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Effetti sul fenotipo dei diversi tipi di mutazione

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Presentazione sul tema: "Effetti sul fenotipo dei diversi tipi di mutazione"— Transcript della presentazione:

1 Effetti sul fenotipo dei diversi tipi di mutazione
Mutazioni con perdita di funzione Quasi sempre sono Mutazioni recessive (genotipo in omozigosi): - l’eterozigote non esprime il fenotipo mutante, quindi senza aploinsufficienza (per meccanismi compensatori dell’altro allele?) con aploinsufficienza (pochissimi i casi di alleli recessivi che esprimono questo fenotipo) Mutazioni con acquisto di funzione In genere sono Mutazioni dominanti - per aumento della produzione proteica (e funzione) rispetto al wt - per produzione di una nuova proteina (e funzione) rispetto al wt

2 APPLICAZIONI DELLA TERAPIA GENICA
malattie ereditarie monogeniche con ereditarietà mendeliana (es: fibrosi cistica, SCID, emofilia, talassemia, anemia falciforme) malattie infettive (es: HIV) malattie multigeniche (es: tumori del tessuto nervoso, melanomi, tumori ematologici) Terapia genica classica: 1) Produzione e somministrazione della proteina che manca al paziente 2) Eliminazione delle cellule malate 3) Attivazione delle cellule del sistema immunitario che determinano l’uccisione delle cellule malate Terapia genica non convenzionale: Correzione del difetto genetico restaurando la normale espressione genica. 1) Inserimento completo del gene wt nelle cellule somatiche 2) Mutagenesi mirata nelle cellule somatiche per ripristino gene wt 3) Silenziamento nelle cellule somatiche del trascritto del gene mutato 4) Terapia genica nelle cellule germinali (solo in animali modello)

3 Strategie per la terapia genica somatica
Aggiunta genica Correzione genica per mutagenesi mirata (gene targeting) Inibizione genica Eliminazione cellulare controllata Es: profarmaco (retrovirus con gene Tk, Farmaco = ganciclovir) Eliminazione cellulare mediata dal sistema immunitario

4 METODI DI TRASFERIMENTO GENICO
1) Trasferimento genico diretto: iniezione (con ago) nella cellula di DNA “nudo” o in plasmidi trasfezione mediata da liposomi (vescicole formate da doppio strato lipidico) 2) Trasferimento tramite vettori virali (trasduzione) tra cui: retrovirus adenovirus virus adeno-associati 3) Tipi di inserzione: - ectopica - mirata

5 METODI DI TRASFERIMENTO GENICO
Trasferimento genico diretto Vantaggi: - Non si generano nuovi virus patogeni - Riduzione del rischio di reazione immunitaria - Possono trasferire molecole di DNA anche molto grandi Svantaggi: - Scarsa efficienza sia di trasferimento che di integrazione - Se integrati, possibile mutagenesi inserzionale

6 METODI DI TRASFERIMENTO GENICO
2) Trasferimento tramite vettori virali Caratteristiche necessarie: - Le particelle virali ricombinanti devono essere difettive rispetto alla replicazione (deleti per geni responsabili di replicazione e assemblaggio del virione) e non produrre composti tossici per l’ospite. Vantaggi: - Alta efficienza di trasferimento genico Svantaggi: - Espressione transiente - Possibilità di generare nuovi virus patogeni per ricombinazione con eventuali virus presenti nell’ospite - Inserzione di geni (o molecole di DNA) di dimensioni limitate - Mutagenesi inserzionale (per quelli che si integrano in maniera casuale nel genoma) (attivazione di oncogèni) - Possibilità di reazioni immunitarie - Tecniche con bassa efficienza e costi elevati

7 Terapia genica somatica in vivo ed ex vivo

8 Terapia genica somatica ex vivo
Applicabile solo a certi tipi cellulari: cellule facilmente accessibili; cellule in divisione e coltivabili in vitro (es: da midollo osseo, pelle, tumori); In vivo: in situ 8

9 Terapia genica somatica ex vivo
Estrazione/preparazione delle cellule primarie o della linea cellulare del paziente (cellule autologhe) - Trasferimento del gene in vitro (con o senza vettore virale) - Quando possibile controllo dell’avvenuto inserimento genico Reimpianto delle cellule nel paziente SVANTAGGI Applicabile a pochi tessuti (sistema emopoietico, cellule epiteliali, ecc) Tecnica difficile con scarsa efficienza Necessità di trattamenti ripetuti nel tempo Esempi: cellule staminali di midollo osseo trattate in emofilici e talassemici

10 Terapia genica somatica in vivo
Introduzione diretta del gene in vivo nelle cellule bersaglio: iniezione diretta in tipi cellulari non coltivabili in vitro (es. c. cerebrali) o per aumentare il numero di cellule trattate oltre alla terapia ex vivo (es. nel muscolo scheletrico distrofico) somministrazione in prossimità del tessuto bersaglio (es. attraverso aereosol con adenovirus nelle vie respiratorie nella fibrosi cistica) - il tessuto bersaglio può essere raggiunto in modo sistemico (es: vena porta per raggiungere il fegato, vettori virali a diverso tropismo) Problemi: Trasferimento quantitativamente limitato Rischio di inserimento in cellule sane - Reazione immunitaria (alle proteine virali, se si utilizzano virus; talvolta alla proteina espressa)

11 Terapia genica in vivo per i tumori cerebrali
VPC = Cellule infettate da Herpes simplex (con gene Tk) che producono virioni impiantate nel tumore Produzione di timidina chinasi virale Somministrazione farmaco (Gcv) Neuronavigazione stereoatassica guidata da MRI Gcv Gcv-P Gcv-PPP Incorporazione DNA Terminazione catena rottura DNA Tk HSV Tk mamm Ganciclovir (Gcv): analogo del nucleoside erpetico: uccide le cellule tk+, ovvero con il vettore virale inserito

12 TRASFERIMENTO GENICO MEDIANTE VETTORI VIRALI
Retrovirus (ad RNA): hanno specifici recettori per entrare nelle cellule; si integrano nei cromosomi in localizzazioni casuali, entrano nel nucleo solo quando si dissolve membrana nucleare (solo cellule in divisione) Adenovirus:  legame a specifici recettori cellulari che permettono l'ingresso del virus tramite endocitosi; infettano molti tipi cellulari, anche non in divisione; geni non integrati (episomi); espressione per brevi periodi; necessità di trattamenti ripetuti (es. trattamento fibrosi cistica) Virus adeno-associati (AAV): non sono in grado di replicarsi autonomamente ma necessitano di virus helper co-infettanti come adenovirus o Herpex simplex. Si integrano in sito specifico (19q13.3).

13 Vettore virale Vantaggi Svantaggi
Retrovirus Capacità d'inserimento del gene, integrazione stabile nel DNA dell'ospite, elevati titoli di virus ricombinante, ampio tropismo d'infettività, relativa facilità di manipolazione del genoma virale Difficoltà nel controllare l'infezione virale, mancata infezione delle cellule non in divisione, integrazione a caso nel genoma dell'ospite Lentivirus Infezione delle cellule in divisione o meno, espressione stabile del gene, elevata capacità d'inserimento Mutagenesi potenziale presenza di sequenze proteiche regolatrici e accessorie Adenovirus Elevati titoli di virus ricombinante, alta espressione genica, grande capacità d’infezione di cellule in divisione e non in divisione Risposte immuni alle proteine virali, nessuna integrazione nel genoma dell'ospite, espressione genica transitoria Virus adeno-associati Infettano le cellule in divisione o meno, ampio tropismo cellulare, potenziale d'integrazione, bassa immunogenicità e non patogenicità Limitate capacità per i transgeni, difficile generazione di alti titoli virali, presenza di adenovirus o herpevirus per la moltiplicazione dei virus adeno-associati Herpesvirus Infettano un'ampia varietà di tipi cellulari, alta capacità d'inserzione, tropismo naturale per le cellule neuronali, seguita dalla produzione di alti titoli virali Possibile tossicità, rischio di ricombinazione, nessuna integrazione virale nel DNA dell'ospite Poxvirus Alta capacità d'inserzione, possibile inserzione di grandi frammenti di DNA, alti livelli di espressione transgenica, seguita da virus vivo ricombinante Possibile effetto citopatico (cambiamenti cellulari morfologici e fisiologici) Virus di Epstein-Barr Infetta cellule in divisione o meno con prevalenza per i linfociti B, alta capacità d'inserimento Difficoltà di controllare le linee cellulari

14 Retrovirus Vettore retrovirale Lunghezza massima: 8Kb
Genoma: 10 Kb costituito da una molecola ssRNA; dopo l’infezione è Retrotrascritto a dsDNA e integrato in ospite Gag = proteine associate genoma; Pol = retrotrascrittasi, integrasi; Env = proteine capside Trascrittasi inversa e integrasi Maturazione del genoma a RNA Proteina per involucro Psi + non codificante: per impacchettamento nel capside Lunga sequenza terminale ripetuta Sostituzione di gag, pol, env con gene X: lunghezza max = 8 kb Marcatore selez: gene Neo Inserimento nel vettore a DNA del gene X esogeno e trasfezione di cellule di packaging (HEK293) Vettore retrovirale Lunghezza massima: 8Kb

15 PREPARAZIONE RETROVIRUS PER L’INFEZIONE CELLULARE
Linee cellulari per packaging: forniscono le necessarie funzioni di gag, pol, env, ma delete per gene psi in quanto hanno inserito stabilmente nel genoma i geni virali codificanti per proteine strutturali del capside producono virioni vuoti per l’assemblaggio di virioni completi. Trasfezione transiente con vettore virale ricombinante a DNA. La cellula trascrive i geni del vettore virale producendo mRNA. La transfezione transiente con il vettore ricombinante determina l’impaccamento del costrutto nel virione (contiene l’enzima trascrittasi inversa) vettore virale completo da usare per l’infezione delle cellule da trattare

16 INFEZIONE CON RETROVIRUS DELLA CELLULA BERSAGLIO
IL RETROVIRUS NON E’ IN GRADO DA SOLO DI REPLICARSI E PRODURRE PARTICELLE FAGICHE PER ALTRE INFEZIONI CELLULARI

17 Adenovirus (1) Patogeno naturale dell’uomo, genoma a DNA a doppio
filamento, causa infezioni benigne tratto superiore vie respiratorie Genoma di kb, dopo delezione possibile inserire fino a 30 kb di gene esogeno. Come vettore ha una delezione della regione E1 il che lo rende difettivo per la replicazione. Come cellule d'impaccamento vengono usate cellule renali embrionali (HEK293).

18 Adenovirus (2) L1-L5 proteine strutturali, E1-E4 proteine regolatrici.
Come vettore delezione regione E1 che lo rende difettivo per la replicazione. Cellule d'impaccamento: cellule renali embrionali (HEK293).

19 Virus Adenoassociati Appartengono alla famiglia dei parvovirus.
Capside icosaedrico e sono privi di un involucro lipidico. Si replicano come DNA a doppio filamento ma si impacchettano per poi infettare come DNA a singolo filamento di circa 5 kb. Per replicarsi hanno bisogno di virus helper (adenovirus o herpes virus). Non sembrano associati a nessuna patologia Ideali come vettori: in assenza di virus helper rimangono integrati in sito specifico (19q13.3); espressione prolungata del transgene in vari tessuti per molti anni. Svantaggi: dimensioni ridotte del transgene (max 4,7 kb)

20 TERAPIA GENICA NELLE MALATTIE UMANE MENDELIANE
Malattia Gene introdotto Tessuto target ß-talassemia ß-globina Midollo osseo Immunodef. congenita (SCID) ADA Midollo/linfociti Immunodef. Congenita X-linked ILR2G Linfociti Distrofia muscolare Distrofina Muscolo Fibrosi cistica CFTR Epitelio alveoli Emofilia A e B Fattore VIII e IX Epatociti/muscoli Fenilchetonuria Fenilalanina idrossilasi Fegato Morbo di Gaucher Glucocerebrosidasi Midollo osseo Mucopolisaccaridosi tipo I -L-iduronidasi Fibroblasti Mucopolisaccaridosi tipo VII ß-glucuronidasi Midollo osseo Epidermolisi bullosa Laminina Cheratinociti

21 SCID: SEVERE COMBINED IMMUNODEFICIENCY DISEASE
Assenza di Adenosina deaminasi (ADA) (enzima della via di recupero delle purine) Malattia AR: immunodeficienza per mancanza di cellule progenitrici dei linfociti e per accumulo di metaboliti tossici (adenosina e derivati)

22 SCID: UN ESEMPIO DI SUCCESSO DELLA TERAPIA GENICA SOMATICA
Terapia classica: Trapianto di midollo: compatibilità del % dell’HLA (una minoranza dei pazienti) Somministrazione di enzima ADA estratto dai bovini (correzione del metabolismo, ripristina in parte funzioni immunitarie). Terapia genica ex vivo: - Isolamento delle cellule staminali emopoietiche, oppure - Isolamento dei precursori dei linfociti T - Infezione con vettore retrovirale. Il cDNA dell’ADA dimensioni ridotte (1.5 Kb). Non è necessaria una regolazione fine dell’espressione genica con ripristino della fisiologia sia con alta che bassa efficienza di integrazione Cellule con copia gene ADA hanno un vantaggio selettivo di crescita eliminando più facilmente i metaboliti tossici Reinserimento nel midollo del paziente

23 Terapia genica per la deficienza di adenosina deaminasi (ADA)
Linfociti T oppure Cellule staminali midollo osseo tutte le linee emopoietiche transgeniche

24 Terapia con incremento delle copie geniche ex vivo con retrovirus
per la deficienza di adenosina deaminasi (ADA) ADA Precursori linfociti T da midollo osseo paziente ADA- Terapia 6-7 volte l’anno. Dopo 5 anni recupero parziale della funzione immunitaria

25 Human X-Linked Severe Combined Immunodeficiency
Mutazioni nel gene IL2RG che codifica le catene gamma del recettore linfocitario per l’interleuchina assenza di espansione e differenziamento dei linfociti T

26 La fibrosi cistica Difetto della proteina CFTR che regola gli scambi elettrolitici, localizzata sulla membrana apicale delle cellule epiteliali Difetto: anomalia del trasporto dei sali: le secrezioni sono «disidratate», sudore ricco di sodio e cloro, muco polmonare denso e vischioso. Malattia letale entro i 30 anni di età senza trattamenti.

27 La fibrosi cistica TEST DEL SUDORE
Dosaggio della concentrazione di sale nel sudore Negativo per valori < 40 mEq/L Positivo per valori > 60 mEq/L Non diagnostico per valori intermedi

28 La fibrosi cistica

29 La fibrosi cistica

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31 La fibrosi cistica

32 La fibrosi cistica

33 La fibrosi cistica

34 La fibrosi cistica Terapia classica Drenaggio bronchiale
Somministrazione antibiotici Terapia genica ex vivo Vettori adenovirali per introdurre il gene CFRT nelle cellule dei polmoni tramite aereosol. - Lentivirus: bassa efficienza trasfezione Problematiche: Tessuto polmonare crea barriere fisiche (muco) e immunitarie; difficile ingresso dell’adenovirus nel nucleo; reazioni infiammatorie; espressione a breve termine Terapia con staminali? Inserimento CFTR in vettori virali e infezione di staminali paziente (da midollo), spinte a differenziarsi ad epiteliali per ripopolare il polmone

35 MUTAZIONI CON PERDITA DI FUNZIONE DEI GENI DELL’EMOGLOBINA
Le Talassemie Malattie dovute a MUTAZIONI CON PERDITA DI FUNZIONE DEI GENI DELL’EMOGLOBINA

36 Emoglobina (Hb) proteina tetramerica composta da una parte proteica ed una non proteica gruppo eme  contiene un atomo di ferro che lega reversibilmente l’ossigeno La parte proteica è costituita da 4 catene polipeptidiche uguali due a due (2 catene di tipo a e 2 catene di tipo non-a) Emoglobine embrionali : Hb Gower I (z2e2) Hb Portland (z2g2) Hb Gower II (a2e2) Emoglobina fetale : Hb F (a2g2) Emoglobine adulte : Hb A2 (a2d2) Hb A (a2b2)

37 Produzione dei vari tipi di catene globiniche nelle diverse fasi della vita di un individuo

38 Le catene di tipo a sono lunghe 141 aminoacidi, i loro geni si trovano sul cromosoma 16 (cluster a, circa 30 kb) Le catene di tipo b sono lunghe 146 aminoacidi, i loro geni si trovano sul cromosoma 11 (cluster b, ca. 60 kb) Le catene di tipo a e di tipo b mostrano una forte omologia di sequenza ad indicare una loro origine evolutiva comune Strachan e Read – Genetica Molecolare Umana, Zanichelli, 2012

39 n° catene a/n° catene non-a = 1
In ogni momento della vita di un individuo (periodo embrionale, fetale e post-natale) il rapporto n° catene a/n° catene non-a = 1 Si definisce talassemia la condizione in cui tale rapporto  1 alfa talassemie  a/non-a < 1 (c’è un difetto di catene a) beta talassemie  a/non-a > 1 (c’è un difetto di catene non a, che nell’adulto sono sostanzialmente le b) Le talassemie sono quindi un difetto QUANTITATIVO generalmente dovuto a perdita di funzione dei geni che codificano le globine

40 Microcitemia o Talassemia minor o Trait talassemico
 sono sinonimi e indicano la condizione CLINICAMENTE ASINTOMATICA degli eterozigoti facilmente individuabili attraverso un semplice esame ematologico Anemia mediterranea o Morbo di Cooley o Talassemia major  sono sinonimi e indicano il quadro clinico, molto grave (mortale in assenza di cure) degli individui omozigoti (o eterozigoti composti per alleli non funzionanti) alleli bthal0 (athal0) causano assenza completa di catene beta (alfa) alleli bthal+ (athal+) causano una riduzione più o meno marcata di catene beta (alfa)

41 EPATO- E SPLENOMEGALIA
Anemia mediterranea o Morbo di Cooley o Talassemia major NEI MALATI NON CURATI SI OSSERVANO GRAVISSIME DEFORMAZIONI DEL CRANIO E DELLA FACCIA, OLTRE A EPATO- E SPLENOMEGALIA

42 Microcitemia o Talassemia minor o Trait talassemico
Nei microcitemici la quantità totale di Hb è ridotta mentre il numero di globuli rossi è aumentato Gli eritrociti sono però più piccoli Il ridotto contenuto di Hb determina un appiattimento delle emazie e una loro maggiore resistenza all’emolisi in soluzione salina ipotonica.

43 Schema riassuntivo della patofisiologia delle beta talassemie

44 FREQUENZA DELLA MICROCITEMIA NEL MONDO
Portatori sani nel mondo circa ; in assenza di prevenzione le nascite di nuovi malati sarebbero ogni anno In Italia vivono circa microcitemici sani Grazie alla prevenzione le nascite di individui malati sono molto limitate

45 Terapie per le Talassemie

46 COSA È LA DMD LA DISTROFIA MUSCOLARE DI DUCHENNE (DMD) E’ UNA GRAVE PATOLOGIE GENETICA, CAUSATA DALLA TOTALE ASSENZA DELLA DISTROFINA NEL MUSCOLO STRIATO E LISCIO. colpisce tutti i muscoli scheletrici, la muscolatura liscia e il cuore. difficoltà di deambulazione e di movimento insufficienza respiratoria problemi cardiaci DMD: conduce alla completa immobilità, l’aspettativa di vita non supera i anni. A anni i ragazzi vivono sulla carrozzina. La DMD è una malattia rara, con una ha una frequenza di 1 su 3500 Mutazioni dello stesso gene causano anche: La distrofia di Becker (DMB), meno invalidante con assenza parziale di distrofina. Cardiomiopatia dilatativa legata all’X 46

47 TUTTA COLPA DI UN GENE Il gene è localizzato sul braccio corto del cromosoma X. Le donne con una sola copia mutata del gene sono portatrici sane, gli uomini, essendo emizigoti, si ammalano. E’ il più lungo gene fin ora identificato, circa 2,3 Mb (79 esoni) mRNA rappresenta solo lo 0,5% del gene (circa 12 kb) 7 promotori, originano 1 proteina lunga e 6 versioni più corte. La distrofina, formata da aminoacidi, PM 427 kDa. 47

48 LA DISTROFINA Ancorata sulla faccia interna della membrana delle fibre muscolari. C- terminale è legato ad altre proteine di membrana. N-terminale è connesso alle strutture contrattili all’interno della cellula muscolare. Determinante per la stabilità meccanica della membrana durante la contrazione muscolare, funziona da ammortizzatore. Assenza o malfunzionamento causa rottura della membrana muscolare: Ingresso del calcio nelle fibre. Attivazione di enzimi. Infiammazione e attivazione dei fibroblasti. Formazione di tessuto cicatriziale che sostituisce quello muscolare. Degenerazione muscolare e insorgenza della patologia. 48

49 Terapia genica per la DMD
Terapia di tipo sistemico (muscolatura striata, cuore, diaframma) Muscoli target difficilmente raggiungibili Transgene di dimensioni elevate (cDNA di 14 kb) Pochi vettori utilizzabili

50 TERAPIA GENICA: L’EXON SKIPPING
La mutazione elimina EX50 portando alla fusione di IVS 49 e IVS50; cambia il reading frame del gene della distrofina e cessa la produzione della proteina funzionale Viene indotto l’exon skipping (E.S.) dell’esone 51 nel pre-mRNA: Antisense Oligo (AO) che si appaiano alla sequenza dell’ESE (exonic-splicing-enhancer) all’interno dell’esone 51 E.S. ristabilisce il corretto schema di lettura (reading frame) modificando l’mRNA (EX49 in frame con EX52) La proteina è più corta ma ancora funzionante Converte la DMD in DMB in modo da ridurre la gravità della malattia

51 COME FUNZIONA L’EXON SKIPPING 1/2
AOS o Oligonucleotidi antisenso, corti frammenti di RNA, si appaiano in regioni coinvolte nello splicing del pre –mRNA, producendo splicing alternativo con rimozione di uno o piu esoni i 2 tipi di AOS più utilizzati nella sperimentazione per l’eliminazione dell’esone 51 sono: 2’O- metyl- fosforotioates, PRO05, formato da 20 basi Morfolino, AVI-4658, ha 30 basi, e include le 20 del PRO05 2’O-Metil AO morfolino AO UCUUUACGGUGAAGGAACU GAUCUUUACGGUGAAGGAACUACAACCYC

52 COME FUNZIONA L’EXON SKIPPING 2/2
Gli AOs si legano alla sequenza dell’ESE (exonic-splicing-enhancer) all’interno dell’esone 51. ESE sequence è importante per un normale processo di splicing, ma se è bloccata da un AO, l’esone viene eliminato con le sequenze introniche.

53 Il trattamento con una molecola antisenso, somministrata con iniezione intramuscolare. Lo studio, compiuto presso UCL (Londra) ha riguardato 7 ragazzi di età compresa tra 10 e 17 anni con DMD a cui era stata diagnosticata la malattia e in cui poteva risultare di beneficio lo skipping (salto) dell’esone 51. Due dei pazienti hanno ricevuto 0.09 mg dell’oligonucleotide antisenso AVI-4658, iniettato localmente in un piccolo muscolo del piede (extensor digitorum brevis). Gli altri 5 pazienti hanno ricevuto 0.9 mg di AVI-4658 nell’altro piede. I pazienti che hanno ricevuto il più basso dosaggio (0.09 mg) di AVI-4658 hanno mostrato poca espressione di distrofina, il dosaggio più alto (0.9 mg) ha prodotto un aumento dell’espressione di distrofina nel muscoli trattati. Nelle aree delle sezioni immunocolorate adiacenti al luogo in cui AVI-4658 è stato iniettato, il 44-79% delle miofibre ha aumentato l’espressione della distrofina. Fonte: Lancet Neurology, 2009

54 PROTOCOLLI PER SPERIMENTAZIONI CLINICHE DI TERAPIE GENICHE
Protocolli approvati per terapia genica: per quasi 2/3 riguardano il cancro Terapia genica nei tumori Se inattivato gene soppressore tumore (oncosoppressore) introduzione nuova versione gene; Se attivato oncogène spegnimento con gene per RNA antisenso Utilizzo di vettori per i protocolli attuali

55 Strategie di terapia genica somatica in malattie da acquisizione di funzione e per spegnere oncogèni
Produzione di RNA interferenti introdotti con vettori virali

56 Si introduce nella cellula l’RNA del gene
che si vuole silenziare a doppio filamento (dsRNA) Complesso Dicer: RNAsi che degrada lunghi filamenti di dsRNA a frammenti di circa 20 bp RISC: RNA-Induced Silencing Complex. (Formato da RNA e proteine) srotola ds RNA e il filamento complementare si appaia con RNA da silenziare, degradazione dell’ RNA a doppio filamento

57 Caratteristiche del vettore ideale per la TERAPIA GENICA
• Efficienza (trasduzione di un numero di cellule elevato). • Garanzia di una prolungata produzione della proteina terapeutica (a livelli adeguati). • Capacità di incorporare DNA di varie dimensioni. • Garanzia nella regolazione (trascrizionale, traduzionale o post-traduzionale) dell’espressione del gene introdotto • Non patogenicità • Facilità di somministrazione al paziente. • Capacità di raggiungere specificamente le cellule bersaglio. • Buona tolleranza. • Assenza di immunogenicità • Facilità di costruzione e riproducibilità IL VETTORE IDEALE NON ESISTE. I VETTORI PIU’ UTILIZZATI OGGI SONO I RETROVIRUS


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