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PETRONIO ARBITER ELEGANTIAE

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Presentazione sul tema: "PETRONIO ARBITER ELEGANTIAE"— Transcript della presentazione:

1 PETRONIO ARBITER ELEGANTIAE
La definizione di Petronio come “arbiter elegantiae” (maestro di buon gusto) si deve a Tacito che, negli Annali (XVI libro), lo descrive come un gran signore, raffinato, colto e dai modi gentili, una sorta di esteta

2 Petronio e il Satyricon
Accolto alla corte di Nerone fra i cortigiani favoriti Al grossolano estetismo di Nerone fa da guida il raffinato buon gusto di Petronio Denunciato di tradimento a causa dell’invidia di Tigellino, si fa tagliare le vene (nel 66 d.C.) ancor prima di ricevere l’ordine di darsi la morte Nel suo romanzo satirico ci presenta un quadro realistico della vita dell’epoca neroniana, da lui vissuto in prima persona. L’oggettività è una sua caratteristica, compreso il quadro delle dissolutezze che avvenivano quotidianamente alla corte di Nerone

3 Il genere della satira La libera alternanza di prosa e versi si rifà come modello al genere della satira menippea di Varrone: composizioni satiriche caratterizzate da un continuo alternarsi di toni seri e scherzosi, citazioni letterarie e bassa volgarità. Gli inserti poetici ‘stonano’ volutamente con il resto del racconto, per evidenziare ancora di più la brusca ricaduta nella volgarità. Attenzione! Pur essendo evidente che il personaggio di Trimalcione rappresenta l’imperatore, contro cui è rivolta la satira, il nome di Nerone non compare mai: ci sono solo delle allusioni ai suoi modi di fare.

4 Il Satyricon Genere: romanzo. Unisce l’elemento sentimentale a quello avventuroso Prosimetro = opera in prosa con inserti in versi (satira menippea, come l’Apokolokyntosis di Seneca) Parodia del classico romanzo d’amore: anziché la solita vicenda dell’amore contrastato di due fidanzati, un ‘lui’ e una ‘lei’ destinati a ricongiungersi alla fine dopo una serie di vicissitudini (viaggi, naufragi, ecc.), con ‘lei’ sempre casta e pura e ‘lui’ assolutamente serio ed integerrimo, ≠ nel Satyricon è presentata una coppia di omosessuali, di cui uno vive alle s-palle… ☺ dell’altro

5 Personaggi del romanzo
Encolpio, uno studente colto e anticonformista, un esteta che ama la bella vita, generoso e ingenuo, è il protagonista (oltre ad essere la voce narrante, che rappresenta l’autore stesso); egli è innamorato di Gitone, giovane bellissimo, astuto e capriccioso, che però gli è infedele e lo tradisce con un terzo uomo, Ascilto (sostituito poi nel corso del racconto da Eumolpo, un uomo più anziano, un poeta cinico e corrotto, alla ricerca soltanto del proprio utile personale). Infine c’è Trimalcione, il personaggio più significativo: un liberto arricchito, che ostenta la propria ricchezza materiale senza possederne una interiore, simbolo di una società i cui valori sono in crisi e che crede che sia il denaro a dare la felicità. NB Trimalcione rappresenta l’imperatore Nerone.

6 Caratteri del romanzo Le vicende riguardano le avventure dei due amanti (Encolpio e Gitone) prevalentemente a sfondo erotico. Non c’è trama. Il sesso è visto come fonte di ilarità e di situazioni comiche. Encolpio ad es. è condannato all’impotenza dal dio Priapo. Molte scene sono ambientate nell’Italia Meridionale e sono degne della tipica sceneggiata napoletana nei bassifondi della città di notte, con passioni esasperate, tradimenti, riconciliazioni, ecc. Il linguaggio scende VOLUTAMENTE nella volgarità per essere aderente al vero (romanzo realistico): riproduce fedelmente la lingua quotidiana del mondo plebeo.

7 Altre caratteristiche
Petronio, unendo un contenuto realistico e uno spirito scanzonato, ci invita a non prenderci troppo sul serio. L’autore resta sempre al di fuori di ciò che descrive e prende le distanze dalla materia trattata (simile al Verismo di Verga con il canone dell’impersonalità): essendo distaccato da ciò che osserva, Petronio si comporta come un regista di un film, NON GIUDICA! La sua ‘condanna’ semmai è solo estetica (e mai morale) a un mondo dominato dalla volgarità, una società che egli, da arbiter elegantiae, trova di cattivo gusto.

8 L’episodio della cena di Trimalcione
È la parte centrale del romanzo (comprende ben 52 capitoli) tanto da poter essere considerata quasi un’opera a sé stante. Trimalcione è un personaggio immaginato dalla fantasia dell’autore, ma è chiaramente la ‘maschera’ di Nerone: ricchissimo, rozzo e volgare. T. possiede molti schiavi, che tratta con fare autoritario (all’opposto di come insegnava Seneca – e a questo proposito va detto che forse Petronio dubitava della buona fede di Seneca e derideva il suo umanitarismo). ‘Tirata’ ironica contro Seneca: come trattare gli schiavi.

9 La cena di Trimalcione Trimalcione “si è fatto dal niente” e va ripetendolo continuamente, orgoglioso di sé , dei propri meriti e dei propri averi, che ostenta ad ogni occasione. A suo dire l’uomo vale per il denaro che possiede. Si esprime con un linguaggio volgare e scurrile, tipico delle taverne. È il classico esempio di persona maleducata e prepotente. Ama invitare a cena gli amici e allietarli con spettacoli di musica e intrattenimento, ma solo per fare sfoggio della sua ricchezza (es. vassoi d’argento, ecc.).

10 Trimalcione Commette con i suoi ospiti continuamente delle ‘gaffes’ parlando, come ad es. quando dice: “Ieri ho servito del vino meno buono di quello di oggi, eppure gli invitati erano di molto maggior riguardo”. Disprezza la filosofia e si vanta di non aver mai preso lezioni da un filosofo. Possiede tre biblioteche con centinaia di libri e fa frequenti citazioni letterarie sempre sbagliate (segno che non ne ha mai letto nemmeno uno, ma ne ha solo sentito parlare).

11 Conclusioni sul Satyricon
L’impressione che si ricava dalla lettura del romanzo è quella che i letterati e gli uomini di cultura come Petronio si sentissero esclusi e non integrati nella realtà sociale in cui vivevano, descritta per questo con distaccata ironia, fatta di liberti arricchiti, giovani sbandati, poeti frustrati, tutti esempi di un’epoca in cui gli antichi ideali erano tramontati sotto il dispotismo imperiale e l’esibizionismo di Nerone. Tuttavia l’intento dell’autore non è mai quello di una denuncia o di una condanna morale, ma solo la semplice constatazione di un dato di fatto.


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