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Il concetto di intenzionalità
Il significato non esiste se non vi è un’intenzione comunicativa Atteggiamento intenzionale = predisposizione naturale a interpretare l’azione di qualsiasi entità come se fosse pianificata in modo consapevole e come se fosse dotata di un’intenzione, regolata da un sistema di credenze, desideri e scopi (Dennett)
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In psicologia, due significati di intenzionalità:
Intenzionalità = proprietà essenziale della conoscenza umana in quanto coscienza di qualcosa (Brentano); questa “direzionalità” degli stati mentali verso qualche aspetto del mondo fenomenico valorizza il senso etimologico di intenzione come “in-tendere” (“tendere verso”) Intenzionalità = proprietà di un’azione compiuta in modo deliberato, volontario e “di proposito” per raggiungere un certo scopo; tale azione ricade nell’ambito della propria responsabilità consapevole e diventa oggetto di sanzione morale in termini di approvazione o punizione
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(condotta diretta al raggiungimento di uno scopo)
In entrambi i significati l’intenzionalità è una proprietà di certi (non tutti) stati mentali Intenzione (condotta diretta al raggiungimento di uno scopo) Intenzione antecedente “volontà e proposito di fare delle cose”; progettazione e pianificazione di un’azione per il conseguimento di uno scopo Intenzione-in-azione capacità di intervenire in modo intenzionale in una circostanza imprevista o, comunque, non pianificata
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L’elaborazione di intenzioni richiede una condizione di coscienza
Consapevolezza delle proprie percezioni nel “qui e ora” (consapevolezza percettiva) e dei propri pensieri (consapevolezza cognitiva) Funzione di riflessione sui propri processi mentali attraverso l’introspezione (consapevolezza metacognitiva e introspettiva) Condizione di vigilanza focalizzata contrapposta a uno stato inconscio (funzione di monitoraggio e di controllo)
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Intenzionalità e desiderio
Somiglianze Disposizioni anticipatorie in grado di attivare la condotta del soggetto Non sono né vere né false, ma possono essere soddisfatte da certe condizioni della realtà Sono il “motore” motivazionale dell’azione dell’organismo Differenze Il desiderio è soddisfatto non appena è raggiunto il risultato desiderato Le intenzioni sono soddisfatte solo se producono le azioni che conducono al risultato che si intende raggiungere L’intenzione è autoreferenziale; il suo contenuto proposizionale non è [succede x] o [faccio x], ma [faccio x per soddisfare la mia intenzione]
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Intenzionalità e credenza
Intenzioni Credenze conoscenze idonee a rappresentare la realtà a livello cognitivo Scelta la scelta è di ordine superiore e l’intenzione è un sottoinsieme di ciò che uno sceglie, in quanto costituisce il risultato di una scelta
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Il concetto di intenzionalità
Gioco reciproco fra i partecipanti, caratterizzato da un processo di “intenzionalizzazione” (manifestazione di una data intenzione da parte del parlante) e da un processo di “re-intenzionalizzazione” (interpretazione dell’intenzione da parte del destinatario) [Anolli e Ciceri]
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Informazione e comunicazione
senza la presenza di un comportamento intenzionale reciproco il messaggio è soltanto informativo e non comunicativo; quindi, la frase ha solamente un valore informativo Comunicazione lo scambio comunicativo avviene solo se il messaggio è prodotto intenzionalmente dal parlante ed è riconosciuto e interpretato intenzionalmente dal destinatario
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L’intenzione comunicativa da parte del parlante
I livelli di intenzione Il soggetto ha l’intenzione globale di comunicare qualcosa a un destinatario, in modo più o meno unitario e coerente Grice “ciò che è detto” (what is said) = intenzione informativa (rendere manifesto al destinatario un determinato contenuto) “ciò che si intende dire” (what is meant) = intenzione comunicativa (m-intention: rendere consapevole il destinatario di qualcosa di cui non era prima consapevole)
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Intenzione comunicativa = rendere reciprocamente manifesto al destinatario e al parlante che il parlante ha una determinata intenzione informativa (Sperber e Wilson) Principio dell’intenzione primaria = intenzione referenziale, ovvero intenzione di fare riferimento a determinati aspetti della realtà che sono oggetto dello scambio comunicativo (Jaszczolt) Intenzione globale = intenzione unitaria di voler comunicare qualcosa da parte di un comunicatore a un destinatario
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La gradualità dell’intenzione comunicativa
Gradualità intenzionale: consente ai partecipanti di mettere regolarmente a fuoco e di calibrare i diversi atti comunicativi nel corso delle interazioni della vita quotidiana Forza dell’intenzione: è direttamente proporzionale all’importanza dei contenuti e delle informazioni trasmesse, alla rilevanza dell’interlocutore e alla natura del contesto Processo di messa a fuoco, puntualizzazione e calibrazione del messaggio prodotto
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Gerarchia delle intenzioni: un singolo atto comunicativo può essere governato da una pluralità di intenzioni, incapsulate una nell’altra e disposte in modo gerarchico Principio della “pars pro toto”: nella produzione di un atto comunicativo il parlante può esprimere soltanto una parte dei suoi contenuti mentali Opacità intenzionale L’intenzione comunicativa, concretizzata in una frase o in un gesto, è limitata, parziale e sfumata Lavoro inferenziale da parte del destinatario Consente di evitare il rischio della trasparenza intenzionale
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L’intenzione comunicativa e la sintonia semantica e pragmatica
Intenzione comunicativa e attenzione Stretta interdipendenza fra intenzione comunicativa e attenzione L’attenzione consente di selezionare le informazioni più salienti e pertinenti per l’elaborazione di un determinato atto comunicativo L’attenzione sostiene il processo di messa a fuoco e di realizzazione di una data intenzione comunicativa
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Intenzione comunicativa e attenzione (continua)
Due tipi di processamento attentivo: processamento automatico: rapido, coinvolge solo la memoria a breve termine e non richiede risorse attentive; possono svolgersi in parallelo diversi processi automatici senza interferenze reciproche e senza il controllo diretto del soggetto (attenzione orientata) processamento controllato: lento, richiede una notevole mole di risorse attentive, si svolge in modo seriale sotto il costante controllo diretto del soggetto (attenzione assidua) Il passaggio dal processamento automatico a quello controllato è reso possibile dall’esercizio attraverso l’acquisizione di abitudini
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Intenzione comunicativa e attenzione (continua)
In base a questa distinzione variabilità continua e flessibilità estesa dell’intenzione comunicativa Livello 0 (= informazione): il soggetto non ha una precisa intenzione comunicativa e reagisce in modo automatico a uno stimolo esterno (processamento pre-attentivo) Livello 1 (= intenzioni semplici): presenza di intenzioni di primo livello che comprendono sia atti comunicativi altamente stereotipati, sia gli scambi comunicativi comuni e abitudinari; intervento dell’attenzione orientata Livello 2 (= meta-intenzione): comparsa di una intenzione di secondo livello, in quanto il soggetto ha la consapevolezza di comunicare comunicando (battuta di spirito, frase ironica ecc.)
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La sintonia semantica e pragmatica (SSP) e il significato modale
Processo che coordina in modo convergente e coerente i diversi sistemi di significazione e di segnalazione In condizioni di default, qualsiasi atto comunicativo, pur essendo costituito da diverse componenti, si presenta in modo armonioso e unitario Sorta di “coalizione” e fusione momentanea delle diverse parti del messaggio, le quali concordano le une con le altre Significato modale: significato prevalente e predominante che assume un dato atto comunicativo in condizioni di default, quando viene applicato il principio “assumere per garantito”
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Il modello SSP L’ipotesi del SSP è conforme con il modello connessionista, che prevede un processamento distribuito parallelo (PDP) della conoscenza La mente è formata da una rete complessa di connessioni che operano in parallelo Un’intenzione comunicativa è vista come un pattern di attivazione di diverse unità (di input e di output), in cui ogni unità rappresenta il grado di presenza o di assenza di uno specifico pensiero
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Il modello tradizionale della comunicazione
un’entità mentale è costituita da un’occorrenza atomica e discreta posizionata in uno specifico indirizzo della memoria semantica il significato e l’intenzione sono operanti in modo dicotomico secondo la legge del “tutto o niente” (modello CNS) un dato significato è inserito in un sistema di altri significati e simboli
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Il modello SSP un’entità mentale è costituita dal sistema di attivazione di diverse unità dove ognuna di esse corrisponde al grado di presenza (o assenza) di un certo significato e pensiero sono possibili e realizzabili variazioni graduate e continue nella gestione del significato e dell’intenzione comunicativa il significato è l’esito del sistema di attivazione della rete l’apprendimento è possibile anche a partire da singoli esempi e il processo di generalizzazione consente di applicare il loro significato a nuove occorrenze
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Il modello SSP (continua)
L’ipotesi del PCC è conforme con il concetto di spazio globale di lavoro (Baars) L’esperienza consapevole e l’intenzione comunicativa sono il risultato di un’attività del sistema nervoso centrale in cui i diversi meccanismi di elaborazione delle informazioni competono fra loro per avere accesso alla possibilità di trasmissione. Il processore che vince distribuisce globalmente la sua informazione in tutto il sistema nervoso
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L’intenzione comunicativa e la generazione del messaggio
Il modello olistico-funzionale di Levelt Le diverse unità dell’interazione comunicativa sono identificate e categorizzate come entità globali in base alla loro funzione Levelt studio del processo che va dall’intenzione alla produzione del messaggio La comunicazione è un’attività complessa che prevede l’intervento sinergico e convergente di diversi processi fondamentali
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Concettualizzatore: elaborazione di un’intenzione, selezione delle informazioni pertinenti, organizzazione delle modalità con cui esprimerle. Accede a: conoscenze dichiarative (o proposizionali: proposizioni che stabiliscono una relazione fra due o più idee; “enciclopedia delle conoscenze”) conoscenze procedurali (rappresentate dalla forma SE X, ALLORA Y; forma di “conoscenza in azione”; concernono i modi e i procedimenti con cui sono svolti i compiti nei diversi contesti)
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Messaggio preverbale: rappresentazione mentale di quanto il parlante intende comunicare all’interlocutore; output del Concettualizzatore. Due fasi: macropianificazione: consapevolezza ed elaborazione di una data intenzione comunicativa, con il conseguente recupero delle varie informazioni da manifestare micropianificazione:conferisce un’adeguata forma proposizionale a ognuna di queste parti dell’informazione e attribuisce una prospettiva informativa a ciò che il soggetto intende comunicare
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Formulatore: traduce la struttura concettuale in una struttura linguistica. Ha come input il messaggio preverbale. Due fasi: codificatore grammaticale: procedure per avere accesso ai lemmi e per realizzare la costruzione sintattica del messaggio. Produce la struttura di superficie del messaggio la struttura di superficie è sottoposta al codificatore fonologico: individua il piano fonetico (o articolatorio) corrispondente a ogni lemma e alla proposizione nella sua totalità L’output del Formulatore è il piano fonetico del messaggio, ovvero il piano per la sua articolazione
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Il modello olistico-funzionale di Levelt (continua)
Articolatore: procede all’esecuzione del messaggio per mezzo della muscolatura dell’apparato respiratorio e degli altri organi di fonazione L’output dell’Articolatore è il discorso pronunciato Sistema di Comprensione del Parlato: favorisce il processo di riattribuzione di significato ai suoni emessi attraverso un processo di ascolto (auto-monitoraggio) dei propri enunciati
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Il modello olistico-funzionale di Levelt (continua)
Il modello olistico-funzionale di Levelt segue una pianificazione top-down del messaggio: importanza del piano e del programma cognitivo sottesi alla generazione del messaggio, nonché dei vincoli centrali della sua esecuzione l’intenzione comunicativa resta al centro della produzione del messaggio e svolge la funzione di produzione di senso (sense-making) Limiti teorici: spiegazione della generazione di un messaggio come processo globale e come attività decontestualizzata non spiega la variabilità e la presenza di incoerenze nella produzione dei messaggi, poiché questi ultimi sono considerati come conformi al piano generale
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Il modello della gestione locale del messaggio
Nessun messaggio è pianificato né eseguito secondo un insieme astratto e universale di regole, bensì secondo le condizioni del contesto di riferimento (O’Keefe e Lambert) La generazione di ogni messaggio dipende dalla capacità di gestione locale dei pensieri e delle condizioni contestuali da parte del parlante, in rispondenza di una data intenzione comunicativa e in riferimento a uno specifico destinatario
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Fuoco comunicativo = processo attivo di concentrazione dell’attenzione e dell’interesse del parlante su certi aspetti della realtà È guidato da una specifica intenzione e si svolge lungo un certo percorso comunicativo che il soggetto percorre attraverso il campo dei propri pensieri
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Intenzioni e strategie comunicative
Strategia comunicativa: organizzazione strategica dell’atto comunicativo attraverso la selezione dei contenuti da manifestare e delle modalità espressive da seguire scelta dell’azione comunicativa più pertinente in una certa situazione ha un carattere di contingenza (pone a confronto diverse rappresentazioni di situazioni precedenti simili ed equivalenti e adatta alla situazione presente il percorso ritenuto più produttivo e consono)
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La strategia comunicativa (continua)
ha carattere di novità (implica l’impegno cognitivo di generare un percorso comunicativo ad hoc, ottimizzando le opportunità e riducendo i vincoli) implica un processo attento di calibrazione cognitiva e affettiva del messaggio (coordinamento e regia di una sequenza articolata di livelli comunicativi, implica il controllo di numerosi gradi di libertà)
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Intenzioni e strategie comunicative
Il processo di calibrazione comunicativa: è di difficile gestione, poiché siamo in grado di conoscere il livello di forza e di efficacia di una determinata azione comunicativa soltanto a posteriori e non a priori Intenzione e strategia comunicativa Rapporto uno-a-molti: una data intenzione può trovare diversi percorsi strategici di comunicazione e, viceversa, una data strategia comunicativa non esprime in modo biunivoco una corrispondente intenzione
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L’intenzione comunicativa da parte del destinatario
L’ipotesi dell’intenzionalismo Psicologia del senso comune: l’intenzione manifestata dal parlante pone dei vincoli rilevanti per il suo riconoscimento da parte del destinatario Il significato di un atto comunicativo dipende dall’intenzione del parlante; il compito del ricevente è quello di riconoscere e di ricostruire l’intenzione di “partenza” del parlante medesimo
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Il problema della trasparenza intenzionale
Meaning intention (o m-intention): P sa che A sa che P sa che A sa (e così senza fine) che P ha una determinata intenzione comunicativa; condivisione consapevole dell’intenzione comunicativa del parlante (Grice) Reciproca consapevolezza fra il parlante e l’interlocutore Rischio della trasparenza intenzionale (la comunicazione è il risultato di un’intenzione complessa che è soddisfatta nel medesimo momento in cui è riconosciuta dal destinatario)
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Dalla reciprocità intenzionale all’attribuzione di intenzione
L’obiettivo comunicativo del parlante è quello di modificare l’ambiente cognitivo del destinatario Per avere successo, lo scambio comunicativo dev’essere caratterizzato non solo dalla manifestazione di un’intenzione comunicativa da parte del parlante (m-intention), ma anche del suo riconoscimento da parte del destinatario
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Reciprocità intenzionale (continua)
Interazionismo simbolico (Mead) spiega la nozione di reciprocità intenzionale attraverso l’uso di una forma di conoscenza detta analogia con il sé: “Egli è come me. Di conseguenza, sono nella situazione per capire la sua intenzione” Idea di riconoscimento concezione bidirezionale della comunicazione, ma comporta a livello implicito una direzione asimmetrica della responsabilità comunicativa: il parlante appare più importante del destinatario
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Reciprocità intenzionale (continua)
Riconoscimento dell’intenzione dipendenza semantica del destinatario rispetto al parlante: L’attività comunicativa del destinatario consiste in una specie di “lavoro filologico” di interpretazione semantica dell’intenzione del secondo Opacità intenzionale: scarto sistematico fra l’intenzione del parlante (non accessibile direttamente in modo esaustivo e completo) e il suo riconoscimento da parte del destinatario (parziale e limitato)
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Attribuzione di intenzione
Il principio del “totum ex parte”: il destinatario attribuisce un’intenzione completa e coerente all’atto comunicativo del parlante sulla base di un insieme ristretto e limitato di indizi e di elementi comunicativi il concetto di “riconoscimento” risulta essere insufficiente per spiegare l’attività di interpretazione del destinatario Attribuzione di una intenzione: il ricevente ha l’atteggiamento mentale di attribuire un’intenzione comunicativa al messaggio del parlante
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Attribuzione di intenzione (continua)
Alcune proprietà del processo di attribuzione: è un processo autonomo, realizzato soltanto dal destinatario è un processo attivo, poiché dipende soltanto dalle abilità e dall’attività del ricevente è un processo soggettivo, in quanto esprime il suo punto di vista e la sua sensibilità Il destinatario può riconoscere l’intenzione del parlante in modo preciso e attendibile, ma ha anche la possibilità di attribuirgli un’intenzione differente per raggiungere determinati suoi scopi relazionali
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Attribuzione di intenzione (continua)
Prospettiva machiavellica della politica: si assume come standard di azione l’atteggiamento mentale di attribuire all’avversario l’intenzione più malevola e sfavorevole, in modo da: avere maggiori probabilità di prevenire e di difendersi dalle sue mosse elaborare strategie efficaci di intervento, con più elevate probabilità di successo Differenza nei punti di vista del parlante e del destinatario implica e presuppone in ogni caso una loro diversa interpretazione e un differente percorso di senso in relazione ai medesimi episodi
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La pluralità di interpretazioni dell’intenzione comunicativa
Manifestazione dell’estesa gamma di gradi di libertà a disposizione del destinatario il significato letterale (o figurato) di un enunciato dipende dall’attribuzione di intenzione operata dal destinatario; l’interpretazione letterale è una fra le diverse soluzioni a disposizione l’interpretazione autentica: problema di avvicinamento alla reale intenzione del parlante attraverso un processo di graduale approssimazione
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La pluralità di interpretazioni dell’intenzione comunicativa
(continua) Il principio del “assumere per garantito” (taking-for-granted): il destinatario propende ad accogliere il primo senso dell’atto comunicativo che gli viene in mente e che non è immediatamente contraddetto da un altro significato L’attribuzione delle intenzioni comunicative rappresenta per il destinatario un compito psicologico importante, sottile e impegnativo in molti giochi comunicativi
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La pluralità di interpretazioni dell’intenzione comunicativa
(continua) Il significato appartiene all’atto comunicativo per la sua posizione intermedia fra i partecipanti: esso non è dato né dall’attività comunicativa svolta dal parlante Soltanto, né da quella messa in atto dal destinatario, bensì dalla loro attività congiunta in un processo condiviso di comprensione
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Processi di inferenza nell’attribuzione delle intenzioni comunicative
Comprensione inferenziale: il destinatario è in grado di elaborare una ipotesi sul significato del messaggio a partire dagli indizi comunicativi Inferenza = forma di ragionamento nella quale un’ipotesi è ammessa come accettabile sulla base di altre ipotesi la cui accettabilità è ammessa in partenza Modelli mentali = rappresentazioni mentali di situazioni reali, ipotetiche o immaginarie impiegate dal destinatario durante l’attività inferenziale
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L’inferenza non dimostrativa nell’attribuzione delle intenzioni comunicative
Inferenza dimostrativa = applicazione di regole deduttive a un insieme di premesse di partenza (sillogismo) Inferenza non dimostrativa = un’ipotesi su quanto comunicato può essere confermata, ma non deduttivamente dimostrata la forza di un’ipotesi di spiegazione e di interpretazione di quanto comunicato dipende dal grado di plausibilità di tale ipotesi entrano in gioco ipotesi fattuali, connesse con la rappresentazione di fatti e di episodi contingenti che vengono a costituire l’oggetto dello scambio di comunicazione
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Modus ponendo ponens Modus tollendo ponens
L’inferenza non dimostrativa (continua) Regole di eliminazione Modus ponendo ponens input (i) P (ii) se P allora Q output Q Modus tollendo ponens a) input (i) P o Q (ii) non P output Q b) input (i) P o Q (ii) non Q output P
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L’inferenza non dimostrativa (continua)
Sulla scorta di questi procedimenti, il destinatario è in grado di fare delle implicazioni su quanto comunicato dal parlante, cioè di inferire di più di quanto venga detto In condizioni di comunicazione per default, i partecipanti fanno riferimento a rappresentazioni mentali incomplete e approssimative
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L’inferenza abduttiva e le euristiche
nell’attribuzione delle intenzioni Analisi dei processi inferenziali: tre forme fondamentali di inferenza (Peirce) Ciascuna combina in modo differente tre aspetti: una regola, un esempio particolare (o caso), il risultato
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Deduzione Regola Tutti i fagioli contenuti in questo sacco sono bianchi Caso Questi fagioli provengono da questo sacco Risultato Questi fagioli sono bianchi Tipo di inferenza monotonica in cui passiamo con il ragionamento da una regola (o generalizzazione) a un caso particolare; in tal modo non otteniamo nessun guadagno semantico in termini di comunicazione
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Induzione Caso Questi fagioli provengono da questo sacco
Risultato Questi fagioli sono bianchi Regola Tutti i fagioli contenuti in questo sacco sono bianchi Forma di inferenza non monotonica nella quale passiamo da molti casi particolari a una generalizzazione (o legge)
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Abduzione Regola Tutti i fagioli contenuti in questo sacco sono bianchi Risultato Questi fagioli sono bianchi Caso Questi fagioli provengono da questo sacco Tipo di inferenza non monotonica in cui si passa a ritroso dagli effetti alle cause, nel tentativo di spiegare qualcosa che è già accaduto; si procede per congetture e si tenta di indovinare una soluzione
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L’inferenza abduttiva (continua)
Negli scambi comunicativi quotidiani facciamo ricorso, di solito, all’inferenza abduttiva per capire ciò che l’altro comunica Non avendo a disposizione una rappresentazione completa di quanto l’altro comunica, non siamo in grado di fornirne una spiegazione esauriente e, di conseguenza, siamo portati a indovinare e a fare delle congetture su quanto viene comunicato
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L’inferenza abduttiva (continua)
Il procedimento abduttivo è influenzato dai processi di fissazione comunicativa: concentrazione attentiva su aspetti parziali e limitati di quanto è stato comunicato, assumendoli come se fossero la totalità del messaggio è una forma di fissità funzionale dell’attenzione e del pensiero
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Le euristiche Entrano in azione le euristiche: procedimenti logici, forme semplificate ed economiche di ragionamento, in grado di ridurre la complessità degli elementi e di fornire una spiegazione “al meglio” di quanto viene comunicato Euristica della rappresentatività: la tendenza a ritenere accettabile o meno un’affermazione in base alle conoscenze stereotipate in proprio possesso
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Le euristiche (continua)
Euristica della conferma: la tendenza a identificare soltanto gli indizi che confermano la propria ipotesi Euristica della disponibilità: la tendenza a ritenere credibile un’affermazione circa un determinato evento, in quanto è conforme con la probabilità di frequenza di quell’evento
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Il ragionamento controfattuale RAZIONALITA’ LIMITATA
Ragionamento controfattuale: sorta di simulazione mentale in cui si modifica un antecedente, in modo da ottenere un esito diverso da quello reale; tale modificazione prende la forma di SE … ALLORA INFERENZA ABDUTTIVA + RICORSO ALLE EURISTICHE RAGIONAMENTO CONTROFATTUALE = RAZIONALITA’ LIMITATA
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La razionalità limitata
I partecipanti non comunicano come se fossero dotati di una razionalità olimpica, perfetta ed esente da limiti e imperfezioni I partecipanti possono raggiungere, di volta in volta, soltanto un ottimo locale sul piano della comunicazione Di conseguenza, l’attribuzione di una intenzione comunicativa al messaggio del parlante è indeterminata, poiché può prendere diversi percorsi, nessuno dei quali è privilegiato né pienamente prevedibile
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La sincronia comunicativa
Nella gestione dell’interazione comunicativa, gli interlocutori sono sul medesimo piano e condividono la stessa responsabilità nella gestione della interazione comunicativa Comunicazione = forma di partecipazione: prodotto congiunto della collaborazione fra gli interlocutori Coordinazione interattiva: quando le persone comunicano, devono adattare i loro stili le une con le altre Adattamento reciproco: le persone devono adattare la loro condotta, sincronizzare i loro tempi e il loro ritmo
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La sincronia comunicativa (continua)
Sincronia comunicativa: proprietà globale e fondamentale della comunicazione La dimensione temporale è molto importante nell’organizzare la sequenza degli scambi comunicativi
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La sincronia comunicativa (continua)
Teoria dell’accomodazione comunicativa (Communication Accomodation Theory, CAT): le strategie di sintonizzazione e di accomodazione consistono in una gamma estesa di segnali linguistici e non linguistici Possibilità di adattare i nostri atti comunicativi a quelli del partner. La sequenza degli scambi può assumere due direzioni: convergenza: le modalità comunicative di entrambi gli interlocutori diventano più simili e assumono una forma omogenea divergenza: le differenze diventano progressivamente più grandi e si crea un processo di scismogenesi
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La sincronia comunicativa (continua)
L’emergenza dei modelli di sincronizzazione e di adattamento ha un’importanza cruciale nell’assicurare efficacia e comprensibilità alla comunicazione Questa condizione diventa essenziale nelle fasi di transizione relazionale, quando si mettono in atto significativi processi di allontanamento e di avvicinamento (es. seduzione)
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Le intenzioni collettive
Genesi e comprensione delle intenzioni collettive (Searle) Concezione capitalista le intenzioni collettive non sono altro che la somma delle intenzioni individuali Concezione additiva e meccanicistica: tante intenzioni individuali non danno come risultato finale un’intenzione collettiva; nell’intenzione collettiva vi è una forma di cooperazione che non è generata dalla somma di singole intenzioni individuali
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Le intenzioni collettive (continua)
Concezione socialista le intenzioni collettive sono generate da una mente e da una coscienza di gruppo Non esiste una mente di gruppo, né un inconscio di gruppo; la società è formata soltanto da individui e la coscienza è soltanto nella mente degli individui
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Le intenzioni collettive (continua)
Searle: intenzioni collettive (We-intentions) Sono espresse nella seguente forma: “Noi intendiamo fare l’azione A”, esistente nella mente di ogni agente che agisce come parte del gruppo Il contributo personale è rappresentato dalla forma: “Io intendo fare l’azione B come parte del nostro fare l’azione A”
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Le intenzioni collettive (continua)
Intenzione individuale: “ottenere lo scopo A per mezzo dell’azione B” Intenzione collettiva: “ottenere lo scopo collettivo A per mezzo delle azioni individuali B” Nell’intenzione collettiva la componente individuale dell’azione collettiva svolge il ruolo di mezzo rispetto allo scopo collettivo e condiviso interdipendenza e influenza reciproca fra le due componenti Tuttavia, vi è un’unica rappresentazione mentale che congiunge in modo unitario l’intenzione individuale e locale con l’intenzione collettiva e globale
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Le intenzioni collettive (continua)
Un’efficace realizzazione delle intenzioni collettive comporta il senso dell’altro come partecipante a un’attività di collaborazione e cooperazione Il senso dell’altro favorisce il senso della squadra e la consapevolezza di “cantare in coro”, pur ciascuno con la propria voce e la propria mente
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