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La rivoluzione industriale
Lavoro realizzato da Chiara Amodeo IV D a.s
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Capitali, produzione e commercio in Inghilterra
Per tutta l’età moderna si sviluppò in Inghilterra il fenomeno delle enclosures (recinzioni); le campagne divennero un’importante fonte di produzione manifatturiera e i proprietari accumulavano ingenti capitali da investire nelle attività produttive e mercantili. Per realizzare profitto occorrevano grandi investimenti capitali. Un elemento decisivo era quindi la Borsa, che consentiva la raccolta e la circolazione di capitali. Nella metà del Settecento si verificò un incremento demografico e molti abitanti, non trovando occupazione nelle campagne, si trasferirono nelle città (fenomeno dell’urbanesimo).
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Le rivoluzioni industriali dal Settecento ad oggi
E’ possibile distinguere: Una prima rivoluzione industriale, che ebbe inizio nella seconda metà del Settecento in Inghilterra, caratterizzata dall’introduzione della macchina a vapore. Una seconda rivoluzione industriale che ebbe inizio nella seconda metà dell’Ottocento, caratterizzata dalla nascita dell’industria chimica e dell’industria elettrica. Una terza rivoluzione industriale, tipica dei nostri anni, caratterizzata dall’introduzione dell’elettronica.
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Nuove tecnologie Durante la prima rivoluzione industriale il settore tessile e il settore minerario subirono uno sviluppo rapidissimo, grazie all’introduzione di telai meccanici e all’uso di carbone e ferro. Si passò inoltre all’utilizzo della forza del vapore, messa a punto dalle ricerche del tecnico James Watt. Quest’ultimo modificò le precedenti macchine a vapore che da tempo erano oggetto di continue trasformazioni.
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La fabbrica e la miniera
L’aumento demografico favorì la nascita delle moderne industrie; sorsero così zone industriali in aree prima poco abitate. Per produrre vapore serviva il carbone, di cui l’Inghilterra disponeva grazie ai depositi di ferro. La possibilità di utilizzare il carbon fossile favorì lo sviluppo dell’industria mineraria. L’aumento demografico garantì anche la disponibilità di manodopera a buon mercato. Inoltre, furono i privati a investire nell’industria e in particolare borghesi e nobili ma anche artigiani e tecnici.
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Industria moderna e trasformazioni sociali
Mentre le borghesia vide crescere il proprio potere economico, la prima industrializzazione per la classe operaia fu un periodo durissimo e le condizioni degli operai furono terribili. Essi risiedevano negli slums, quartieri operai, in condizioni di lavoro precarie. La situazione che si creò con il lavoro femminile e minorile fu molto grave: il lavoro femminile era pagato ancor meno di quello maschile e i bambini, anche sotto i dieci anni, lavoravano duramente nelle miniere e nelle fabbriche. I salari erano bassissimi, tanto che si parlò di legge bronzea dei salari , per indicare la tendenza dei salari di mantenersi ai livelli di sussistenza.
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Adam Smith e il liberismo
In un saggio del 1776 l’economista Adam Smith esponeva le sue idee innovative: sosteneva l’importanza della divisione del lavoro al fine di aumentare la produttività; propose inoltre una teoria economica opposta a quella mercantilistica: il liberismo, basato sulla libera concorrenza e sull’apertura dei mercati, così da poter garantire una libera circolazione delle merci ed abbandonare ogni politica economica protezionista.
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