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IL CONFLITTO NELLA CHIESA PRIMITIVA

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Presentazione sul tema: "IL CONFLITTO NELLA CHIESA PRIMITIVA"— Transcript della presentazione:

1 IL CONFLITTO NELLA CHIESA PRIMITIVA
Chiesa Evangelica Battista di Sarzana

2 Il conflitto Urto, contrasto di idee, opinioni e di sentimenti
Il conflitto nasce quando non siamo in grado di organizzare le nostre idee/opinioni/sentimenti rispetto a quelli degli altri e non siamo disposti a cedere Il conflitto è un elemento indispensabile in una relazione perché è uno scambio importante per crescere e per condividere idee e modi di vita diversi. il conflitto genera emozioni che possono essere più o meno controllabili (rabbia, paura, sofferenza). Il conflitto infatti è un sistema relazionale insito nell’uomo. Il conflitto può essere gestito positivamente se si mette da parte l’ego e si parla umilmente con il cuore e ascoltandosi reciprocamente.

3 È tutto contrattabile? È impossibile essere completamente e infinitamente aperti perché anche sulla base di tale sconfinata apertura c’è l’assunto che essa sia una cosa positiva; così se qualcuno dice; «Non è bene essere aperti all’infinito», i convinti sostenitori di un’apertura infinita sentiranno di dovere respingere quella persona, proprio perché non possono essere aperti all’infinito con chi non si attiene alla loro idea di essere infinitamente aperti. È inevitabile che ci siano inclusioni ed esclusioni. (Donald A. Carson in IL DIO CHE C’E’ ed. GBU pag. 82)

4 Chi non conoscerà mai il conflitto
In conflitto è una collisione di idee ed interessi che può avere anche aspetti violenti o drammatici, ma comunque difficilmente può essere estraneo alla nostra quotidianità a meno che non si conduca una vita piatta, da persone sottomesse, abituate ad ubbidire e lasciare agli altri la soluzione dei propri problemi (SUPERARE IL CONFLITTO – febbraio 2001 – Com Nuovi Tempi – pag. 9)

5 Atti 2, 41-47 - La chiesa: l’oggetto della nostra riflessione
Atti 2: 41 Quelli che accettarono la sua parola furono battezzati; e in quel giorno furono aggiunte a loro circa tremila persone. 42 Ed erano perseveranti nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere. 43 Ognuno era preso da timore; e molti prodigi e segni erano fatti dagli apostoli. 44 Tutti quelli che credevano stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; 45 vendevano le proprietà e i beni, e li distribuivano a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. 46 E ogni giorno andavano assidui e concordi al tempio, rompevano il pane nelle case e prendevano il loro cibo insieme, con gioia e semplicità di cuore, 47 lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo. Il Signore aggiungeva ogni giorno alla loro comunità quelli che venivano salvati.

6 Come sono descritti i credenti
Focalizziamo le caratteristiche di questi primi credenti: perseveranti nell’ascoltare l’insegnamento (base comune) perseveranti nella comunione fraterna (relazioni) perseveranti nel rompere il pane (condivisione) perseveranti nelle preghiere (spiritualità) il senso della comunione e della condivisione, interni alla comunità, oltre che al costante impegno di ciascuno rendevano forti i rapporti interni caratterizzati anche dalla reciproca mutualità e mostravano al mondo esterno una diversità nell’affrontare ogni aspetto della vita (interiore e sociale) che percepiva queste persone in modo molto positivo.

7 Fede e comunione La fede in Gesù Cristo aveva trasformato le loro personalità e gli effetti di tale conversione ne erano visibili conseguenze, mostrandoci come quella che chiamiamo “testimonianza” ha un’effettiva conseguenza sul mondo esterno solo se non si limita all’apparenza esteriore. La comunione di questa prima chiesa, quello che per alcuni è stato identificato come un esperimento di comunismo cristiano, è la conseguenza delle quattro caratteristiche nelle quali i primi cristiani erano perseveranti; la mancanza di uno solo degli elementi apre una breccia per la nascita del conflitto degenerativo.

8 Le criticità che emergono nella chiesa primitiva
Nonostante la fede e la comunione i conflitti si sviluppano fra i primi discepoli e riguardano tanto la pluralità di posizioni quanto dinamiche più comuni, spesso presentateci con un linguaggio smussato ed ovattato: desiderio di primeggiare sugli altri (chi è il più grande) (Luca 22,24 e 1^ Cor. 1, 1-31) linee di testimonianza ed ambiti di evangelizzazione di Paolo e di Pietro (Galati 2,1-10) l’ammissione nella chiesa (Pietro battezza Cornelio) (Atti 10 ) coesistenza di credenti provenienti dal giudaismo con quelli di origine pagana (Atti 11) gestione della diaconia (Atti 6, 1-7) coerenza nelle scelte (Anania e Safira) (Atti 5, 1-12) arroganza e orgoglio (1^ Cor. 4, 1-21) torti e denunce (1^ Cor. 6, 5-9) sincretismo religioso e filosofico mercato del sacro (Diana degli Efesini) (Atti 19, 23) chiesa interna al giudaismo (Giacomo) o libera dalla circoncisione (Paolo) (Gal 2,1-21)

9 I conflitti, lo sappiamo, spesso sorgono semplicemente per incomprensioni, per silenzi complici, per equivoci. La lezione che scaturisce dal Nuovo Testamento è proprio quella di riuscire a trovare il coraggio di affrontare e risolvere i problemi della vita avendo fiducia nell’aiuto dello Spirito di verità e di riconciliazione che ha in Cristo il suo principale riferimento. (SUPERARE IL CONFLITTO – febbraio 2001 – Com Nuovi Tempi – pag. 10)

10 Perseveranti nell’ascoltare l’insegnamento
1^ Corinzi 11: 27 Perciò, chiunque mangerà il pane o berrà dal calice del Signore indegnamente, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore. 28 Ora ciascuno esamini se stesso, e così mangi del pane e beva dal calice; 29 poiché chi mangia e beve, mangia e beve un giudizio contro se stesso, se non discerne il corpo del Signore. 30 Per questo motivo molti fra voi sono infermi e malati, e parecchi muoiono. 31 Ora, se esaminassimo noi stessi, non saremmo giudicati; 32 ma quando siamo giudicati, siamo corretti dal Signore, per non essere condannati con il mondo. 33 Dunque, fratelli miei, quando vi riunite per mangiare, aspettatevi gli uni gli altri.

11 Ammettere o escludere? Quante volte un’approssimativa conoscenza di questo testo ha prodotto rotture di relazioni con la Parola di Dio? Nel momento in cui identifico l’indegno mi definisco “degno” e quindi meritevole dell’approvazione divina. La valutazione di degnità/indegnità NON può essere fatta sugli altri, ma solo su noi stessi

12 Nella comunità di Corinto c’era un certo disordine proprio a causa di un insegnamento che non era stato bene compreso, o meglio che era stato interpretato partendo dalle esperienze filosofiche o personali di alcuni, ma che non era basato sulla priorità dell’Evangelo rispetto ad ogni altra cosa. Per risolvere il conflitto occorre mettere in evidenza gli elementi identitari del gruppo, per questo Paolo prende le distanze dalle filosofie gnostiche Sostanzialmente ogni credente è chiamato a basare la propria fede su Gesù Cristo morto sulla croce per ricostruire la propria relazione con Dio (Patto sacrificio) e sulla promessa di vita eterna prefigurata nella resurrezione del Cristo (grazia). La fede non si può discostare dall’insegnamento e questo non si può allontanare dall’Evangelo, che rappresenta per noi la chiave di interpretazione sia delle Scritture sia della nostra vita personale (vedi Luca 18,8)

13 La Parola si fa conoscere da noi in termini assoluti, ma pone sotto la nostra responsabilità attualizzarne i principi e quindi renderla parola viva ed efficace per quel particolare e molto relativo contesto che stiamo vivendo. Proprio come nel testo di 1^ Corinzi 11,28 ciascuno è chiamato ad esaminare se stesso e comprendere se assumersi la responsabilità personale di partecipare alla Cena del Signore, analogamente accade per ogni nostra altra scelta: ciò che decidiamo o diciamo è coerente con l’Evangelo? Scelta di fede è anche scelta di coerenza e consapevolezza di limiti a cui, liberamente e volontariamente, ci assoggettiamo tuttavia oggi, che si ragiona per slogan o termini assoluti quali “pace”, “misericordia” e “amore” si rischia di essere sviati da buoni ed ammirevoli sentimenti che hanno perso di vista il contesto del proprio essere.

14 Il richiamo a vivere l’insegnamento della Parola di Dio è un appello fatto al cristiano a vivere la propria identità innanzitutto nell’interiorità personale e nella comunità; indubbiamente questa coerenza avrà delle ricadute sul mondo esterno se non per la conversione almeno per una socialità più rispettosa della dignità umana. Mentre la politica ha la funzione di cura della comunità sociale trovando i modi migliori di convivenza tra identità ed interessi diversi, la comunità cristiana ha la necessità di fare intendere tra loro forme diverse di una medesima identità fondata su Gesù Cristo, Signore e Salvatore.

15 Perseveranti nella comunione fraterna
1^ Corinzi 11: 17 Nel darvi queste istruzioni non vi lodo del fatto che vi radunate, non per il meglio, ma per il peggio. 18 Poiché, prima di tutto, sento che quando vi riunite in assemblea ci sono divisioni tra voi, e in parte lo credo; 19 infatti è necessario che ci siano tra voi anche delle divisioni, perché quelli che sono approvati siano riconosciuti tali in mezzo a voi.

16 Essere comunità di Gesù Cristo significa riconoscersi in un unico corpo costituito da membra diverse e ciascuna necessaria per il migliore funzionamento del tutto. La diversità di opinioni è insita nella nostra natura umana ed il suo riconoscimento è espressivo della libertà di pensiero che noi battisti abbiamo sicuramente molto a cuore visto che si dice “dove ci sono due battisti ci sono tre posizioni diverse”, ma noi siamo persone che hanno un unico scopo nella propria vita: annunciare l’Evangelo.

17 Perseveranti anche nelle difficoltà
Romani 8: 28 Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno. 29 Perché quelli che ha preconosciuti, li ha pure predestinati a essere conformi all'immagine del Figlio suo, affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli; 30 e quelli che ha predestinati li ha pure chiamati; e quelli che ha chiamati li ha pure giustificati; e quelli che ha giustificati li ha pure glorificati.

18 La comunità è chiamata a comprendere il proprio scopo ed a perseguirlo anche attraverso le diversità. Se siamo consapevoli della nostra appartenenza a Cristo, dobbiamo prendere atto dell’esistenza di una strategia di Dio che supera le nostre preoccupazioni ricordandoci, attraverso le parole dell’apostolo Paolo, che tutte le cose cooperano al bene di coloro che ha chiamato a rendergli onore e lode.

19 Perseveranti nel rompere il pane (assieme)
Matteo 18: 15 «Se tuo fratello ha peccato contro di te, va' e convincilo fra te e lui solo. Se ti ascolta, avrai guadagnato tuo fratello;

20 La fratellanza in Cristo non può essere vissuta a momenti alternati relativi a situazioni o luoghi e lo spezzare il pane non è solo nel significativo momento della Cena del Signore, perché la relazione con Dio così come con i fratelli e le sorelle in Cristo ha la necessità di essere sottoposta ad una personale, costante e vigile attenzione non solo per quanto riguarda la nostra vita carnale ma anche per quella spirituale. Nella chiesa possono esserci motivi di conflitto e di discordia, ma dobbiamo sempre ricordare che lo scopo del satana è quello di incrinare e rompere le relazioni spirituali, per cui ci è necessario il sostegno (preghiera, ascolto, conforto, ecc.) reciproco.

21 Perseveranti nelle preghiere
Matteo 18: 21 Allora Pietro si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte perdonerò mio fratello se pecca contro di me? Fino a sette volte?» 22 E Gesù a lui: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.

22 Nella preghiera la chiesa primitiva aveva scoperto la forza di una relazione diretta con Dio tanto nel ringraziamento quanto nel sostegno, tanto nella benedizione quanto nel riconoscerne l’alterità lodando il Suo nome. Passando attraverso il vaglio della preghiera i nostri propositi vengono resi coerenti con l’insegnamento che Gesù stesso offre a coloro che gli chiedono come pregare (Matteo 6,9 e ss. “Padre nostro”) (Uso il termine “vaglio” perché mettendoci in preghiera di fronte a Dio ci liberiamo di diverse impurità con cui il mondo estraneo ci contamina: l’individualismo, che ci fa credere centro di ogni cosa, il giustizialismo, che vorrebbe utilizzare Dio come braccio delle proprie vendette, ecc.)

23 La forza della preghiera:
Matteo 6: 5 «Quando pregate, non siate come gli ipocriti; poiché essi amano pregare stando in piedi nelle sinagoghe e agli angoli delle piazze per essere visti dagli uomini. Io vi dico in verità che questo è il premio che ne hanno. Solo se ci si allontana da una forma basata sulle apparenze si può comprendere il forte legame che si realizza con Dio La forza della preghiera: non è solo quella che ci è necessaria a non cadere nelle tentazioni (Matteo 26,41; Marco 14,38; Luca 22, 40.46) o che viene rivolta a favore di tutti i credenti (Efesini 6,18; Colossesi 4,3; 1^ Tessalonicesi 5,25; 2^ Tessalonicesi 3,1; Ebrei 13,18; Giacomo 5,16 ), ma anche quella che rompe la spirale della violenza perché rivolta al ravvedimento dei nemici e dei persecutori (Matteo 5,44; Luca 6,28)

24 Alcune riflessioni sul superamento dei conflitti
Cristiani di origine giudaica e pagana avevano storie e teologie diverse. Il problema di tali diversità emerge a seguito dell’attività missionaria di Paolo e diventerà ancora maggiore con il diffondersi del cristianesimo tra i pagani. Il tema del conflitto viene rielaborato (Luca) sfumandone le asperità e mettendone in risalto il superamento perché possa contribuire all’edificazione e consolidamento della chiesa. Una parte delle chiesa (quella ellenistica) viene trascurata da quella più numerosa e radicata sul territorio (quella giudaica): viene evidenziato che alcuni diritti quali il sostegno alle vedove ed agli orfani non vengono rispettati. La parte più radicata della chiesa non è stata capace di cogliere i cambiamenti legati al successo delle conversioni, se i dodici non avessero preso in mano la situazione questa trascuratezza “non conveniente dinanzi a Dio” avrebbe avuto conseguenze ben più gravi di una momentanea, ma sofferta, disattenzione riguardante i problemi quotidiani della comunità. La soluzione è il riconoscimento del dono della diaconia alle mense. È stata un’ulteriore scoperta che la chiesa è come un corpo che necessita di membra diverse tra loro, ma tutte orientate a coordinarsi per il bene generale. Nonostante le dure contrapposizioni teologiche Paolo mantiene un forte rapporto di comunione con gli avversari (Rom. 15,25-29; 1^ Cor. 16,1-4)

25 Atti 6, 1-7 – un conflitto risolto
At 6:1 In quei giorni, moltiplicandosi il numero dei discepoli, sorse un mormorio da parte degli ellenisti contro gli Ebrei, perché le loro vedove erano trascurate nell'assistenza quotidiana. 2 I dodici, convocata la moltitudine dei discepoli, dissero: «Non è conveniente che noi lasciamo la Parola di Dio per servire alle mense. 3 Pertanto, fratelli, cercate di trovare fra di voi sette uomini, dei quali si abbia buona testimonianza, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico. 4 Quanto a noi, continueremo a dedicarci alla preghiera e al ministero della Parola». 5 Questa proposta piacque a tutta la moltitudine; ed elessero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Procoro, Nicanore, Timone, Parmena e Nicola, proselito di Antiochia. 6 Li presentarono agli apostoli, i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani. 7 La Parola di Dio si diffondeva, e il numero dei discepoli si moltiplicava grandemente in Gerusalemme; e anche un gran numero di sacerdoti ubbidiva alla fede.

26 Leggere un conflitto risolto attraverso Atti 6,1-7
At 6:1 In quei giorni, moltiplicandosi il numero dei discepoli, sorse un mormorio da parte degli ellenisti contro gli Ebrei, perché le loro vedove erano trascurate nell'assistenza quotidiana. La crescita porta persone con diversità di storie personali, cultura di origine e modalità di pensiero. Ci sono delle parzialità nei comportamenti interni. I mormorii sono dei segnali da non sottovalutare perché, se motivati, possono sfociare in conflitti

27 2 I dodici, convocata la moltitudine dei discepoli, dissero: «Non è conveniente che noi lasciamo la Parola di Dio per servire alle mense. I mormorii ed il nascente conflitto si sviluppano tra Ebrei ed Ellenisti, che rischiano di diventare due parti contrapposte. I dodici non solo appaiono come parte estranea ai due gruppi, ma hanno un prestigio e una fiducia che provengono dal loro ruolo (dono dello Spirito). I dodici non compiono l’errore di indicare colpevoli/innocenti o dare giustificazioni che possano portare in una spirale di giudizio

28 3 Pertanto, fratelli, cercate di trovare fra di voi sette uomini, dei quali si abbia buona testimonianza, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico. Il coinvolgimento e la responsabilizzazione delle due parti le costringono ad un ruolo attivo nella ricerca di una soluzione concreta. Non siamo in un gruppo qualunque, ma in una chiesa dove la fratellanza ha un peso determinante; occorre quindi che le due parti riacquistino reciprocamente fiducia. Il conflitto viene affrontato nel medesimo ambito in cui è scaturito: quello pubblico

29 4 Quanto a noi, continueremo a dedicarci alla preghiera e al ministero della Parola».
Le linee guida degli apostoli sono la conseguenza di un’analisi del problema: organizzativamente occorre riconoscere uno specifico dono che si occupi della mense. La diaconia della Parola viene differenziata da quella delle mense, ma entrambe sono necessarie al bene della comunità ed a prevenire futuri conflitti.

30 5 Questa proposta piacque a tutta la moltitudine; ed elessero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Procoro, Nicanore, Timone, Parmena e Nicola, proselito di Antiochia. La scelta non ha generato conflitto perché è stata fatta sulla base dei principi che animano la chiesa: il riconoscimento dei doni

31 6 Li presentarono agli apostoli, i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani.
La soluzione viene formalizzata nella stessa forma in cui è scaturita: quella pubblica La preghiera accompagna la soluzione e la mette nelle mani di Dio, così come il sostegno di cui i diaconi avranno bisogno nel loro ministerio

32 7 La Parola di Dio si diffondeva, e il numero dei discepoli si moltiplicava grandemente in Gerusalemme; e anche un gran numero di sacerdoti ubbidiva alla fede. Il conflitto risolto suscita senso di appartenenza e di armonia. La comunità è di nuovo solidale e testimonia la propria fede ed identità così pienamente da portare a conversione anche coloro che potevano essere ostili o nemici


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