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Tecniche comportamentali di gestione del comportamento problema e di insegnamento di abilità nelle persone disabili.

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Presentazione sul tema: "Tecniche comportamentali di gestione del comportamento problema e di insegnamento di abilità nelle persone disabili."— Transcript della presentazione:

1 Tecniche comportamentali di gestione del comportamento problema e di insegnamento di abilità nelle persone disabili

2 L’approccio comportamentale o “modificazione del comportamento” è un ambito psicologico che ha la necessità di fondare sistematicamente gli interventi sui dati della ricerca empirica e di rivolgersi primariamente al comportamento osservabile, manifestato dal soggetto, e ai fattori controllabili responsabili del suo mantenimento a della sua modificazione.

3 L’oggetto dell’intervento è quindi il comportamento attuale del soggetto
Il ruolo del docente è di far acquisire i comportamenti più adattivi e di organizzare l’ambiente in modo che esso sia naturalmente rinforzante per i nuovi comportamenti appresi, che così saranno maggiormente mantenuti.

4 Metodi e tecniche di comportamentali per lo sviluppo di abilità e comportamenti adattivi: la task analysis Gli obiettivi di insegnamento devono spesso essere ridotti ed organizzati in sequenze graduali per difficoltà, che riescano a facilitarne l’apprendimento. L’analisi del compito è un insieme di metodi che consente di scomporre in sotto-obiettivi più semplici ed accessibili un compito inizialmente troppo complesso per essere proposto nella sua totalità.

5 Esempio Task Analisys Matteo tutte le volte che va in bagno perde sempre molto tempo per lavarsi i denti. Ha sempre bisogno che qualcuno lo assista Vogliamo insegnare ad Matteo a lavarsi i denti da solo Scomponiamo il compito in piccoli passi, i sotto-obiettivi che possono essere: 1.Andare in bagno 2.Aprire il rubinetto dell’acqua 3.Mettere il dentifricio sullo spazzolino 4.Lavare i denti 5.Risciacquare la bocca 6.Risciacquare lo spazzolino 7.Chiudere l’acqua

6 Prompting Prompts: ogni evento stimolo che facilita il soggetto nell’iniziare l’emissione della risposta desiderata o di una sua approssimazione positiva, in modo che poi possa essere rinforzata. Guidare fisicamente la risposta del soggetto Istruzioni verbali specifiche, indicando l’elemento che dovrebbe essere scelto Mostrare attraverso un modello competente l’esecuzione adeguata delle risposte Aggiungere immagini o figure esplicative Enfatizzare caratteristiche distintive visive in compiti di discriminazione I prompts devono essere efficaci

7 Fading I prompts devono essere gradualmente ridotti, cioè devono sparire gradualmente dalla situazione di stimolo che viene gradualmente presentata al soggetto. Usare prima prompts fisici + verbali, poi solo fisico.

8 Prompts extra – intra stimolo
Extra: fa riferimento al metodo di indurre l’aiuto dall’esterno (es: in un training di riconoscimento di lettere, il docente indica col dito la lettera V). Intra: l’aiuto è inserito già nello stimolo (es: nello stesso training scrivo in grassetto la lettera V in modo da evidenziarla. In seguito faccio fading) N.B: il prompt intra è più efficace

9 Apprendimento senza errori
Cerca di instaurare apprendimenti significativi senza fai ricorrere il soggetto in errore. Ciò è possibile solo con una accuratissima programmazione e manipolazione del materiale stimolo che viene presentato al ragazzo Il materiale visivo di stimoli viene realizzato introducendo massicciamente dei prompts costituiti da figure e vari richiami per l’attenzione come colori, aggiunta di frecce e disegni

10 Include 1) Stimulus Fading 2) Stimulus Shaping

11 Stimulus Fading (attenuazione)
La tecnica più nota è la Stimulus Fading: consiste nella esagerazione di alcune caratteristiche fisiche dello stimolo discriminativo (quello che dovrà poi guidare la scelta) in modo che tale risposta corretta sia immediatamente facilitata e rinforzata.

12 Stimulus Fading Questa enfatizzazione artificiale dello stimolo discriminativo si ottiene aumentandone la grandezza ed intensità (ad esempio, la parola corretta viene presentata con caratteri e corpi tali da renderla immediatamente “attraente”), con un uso dell’aggiunta di “sottolineature” ed indicazioni colorate (sui dettagli discriminativi, ad esempio, tra le diverse monete) aggiungendo stimoli “potenti” rispetto alla risposta attesa (figure familiari al bambino) e poi gradualmente tali modificazioni si dovranno ridurre fino a ritornare alla forma originale dello stimolo. Questa tecnica è stata utilizzata in vari programmi applicativi di lettura funzionale di parole o simboli ad alta utilità quotidiana e di avviamento alla lettura.

13 Esempio Fading b a d i l e

14 Stimulus Shaping (modellaggio)
SI AVVALE, CON FUNZIONE DI AIUTO, DI UNA FIGURA CHE VIENE PROGRESSIVAMENTE TRASFORMATA NELLO STIMOLO DA IMPARARE; DI SOLITO UNA PAROLA O UN NUMERO DI DIFFICILE DISCRIMINAZIONE VENGONO RAPPRESENTATI CON LE CARATTERISTICHE DISTINTIVE DELLA FIGURA CHE SIMBOLIZZANO Il passaggio successivo è caratterizzato dalla eliminazione graduale della configurazione-stimolo È una tecnica finalizzata a promuovere un graduale miglioramento nel soggetto disabile, facendolo pervenire all’obiettivo desiderato a partire da una situazione iniziale piuttosto lontana da quella terminale

15 Stimulus Shaping Lo stimolo con funzione di aiuto è una figura che viene progressivamente trasformata nello stimolo da imparare, generalmente una parola una lettera o un numero di difficile discriminazione. In questo modo alcune caratteristiche distintive della figura dovrebbero “passare” in modo molto graduale nella nuova configurazione stimolo ignota. Occorre rilevare come lo stimolo di aiuto è “nello” stimolo stesso e questo richiede poco sforzo all’attenzione ed il transfer del controllo dello stimolo è grandemente facilitato.

16 Passi procedurali Shaping
• scelta dell’obiettivo • scelta del comportamento iniziale • scelta dei rinforzatori • rinforzamento del comportamento iniziale • rinforzamento delle approssimazioni successive.

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19 Altre tecniche di insegnamento di abilità
Modeling Rinforzamento positivo Chaining e Shaping Tecniche di autoregolazione (autoistruzione, automonitoraggio, autorinforzamento)

20 MODELING (modellamento)
È UNA TECNICA DI INSEGNAMENTO BASATA SULL’OSSERVAZIONE DI UN MODELLO E SULL’IMITAZIONE DEL SUO COMPORTAMENTO UN’AREA IN CUI RISULTA IMPORTANTE UTILIZZARE IL MODELING RIGUARDA QUELLA DELLE ABILITÀ E DEI COMPORTAMENTI SOCIALI, IN CUI SONO DA INGLOBARE I CONTENUTI VERBALI E NON VERBALI (parole, mimica, postura, contatto oculare, ecc.), EMOZIONALI E COGNITIVI CHE CONSENTONO DI ATTIVARE E MANTENERE RELAZIONI INTERPERSONALI RECIPROCAMENTE GRATIFICANTI NELL’AMBIENTE DI VITA, IN MODO SOCIALMENTE ACCETTABILE E PRODUTTIVO

21 L’apprendimento di nuove abilità attraverso la tecnica del modeling si basa sull’apprendimento osservativo, che avviene quando il soggetto osserva un’altra persona (il modello) che esegue il comportamento in questione. L’osservatore guarda il modello che agisce, ma egli non emette direttamente nessuna risposta, ne riceve alcuna conseguenza rinforzante o punitiva. Il comportamento desiderato è appreso solamente attraverso l’osservazione “passiva” del modello. Il modeling è stato utilizzato per migliorare le abilità di lettura orale, riconoscimento globale di parole, insegnamento in matematica (rif.bibl. In capitolo 8 di Cornoldi “I disturbi dell’apprendimento”)

22 Esistono due categorie di modeling
Mastery modeling: L’abilità viene dimostrata correttamente dall’operatore mostrando quale sarebbe il comportamento ideale. Mastery coping: chi funge da modello compie occasionalmente degli errori e li condivide con il soggetto.

23 Esistono tre modalità di modeling
Modeling simbolico: far osservare al soggetto la videoregistrazione di un episodio in cui un altro soggetto svolge l’abilità target. Modeling dal vivo: far osservare al soggetto una situazione dal vivo di un altro soggetto che affronta la situazione temuta. Ci si limita ad osservare Modeling partecipativo: viene chiesto al soggetto di impegnarsi nell’affrontare la situazione temuta (quello più efficace).

24 Rinforzamento positivo
Rinforzo: conseguenza della risposta ha come effetto quello di rinforzare la risposta stessa. Classificazione dei Rinforzatori Primari: associati a bisogni essenziali per la sopravvivenza Secondari: non associati a bisogni essenziali per la sopravvivenza,ma a bisogni che ognuno impara ad apprezzare nel corso della vita.

25 Classificazione dei rinforzatori
1. Consumatori: es. caramella 2. Tangibili: es. pacchetti di figurine. 3. Simbolici: es. denaro, voti scolastici. 4. Dinamici: es. fare qualcosa di gradito dopo il compito. 5. Sociali: sono rinforzanti l’interazione: vicinanza,valutazione verbale positiva, sorriso. 6. Informativi/Feedback: informare il ragazzo come sta svolgendo il compito.

26 Cercare il rinforzatore giusto
È tanto più probabile che funzioni se offerto dall’ambiente di vita. Tuttavia il rinforzatore deve seguire in modo immediato e sistematico il comportamento. Es. Lucia ha un ritardo mentale e deve seguire un training per imparare le tabelline. È golosa di caramelle ma durante il training sembra non essere attratta e gratificata dal ricevimento di una caramella dopo il compito. Dall’osservazione si rileva che per lei è molto più significativo giocare con la borsetta della maestra. Il gioco è il rinforzatore più efficace.

27 Alcune ricerche Studi dimostrano che le prestazioni di lettura di un gruppo di alunni con con disturbi dell’apprendimento possono essere migliorate in modo sostanziale rendendo contingenti i progressi nell’affrontare il materiale ai rinforzatori. Gli autori hanno organizzato un programma secondo cui i soggetti, se rispondevano correttamente, potevano saltare alcuni brani e progredire più velocemente; in caso contrario il materiale doveva essere riletto più volte.

28 CHAINING (concatenamento)
TECNICA MEDIANTE LA QUALE I COMPORTAMENTI COMPLESSI VENGONO SUDDIVISI IN SEGMENTI, OGNUNO DEI QUALI VIENE SOTTOPOSTO AD UN DISTINTO PROCESSO DI APPRENDIMENTO DERIVA DALLE RICERCHE DI SKINNER SULL’APPRENDIMENTO OPERANTE SI AVVALE DELLA TASK ANALYSIS

29 Nel chaining il comportamento finale viene descritto nei suoi micro-comportamenti con la task analysis, e diventa così simile ad una catena di unità di risposta singole e facilmente accessibili. L’operatore inizia poi con l’insegnare l’ultimo anello di questa catena (concatenamento retrogrado), perché si ritiene che l’ultimo componente del comportamento complesso sia il più rinforzante, essendo quello contiguo al rinforzamento naturale finale.

30 Un esempio di Chaining Esempio
Per insegnare a tracciare le lettere, l’alunno può iniziare con l’apprendere l’ultimo tratto grafico necessario, dal momento che la lettera su cui si esercita è quasi completamente tracciata. Quando sarà in grado di completarla, gli verrà presentata un’altra lettera cui mancheranno due parti: l’ultima e la penultima. La tecnica continua in questo modo, fino al completamento della lettera in questione, e così via.

31 DIFFERENZE TRA SHAPING E CHAINING
Le differenze, di impiego e concettuali, tra le due tecniche sono notevoli. Lo SHAPING inizia con il promuovere comportamenti anche di gran lunga diversi da quello terminale, purché siano immediatamente alla portata del soggetto e si “orientino” nella direzione voluta. L’inizio del CHAINING invece è costituito dall’ultimo elemento della catena comportamentale, e perciò non abbiamo nessuna garanzia che sia un avvio semplice, dal momento che l’ultimo anello della catena potrebbe essere il più difficile, anche se il più motivante. Il chaining inoltre spezzetta maggiormente il compito, soprattutto quello retrogrado, mentre lo shaping da più il senso dell’interezza e della continuità. Entrambi i metodi hanno comunque degli indubbi vantaggi e vanno scelti di caso in caso.

32 Tecniche di autoregolazione Autoistruzione
Consiste nell’utilizzare istruzioni verbali per dare ordine al proprio comportamento ed indirizzarlo verso il comportamento meta. Fornire dimostrazione del compito (modeling) Aiutare l’allievo a scomporre il compito nelle sue componenti e a fornirsi le autoistruzioni Attenuare gradualmente (fading) l’aiuto dell’operatore (es. attenuare il volume della voce) Fornire rinforzi ogni volta che l’allievo si sarà impartito istruzioni corrette. N.B: utile per aumentare attenzione e memoria in ritardo mentale.

33 Tecniche di autoregolazione Automonitoraggio
Prevede che il soggetto controlli le proprie prestazioni annotando i riscontri delle prestazioni personali La modalità di autoregistrazione possono essere Semplice esposizione verbale delle impressioni dei risultati Utilizzo di check list di automonitoraggio Annotazione dei comportamenti target su apposite schede

34 Tecniche di autoregolazione Autorinforzamento
L’individuo viene guidato all’autosomministrazione dei rinforzatori. N. B: molto utile per i disturbi di attenzione (bip sonori che scandiscono i momenti in cui il bambino si deve osservare)


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