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Seneca (4 a.C. – 65 d. C.) = filosofo di età imperiale
Scopo della sua filosofia: delineare un ideale di vita La filosofia come risposta etica e politica ai problemi prima dell’uomo e poi della collettività
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Lo stoicismo a Roma Lo stoicismo era la filosofia dominante a Roma
Dallo stoicismo viene ripresa la figura del saggio: colui che ricerca la sapientia, che è l’arte del vivere (“il buon vivere” ≠ contro la vita degli stolti dominata da avidità) C’è corrispondenza tra virtù e felicità: l’uomo che vive secondo virtù è un uomo felice Il saggio si erge di fronte alla moltitudine degli stolti, anche a rischio di rimanere solo I temi trattati dal filosofo sono quelli concreti che impone la vita: il piacere, il dolore, la libertà, la schiavitù, la vecchiaia, la morte
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Etica e tempo: essere padroni di sè
Il sapiens fa uso del tempo in funzione della propria crescita spirituale (crescita interiore) in rapporto con gli altri: perfezionamento di sé per essere utili agli altri (prodesse pluribus iuvare mortalem = aiutare l’uomo giova a molti uomini) “Vindica te tibi” dice Seneca all’amico Lucilio, cioè sappi usare bene il tempo che ti viene concesso dalla vita, nel costante monito del memento mori (ricordati che devi morire, perciò non sprecare la vita) anche perché cotidie moriemur : ogni giorno moriamo un po’
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Seneca precristiano Scrive Seneca all’amico Lucilio nell’epistola 47:
“Comportati con gli inferiori come vorresti che i superiori si comportassero con te.” Servi sunt, immo homines : sono schiavi, ma prima di tutto sono uomini Secondo Seneca non esistono né schiavi né liberi perché anche un uomo libero può essere (volontariamente) ‘schiavo’ delle passioni (l’avidità, l’ambizione, ecc.) Il sapiens riconosce una sostanziale uguaglianza di natura tra servi e padroni in nome di una comune appartenenza all’umanità; è solo la sorte che stabilisce per gli uomini l’uno o l’altro destino
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Il difficile rapporto con il potere
Degenerazione del potere imperiale, scontri tra il princeps e il senato → Seneca viene esiliato da Claudio in Corsica (dove rimane per otto anni) Agrippina, madre di Nerone, richiama Seneca dall’esilio per fare da precettore al figlio Nerone, futuro imperatore Seneca affianca l’ascesa al potere di Nerone cercando di dargli degli insegnamenti che lo guidino verso un principato giusto e onesto (es. De clementia) Tuttavia, quando Nerone è al culmine del potere, allontana Seneca, che così si ritira a vita privata
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Fra otium e negotium Nonostante il distacco forzato dal negotium del potere, non vengono mai meno gli obiettivi del filosofo, che sa anche accettare il ‘fato’ Secondo lo stoicismo, una volta venuto meno l’impegno politico che caratterizza il negotium, l’uomo può scegliere di intraprendere la via dell’otium: è il momento della riflessione sulla propria interiorità, è un ritirarsi a vita privata non fine a se stessa, ma in vista di un ulteriore perfezionamento morale Parole-chiave: tranquillità, vita felice, fermezza d’animo anche di fronte alla morte (si può scegliere di morire)
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Conclusioni Scoprire nella propria vita cos’è il bene e cos’è il male e agire di conseguenza, anche a costo di porre prematuramente fine alla propria esistenza (il suicidio era accettato dallo stoicismo) Essere contro l’omologazione indotta dalla società e pensare con la propria testa Cercare di non farsi condizionare – da stoici – dalle passioni perché esse impediscono l’esercizio della ragione e anche quello delle virtù (come l’amicizia, la lealtà, la generosità, ecc.)
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Invito di Seneca ad affrontare le difficoltà senza avere paura
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