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PubblicatoAlberta Manzoni Modificato 7 anni fa
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FILOSOFIA POLITICA Rinascimento e rinnovamento politico: Machiavelli e Tommaso Moro Giusnaturalismo moderno e contrattualismo: Grozio Politica contrattualistica: l’assolutismo di Hobbes, liberalismo di Locke, la prospettiva democratica di Rousseau
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Rinnovamento politico del Rinascimento
La rinascita si collega al rinnovamento dell’uomo nella sua vita associata: Ritorno alle origini storiche (Machiavelli) Ritorno al diritto naturale (giusnaturalismo di Grozio) Nel Seicento e nel Settecento giusnaturalismo e contrattualismo sono alla base dei principali modelli del pensiero politico moderno: l’assolutismo di Hobbes, il liberalismo di Locke, il contrattualismo democratico di Rousseau
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Niccolò Machiavelli (1469-1527)
Tentò di realizzare una comunità politica italiana attraverso un ritorno alle origini della storia d’Italia: Roma repubblicana Discorsi sopra la prima decade di Tito Livio ( ) Principe (1532 postumo) La riflessione filosofica di Machiavelli è guidata dalla ricerca dell’oggettività storica e dal realismo politico (considerare la realtà sociale del tempo nella sua “verità effettuale” per capirne i reali meccanismi)
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Per uscire dal disordine e dalla servitù politica: principato guidato da uomo capace di unificare e riordinare la nazione Moralità immanente della politica non sempre coincide con quella del privato cittadino: la “virtù politica”. Il male eventualmente commesso deve tradursi nel bene collettivo, nell’utile dei sudditi o provocherà la rovina del principe Rapporto tra virtù e fortuna: la fortuna è arbitra solo della metà delle azioni umane e lascia governare agli uomini l’altra metà (potenza della fortuna dove manca una “ordinata virtù” a resistere)
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Il giusnaturalismo moderno: Ugo Grozio
Giusnaturalismo (ius naturalis): dottrina politica secondo cui esiste un “diritto naturale”, cioè un sistema di norme indipendente dalle legislazioni mutevoli dello stato. Esiste una legge naturale dettame della ragione da cui derivano diritti e obblighi naturali Si è tenuti a rispettare queste norme indipendentemente da quanto sancito dal “diritto positivo” degli Stati
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Il giusnaturalismo moderno è in continuità con quello antico e medievale (es.stoicismo e Tommaso d’Aquino): razionalismo e soggettivismo Se ne distacca sviluppando alcuni aspetti: la differenza è di natura politica (teoria contrattualistica dello Stato che si distacca dal “naturalismo” aristotelico: già con Machiavelli)
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Ugo Grozio ( ), il “diritto naturale” non coincide con l’ordine impresso al creato da Dio, ma si fonda sulla ragione umana: naturale e razionale si identificano. Il diritto della guerra e della pace (1625) È la ragione che rivela il valore morale di un’azione: un’azione è morale se è in accordo con i principi della ragione. Le azioni comandate dalla ragione sono obbligatorie per se stesse, quelle del diritto positivo sono lecite o illecite solo in virtù delle leggi promulgate dagli uomini
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Grozio elabora le nozioni di “stato di natura” (giusnaturalismo) e di “contratto” (contrattualismo):
Lo “stato di natura” è la condizione che precede la formazione dello Stato e delle leggi “positive” che le regolano: interrogando la ragione gli uomini trovano principi universali immutabili (diritto naturale) per guidare le azioni. Lo Stato ha origine da un “patto” o “contratto”: gli individui riconoscono un “sovrano”comune al quale si sottomettono per uscire dallo stato di natura
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L’Assolutismo di Hobbes
Thomas Hobbes ( ): la filosofia applica le regole del metodo scientifico alla morale e alla politica. Ha per oggetto i corpi (corporeismo e meccanicismo) NATURALI: Inanimati (De corpore 1655) Animati (De homine 1658) ARTIFICIALI: De cive (1642) Leviatano (1651)
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Individua i “postulati certissimi intorno alla natura umana”,base della politica:
1) il desiderio naturale: istinto di godere da solo dei beni comuni; 2) la ragione naturale: porta a fuggire la morte violenta come male, è strumento in funzione dell’unico bene originario la conservazione della vita stessa (egoismo) Non esistono giustizia o ingiustizia naturali, così come bene o male (convenzionalismo)
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Vi è un timore reciproco dovuto:
Rifiuta la visione aristotelica dell’uomo come “animale politico”:non nega che gli uomini abbiano bisogno degli altri, ma nega che abbiano per natura un istinto che li porti alla benevolenza reciproca. Vi è un timore reciproco dovuto: 1) All’uguaglianza naturale tra gli uomini (comune vulnerabilità) 2) volontà naturale di godere dei beni dati dalla natura, ma insufficienti Lo stato di natura è una condizione di guerra tutti contro tutti (bellum omnium contra omnes) e l’uomo è lupo all’uomo (homo homini lupus) a causa del diritto naturale di tutto su tutti
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LA RAGIONE CALCOLATRICE E LA LEGGE NATURALE
L’uomo è animale solitario abbrutito dal timore e incapace di disporre il tempo: non sono possibili industria, commercio, scienza e arte Grazie alla ragione calcolatrice l’uomo trova una via di uscita: proibire a ciascun individuo di fare ciò che provoca la distruzione della vita (fondamento della legge naturale: prodotto della ragione e frutto di calcolo)
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Le leggi di natura sono gli strumenti più idonei a garantire la sopravvivenza, non sono valori assoluti
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LA CONCEZIONE DELLO STATO
Nello Stato di natura chi garantisce il rispetto di queste regole? È necessario istituire un potere che faccia rispettare le leggi naturali: lo Stato civile nasce con un contratto, gli uomini rinunciano al diritto illimitato e lo trasferiscono a un solo individuo (uomo o assemblea). 1) Il sovrano o Leviatano ha potere assoluto, dotato di tutti i poteri (forma migliore: monarchia assoluta) e il suo potere è indivisibile 2) Il patto è irreversibile e unilaterale
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3) Giudizio su ciò che è bene o male appartiene allo Stato non al cittadino: il sovrano è sciolto da qualsiasi vincolo anche la volontà dei cittadini (è la legge che istituisce la morale) 4) Pactum unionis e subiectionis: gli individui alienano interamente i loro diritti e li conferiscono in modo definitivo all’autorità Limiti all’azione dello Stato: derivano dal fondamento giusnaturalistico che è il diritto alla vita (se il sovrano viola questo diritto, decade dalla sua funzione e si ritorna allo Stato di natura: non c’è ribellione perché lo Stato ha già cessato di esistere)
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Il Liberalismo di Locke (1632-1704)
Fondatore dell’ empirismo inglese Problemi politici e morali guidano la stesura del Saggio sull’intelletto umano (1690). Rielabora ideali politici e religiosi scaturiti dalla Rivoluzione inglese: torna in Inghilterra al seguito di Guglielmo d’Orange nel 1689. Opere: Epistola sulla tolleranza (1689) Due trattati sul governo (1690) Saggi sull’intelletto umano (1690)
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Politica e religione Locke è uno dei primi e più efficaci difensori delle libertà dei cittadini, della tolleranza religiosa e della libertà delle Chiese: ideali che per lui sono teoremi dimostrabili attraverso le regole della ragione (Saggio sull’intelletto umano) Per Locke esiste una legge naturale che è la ragione stessa in quanto ha per oggetto i rapporti tra gli uomini Uguaglianza naturale e diritto limitato dalla propria persona: diritto alla vita, alla libertà, alla proprietà e alla difesa (no reazione arbitraria, ma proporzionata)
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Dallo Stato di natura allo Stato civile
Lo Stato di natura non è necessariamente uno stato di guerra: lo diventa quando si ricorre alla forza per ottenere ciò che la legge naturale vieterebbe. Per evitarlo: patto di unione degli uomini con cui si abbandona lo stato di natura. Rimangono i diritti naturali, tranne quello di difesa affidato al potere civile La libertà naturale è essere limitati solo dalla legge naturale, nello Stato la libertà consiste nel “non sottostare ad altro potere che a quello stabilito per consenso”
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Consenso dei cittadini: origina il potere civile, è atto e garanzia di libertà.
Locke teorizza il diritto alla ribellione: tutela dei diritti naturali per cui nasce lo stato Locke è anche il teorico della tolleranza e della libertà di coscienza Lo Stato è una società di uomini costituita per promuovere i “beni civili” (vita, libertà, integrità del corpo, possesso dei beni esterni..)
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La salvezza dell’anima non compete allo stato: il magistrato civile ha come strumento la coercizione che non può condurre alla salvezza (salvezza=fede= no indotta con la forza). Nessuna pena può far credere Neanche la Chiesa può chiedere l’intervento del magistrato in materia religiosa: essa non può far ricorso alla forza che compete al magistrato. La Chiesa ha diritto di espellere (scomunica) chi ha credenze incompatibili con i suoi principi, ma ciò non può avere ricadute sui diritti civili Esclusi gli atei dalla tolleranza e anche quelle religioni che hanno principi stranieri a capo
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