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PubblicatoSibilla Tedesco Modificato 6 anni fa
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Caratterizzazione di materiale lapideo e identificazione delle cause ed entità del degrado Laura Fraddosio Boccone1*, Laura Scrano1, Fausto Langerame2, Sabino Aurelio Bufo1 1Dipartimento di Scienze dei Sistemi Colturali, Forestali e dell’Ambiente e 2Dipartimento di Chimica Università degli Studi della Basilicata, Potenza, Italy STATO DELL’ARTE La salvaguardia dei materiali lapidei è da tempo argomento oggetto di studio. Se si esaminano i materiali lapidei usati attraverso i secoli nell’edilizia sia monumentale che civile e nelle opere d’arte, si nota l’impiego di una enorme varietà di “litotipi” che si differenziano l’uno dall’altro per composizione chimica, mineralogico - petrografica, struttura fisica. La scelta di tali materiali è stata di caso in caso determinata da una serie di criteri quali la facilità di reperimento, la facilità di lavorazione, l’effetto estetico. L’interazione tra materiali lapidei e fattori naturali e/o antropogenici provoca alterazioni di tipo chimico-fisico oltre che estetiche ed ha fatto nascere l’esigenza di una maggiore attenzione per la nostra eredità culturale che merita di essere rispettata e conservata. L’obiettivo del lavoro è quello di determinare le soglie di tolleranza dei materiali lapidei nei confronti dei principali danni arrecati dall’azione degli agenti atmosferici al fine di programmare gli interventi necessari per la protezione dei beni culturali da tali azioni. MATERIALI E METODI Il presente lavoro è stato condotto su campioni prelevati nel Comune di Lavello (PZ), in una masseria in contrada Gravetta (coordinate 41° 03' 36.28"N e 15° 48' 26.69"E), ai margini di un pianoro che si affaccia sulla Valle dell'Ofanto. Nella zona vi è il primo nucleo del parco archeologico di Forentum romana (III-I secolo a.C.). Ad una distanza di 11 Km, a San Nicola di Melfi, sorge l’inceneritore Fenice. L’intera area è sottoposta frequentemente a forte ventilazione nella direzione ONO e SO. I prelievi, sono stati effettuati sulla parete Nord e Nord-Est della suddetta masseria il cui materiale è costituito da calcarenite (tufo di colore bianco-giallastro e facilmente disgregabile), denominato “Calcarenite di Gravina”, proveniente da cave di Canosa di Puglia. Sui campioni sono state condotte analisi diffrattometriche (diffrattometro per polveri Philips X'pert pro MPD) e analisi spettroscopiche a fotoelettronica indotta da raggi X (XPS) (Leybold LH X1). a a b c Fig.1. Prelievo di campioni parete N.E. della masseria: a) efflorescenza, b) muffa, c) croste nere, d) Parete oggetto di prelievi d a RISULTATI E DISCUSSIONE I risultati diffrattometrici effettuati sul materiale preesistente hanno mostrato che: calcite e quarzo sono i minerali più rappresentativi, il campione esposto a NE evidenzia la presenza in tracce di weddellite e whewellite ossalati di calcio, in forma mono e biidrata, la cui formazione è attribuibile principalmente e/o all’azione metabolica di bioteteriogeni e/o alla trasformazione di prodotti organici e/o all’ossidazione di idrocarburi o di altre sostanze organiche presenti nell’ambiente. L’XPS ha confermato tali risultati (figura 2). Infatti : in termini di energia di legame, sono state osservate differenze nella zona C1S per la presenza di componenti carbonici di tipo grafitico, in termini di percentuale atomica è stato notato un netto aumento del carbonio alifatico/aromatico e del carbonio ossidato ed una diminuzione del carbonio carbonato (Figura 2) Il lavoro prevede ulteriori approfondimenti utilizzando spettrofotometria infrarossa e spettrometria a fluorescenza di raggi-X. b c Fig. 2. Grafici XPS: Testimone,b) efflorescenza, c) muffa, d) croste nere, d
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