appaiono adeguati ma spesso non è definito il loro utilizzo

20 Osservazioni conclusive
L’intervento del Servizio proseguirà nei prossimi anni esteso a tutto il territorio della nuova AULSS 6


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