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Cogli il mondo vero … fai una foto realista!
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D’accordo, qualsiasi fotografia è realista, in quanto non può che rappresentare il reale. Ma quando parliamo di Realismo come corrente artistica allora il campo si restringe. Perché ci riferiamo a persone che compiono attività comuni, magari gente che lavora con fatica, scene di vita quotidiana. Scene di genere, se vogliamo. Ma con uno sguardo particolare ai personaggi più “umili” della società. Se prendiamo come esempio i pittori più importanti del Realismo francese di metà Ottocento (Gustave Courbet, Honoré Daumier e Jean-François Millet) o i contemporanei Macchiaioli italiani (Giovanni Fattori e Silvestro Lega) ci rendiamo conto che i temi ricordano quelli della letteratura verista e che i protagonisti sono quasi sempre gente del popolo.
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Spesso sono donne. Donne che fanno lavori faticosi, piegate dal peso del fardello di biancheria da lavare o stanche di vagliare il grano.
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Non c’è una denuncia sociale esplicita
Non c’è una denuncia sociale esplicita. L’intento è quello, appunto, di fotografare la realtà. Mostrare il mondo in modo oggettivo. La verità è, però, che la scelta stessa dei soggetti e il modo con cui vengono mostrati non è affatto così asettica come avrebbero voluto. È già una scelta di campo. C’è un messaggio implicito a cui il pittore non può sottrarsi.
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Partendo da questi presupposti scattiamo una foto in stile realista, attualizzandone i contenuti . Dunque cercando quei soggetti che diano un’idea delle attività della gente comune. Magari con uno scatto in bianco e nero, quasi a richiamare il Neorealismo del cinema italiano della metà del Novecento. Ed ecco cosa potrebbe venire fuori.
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C’è anche chi inforna una pizza o prepara il caffé al bar…
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Perché fare questo tipo di lavoro?
educare alla visione, apprendere il linguaggio delle immagini e imparare a guardare al mondo esterno con la curiosità di chi non è solo uno spettatore passivo, ma un produttore di nuovi significati. Nel caso specifico bisogna interrogarsi sul senso del Realismo nel XXI secolo, scegliere un soggetto e accoglierlo dentro un’inquadratura dopo aver stabilito l’altezza del punto di vista, la distanza, il livello di zoom. Tutte opzioni che sembrano meccaniche ma che, al contrario, costituiscono il discrimine tra uno scatto distratto e un’opera d’arte. Una cosa seria, insomma. Ma di quelle con cui ci si può anche divertire!
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