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Meteorologia SA2 - Scuola Valle dell’Adda
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Obiettivo della lezione: fornire le basi per ….
Capire le previsioni del tempo Conoscere l’attendibilità delle previsioni Pianificare la gita Preparazione della gita Conduzione gita Condizioni e precauzioni Capire l’evoluzione meteo (farsi la previsione) + Suggerimenti siti da consultare
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Capire le previsioni del tempo
Osservazione e misurazione delle grandezze fisiche Modello Previsione dell’evoluzione matematico Precipitazioni Irraggiamento e radiazione solare Visibilità Temperatura Effetto del Vento (lastroni, windchill, creste/cornici, disagio) Fulmini Pressione Temperatura Umidità Vento Irraggiamento …….
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Conoscere l’attendibilità delle previsioni
Misurazione e Modello non sono perfetti Previsione con un grado di attendibilità Orizzonte giorno giorni giorni Attendibilità buona media bassa SCALA REGIONALE: Seguire le previsioni costantemente e verificarle consente di capire quanto sono affidabili le previsioni SCALA LOCALE: Seguire la previsione per una zona specifica per alcuni giorni consente di capire come evolve la previsione e quali scenari saranno possibili
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Pianificare la gita e conduzione della gita
Scelta della zona Scelta dell’attrezzatura Scelta della tempistica Pianificazione alternative Consapevolezza di cosa tenere d’occhio Conduzione della gita
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Previsioni fai-da-te – usare con cautela e con la testa
Indicazioni generiche legate alle condizioni più comuni sull’arco alpino: Venti da Nord – Nordovest: brutto tempo con stau oltreconfine e foehn in Italia; Venti deboli da Nordest: sereno e più freddo – secco su Alpi Venti da Sud (scirocco o libeccio): perturbazioni e caldo-umido versante italiano I maggiori apporti nevosi si hanno quando dopo condizioni di raffreddamento da Est sopraggiunge una perturbazione atlantica o depressione sul golfo di Genova
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Origine della parola "Foehn"
La parola „foehn“ deriva dal latino "favonius“, che deriva a sua volta dalla parola "faveo“ che significa "essere favorevole“. Questa etimologia è legata al tipo di tempo associato al foehn, caratterizzato da temperature relativamente miti e cieli perlopiù liberi da nubi. Questo si verifica sia a sud come a nord delle Alpi, ma non solo. La parola foehn è universalmente utilizzata in meteorologia. Questo vocabolo non definisce un tipo di vento ma un fenomeno, quello del riscaldamento adiabatico per compressione di una massa d’aria sottovento di una catena montuosa. Lo Stau (parola tedesca che significa “coda”, "ristagno"), è un vento di risalita che si presenta quando una corrente d'aria, nel superare una catena montuosa, perde parte della propria umidità che condensa in precipitazioni (pioggia, neve o altro). Questo fenomeno favorisce maggiori accumuli pluviometrici nelle località poste in prossimità delle catene montuose, che vanno man mano diminuendo allontanandosi dai rilievi. In Italia i più imponenti effetti dello Stau si producono lungo la catena alpina e appenninica, a seconda della direzione di provenienza delle correnti umide e dei fronti nuvolosi. Nel caso di perturbazioni atlantiche provenienti da Ovest e preannunciate da venti di libeccio, ad esempio, le precipitazioni maggiori impegneranno i versanti tirrenici della dorsale appenninica. Al di la della catena montuosa si ha un vento secco e caldo detto favonio o Föhn, poiché l’aria secca si riscalda diabaticamente più velocemente di quanto si raffredda l’aria umida salendo sopravento. E’ questo il motivo per cui tra due versanti delle catene montuose (ad esempio Svizzera e la Pianura Padana, o regioni Adriatiche e Tirreniche) si trovano spesso condizioni meteorologiche diametralmente opposte.
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Stau + Foehn ovvero: come le perturbazioni interagiscono con le catene montuose
Le catene montuose offrono un grande ostacolo alle perturbazioni: Stau + Foehn a cavallo dello spartiacque (confine) Direzione del vento Lato sopravento: stau (sbarramento, accumulo di nuvole) precipitazioni e vento forte in cresta Lato sottovento: foehn, limpido in pianura e vento forte in cresta
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Perturbazioni: fronte caldo e fronte freddo (comunque con precipitazioni)
Nubi a sviluppo verticale (cumuli) e evoluzione veloce (poco preavviso e durata breve o intermittente ma intensa) Venti a raffiche forti Fronte caldo Nubi a sviluppo orizzontale e evoluzione lenta (preavviso con varie nuvole-pecorelle e duraturo) Venti costanti media intensità. Precipitazioni non intense ma prolungate
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Basi meteorologia Alta pressione Bassa pressione Bel tempo
I Venti girano in senso orario I venti si allontanano dal centro Limpido Bassa pressione Brutto tempo I Venti girano in senso antiorario I venti si dirigono dal centro Scarsa visibilità
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I diversi tipi di nubi La prima classificazione scientifica delle nubi si deve al chimico inglese L. Howard, nel 1803, e il sistema di classificazione da lui proposto è, con alcune modifiche, in uso ancora oggi. Si basa su due gruppi principali, divisi in base allo sviluppo (verticale e orizzontale) e a tre tipi: i cirri, i cumuli e gli strati. Le diverse combinazioni di gruppi e tipi portano ai diversi tipi di nubi. Diverse forme Gli strati (St) sono nubi distese di bassa quota, generalmente grigie, che appaiono coprire il cielo uniformemente o su più livelli. Lo spessore dello strato può variare da 15 a 800 km. La forma e le superfici regolari sono dovute al fatto che all’interno di queste nubi mancano i fenomeni convettivi interni, che danno alle nubi le loro forme bizzarre. A questa categoria di nubi appartengo anche i banchi di nebbia. Possono dare luogo a pioviggine o nevischio. I cumuli (Cu) sono nubi dense a contorni netti. Presentano una tipica base piana, che inizia a formarsi a quote intorno ai m, e che indica la quota del livello di condensazione. La parte superiore, che può raggiungere altezze considerevoli, è invece gonfia e irregolare a causa di moti di convezione interna. La base in genere è scura, mentre la parte alta è bianca e brillante. I cumuli sono generalmente indizi di bel tempo. I cirri (Ci) sono le tipiche nubi di alta quota, costituite da cristalli di ghiaccio, ai quali devono la forma evanescente e sfilacciata. Spesso provocano precipitazioni, ma essendo situati a quote elevate, le precipitazioni in genere evaporano prima di giungere al suolo. Per effetto della rifrazione della luce nei cristalli di ghiaccio, i cirri spesso formano aloni iridescenti intorno al Sole o alla Luna. Spesso sono le avvisaglie del fronte caldo di un sistema temporalesco. I nembi (Nb) sono nubi dense, a forte sviluppo verticale, di forma torreggiante. La parte inferiore è scura e frastagliata, la parte superiore è in genere gonfia e in continua evoluzione. Sono di aspetto cupo e scuro, sono sempre portatori di precipitazioni e spesso li si vede avanzare a grande velocità lungo il fronte di una perturbazione. I principali tipi di nubi possono combinarsi tra loro a dare forme più complesse: cumulonembi (Cb), densi e a grande sviluppo verticale, di aspetto scuro e portatori di precipitazioni e rovesci a carattere temporalesco. Quando la parte superiore raggiunge il limite con la stratosfera, la sommità dei cumulonembi si appiattisce a dare la tipica forma ad incudine; stratocumuli (Sc), in banchi costituiti da masse arrotondate di colore grigio con parti più scure, che producono in genere deboli piogge; nembostrati (Ns), corpi nuvolosi grigi, scuri, di aspetto mal definito a causa delle precipitazioni che li accompagnano; altocumuli (Ac), nubi costituite da masse rotondeggianti, bianche, spesso disposte in mode regolare e ordinato a dare il tipico “cielo a pecorelle”; altostrati (As), distese nuvolose grigie o bluastre, di aspetto striato e fibroso, formate da gocce d’acqua e cristalli di ghiaccio, che possono dare luogo a precipitazioni continue; cirrocumuli (Cc), nubi in banchi sottili e trasparenti talvolta allineati in fasce striate; cirrostrati (Cs), nubi a forma di veli biancastri e fibrosi.
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Siti meteo per previsioni:
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