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La preghiera come stile di vita
Dio mando’ nei nostri cuori lo Spirito del suo figlio, il quale grida: “ABBA’ PADRE” (Gal 4,6b) La preghiera come stile di vita
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Gv 4, 1-26 Quando il Signore venne a sapere che i farisei avevan sentito dire: Gesù fa più discepoli e battezza più di Giovanni sebbene non fosse Gesù in persona che battezzava, ma i suoi discepoli -, lasciò la Giudea e si diresse di nuovo verso la Galilea. Doveva perciò attraversare la Samaria. Giunse pertanto ad una città della Samaria chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c'era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi. Ma la Samaritana gli disse: «Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani. Gesù le rispose: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli disse la donna: «Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest'acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?». Rispose Gesù: «Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore, gli disse la donna, dammi di quest'acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le disse: «Và a chiamare tuo marito e poi ritorna qui». Rispose la donna: «Non ho marito». Le disse Gesù: «Hai detto bene "non ho marito"; infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replicò la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta. I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa». Le disse Gesù: «Sono io, che ti parlo».
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La vita cristiana è un culto spirituale, un ininterrotto colloquio con il Dio trinitario, che non esclude nessun campo dell’esistenza umana.
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Fiumi di acqua viva L’episodio evangelico del colloquio tra Gesù e la donna samaritana racconta che il punto di incontro è un pozzo. Gesù vi siede stanco e la samaritana viene ad attingere. Quel pozzo diventa, nel dialogo di Gesù con la donna, il pozzo senza fondo della vita trinitaria, e la donna venuta per attingere in definitiva è chiamata a “tuffarsi” in quel pozzo da cui scaturisce acqua viva. [10]Gesù le rispose: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva».
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Alla reazione della donna, che nulla sospetta del senso misterioso di quella frase, Gesù spiega:
Rispose Gesù: «Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; [14]ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna».
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Un tema, questo, sul quale il vangelo di Giovanni tornerà al capitolo 7, vv 37-39, dove Gesù chiarisce che l’acqua viva è lo Spirito Santo [37]Nell'ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce: «Chi ha sete venga a me e beva [38]chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno». [39]Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non c'era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato.
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Pregare è una specifica modulazione del rapporto tra Dio e l’uomo: un dialogo. L’uomo bisognoso e il Dio misericordioso stanno di fronte. Si parlano. Nell’uomo questo dialogo assume coloriture diverse: adorazione, lode, richiesta, intercessione.. Ma è importante anche cogliere le modulazioni del dialogo dalla parte di Dio, la scrittura ce le fa conoscere.
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DIO HA SETE DELL’UOMO Incontrando la samaritana, Gesù mostra il volto di un Dio che si è fatto vicino. Tutta la storia della salvezza è un progressivo avvicinamento di Dio all’uomo. Nel racconto della samaritana il nome stesso del pozzo – pozzo di Giacobbe – rinvia alla storia dei patriarchi, alla storia della salvezza. Dio parla, e le sue prime parole sono di creazione e di benedizione, parole di orientamento e norme di vita (Gen 1)
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In principio Dio creò il cielo e la terra
In principio Dio creò il cielo e la terra. 2Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.3Dio disse: "Sia la luce!". E la luce fu. Dio li benedisse e disse loro: "Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra".
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Anche parole di proibizione e monito:”dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne dovete mangiare” (cap 2, 17). Fin qui un linguaggio tutto all’insegna del positivo. Il dramma affiora nell’interrogativo posto ad Adamo:”Dove sei ?” cap 3, 9 La risposta di Adamo è la prima parola dell’uomo rivolta a Dio: ahimè, una confessione di paura e di vergogna per il senso di “nudità” provocato dal peccato.
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Ma l’interrogativo di Dio:”Dove sei
Ma l’interrogativo di Dio:”Dove sei?” è gia espressione di misericordia. È Dio che comincia a “cercare” la sua creatura. Nel viandante polveroso e stanco che giunge al pozzo di Giacobbe c’è la lunga ricerca, da parte di Dio, dell’umanità ferita.
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“Dammi da bere. ”. Dio ha sete della sua creatura
“Dammi da bere!....”. Dio ha sete della sua creatura! Se dunque vogliamo impostare bene la nostra preghiera, bisogna che ci convinciamo che, prima del desiderio che noi abbiamo di Dio, c’è il desiderio che Dio ha di noi. È questo desiderio divino che ci attrae, e ci fa sentire l’incontro con Dio come il nostro “riposo”. “Ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finchè non riposa in te” (S. Agostino)
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Dio ci ha fatti per se, e conduce la nostra vita in modo che torniamo a lui non più soltanto come sue creature, ma come figli, anzi, figli rivestiti di un abito sponsale, perchè egli stesso possa trovare in noi, come lo sposo nella sposa, le sue delizie: “Come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te” (Is 62, 5b)
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PREGARE IN DIO PREGARE NEL FIGLIO PREGARE NELLO SPIRITO PREGHIERA COME VITA VITA COME PREGHIERA
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PREGARE IN DIO << Il cristiano non prega “un” Dio, ma prega “in” Dio >> la preghiera del battezzato assume i tratti del dialogo trinitario. Questa prospettiva emerge anche dall’espressione che Gesù usa nel dialogo con la samaritana a proposito del vero culto: “I veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità” questa è l’affermazione di un culto che ha il suo luogo nel “tempio vivo” che è Gesù stesso, dove il rapporto con il Padre si costruisce nello Spirito che egli effonde e nella verità che coincide con il suo ministero di Figlio:” Io sono la via, la verità, la vita”
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PREGARE IN DIO Questa modulazione trinitaria della nostra preghiera è posta in noi con la formula stessa del battesimo, suggerita in Matteo:” Io ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Dora in poi il problema non sarà più come incontrare Dio, ma rimanere in lui. Rimanere in lui significa, rimanere nel suo amore.
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PREGARE IN DIO La preghiera, prima di essere lode o invocazione, è un lasciarci invadere dall’amore. L’Amore, che è lo Spirito, ci inserisce nella dinamica trinitaria: tutto dal Padre e tutto verso il Padre, tutto attraverso il Figlio, tutto nello Spirito Santo. Se la vita trinitaria è presente alla radice di ogni creatura e di ogni animo umano, il dono di parteciparvi in pienezza, con una coscienza sempre più viva, è proprio della vita battesimale, crismale, eucaristica. La dimensione trinitaria è da coltivare in ogni preghiera cristiana. Se preghiamo cristianamente, preghiamo trinitariamente.
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PREGARE NEL FIGLIO <<Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: “Abbà! Padre!”>> (Gal 4,6b). È un’affermazione fondamentale per comprendere il senso della preghiera cristiana. Un’affermazione da completare con quella che si trova nella lettera ai Romani 8,14-16: <<Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: “Abba! Padre!”. Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio>>.
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PREGARE NEL FIGLIO Noi diventiamo figli nel Figlio grazie all’effusione dello Spirito Santo, è lo Spirito che attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. Essendo la nostra vita posta in Gesù, anche la nostra preghiera si unisce sempre a quella di Gesù. Il suo rivolgersi al Padre chiamandolo con il tenero appellativo di “Abba” diventa l’anima del nostro modo di pregare. Gesù ci introduce nella sua stessa intimità, la vive con noi e in noi. Il suo Spirito grida in noi “Abba”. Ci spinge a sintonizzare la nostra invocazione con l’invocazione del figlio, a farla nostra sempre più pienamente, partecipando alla vita e alla preghiera di Gesù. Questo avviene in modo speciale nelle liturgia:
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PREGARE NEL FIGLIO Sacramenti Parola
Preghiera: “dove sono due o tre riuniti nel mio nome, là sono io, in mezzo a loro” È proprio questa speciale presenza di Gesù che fa della liturgia la preghiera cristiana per eccelenza, fondamento e culmine di tutta la vita cristiana. Ma la preghiera non liturgica partecipa della stessa fisionomia. Più che “non liturgica”, andrebbe chiamata “con-liturgica”, per indicare che essa si muove sempre in connessione vitale con la liturgia, specie con l’Eucaristia.
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PREGARE NEL FIGLIO Pregare con la parola
Il Figlio è la parola eterna del Padre. <<In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio>> (Gv 1,1). Questa affermazione fondamentale di Giovanni apre il sipario sul mistero della vita intima di Dio. Il Dio che appare al nostro sguardo non è un solitario, ma un Dio in dialogo.
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PREGARE NEL FIGLIO Quello del Verbo non è solo uno stare fianco a fianco, ma uno stare di fronte al volto del Padre, guardandolo e venendone guardato.
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PREGARE NEL FIGLIO A maggior ragione questo vale quando si prega con la Parola ispirata, la Scrittura, con la quale l’eterna parola di Dio si è inserita nella storia dell’uomo, facendone una storia di alleanza fino al culmine dell’incarnazione e del mistero pasquale. Tutta la parola di Dio, da capo a fondo, è anche preghiera.
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PREGARE NELLO SPIRITO Pregare cristianamente è pregare nello Spirito Santo. Non c’è incontro vero con Cristo che non sia anche un incontro con lo Spirito Santo. <<Nessuno può dire:”Gesù è Signore!”, se non sotto l’azione dello Spirito Santo>> (1Cor 12,3b). L’azione dello Spirito che fonda la fede muove anche la preghiera. È un’azione che si sviluppa in modo spesso sorprendente, giacchè lo Spirito non è catturabile in regole e non si lascia prevedere nelle sue mosse creative. Questo sta alla base della preghiera carismatica, con tutte le sue molteplici espressioni, ben note alla Chiesa primitiva, e oggi al RnS.
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PREGARE NELLO SPIRITO La missione dello Spirito
Pregare nello Spirito significa lasciarsi plasmare dalla sua azione, in ciò che caratterizza la sua missione nella Chiesa e nel mondo. Una missione che possiamo riassumere a partire dalle tre virtù teologali di fede, speranza e carità.
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PREGARE NELLO SPIRITO Circa la fede....
Sul versante della fede, la missione dello Spirito è innanzitutto quella di aprire l’animo alla verità. Egli è lo Spirito della verità. <<Quando verrà il Paraclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perchè siete con me fin dal principio>> (Gv 15,16-27). La preghiera nello Spirito è nutrita dalla fede professata e insegnata dalla Chiesa. Quando è davvero lo Spirito a guidare la preghiera, essa si muove sempre in sintonia con la dottrina insegnata autorevolmente dalla Chiesa. E non potrebbe essere diversamente, giacchè è lo stesso Spirito che ha ispirato la scrittura e assiste la Chiesa nel suo magistero.
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PREGARE NELLO SPIRITO Circa la carità.....
Sul versante dell’amore, c’è la seconda missione dello Spirito, il suo essere principio di comunione. Egli che, nella Trinità, è vincolo di unità, nella storia getta ponti di amore tra noi e Cristo e tra di noi. Pregare nello Spirito significa dunque pregare nell’unità, facendosi uno con il corpo mistico di Cristo.
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PREGARE NELLO SPIRITO Circa la speranza....
La terza missione dello Spirito, sul versante della speranza, è essere colui che << rinnova la faccia della terra>> (Sal 104,30), lo Spirito Santo è Spiritus Creator. Veni, Creator Spiritus! Insieme con il Figlio è all’origine delle cose, ma anche le ricrea e le fa muovere. È lo Spirito che rimette in moto la storia e la apre al bene, ogni volta che la storia si è impigliata nelle reti del male. Chi prega nello Spirito Santo viene educato a diventare sempre di più un uomo di speranza, capace di futuro, responsabile verso i fratelli.
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PREGHIERA COME VITA Se si è compreso il senso cristiano della preghiera, il cuore cristiano non può non sentire il bisogno di un rapporto continuo con Dio. Nel Nuovo Testamento sono almeno due i passi dove si invita alla preghiera incessante. Nel Vangelo di Luca 18,1 << Disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi>> la parabola è quella del giudice che si arrende all’insistenza di una vedova. Un altro passo si trova in Paolo Ts 5,16-18 << Siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie: questa è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi>>. Il rapporto con Dio non sopporta tempi ridotti, tanto meno marginali: è un fatto continuo.
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PREGHIERA COME VITA Ma come si può pregare incessantemente?
Origene diceva: “Prega incessantemente colui che unisce la preghiera alle opere e le opere alla preghiera” e S. Agostino, a sua volta, in riferimento alle menzionate parole di Paolo, si chiede: <<S’intende forse che dobbiamo stare continuamente in ginocchio o prostrati o con le mani levate ma vè un’altra preghiera, quella interiore, che è senza interruzione, ed è il desiderio. Se non vuoi interrompere di pregare, non cessare di desiderare. Il tuo desiderio è continuo, continua è la tua voce.
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PREGHIERA COME VITA Oppure la spiritualità orientale ci aiuta con la preghiera del cuore, che spinge a ripetere infinite volte, al ritmo del respiro, la piccola giaculatoria <<< Signore Gesù Cristo, figlio di Dio, abbi pietà di me, peccatore!>>
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VITA COME PREGHIERA Papa Pio XI in occasione del Decreto sulla eroicità delle virtù di S. Giovanni Bosco disse: “Questa infatti fu una delle più belle caratteristiche di don Bosco, quella cioè di essere presente a tutto, affacendato in una ressa continua di affari, tra una folla di richieste e di consultazioni, ad avere lo spirito sempre altrove, sempre in alto, dove il sereno era imperturbato sempre, dove la calma era sempre dominatrice, sempre sovrana, così che realmente in Lui si avverava il grande principio della vita cristiana: Qui laborat orat”.
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VITA COME PREGHIERA Non è soltanto una armonica composizione di azione e contemplazione. L’azione stessa, la vita stessa, devono diventare preghiera. Gesù ci da la formula:<<Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.>> Una vita cristiana incoerente con i valori del Vangelo distrugge la stessa preghiera. Pregare vuol dire anche impegnare la propria vita.
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VITA COME PREGHIERA La preghiera autentica porta all’impegno. La vita carismatica è sempre preludio per la missione; i carismi sono «mezzi» attraverso cui si manifesta l’amore del Cristo Risorto, mezzi che ci permettono di rendere testimonianza efficace della sua presenza viva nella Chiesa e nel mondo.
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