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Paesaggio in poesia
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Salve, o Sicilia! Ogni aura che qui muove, pulsa una cetra ed empie una zampogna, e canta e passa … Io era giunto dove giunge chi sogna. - Pascoli a Messina, Giovanni Pascoli
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Conosci la terra dei limoni in fiore, dove le arance d’oro splendono tra le foglie scure, dal cielo azzurro spira un mite vento, quieto sta il mirto e l’alloro è eccelso, la conosci forse? Laggiù, laggiù io andare vorrei con te, o amato mio! - Goethe a Messina,Johann Wolfgang Goethe Magnifica la vista che si godeva dallo Stretto. Davanti a noi era Messina col suo porto pieno di natanti, difeso dalla fortezza di S. Salvatore … - A pedestrian tour in Calabria and Sicily, Londra 1842,Arthur John Strutt
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Bella falce adunca, che taglia nell’azzurro il più bel porto del mondo tra il bel monte Peloro verde di limoni e glauco di fichidindia e l’Aspromonte che, agli occasi, si colora d’inesprimibili tinte. -Pascoli a Messina, Giovanni Pascoli Se ti ci tuffi una mano, gocciola di azzurro. -Pascoli a Messina, Giovanni Pascoli Io a Messina ci ho passato i cinque anni migliori, più operosi, più lieti, più raccolti, più raggianti di visioni, più sonanti d’armonie della mia vita. - Pascoli a Messina, Giovanni Pascoli
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a volte inspiravo inconsapevolmente
fin nelle più recondite fibre, quando, sciogliendo l’esile oblio ti sento, amata, nelle risonanze aeree, laddove s’invola l’anima mia: verso lontani spazi di dolcezze e gravi silenzi, in cuor mio si spoglia la confusa angoscia e si tramuta in spasmodica ansia di udire la tua voce: dolce come carezza solare, ed in quest’attimo le stelle non sono mai così tanto a me vicine. - Messina (una poesia d’amore), Umberto De Vita Ti scruta Antennamare, mentre supina nell’opprimente calura osservi attraverso un velo di foschia pigri gabbiani sullo ionio, (quel mare che mi vide fuggire). Splendida Zancle, ora risorta Da laceranti e antiche ferite. Ogni giorno mi prendi E mi riporti sull’aspra via Quando adolescente ti voltai le spalle Ricco di speranza e con le scarpe rotte. Sempre mi fu compagno Il tuo sembiante Nell’esilio coatto, e gli aromi di zagare e limoni,
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28 Dicembre 1908
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Messina 28 Dicembre 1908 Io non la vidi mai, che d’essa noto n’era il nome e non più. Nel mio pensiero, quanto vedevo immaginando il vero, è quello che distrusse il terremoto. Vedea uno stretto da varcarsi a nuoto; di cupe frondi un dondolio leggero; col porto di vocianti uomini nero, sotto un meriggio eternamente immoto, biancheggiar la città, vasta aranciera. Ora veggo macerie, onde la fiamma Esce, o un lungo sottil braccio di cera. Vagano cani ritornati fiere; mentre al bimbo che piange e chiede mamma canta la ninna-nanna a un bersagliere… -Poesia sul terremoto di Messina, Umberto Saba …Tale potenza nascosta donde s’irradia la rovina e lo stritolio, ha annullato qui tanta storia, tanta bellezza, tanta grandezza. Ma ne è rimasta come l’orma nel cielo, come l’eco ne mare. Qui dove è quasi distrutta la storia, resta la poesia. -Pascoli a Messina, Giovanni Pascoli
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MESSINA OGGI
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FINE
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