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PubblicatoCornelia Martini Modificato 6 anni fa
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Le forme interne dei documenti pubblici autoritativi e dispositivi
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L’escatocollo Cornice finale del documento contenente:
A) elementi cronologici B) elementi di corrobrazione
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Gli elementi di corroborazione
Spesso ricordati al termine del testo, nella formula di corroborazione “Quod ut verius credatur diligentiusque ab omnibus observetur, manibus propriis roborantes, anulo nostro impressuri iussimus” Affinché sia ritenuto più vero e da tutti in maniera più diligente osservato, gli abbiamo dato forza con la nostra sottroscrizion e abbiamo ordinato di sigillarlo con l’impronta del nostro anello
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Gli elementi di corroborazione
I mezzi di autenticazione più usati nel documento pubblico: 1) sottoscrizione dell’autore 2) ricognizione del cancelliere 3) sigillo
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Sottoscrizione dell’autore
Uno degli elementi più solenni e antichi anche se intere categorie di documenti ne sono sprovvisti (lettere e mandati) Non sempre autografa Era tracciata A) per esteso (diplomi dei re normanni, privilegi pontifici) oppure B) in forma di monogramma (diplomi merovingi, carolingi, dei re d’Italia, imperiali)
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Sottoscrizione monogrammatica
Poteva essere completamente autografa o solo parzialmente: “monogramma firmato”
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Sottoscrizione nei privilegi pontifici
Tre elementi: 1) ROTA 2) Sottoscrizione autografa per esteso 3) BENE VALETE
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Alessandro III 1168
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Federico II 1243
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Alessandro II 1071
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Federico I (anno 1154)
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Diploma di Carlo Magno
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Leone IX 1051
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Lotario I (825)
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Lodovico II (851)
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Il Sigillo Cambia funzione nel tempo
1) età antica: mezzo di chiusura e protezione del contenuto 2) Alto Medioevo (a partire dal VII secolo): segno di riconoscimento / marchio di provenienza
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Merovingi: i documenti erano tutti sigillati e il sigillo non serviva come mezzo di chiusura perché erano applicati sul recto della pergamena. Però nei loro documenti non si fa mai riferimento al sigillo some mezzo di autenticazione il sigillo aveva solo funzione di contrassegno regio, di riconoscimento Nelle formule di corroborazione si pone l’accento alla sola sottoscrizione autografa del re
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“ut haec auctoretas nostris et futuris temporibus firma permaneat, manus nostre subscriptionibus subter eam decrevimus roborari” “affinché questa nostra decisione (auctoritas) permanga ferma, valida e stabile in futuro abbiamo stabilito di rafforzarla/convalidarla con la nostra (di nostro pugno) sottoscrizione”
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L’importanza del sigillo cresce in epoca carolingia, a metà dell’VIII secolo
Poco prima dell’ascesa al trono di Pipino il Breve nei suoi privilegi compare una nuova formula di corroborazione che, oltre alla sottoscrizione del re, menziona anche l’apposizione del sigillo come strumento per assicurare al documento valore duraturo nel tempo
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“Et ut haec auctoritas firmior habeatur vel per tempora melius conservetur, manu propria subter eam firmavimus et anuli nostri impressione signavimus” “e affinché questa nostra decisione (auctoritas) permanga più stabile e sia meglio conservata nel tempo l’abbia confermata di nostro pugno (sottoscritta) e l’abbiama segnata con l’impronta del nostro anello (la matrice del sigillo)”
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In età carolingia il sigillo acqusì sempre più importanza per la convalidazione del documento sovrano, contemporaneamente la sottoscrizione perse sempre più terreno: Prima si ridusse a un segno autografo del monogramma (monogramma firmato) Poi anche questo venne a mancare Di Carlo Magno e ancor più di Ludovico il Pio e dei suoi figli si conserva un ugual numero di documenti sottoscritti e non sottoscritti Nel corso del XIII secolo la sottoscrizione scomparve
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Importanza del sigillo
Tra X e XII secolo il sigillo acquistò sempre più valore e fu considerato unico elemento sicuro per giudicare la genuità di un documento Nel XIII secolo i notai che eseguono copie autentiche di documenti pubblici menzionano regolarmente il sigillo e sulla base di quello riconoscono la genuinità del documento
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Introduzione alla copia di privilegio di Innocenzo III del 28 giugno 1206 (copiato nel 1250)
«In nomine Domini amen. Hoc est exemplum cuiusdam privilegii <…> Quod prilegium munitum est sigillo plumbeo in quo erat imago capitis Sancti Pauli et Sancti Petri ab una parte, ab alia erant littere “Innocentius papa III”»
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