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Omero1 Omero come fonte per l’archeologia
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Omero 2 I poemi omerici: Iliade e Odissea La composizione dei poemi
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Omero 3 Lo sfondo storico dei poemi (XII sec. a.C.)
Lo sfondo storico della composizione (IX- VIII a.C.) A. Ercolani, Omero. Introduzione allo studio dell’epica greca arcaica, Roma 2006
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Omero 4 Contaminazione fra i due piani: tattiche oplitiche in Omero?
Alcuni passi omerici sembrerebbero ricordare scene di guerra che presuppongono la tattica oplitica, molto più recente rispetto alla guerra condotta sul carro e basata anche su scontri individuali dell’età evocata nei poemi omerici
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Omero 5 Un caso eclatante di archeologia omerica: gli scavi di Schliemann fra intuizioni ed errori di prospettiva
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Omero 6 Heinrich Schliemann ( ) Il più importante degli archeologi romantici, appassionato conoscitore degli autori classici e grande cultore di Omero, attraverso i suoi scavi di Troia e Micene, rivelò il mondo fino ad allora sconosciuto delle civiltà preelleniche. Tramite le sue ricerche “un mondo di meraviglie” si aprì “dinanzi agli occhi degli studiosi stupefatti e perplessi” e “non già per merito di una prudente e calcolata indagine di scuola, quanto piuttosto per” una sua “inverosimile geniale intuizione” (M. Pallottino, Che cosa è l’archeologia). Come altri personaggi vissuti nella sua epoca, Schliemann non nasce come archeologo “professionista”, ma fu commerciante, esportatore, banchiere e solo cinquantenne si dedicò totalmente alla sua passione di scoprire antiche civiltà sepolte.
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Omero 7 Prima degli scavi Schliemann nacque il 6 gennaio 1822 a Neubuckow nel Meklenburg (Germania del Nord). Il padre era un pastore evangelico, appassionato di storia antica e di Omero. Nel 1841 seguì un corso di contabilità a Rostock e, nello stesso anno, cercò di partire per l’America del Sud, ma la nave su cui si era imbarcato ad Amburgo naufragò presso le coste olandesi, costringendolo così a rimanere in Europa. Trovò allora un impiego come fattorino in una ditta commerciale ad Amsterdam e cominciò, nel tempo libero, a dedicarsi allo studio delle lingue, imparando in breve tempo a parlare con facilità l’inglese, il francese, l’italiano e il portoghese. Dal 1844 fu impiegato come fattorino e contabile nella ditta Bernard Henry Schröder & Co. di Amsterdam, dedicandosi contemporaneamente allo studio del russo. In poco tempo la sua padronanza della lingua era tale che, nel 1846, la ditta per cui lavorava lo inviò come agente di commercio a San Pietroburgo e lì ebbe tanta fortuna da riuscire, nel 1849, ad aprire a Mosca una filiale della ditta.
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Omero 8 Tra il 1850 e il 1852 si stabilì in America dedicandosi al commercio di preziosi, arricchendosi notevolmente. L’aumento del suo patrimonio, dovuto anche alle speculazioni realizzate durante la guerra di Crimea ( ), lo portò a chiudere le sue attività commerciali nel 1863 per vivere di rendita. L’anno successivo intraprese un viaggio in Egitto, India, Indonesia, Cina, Giappone, Stati Uniti e Cuba. Nel 1866 si stabilì a Parigi per dedicarsi, come lui stesso afferma “ durevolmente allo studio dell’archeologia”, approfondendo studi linguistici, storici, archeologici e filosofici.
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Omero 9 Gli scavi di Troia Nel 1868, dopo un soggiorno in Italia, fece il primo viaggio in Grecia, visitando Corfù, Itaca (dove compì alcuni scavi alla ricerca del palazzo di Ulisse), Tirinto e Micene. Nello stesso anno, con il testo di Omero alla mano, andò in Asia Minore con l’intento di trovare conferme alle sue ipotesi sull’ubicazione della Troia omerica nella collina di Hissarlik. Schliemann era convinto che la Troia raccontata da Omero si nascondesse nella collina di Hissarlik, in Turchia. Tra il 1871 e il 1873 intraprese la prima grande campagna di scavo. La collina fu sezionata tramite enormi trincee, rivelando i resti sovrapposti di sette insediamenti diversi. Schliemann identificò i resti della città omerica nella cosiddetta “città bruciata” (secondo strato, datato in seguito al a.C.), nella quale trovò ciò che venne chiamato il “tesoro di Priamo”, più di 200 oggetti d’oro, che vennero clandestinamente trasferiti ad Atene ( l'archeologo fu processato dalle autorità locali). In realtà il tesoro risultò databile alla prima età del Bronzo e la Troia omerica venne individuata da Wilhelm Dörpfeld (un architetto che proseguì le ricerche con maggiore rigore scientifico) nel sesto livello della collina, e da C. Blegen (che diresse la missione americana attiva nel sito) nello strato VIIa, databile al a.C. circa. Altre campagne furono condotte da Schliemann tra il 1878 e il 1879, nel 1882 e nel Il suo metodo di indagine, creato sulla base dell’esperienza e sorretto da intuizioni piuttosto che da basi scientifiche, fu purtroppo causa di distruzioni irrimediabili, ma costituì una delle prime applicazioni dell’uso sistematico dei sondaggi preliminari, della pratica di trincee nei siti pluristratificati e della datazione degli strati archeologici tramite manufatti tipologicamente riconosciuti.
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Omero 10 Gli scavi a Micene e a Tirinto Nel 1874, mentre era ancora attivo a Troia, Schliemann cominciò ad interessarsi di Micene, guidato ancora una volta dalla lettura delle fonti antiche. Omero celebrava, infatti, una Micene ricca d’oro, mentre Pausania descriveva in dettaglio i monumenti sepolcrali dei tempi eroici. E proprio con la guida di Pausania si mosse Schliemann, intuendo la collocazione delle sepolture reali entro e non all’esterno del perimetro dell’acropoli. Schliemann trovò un circolo sepolcrale con cinque tombe a fossa, contenenti alcune maschere d’oro, che riconobbe come i sepolcri degli Atridi, la famiglia reale di Micene. In realtà si trattava di sepolture più antiche, appartenenti ad una civiltà precedente a quella narrata da Omero. Tra il 1884 e il 1885 Schliemann si spostò a Tirinto. Anche in questo caso la sua guida fu Omero, che racconta nell’Iliade che nella città regnava Diomede “dall’urlo di guerra potente”. Lo scavo, condotto ancora con Wilhelm Dörpfeld, portò a liberare la cittadella “ciclopica” mettendo in luce i resti di un palazzo miceneo. Schliemann morì il 26 dicembre 1890 a Napoli e pochi giorni dopo venne sepolto ad Atene.
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Omero11 Su Troia:“Se i miei scritti contengono qua e là contraddizioni, spero che esse mi saranno perdonate se si terrà conto che qui io scopro un mondo nuovo per l’archeologia, che finora non si erano mai trovate o si erano trovate pochissime delle cose che io ho riportato alla luce a migliaia, che tutto mi appariva sconosciuto e misterioso e spesso dovevo azzardare ipotesi” (Prefazione di Trojanische Altertümer, 1874). “Sono lieto di aver scoperto in tre anni di scavi la Troia omerica, sia pure di dimensioni ridotte, e di aver dimostrato che l’Iliade, si fonda su fatti veri. Omero è un poeta epico e non uno storico. E’ naturalissimo che egli esageri tutto con libertà poetica”. Su Micene: “Con gioia estrema annuncio.. che ho trovato le tombe che la tradizione ripresa da Pausania indica come sepolcri di Agamennone, di Cassandra, di Eurimedonte e de loro compagni uccisi, durante il pasto da Clitennestra e dal suo amante Egisto. Nei sepolcri ho trovato immensi tesori: oggetti arcaici d’oro puro. I tesori di per sé bastano a riempire un grande museo, che sarà il più bello del mondo, e che nei secoli a venire attirerà in Grecia migliaia di stranieri”. Su Tirinto: “Quando si è lavorato sodo e si è stanchi, il riposo è infinitamente più dolce: posso assicurare i lettori che non ho mai dormito così bene come nell’acropoli di Tirinto durante la pausa di mezzogiorno, malgrado la durezza del giaciglio e l’ardore implacabile del sole, contro il quale non avevamo altra protezione che i nostri cappelli messicani, ampi abbastanza da coprirci il volto”.
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Gli scritti principali di Schliemann La Chine et le Japon (1867);
Omero 12 Gli scritti principali di Schliemann La Chine et le Japon (1867); Ithaka, der Peloponnes und Troja. Archäologische Forschungen (1869); Trojanische Altertümer (1874); Mykenae (1878); Ilios. Stadt und Land der Trojaner (1881); Orchomenos (1881); Troja. Ergebnisse meiner neusten Ausgrabungen (1884); Tyrins. Der prähistorische Palast der Könige von Tyrins (1886); Hissarlik-Ilion (1890); Bericht über die Ausgrabungen in Troja im Jahre 1890 (1891).
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Omero 13 Due esempi dall’Odissea di impiego del testo omerico nell’archeologia
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Omero 14 Il palazzo di Odisseo nell’Odissea come spunto di indagine archeologica
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Omero 15 XXII 2 balzò sulla grande soglia stringendo arco e faretra (cf. XXI 43 e XXII 182) XXII 109 s’avviò verso il talamo, dove stavano le armi famose XXII 120s. appoggiò allo stipite della gran sala ben costruita / l’arco, perché stesse ritto, contro il muro lucente
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Omero 16 XXII c’era una porta elevata nella salda parete, / e in fondo alla soglia della gran sala ben costruita / c’era un ingresso al passaggio, chiuso da porte serrate. / Odisseo aveva ordinato al chiaro mandriano di fare la guardia, / mettendosi a lato di esso: la via per l’assalto era una soltanto XXII 394 e, mossa la porta (cf. XXI 387)
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Omero 17 XXII 399s. aprì le porte delle sale assai frequentate / e s’avviò; Telemaco la precedeva XXII 449 li deposero sotto il loggiato dell’atrio ben recintato XXII 474 condussero fuori Melanzio, sul vestibolo e sul cortile
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Omero 18 M. Fernández-Galiano, Introduzione ai libri XXI-XXII, in Omero. Odissea, vol. VI (libri XXI-XXIV) a c. di M. Fernández-Galiano e A. Heubeck, trad. di G. Aurelio Privitera, Milano 2016, XXVIII-XXXII
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Il Pitio Il Pitio ad Atene
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Testimonianza di un frammento comico
Strattide, fr. 38,1 K.-A. E voi tutti andate verso il Pitio
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Tucidide Tucidide II 15,3s. Ma prima di allora l’attuale acropoli era la città, insieme alla parte sottostante di Atene volta verso noto. Eccone la prova: i templi, quello della dea Atena e quelli degli altri dèi, sono posti nell’acropoli, e quelli posti fuori di essa sono elevati soprattutto presso questo quartiere della città, come quello di Zeus Olimpio e il Pitio e quello della Terra e quello di Dionisio delle paludi
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Tucidide Tucidide VI 54,6s. Pisistrato […] costruì nel mercato, durante il suo arcontato, l’altare dei dodici dèi e quello di Apollo nel recinto sacro del Pitio
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Eschilo Eschilo, Eumenidi 1-11
Tra gli dèi, per prima cosa, onoro con questa mia preghiera Gea, la prima divinità oracolare; dopo di lei Themi, che seconda tenne, com’è fama, il seggio profetico della madre; terza vi ascese per volere di Themi, e non per violenza d’alcuno, un’altra Titanide, Febe, figlia della Terra: e questa lo trasmise quale dono genetliaco a Febo, che da Febe appunto ha derivato il nome.
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Eschilo Eschilo, Eumenidi 21
Ma anche Pallade Pronaia è onorata nelle mie parole Eschilo, Eumenidi 24 Bromio possiede questa contrada
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Eschilo Eschilo, Eumenidi 28s.
E il sommo Zeus che ogni cosa porta a compimento, e infine mi assido, profetessa, sul trono
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