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PubblicatoOreste Graziano Modificato 7 anni fa
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Madre di ogni nostra pena con Te ha inizio e fine la possibilità di credere, io vorrei dirti le parole più degne, vorrei ti sentissi meno sola, Tu così in alto.
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A noi paura impedisce perfino di guardarci in volto
di vederci dentro e ancor più si impaurano i fanciulli, se ci guardano.
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Madre, vorrei che Tu fossi
come uno di noi quando lo attendevi in silenzio, ed Egli ti premeva dentro e Tu nulla sapevi di Lui e cercavi i suoi occhi.
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Noi vorremmo che Tu lo stringessi ancora con paura al seno, sulla strada dell’esilio e stringessi ogni uno di noi e sentirti piangere con tutte le madri, cui è stato strappato un figlio, qualcuno è stato ucciso, a ogni madre.
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Ho dovuto fuggire dalla sua casa e dal suo paese e nessuno sa la ragione, come Tu non sapevi. E siamo ancora come Te, quando paura ti fermava sulla strada del ritorno. Qualcuno v’è sempre che vuole uccidere. Nulla è mutato. Qualcuno sul trono che parla di pace e uccide.
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Noi siamo i pochi sopravvissuti
per prodigio, ai lagher, noi generazione del genocidio, i testimoni dei 50 milioni di uccisi
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Come ora sono i 12 mila segnati, i milioni di fanciulli dell’Asia,
con in cima i grandi bacini che alimenteranno fra anni energia ai nostri motori in viaggio verso la Luna.
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Ti sentiamo come noi o Madre, quando cercavi affannosa tuo Figlio, nei vichi della capitale, anche noi soli, tutti e ognuno, non più figli, non più madri. E Tu non sapevi e noi non sappiamo.
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E quando se n’è andato per le strade Tu sei rimasta sulla porta a vederlo come s’allontanava e attendevi la sera che il vento ti portasse un segno di Lui .
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E pure alle nozze di Cana, Tu eri dalla nostra parte, qui ti vogliamo ancora, perché non abbiamo più gioia, qui ti vogliamo, le nostre squallide menti, senza vino buono all’inizio e senza alla fine.
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nessuno che stia in silenzio sotto il legno della nostra agonia
E poi nessuno che ci assista su queste allucinate autostrade, nessuno, che ci accompagni verso i nostri campi di concentramento, nessuno che stia in silenzio sotto il legno della nostra agonia e ci accolga fra le sue braccia e poi ci accompagni al sepolcro, fra poco non ci saranno neppure sepolcri.
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Allora anche la sua morte e come ogni nostra morte e noi non sappiamo come Tu non sapevi solamente credevi, per questo ora sei, così lontana.
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P. David Maria Turoldo
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