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Intellettuali e tecnologia Una crisi lunga due secoli
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Definizione – (Primoi Levi)
Romanticismo (Mary Shelley) Seconda metà dell’Ottocento (Emile Zola) Decadentismo Futurismo Gabriele d’Annunzio Pirandello Eugenio Montale Italo Calvino Androidi come noi Problemi e opportunità Fritz Lang Charlie Chaplin Blade Runner Matrix
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Definizione Aggettivo Che attiene al pensiero e alla conoscenza: lavoro intellettuale. Che si dedica ad attività di pensiero, che ha spiccati interessi culturali. Sostantivo m. e f. Chi fa un'attività in cui prevale il pensiero e, per estensione, chi esercita una professione che abbia attinenza con la cultura || fare l'intellettuale; darsi arie da intellettuale, si dice di chi ostenta una presunta superiorità culturale
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Primo Levi I sommersi e i salvati (1986)
Cita Jean Améry per contestarne la definizione di Intellettuale = persona con grandi competenze nel settore umanistico, con attitudini esclusive per il pensiero astratto e che non si interessa ai problemi concreti per i quali la scienza cerca spiegazioni col metodo sperimentale e se ne vanta. Per lui anche il matematico, il fisico, il chimico, il naturalista sono intellettuali.
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Si tratta di un pregiudizio che ha dominato per tutta l’epoca antica e medioevale fino al ventesimo secolo in base al quale il lavoro manuale o qualunque attività implichi l’interesse per il mondo materiale sarebbe “meccanica” cioè inferiore, subordinata rispetto al pensiero astratto. E’ un pregiudizio che ha dominato a lungo anche nella scuola, rafforzato dall’impostazione degli studi superiori prevista dalla riforma di Gentile, che Mussolini definì “La più fascista delle riforme”.
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A fronte di questo senso di superiorità, si è verificato il fatto che nella società moderna e contemporanea (si intendono gli ultimi due secoli) l’intellettuale “perde l’aureola” (Baudelaire) , non si sente più utile e teme non solo la declassazione dal punto di vista sociale ma anche le conseguenze dell’importanza sempre crescente della tecnologia nella società.
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Si sceglie la prospettiva del rapporto con la tecnologia e col progresso scientifico per esaminare la crisi dell’intellettuale perché è l’aspetto della società contemporanea che lo fa sentire meno all’altezza.
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L’intellettuale prova sgomento di fronte al mondo che cambia.
Prova la sensazione di aver perso il controllo della situazione (non comprende, ad esempio, il funzionamento del sistema economico)- Teme di essere declassato e di essere definitivamente lasciato indietro (internet, LIM) Può tuttavia avere l’opportunità di servirsi di nuovi strumenti anche se più “poveri.”
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Ha alcuni torti e alcune ragioni
- difende posizioni arretrate per pigrizia mentale e per difendere dei privilegi - segnala i pericoli insiti in una società concepita come un grande ingranaggio in cui il singolo individuo rappresenta una semplice rotella.
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La crisi economica e la scarsa capacità di controllo ricordano la situazione in cui la macchina sfugge di mano e schiavizza e poi fagocita l’uomo. (Il segreto delle macchine – Kipling)
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Nell’ Ottocento scrittori come Charles Baudelaire ma anche i naturalisti francesi, innanzitutto Emile Zola (oppure Dickens in Inghilterra) denunciano la riduzione a cosa dell’individuo nella città industriale come Parigi… D’altro lato l’intellettuale si distingue e si isola dal senso comune assumendo gli atteggiamenti del dandy.
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Il declassamento tra Romanticismo e Decadentismo
In epoca romantica l’intellettuale si illude di poter cambiare la società in modo rapido e definitivo e viene deluso ( Involuzione della Rivoluzione francese, destino di Ugo Foscolo…) E’ sgomento di fronte all’industrializzazione e ai progressi della scienza che lo emarginano e gli danno la sensazione che l’uomo abbia perso il senso dei suoi limiti (Mary Shelley –Frankenstein)
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Charles Baudelaire In una società in cui il progresso tecnologico è sempre più rapido, il poeta stesso non può più assumere il ruolo di guida: ha perso il suo prestigio, la sua funzione di vate e la sacralità del suo canto. L’aureola poetica di Baudelaire è caduta nel fango, il suo canto può raccontare solo dello smarrimento umano e della sua dissoluzione, non può più offrire valori in cui credere (1869).
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Ed eccomi qui, proprio simile a voi, come mi vedete!
Caro mio, voi sapete il mio terrore dei cavalli e delle vetture. Poco fa, mentre attraversavo il boulevard, di gran carriera, certo, saltellando qui e là nel fango, in mezzo a quel mobile caos dove la morte arriva al galoppo da ogni parte e simultaneamente, ecco che la mia aureola per un brusco movimento m’è scivolata dalla testa nel fango della carreggiata. E non ho avuto il coraggio di riprenderla, ma ho giudicato meno disdicevole perdere le mie insegne piuttosto che farmi rompere l’osso del collo. E poi, mi son detto, non tutto il male viene per nuocere. Adesso posso andarmene a zonzo in incognito, compiere basse azioni, darmi alla crapula come un qualunque mortale. Ed eccomi qui, proprio simile a voi, come mi vedete!
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Baudelaire e il modernismo
In apparente co traddizione con quanto deto sopra, Charles Baudelaire, poeta trasgressivo e ribelle, è stato da molti definito il padre della "modernità", parola utilizzata dallo stesso poeta per esprimere la particolarità dell'artista moderno: la sua capacità di vedere nella metropoli che lo circonda non solo la decadenza dell'uomo ma anche di avvertire una misteriosa bellezza fino ad allora mai scoperta.
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Emile Zola (Gérminal, L’ Assommoir)
Nel romanzo La bestia umana attribuisce alla città moderna e alla macchina un forte valore simbolico La ferrovia, la locomotiva, sono considerate di genere femminile come le chimere della mitologia classica, per la voracità con la quale macinano metri su metri e il pericolo di esplosioni e incidenti mortali.
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Zola, durante la compilazione dell'opera, effettuò la tratta da Parigi a Mantes-la-Jolie sulla bruciante e scomoda locomotiva, assieme al macchinista e al fuochista. Ma l'autore era già legato ai treni, dato che il padre ingegnere aveva realizzato una delle prime linee ferroviarie e la passione per i treni divenne costante nella vita dell'autore, che dalla sua terrazza, si divertì a fotografare innumerevoli treni in transito nel vicino binario.[1] (Wikipedia)
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Finale de “La bestia umana” 1890
La locomotiva correva, correva, il treno era uscito dalla galleria con grande fracasso, e continuava la corsa attraverso la desolata e buia campagna……Pequeux, con un ultimo sforzo fece precipitare Jacques, e questi, sentito il vuoto, perduto, si aggrappò al collo di lui così fortemente da trascinarselo. Echeggiarono due spaventosi gridi, che si confusero e sui spensero.
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I due uomini, caduti insieme , scaraventati sotto le ruote dalla reazione della velocità, furono squartati, tritati nella loro stretta, in quel terribile abbraccio, essi che avevano vissuto per tanto tempo come fratelli. E li ritrovarono decapitati, senza piedi, due sanguinanti tronconi, ancora stretti, come per soffocarsi.
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E la locomotiva, liberata da qualsiasi guida, correva, correva sempre
E la locomotiva, liberata da qualsiasi guida, correva, correva sempre. Ribelle, lunatica com’era poteva infine cedere alla foga della giovinezza, come una cavalla ancora non domata, sfuggita dalle mani del guardiano, galoppante per la campagna brulla… E i soldati, il cui stato di ubriachezza era aumentato nello starsene accatastati, si rallegrarono subito di quella corsa forsennata, e si misero a cantare più forte…
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E che importava delle vittime che la locomotiva stritolava nel suo cammino! Non si dirigeva essa ugualmente verso l’avvenire, incurante del sangue sparso? Fra le tenebre, senza conducente, da bestia cieca e sorda, abbandonata alla morte, correva, correva sovraccarica di quella carne da cannone, di quei soldati già inebetiti di stanchezza che cantavano.
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Incipit de L’ Assommoir
Era, con lo scalpiccio di un gregge, un’immensa folla che, quando si fermava all’improvviso, si espandeva come una pozza d’acqua e riempiva tutta la strada, uno sfilare senza fine di operai che andavano al lavoro, con gli attrezzi sotto il braccio. Tutta quella folla si riversava su Parigi, da cui veniva ininterrottamente inghiottita.
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Giovanni Pascoli Si rifugia nel “nido” delle relazioni familiari e nella contemplazione della natura per mettersi al riparo da una società in rapido cambiamento che lo spaventa con la sua violenza.
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Giovanni Pascoli Il nuovo e la storia. Nel rapporto che ha pascoli con la Storia e con la scienza si può riscontrare un netto rifiuto della tecnologia e del progresso, che per lui non era tale: - in molte sue pagine è presente una forte angoscia nei confronti dei disastri che stanno per colpire l’umanità; Pascoli vede il progresso come qualcosa che porterà l’umanità alla rovina; - atteggiamento simile ha verso la scienza: ha una totale sfiducia nel fatto che la scienza e la tecnologia moderna possano arrecare maggior felicità all’uomo. - antipositivismo: come molti altri intellettuali, di fronte alla modernità e al progresso Pascoli si ripiega in se stesso, rifugiandosi in un mondo protetto, familiare, fatto di piccole cose quotidiane. ascoli.htm
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Il Futurismo (Tato, sorvolando in spirale il Colosseo)
All’inizio den Novecento, in Italia il Futurismo esalta la distruzione acritica del passato e inneggia alla tecnologia come nuova forma di bellezza. La guerra e la violenza vengono esaltate come le modalità attraverso le quali una generazione di “superuomini” si affermerà ponendosi al di sopra di una società resa “grigia” dal “diluvio democratico”.* (D’Annunzio, Il Piacere) (Tato, sorvolando in spirale il Colosseo)
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Dal “Manifesto” del Futurismo di Filippo Tommaso Marinetti, pubblicato sul quotidiano francese Le Figaro (1909) NOI VOGLIAMO CANTARE l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità. 2. Il coraggio, l'audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia. 3. La letteratura esaltò fino a oggi l'immobilità pensosa, l'estasi e il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il pugno.
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4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall'alito esplosivo... Un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bella della Vittoria di Samotracia. 5. Noi vogliamo inneggiare all'uomo che tiene il volante, la cui asta attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.
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Dal “Manifesto” del Futurismo di Filippo Tommaso Marinetti(1909)
11. Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole pei contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi, balenanti al sole con un luccichio di coltelli
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i piroscafi avventurosi che fiutano l'orizzonte, le locomotive dall'ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d'acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta. È dall'Italia, che noi lanciamo pel mondo questo nostro manifesto di violenza travolgente e incendiaria,… perché vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida cancrena di professori, d'archeologhi, di ciceroni e d'antiquarii.
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Mafarka il futurista In questo romanzo, Filippo Tommaso Marinetti, autore del manifesto del Futurismo, esemplifica il pensiero futurista in una demenziale mescolanza di invenzioni fantasiose che purtroppo sono intrise di nazionalismo aggressivo, violenza contro persone di colore e donne, razzismo elevato a teoria politica. Nei suoi capitoli conclusivi, Mafarka vuol dare la vita senza bisogno di un utero femminile, dato che le donne secondo lui sono spregevoli e inferiori. Per questo crea un “figlio alato”, Gazurmah, una specie di aeroplano animato (si pensi ai cartoni animati giapponesi) nel quale riversa la sua anima e muore, ma prende il volo con lui e si dirige verso il sole per conquistarlo (solo lo stato di guerra è degno di un vero uomo).
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Gabriele d’Annunzio, la tecnologia e la guerra
La passione per i motori e per la velocità e il coraggio di tentare sempre l’impossibile sono gli elementi che legano D’Annunzio e Nuvolari, protagonisti di un’epoca ma profondamente diversi e lontani che però si conoscevano. Il 28 aprile 1932, undici giorni dopo il trionfo del campione automobilistico a Monte Carlo, Gabriele D’Annunzio lo riceve al Vittoriale e gli regala una piccola tartaruga d’oro («all’uomo più veloce l’animale più lento») che Tazio considererà un amuleto ma anche un simbolo.
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Il volo su Vienna del 9 agosto fu una trasvolata compiuta da 11 Ansaldo S.V.A. dell' 87ª Squadriglia Aeroplani, ideata dal poeta italiano Gabriele D'Annunzio, con la quale vennero lanciati nel cielo di Vienna migliaia di manifestini tricolori contenenti una provocatoria esortazione alla resa e a porre fine alle belligeranze. La beffa di Buccari fu un' incursione militare effettuata contro il naviglio austro-ungarico nella baia di Buccari (in croato Bakar), svolta da una flottiglia della Regia Marina su MAS nella notte tra il 10 e l'11 febbraio , durante la prima guerra mondiale [1], alla quale partecipò anche Gabriele d’Annunzio.
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La pittura futurista e la tecnologia
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Pirandello “I quaderni di Serafino Gubbio operatore” 1925
L’uomo è ridotto ad una macchina, è “senza qualità” Interessante l’ambientazione del romanzo nel mondo del cinema che Pirandello frequentò pur dichiarando di non amarlo.
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Serafino Gubbio rappresenta l’intellettuale che rinuncia a svolgere un ruolo ideologico propositivo: è il nuovo intellettuale “senza qualità”: è degradato alla pura mansione tecnica si trova ridotto ad un “silenzio di cosa” mentre le cose prendono il sopravvento sull’uomo.
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Esce nel Presenta una struttura diaristica e vi sono narrate in prima persona le vicende del protagonista, un operatore cinematografico divenuto muto in seguito ad una tragica esperienza vissuta in ambito lavorativo. Mentre si svolgevano le riprese di una scena di caccia, infatti, l’attore protagonista della pellicola, tale Aldo Nuti, avrebbe dovuto sparare un colpo di pistola in direzione di una tigre ma, mosso dalla gelosia, ha ucciso l'attrice presente sul set, mentre la belva lo ferisce a morte. Durante l’incidente, Serafino non è intervenuto, ha continuato a girare il film in modo automatico, come se fosse lui stesso una semplice “mano che gira una manovella”, un essere umano a servizio della macchina. (...) Serafino Gubbio infatti rappresenta la nuova tipologia di intellettuale, in tutto e per tutto massificato, degradato a svolgere un lavoro alienante, senza qualità, costretto ad eseguire una mansione meramente meccanica che ammutolisce fino a spegnerle del tutto le sue facoltà intellettive nonché un eventuale spirito propositivo. … serafino-gubbio-operatore.html
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L’UOMO, LA MACCHINA E LA BESTIA
… io udivo qua nella gabbia il sordo ruglio della belva e l’affanno orrendo dell’uomo che s’era abbandonato alle sue zanne, agli artigli di quella, che gli squarciavano la gola e il petto; udivo, udivo, seguitavo ad udire su quel ruglio, su quell’affanno là, il ticchettio continuo della macchinetta, di cui la mia mano, sola, da sé, ancora, seguitava a girare la manovella; (...)
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e m’aspettavo che la belva ora si sarebbe lanciata addosso a me, atterrato quello; e gli attimi di quella attesa mi parevano eterni e mi pareva che per l’eternità o li scandissi girando, girando ancora la manovella, senza poterne fare a meno…
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Lo sgomento di fronte alla metropoli
La metropoli moderna (es. Milano ne “Il fu Mattia Pascal”), percorsa dai tram elettrici, illuminata dalla luce elettrica, non esercita su Pirandello alcun fascino. La città è l’immagine del progresso che mira a rendere “facile e meccanica la vita” ma ciò “non ha nulla a che fare con la felicità”. (Luperini La letteratura come dialogo vol.3 pag.427 )
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Eugenio Montale Quartina conclusiva di “Non chiederci la parola” (1923) Non domandarci la formula che mondi possa aprirti, sì qualche storta sillaba e secca come un ramo. Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.
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E’ comunque possibile usare la tecnologia in modo consapevole, anche se non bisogna farsi illusioni che questo potrà cambiare immediatamente e radicalmente il mondo. (Calvino). Nella politica, come in tutto il resto della vita, per chi non è un balordo, contano quei due principi lì: non farsi mai troppe illusioni e non smettere di credere che ogni cosa che fai potrà servire.
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Il barone rampante rappresenta la condizione dell’intellettuale che guarda il mondo da una prospettiva distaccata senza lasciarsene spaventare
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Temi fondamentali del cinema
- la città mostruosa; - l’asservimento degli esseri umani alle macchine; - l’assimilazione dell’essere umano alla macchina (la costruzione dell’androide) - lo sfruttamenti degli androidi come metafora dello sfruttamento dei forti sui deboli.
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ROBOT, LAVORO E TASSE 24 febbraio Bill Gates, il fondatore di Microsoft, uno degli uomini più potenti del mondo ha avanzato un’ipotesi che potrebbe portare dei benefici per l’intera economia: far pagare le tasse ai robot utilizzati dalle industrie. Ovviamente questa riflessione parte da un ragionamento ben più profondo. Da un’analisi condotta di recente dall’Università di Oxford, il 47% dei posti di lavoro nelle industrie in USA sarebbe in pericolo, perché gli operai potrebbero essere facilmente sostituiti da macchine che farebbero il loro lavoro in metà tempo dimezzando così le spese di produzione.
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Secondo uno studio condotto dalla società di consulenza McKinsey, la situazione non sarebbe così, visto che entrando nello specifico meno del 5% delle occupazioni svolte attualmente solo da operai potrebbero essere definitivamente sostituite da robot completamente automizzati. Però è anche vero che molte attività ad oggi potrebbero essere svolte in gran parte utilizzando tecnologie già sperimentate. Basti pensare ai trasporti, che potrebbero facilmente utilizzare la , rendendo più semplice il trasporto, meno usurante e faticoso, e in alcuni casi molto più sicuro.
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La macchina non è né buona né cattiva, dipende dalla volontà di chi la utilizza.
L’uomo proietta sulla macchina il suo “cuore di tenebra”, la accusa di poter fare ciò che egli fa quotidianamente: commettere atti di violenza e sopraffare i più deboli. Per questa ragione la macchina viene assimilata alla belva feroce: come molti esseri umani è capace di furia cieca e devastatrice. L’uomo teme nella macchina quello che farebbe bene a tenere a freno in se stesso: l’impulso a prevaricare gli altri. Singolarmente, nella fantascienza, anche la figura dell’alieno è caricata degli stessi significati.
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ROMA - Porterà il suo doppio, in un evento organizzato nell'ambito di Romaeuropa Festival, in collaborazione con l'Ambasciata del Giappone. Hiroshi Ishiguro dell'Università di Osaka, da sedici anni lavora sugli androidi. Non semplici robot, ma copie di esseri umani. La sua creazione più famosa si chiama Geminoid, alter ego sintetico dello stesso Ishiguro. Lo mostrerà, per la prima volta in Italia, il 24 novembre all'Auditorium Macro, il Museo di Arte contemporanea di Roma, in Via Nizza. Perché lui è convinto che gli androidi saranno parte della nostra società. Hiroshi Ishiguro e il prototipo del suo ''robot clone''
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Video sugli androidi
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Rischio o opportunità? Come l’intellettuale può far la pace con la tecnologia Le opportunità che la tecnologia offre Rischi e cambiamenti di mentalità necessari
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Charlie Chaplin Tempi moderni (1936)
L’incipit ripropone la trasformazione dell’uomo in macchina
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Blade Runner (Ridley Scott 1982)
Il film propone il tema del rapporto tra uomo e androide in un mondo futuro devastato dall’inquinamento, in cui il cielo non è più visibile. Il protagonista, Deckard è incaricato di eliminare alcuni androidi che si ribellano al loro destino di morire presto per scoprire di essere innamorato di una di loro e forse di essere lui stesso un androide (i diversi finali). Celebre il monologo in cui il capo dei ribelli sta per morire e fa capire di avere la stessa sensibilità degli esseri umani. Il film appartiene al filone cyberpunk
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Il monologo di Roy Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi.[3] Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione... e ho visto i raggi B[4] balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser.[5] E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire.
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Il replicante manifesta la paura di morire che hanno gli esseri umani
A partire da Blade Runner, macchine e androidi hanno letteralmente invaso il cinema: se ne trovano nella saga di Guerre Stellari e di Alien, che ripropone il classico trio essere umano-bestia-macchina. Se un giorno esisteranno macchine in grado di percepire se stesse e di manifestare sentimenti, dovranno essere trattate come se fossero vive.
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Robot, lavoro e tasse 24 febbraio Bill Gates, il fondatore di Microsoft, ha avanzato un’ipotesi che potrebbe portare dei benefici per l’intera economia: far pagare le tasse ai robot utilizzati dalle industrie.(…) Ovviamente questa riflessione parte da un ragionamento ben più profondo. Da un’analisi condotta di recente dall’Università di Oxford, il 47% dei posti di lavoro nelle industrie in USA sarebbe in pericolo, perché gli operai potrebbero essere facilmente sostituiti da macchine che farebbero il loro lavoro in metà tempo dimezzando così le spese di produzione. Secondo uno studio condotto dalla società di consulenza McKinsey, la situazione non sarebbe così, visto che entrando nello specifico meno del 5% delle occupazioni svolte attualmente solo da operai potrebbero essere definitivamente sostituite da robot completamente automizzati. Però è anche vero che molte attività ad oggi potrebbero essere svolte in gran parte utilizzando tecnologie già sperimentate. Basti pensare ai trasporti, che potrebbero facilmente utilizzare la guida automatica, rendendo più semplice il trasporto, meno usurante e faticoso, e in alcuni casi molto più sicuro.
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La virtualità e i suoi incubi
Questo è anche il tema di A. I. Intelligenza artificiale, realizzato nel 2001 da Steven Spielberg in base ad un progetto di Stanley Kubrik, il quale aveva già trattato il tema del calcolatore-umano nel suo celebre cult “2001 Odissea nello Spazio”, in cui il conflitto con gli esseri umani si conclude con la sconfitta del computer che si spegne supplicando l’essere umano di non ucciderlo.
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A. I. è la storia (abbastanza strappalacrime) delle disgrazie di un bambino-androide maltrattato dagli esseri umani che alla fine del film muore. Ancora una volta l’androide del film nasconde situazioni di emarginazione del tutto umane.
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Matrix (1999) L’umanità è schiava delle macchine senza saperlo perché è prigioniera in un immenso utero artificiale attraverso il quale è connessa ad una neurosimulazione. interattiva. Artefici di questo stato di cose sono altre macchine che hanno prevalso sugli esseri umani al termine di una guerra.
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Alcune persone consapevoli della situazione lottano per liberarla
Alcune persone consapevoli della situazione lottano per liberarla. Al termine della trilogia avverrà una riconciliazione tra macchine ed esseri umani grazie al sacrificio di un personaggio carismatico (Neo) che lotterà per sconfiggere un nemico in grado di distruggerli tutti. In una delle scene conclusive, per rivolgersi e Neo le macchine assumono un volto umano.
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Nella saga di Alien esiste un androide “malvagio” (Ash), che obbedisce ciecamente all’ordine di sacrificare l’equipaggio di un’astronave per salvare una mostruosa creatura aliena che una spregiudicata compagnia di commercio vuole sfruttare per i suoi affari. (l’uomo, la macchina e la belva)
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Ne esiste però anche uno buono che aiuta gli umani a salvarsi e che viene rappresentato mentre “muore” soffrendo in una scena assolutamente impressionante.
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Data si deve battere contro i pregiudizi
Campione nella lotta per l’emancipazione degli androidi è Data, che nella serie di telefilm Star Trek The Next Generation dovrà sconfiggere i pregiudizi che gravano su di lui: ancora una volta un alter- ego dell’essere umano.
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Molto numerosi sono i romanzi di fantascienza in cui è trattato il rapporto tra uomo e macchina e il tema dell’androide, basti pensare a Io, robot di Isaac Azimov, dal quale è stato tratto un film ancora una volta basato sulla persecuzione degli androidi ad opera degli esseri umani.
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