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PubblicatoNiccolina Leoni Modificato 7 anni fa
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Visti di schiena, personaggi misteriosi nelle opere d’arte
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Viandante sul mare di nebbia (1818) di Friedrich.
Dipinto visto di schiena in modo che noi possiamo, dietro di lui, osservare lo stesso immenso panorama e provare il suo turbamento davanti all’infinito.
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Violon d’Ingres (1924) di Man Ray, la donna-violoncello ispirata alle figure femminili di Ingres (ma in realtà è la sua amante Kiki de Montparnasse).
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Ragazza alla finestra (1925) di Dalì
Ragazza alla finestra (1925) di Dalì. Anche in questo caso davanti alla donna (la sorella del pittore) è un vasto panorama stavolta “addomesticato” dalla cornice della finestra.
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Mi incuriosiscono. Non ne conosceremo mai l’identità, neanche quando sono davanti allo specchio perché – se il dipinto è di Magritte – continueremo a vedere di schiena anche il riflesso!
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Uno di questi è il danese Vilhelm Hammershøi (1864–1916), autore di innumerevoli interni intimisti e delicati in cui si muovono silenziose figure femminili (spesso la moglie Ida) raffigurate rigorosamente di schiena. Ovviamente si tratta di schiene diverse, artista per artista. Se per i romantici la figura vista da dietro ci consente di ammirare la vastità del paesaggio che hanno davanti, per altri autori è quasi una forma di preservazione dell’identità di una persona.
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No, niente a che vedere con il moderno concetto di privacy, ma un modo per raccontare la vita di un personaggio senza disturbarlo, osservandolo quasi di nascosto… un po’ come gli eleganti e pensosi uomini di Gustave Caillebotte ( ) affacciati alla finestra.
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Agli stessi anni appartengono delle curiose fotografie di donne, uomini o bambini visti di schiena. Non è chiaro il motivo di questa posa dal momento che non c’è nessuna ambientazione come quelle dei dipinti visti fino ad ora. In alcuni casi sembra lo scherzo di un fotografo che scatta una foto da dietro mentre i soggetti stanno posando per un altro fotografo davanti a loro. In altri casi sembra esserci il desiderio di mostrare la bellezza delle capigliature. Altre foto, però, sono del tutto incomprensibili. Puri divertissement.
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Pittore di nuvole verosimili, di cieli azzurri, di notti stellate, di volti di profilo e di espressioni di pathos, è anche uno dei primi ad introdurre delle figure che danno le spalle all’osservatore, un piccolo espediente che crea profondità spaziale e un forte senso di realismo nella scena.
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Riprendono intensità e presenza i personaggi di schiena visti da Caravaggio. Qui ritorna il senso di una scena intima, osservata di nascosto. Nella vocazione di San Matteo è di schiena il ragazzo a cavalcioni sulla panca, nelle due cene in Emmaus è l’apostolo seduto sulla sinistra e nella crocifissione di San Pietro è l’uomo a terra sotto la croce che ci offre una veduta di schiena.
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Con l’Impressionismo e il Post-impressionismo la figura di schiena, prevalentemente femminile, non è più così estetizzante recuperando, invece, gestualità naturali e pose ordinarie. Si può osservare in Edgar Degas ( )…
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… e in Henri de Toulouse Lautrec (1864-1901).
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Un genere diverso di umanità è quella disegnata da Vincent van Gogh ( ). Lui di schiena rappresenta coppie di contadini, uomini dall’andatura dimessa e solo raramente nudi femminili.
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Forse solo le seducenti viste di schiena delle donne di Jack Vettriano riescono a comunicare una bellezza raffinata ma effimera.
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Immagini cinematografiche spalle e schiene,
ma anche il tema del viaggio, del mistero, dell’attesa, della solitudine. Temi che la fotografia del Novecento ha saputo cogliere egregiamente.
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