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La parabola scende nel profondo.
Per Gesú, la vera similitudine del regno di Dio non è il cedro, che fa pensare a qualcosa di grandioso e potente, ma la senape, che sugggerisce qualcosa di debole, insignificante e piccolo. La parabola scende nel profondo. Come Gesù ha potuto paragonare il potere di salvezza di Dio con un arbusto uscito da un seme così piccolo? Ha voluto abbandonare la tradizione che parla di un Dio grande e forte? Ha voluto proprio dimenticare le grandi “opere” del passato e prestare attenzione a un Dio che già agisce nel piccolo e nell’insignificante. Che abbia ragione Gesù? Ha dovuto scegliere: o continuare ad attendere la venuta di un Dio potente e terribile, o correre il richio di accogliere la sua azione salvatrice presente nell’umile attività di Gesù. José Antonio Pagola. Jesús: aproximación histórica Texto; Matteo 13, Tempo Ordinario –A- Commenti e presentazione Asun Gutiérrez. Musica; Mozart. Sonata nº 11.
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Matteo 13, 24 – Un'altra parabola espose loro così: «Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. Questa parabola, che troviamo solo in Matteo, è colta nella vita di ogni giorno. Gesù parla di un ambiente in cui le vendette fra lavoratori erano frequenti. Il tema, come in ogni parabola di questo capitolo, è il Regno di Dio, l’azione del Padre, il progetto di vita che Dio sviluppa per l’umanità. Se il progetto del Padre è l’obiettivo primo e fondamentale per Gesù, lo deve essere anche per noi.
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E i servi gli dissero: «Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla?»
Si tratta di una parabola attuale. Osserviamo frequentemente atteggiamenti che si schierano su un’unica linea. Che nessuno pensi diversamente da quanti hanno deciso, dal loro posto di comando, qual è il grano e qual è la zizzania. E si propongono, contro il comando di Dio, di strappare le radici di quanto considerano zizzania. E’ la grande tentazione di credersi possessori della verità, di pretendere di scegliere quale sia il bene e il male, di tracciare la linea di confine del male, e di cercare di distruggere quanto hanno definito come male. E’ la pretesa di ogni fanatismo. E’ la tentazione di usurpare il ruolo di Dio, credendo di potere e di dovere prendere decisioni definitive e gravi che competono solo a Dio.
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No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio». Benché siano ben diversi, mentre crescono è molto difficile distinguere il grano dalla zizzania. Si tratta di una terra scarsa di legname, dove non si disprezza alcun combustibile. I cardi e le piante spinose, da secchi, si adoperano come combustibile. Il giudizio di Dio è pieno di pazienza, compassione e indulgenza. Egli conosce bene il suo “campo”. Dà tempo a tutti, rispetta il ritmo di ogni persona. Contro la voglia di alzare muri, separare, strappare, scomunicare, potare, credersi migliori degli altri..., abbiamo la novità paziente di Gesù. Egli ci mostra come il Padre agisce, insegnandoci come dobbiamo comportarci. Io sono umano, paziente, comprensivo e misericordioso con me stesso? ... e con gli altri?
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Un'altra parabola espose loro:
«Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo. 32 Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami». Gesù paragona il Regno al granellino di senape, con la grandezza del piccolo, che però è pieno di energía. Offre un’immagine del Regno che contrasta con i suoi piccoli inizi, così insignificanti, con le possibilità e la forza del seme che giunge alla pienezza Il Regno diventerá, diventa ogni giorno sempre più grande, benché il suo apparire sia misero. E’ un invito a lavorare per il Regno, con creatività e speranza. Evitando il trionfalismo. Il compito vale la pena.
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Un'altra parabola disse loro:
«Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti». Il lievito è un buon modello per i cristiani di ogni tempo. Il lievito rappresenta un agire nascosto, durante tutta la vita non lo vediamo. Il lievito non produce solo per sé, ma influisce su quanto lo circonda. Non dà solo crescita, ma produce trasformazione. Quanto sembrava inerte appare vivo, l’insipido acquisisce sapore. Accogliere il lievito nella nostra vita è accettare una trasformazione che ci renda alimento e servizio. E’ raggiungere la capacità e la sensibilità di trasformare la convivenza umana dal di dentro e nel profondo, nascostamente, sparendo nella massa affinché tutto fermenti.
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Tutte queste cose Gesù disse alla folla in parabole e non parlava ad essa se non in parabole, perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta: Aprirò la mia bocca in parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo. Poi Gesù lasciò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si accostarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Fare di quanto è complicato qualcosa di semplice, aiutare a credere, a crescere, a fidarsi, far nascere un sorriso, avere il un desiderio di farsi capire, è una parte importante dell’amore. L’amore, infatti, non è complicato e Dio, che è amore, è la Semplicità. La cosa più importante non è voler vedere, sapere e capire tutto Fondamentale è credere e fidarsi di Lui! Ci basta sapere che la misericordia, la pazienza, la giustizia, la compassione, l’amore, hanno un nome proprio: Gesú.
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Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo
Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo. Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno, e il nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. Le parabole manifestano e rivelano una immagine nuova di Dio. Non è un Dio trionfatore. La sua azione non è spettacolare, ma modesta (senape), non si realizza senza difficoltà, ma proprio in mezzo ad esse (zizzania). Egli è Giudice misericordioso, compassionevole, paziente. Abbiamo la fortuna che è Lui che esercita la giustizia. Noi non abbiamo la missione di giudicare né di condannare. Nessuno ha l’incarico di giudicare o di condannare gli altri. Dobbiamo solo seguirlo seminando, curando il campo, irrigando, perché il prodotto del Regno sia il più abbondante possibile
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Un seme con il tuo nome Tu sei, Gesú, il primo seme del Regno di Dio.
Tu il primo albero, il primo lievito. Il Regno di Dio viene con Te. Se mi fido, anch’io sarò “Regno di Dio”. E crescerò. E avrò spazio per tutti quelli che verranno. E fermenterò. E farò fermentare quelli che incontrerò. Crescerá nell’oscurità il tuo seme dentro di me, con piena sicurezza! E crescerá tra i miei “compagni”. E semineremo tutti uniti, con Te, un seme; con il tuo nome nel campo del mondo. E sará la terra, grazie a noi, un po’ più di prima, il Regno di Dio. Patxi Loidi
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