La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

Richiamo: transizioni di fase

Presentazioni simili


Presentazione sul tema: "Richiamo: transizioni di fase"— Transcript della presentazione:

1 Richiamo: transizioni di fase
L’acqua Ad una data pressione esiste una temperatura definita alla quale il sistema cambia fase (Temperatura di transizione). Durante la trasformazione il sistema scambia con l’ambiente un calore latente Hf Materiali per l’ottica

2 Richiamo: transizioni di fase
G e’ la quantita’ di lavoro macroscopico che il sistema puo’ compiere a T e P costanti. Bilancio tra la tendenza del Sistema a minimizzare l’energia e massimizzare l’entropia. Termine Entalpico: quantita’ di calore scambiata a P cost Termine Entropico: quantita’ di calore utilizzata per andare verso stato disordinato H = U + p V una trasformazione è spontanea quando porterà a una diminuzione di energia libera G: principio di minima energia libera Materiali per l’ottica

3 Richiamo: transizioni di fase
Cambiamenti di stato Discontinuità del volume (densità) alla transizione di fase Le transizioni di fase del primo ordine sono quelle che coinvolgono un calore latente. Durante tali transizioni, un sistema termodinamico assorbe o rilascia una quantità di energia fissa, e generalmente grande. Poiché l'energia non può essere istantaneamente trasferita dal sistema all'ambiente circostante, le transizioni del primo ordine sono associate a "regimi di fase mista" in cui alcune parti del sistema hanno completato la transizione, mentre altre ancora no. La seconda classe è detta delle transizioni di fase continue, anche chiamate transizioni di fase del secondo ordine: queste non sono associate ad alcun calore latente.  Materiali per l’ottica

4 Richiamo: transizioni di fase
<iframe width="640" height="360" src=" frameborder="0" allowfullscreen></iframe> Transizione tra due fasi superficiali (ricostruzioni superficiali, TC~80 K) Materiali per l’ottica

5 Richiamo: cinetica delle transizioni di fase
La transizione di fase (es. liquido>cristallo) non si verifica sull’intera massa simultaneamente altrimenti sarebbero coinvolti moti cooperativi degli atomi ed elevata riduzione entropica (“troppo” ordine) La trasformazione avviene attraverso la nucleazione di piccoli aggregati (100 atomi) e loro successivo accrescimento attraverso processi termicamente attivati (superamento di barriere energetiche) La cristallizzazione non può avvenire alla Tm di equilibrio dato che li’ Energia libera fase solido=Energia libera stato liquido (GS=GL) Necessità del sottoraffreddamento per promuovere la formazione di nuclei cristallini mediante una diminuzione della energia libera globale Materiali per l’ottica

6 Richiamo: transizioni di fase
nucleazione omogenea eterogenea Richiamo: transizioni di fase r<r*: il nucleo è instabile (si forma e si ridissolve) r>r*: il nucleo è stabile e si può accrescere indefinitivamente (continua diminuzione di G) Termine di superficie >0 per T<Tm (costo energetico per la creazione delle interfacce) Termine di volume <0 per T<Tm (avviene spontaneamente) Materiali per l’ottica

7 La tensione superficiale è definibile nel modo più elementare dal punto di vista meccanico come la forza per unità lineare che tiene uniti i lembi di un ipotetico taglio praticato sulla superficie libera del fluido, ovvero: γ = dFS/d l dove d l è la lunghezza di un tratto infinitesimo del taglio e dFS è la forza infinitesima perpendicolare al taglio giacente sulla superficie. Si può ricavare la stessa definizione tenendo conto del fatto che una lamina liquida tende spontaneamente a raggiungere la configurazione di minima superficie, per cui la tensione superficiale si definisce come: γ = dW/d A dove d W è il lavoro elementare compiuto contro le forze di tensione superficiale per ottenere un aumento infinitesimo d A della superficie della lamina.

8 Richiamo: transizioni di fase
Per avere la transizione bisogna superare una barriera energetica (si calcola uguagliando a zero la definizione della slide precedente per ricavare r* e poi sostituendo) Tanto più la temperatura è minore di Tm tanto più facile à la formazione di nuclei stabili Materiali per l’ottica

9 Tanto più la temperatura è minore di Tm tanto più facile à la formazione di nuclei stabili….ma in realta’ esiste una temperatura ideale…

10

11

12 Richiamo: transizioni di fase
La velocità di accrescimento di nuclei stabili è governata da una energia libera di attivazione G accr (dipende dalla possibilità di diffusione su lunghe distanze e viscosità). L’unione al nucleo comporta il passaggio dallo stato liquido a solido (comporta una variazione di energia libera di volume e dipende da G v ) Materiali per l’ottica

13 Come si puo’ evitare la cristallizzazione e ottenere un vetro?

14 Materiali per l’ottica lineare: vetri inorganici
Vetro: un materiale ottenuto per solidificazione da fuso senza cristallizzazione (può esser sia di natura inorganica che organica). In pratica è un fluido ad altissima viscosità Caratteristiche principali: assenza ordine a lungo raggio (amorfo) assenza di un punto di fusione ben definito la sua viscosità diminuisce con continuità all’aumentare della temperatura isotropia Si cataloga un vetro come ottico se: ha proprietà ottiche ben definite e riproducibili è otticamente omogeneo non presenta bolle, striature, strain e inclusioni. Materiali per l’ottica

15 Materiali per l’ottica lineare: vetri inorganici
Differenze tra solido vetroso rispetto ad uno cristallino: Il passaggio dallo stato liquido a solido avviene in modo progressivo Continuo aumento della viscosità col raffreddamento sino a raggiungere una completa rigidità (viscosità maggiore di 1015 poise) Assenza del calore latente di solidificazione I materiali vetrosi hanno una velocità di raffreddamento al di sotto del punto di fusione maggiore della velocità di cristallizzazione: gli atomi si “congelano” in posizioni fuori dall’equilibrio I materiali che esistono nello stato vetroso sono dotati di viscosità elevata in prossimità del punto di solidificazione. Lo stato vetroso non è uno stato termodinamicamente stabile il vetro tende ad evolvere verso la cristallizzazione (minore energia libera) Energia configurazione vetro cristallo devetrificazione Materiali per l’ottica

16 Materiali per l’ottica lineare: vetri inorganici

17 Richiamo: la viscosità
Quando si verifica una condizione di scorrimento relativo tra due elementi di un fluido compare lungo l’area di contatto una forza tangenziale di attrito detta forza di attrito interno con verso sempre contrario a quello della velocità relativa. Si trova sperimentalmente che il modulo della forza di attrito interno dF dipende da: v1 Velocità v1>v2 v2 dS = area di contatto dv/dn = variazione del modulo della velocità in direzione normale a dS  = viscosità del fluido (dipende dal fluido e dalla temperatura T La viscosità nei liquidi diminuisce con l’aumentare della temperatura (nei gas aumenta con T) Unità di misura: kg/(ms) oppure Poise=0.1 kg/(ms) Esempi: H2O (T=0°C)0.018 poise, H2O (T=20°C)0.010 poise Materiali per l’ottica

18 Il vetro: la solidificazione
Il volume specifico (inverso della densità) diminuisce con continuità e non bruscamente come in una transizione di fase di cristallizzazione. Il vetro: la solidificazione La diminuzione del volume è più lenta sotto la Tm (nello stato cristallino) rispetto a quello liquido perché la contrazione è puramente termica (diminuzione dell’ampiezza delle vibrazioni) mentre nello stato liquido coinvolge anche l’impacchettamento della struttura Transizione vetrosa (intersezione) Temperatura di fusione/solidificazione cristallina Materiali per l’ottica

19 Il vetro: la solidificazione
La velocità di raffreddamento è superiore a quella di cristallizzazione. La viscosità già elevata va aumentando con l’abbassamento della T: la cristallizzazione è ulteriormente inibita: gli atomi hanno sempre meno mobilità per trovare il loro “giusto” posto La variazione di volume specifico è continua Il liquido è sottoraffreddato in equilibrio termodinamico metastabile Esiste una temperatura alla quale la variazione di volume specifico presenta un flesso: Tg=TEMPERATURA DI CONGELAMENTO O Di TRANSIZIONE VETROSA dallo stato sotto raffreddato allo stato vetroso Materiali per l’ottica

20 Il vetro: la solidificazione
Il volume finale del solido dipende dalla velocità di raffreddamento utilizzata In generale, le proprietà fisiche del vetro dipendono dalla sua storia termica Materiali per l’ottica

21 Il vetro: oltre la solidificazione
Al punto di trasformazione la viscosità è dell’ordine di 1013 poise Al di sotto di Tg la contrazione del vetro è di natura termica ovvero la configurazione molecolare è congelata La viscosità aumenta e a Tamb è circa 1020 poise Il materiale si comporta come solido elastico In qualità di liquido congelato il vetro è un materiale isotropo Materiali per l’ottica

22 Capitoli: 3

23 Il vetro: struttura (silice)
Distanza Si-O= 1.6Å Si è circondato in media da 4 atomi di O L’ordine a corto raggio presente nella silice è analogo a quello a lungo raggio trovato nella silice cristallina: tetraedri SiO4 collegati per i vertici L’allargamento dei picchi indica che le distanze interatomiche dei tetraedri variano tra loro (mancanza di ordine a lungo raggio) Materiali per l’ottica

24 Il vetro: struttura (silice)
Materiali per l’ottica

25 Il vetro: struttura (silice)
Probabilità di trovare gli atomi in funzione della distanza da un determinato atomo prescelto Funzione di distribuzione radiale (FDR) della silice vetrosa Materiali per l’ottica 25

26 Il vetro: struttura (silice)
TEORIA DI PORAI-KOSHITS (1959) La struttura del vetro è costituita da domini nanocristallini (D=10-100Å) Ciascun dominio può anche avere una composizione diversa Zone con regolare disposizione delle unità strutturali collegate da zone esterne altamente disordinate In accordo con i dati XRD, con la presenza di gruppi OH E’ compatibile con la presenza di stati vetrosi in materiali non ossidi e con la trasparenza del vetro Materiali per l’ottica 26

27 Il vetro: struttura (silice)
Energia configurazione vetro cristallo devetrificazione Il vetro: struttura (silice) TEORIA DI ZACHARIASEN (1932) Si arguisce che che la differenza in energia tra vetro e cristallo della stessa composizione è molto piccola (altrimenti rapida devetrificazione): metastabilità prossima a stabilità Tipo di legami e motivo strutturale (ad es. tetraedro silicico) devono esser identici perché l’energia interna è funzione essenzialmente della energia di coesione Dato però che non si osserva ordine a lungo raggio, mentre nel cristallo le unità strutturali si ripetono periodicamente nello spazio,nel vetro le unità strutturali di dispongono in modo casuale distorcendo i legami ma mantenendo le “rete” del vetro continua Accordo con i dati XRD ma non spiega l’esistenza di vetri non costituiti da ossidi e non giustifica la presenza di gruppi OH- riscontrati nel vetro Materiali per l’ottica 27

28 Il vetro: struttura (silice)
Confronto tra le due teorie (tra le molte esistenti…) Zachariasen Porai-Koshits Risultati al microscopio ottico hanno evidenziato zone eterogenee ben definite che non sono il risultato di una separazione di fase e come tali sono stabili ad eventuali trattamenti termici Materiali per l’ottica 28

29 Il vetro: struttura (silice)
I costituenti del vetro si suddividono in : Formatori: formano il vetro senza l’introduzione di altri ossidi (network formers): SiO2, B2O3, P2O5, As2O3. Esistono formatori parziali ovvero ossidi che formano il vetro con l’introduzione di almeno un altro ossido: TeO2, SeO2, MoO3, WO3 Modificatori che modificano la struttura del vetro ‘rompendo’ il network (network modifiers): Na2O, K2O, Li2O, CaO, PbO…La presenza di network modifiers comporta: - aumento della mobilità e diminuzione della viscosità (diminuzione della temperatura di formazione del vetro) - modifica delle proprietà del vetro a seconda della composizione Stabilizzanti: riducono i danni dovuti al contatto con agenti esterni, p. es. acqua: Ca2O, MgO…. Materiali per l’ottica 29

30 Il vetro: struttura (silice)
Tra i costituenti del vetro: Ossidi stabilizzatori CaO, MgO, PbO, Al2O3, BaO, ZnO… Additivi anidride arseniosa, ossido di alluminio Decoloranti biossido di manganese Coloranti ad esempio, Fe, Cr, Ag, Cu, Co Opacizzanti floruri Esempi di vetri “cristallo” Vetro Crown Vetro Flint Silice 54.0% 62.0% 42.0% B2O3 Na2O 5.0% CaO 5.2% MgO K2O 14.0% 1.7% PbO 32.0% K2CO3 21.9% 14.7% Materiali per l’ottica 30

31 Il vetro: struttura (silice)
Esempio di vetro: sodalime Usato per finestre e contenitori. L’introduzione di un altro ossido (ad esempio Na2O) distrugge la continuità del reticolo SiO2 L’apporto dell’ossido modifica il rapporto Si/O e non è possibile che ciascun ione O sia legato a 2 atomi di Si. Esistono degli ioni O che appartengono ad un solo tetraedro (ossigeni non pontanti: bridging) Na O Si Materiali per l’ottica 31

32 Capitoli: 3

33 Il vetro: effetti composizionali sulle proprietà strutturali
Pressatura (in stampi di ghisa) Soffiatura Trafilatura Formatura di fibre Materiali per l’ottica 33

34

35

36 Ricottura: riscaldamento e successivo raffreddamento, per eliminare le tensioni.
Tempra: portare il vetro a Tg<T<Trammollimento raffreddare con getto d’acqua o bagno d’olio-> si creano tensioni di tipo radiale tra interno e superficie, a causa della diversa velocita’ di raffreddamento esterno Perche’ si abbia rottura di un vetro temprato, lo sforzo a trazione deve superare lo sforzo a compressione residua della superficie. interno

37 Il vetro ottico: processo di preparazione
11. Finitura. Gli sbozzi vengono sottoposti alla lavorazione finale che prevede Sbozzatura Affinatura Pulitura Materiali per l’ottica

38 Lenti oftalmiche: processo di finitura
Sbozzatura Si trasforma lo sbozzo (già di giusto diametro) in una lente grezza avente spessore e curvature corrispondenti al potere correttivo richiesto Materiali per l’ottica

39 Lenti oftalmiche: processo di finitura
Affinatura (lappatura) Si riduce la rugosità della superficie tramite abrasione meccanico-chimica sfregando la lente su un supporto girevole avente lo stesso raggio di curvatura della lente. La lente è ancora opaca. Materiali per l’ottica

40 Lenti oftalmiche: processo di finitura
Lucidatura In maniera analoga alla procedura precedente, la lente viene abrasa in modo chimico meccanico con panni imbevuti di abrasivi a granulometria molto piccola (sub micrometrica) e durezza relativamente bassa. Le due superfici della lente b Vengono trattate una alla volta. Al termine del processo la lente è lucida e pronta per le fasi di controllo qualità. Materiali per l’ottica


Scaricare ppt "Richiamo: transizioni di fase"

Presentazioni simili


Annunci Google