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Politica e amministrazione
Alessandro Natalini
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Prima degli anni ‘90 La politica si appropria di enti e società pubbliche I dirigenti generali vengono dall’amministrazione per anzianità anche se con esclusione di coloro che sono legati ai partiti dell’opposizione (Pci e Msi) Non c’erano cesure tra i cambi di governo e si restava in carica fino alla pensione a meno che non vi fossero gravi problemi disciplinari Dirigenza amministrativa e politica: un rapporto di scambio tra garanzia del posto e della carriera, in cambio di una perdita di prestigio e di potere
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Il circolo vizioso burocratico
La politica tempera la rigidità del rapporto con quattro correttivi: 1) incarichi esterni ad alcuni dirigenti; 2) contrapponendo i gabinetti (retti da consiglieri di Stato) ai dirigenti; 3) rimuove i direttori generali promuovendoli alla corte dei Conti o al Consiglio di Stato; 4) costituisce organismi esterni ai ministeri La dirigenza si chiude nell’applicazione delle leggi come difesa dall’invadenza politica La politica aumenta il numero delle leggi e le rende più pervasive
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Il principio di separazione tra politica e amministrazione
Il controllo della politica sull'amministrazione: non più regolazione dei procedimenti e controllo delle risorse, ma formulazione indirizzi strategici, attribuzione di budget e valutazione dei risultati Si amplia la libertà d'azione del dirigente pubblico nel gestire risorse e nel determinare i meccanismi di funzionamento delle amministrazioni Aumenta la sfera di responsabilità del dirigente per i risultati conseguiti (accountability)
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I benefici del principio di separazione
Introduce il management by objectives Limita gli interessi corporativi della burocrazia Limita le collusioni della politica con i gruppi di pressione Organizzazione più flessibile (baricentro basso) Pa più efficienti, sviluppo funzione manageriale Introduzione sistemi retributivi premianti
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I presupposti per il cambiamento
Superamento dispersione competenze (riorganizzazione strutture) Vincoli procedimentali limitati (semplificazione e delegificazione) Bilancio che finanzia i prodotti e gli obiettivi, e non per capitoli che frammentano la capacità di spesa.
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La dirigenza: le condizioni di partenza
Persone provenienti dal centro sud Laureate in materie giuridiche Percorso di carriera interno alle pa Modesta competenza manageriale modesta Scarsa omogeneità con la classe politica
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La politica: le condizioni di partenza
I ministri dovevano rispondere del proprio operato ai partiti (o alle correnti di partito) Erano soggetti ad un continuo ricambio. Si occupavano continuamente e direttamente delle decisioni amministrative minute attraverso gli uffici di diretta collaborazione Non c’era programmazione non trovava attuazione.
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L’attuazione della riforma
Il politico come programmatore strategico Il programma di governo Il controllo strategico Gli uffici di diretta collaborazione Il dirigente manager
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La riforma della dirigenza pubblica
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Relazione Politica-Amministrazione
Difficile equilibrio tra: RESPONSIVENESS = burocrazia sensibile agli impulsi dei governi che godono della fiducia degli elettori COMPETENCE = adeguato livello di professionalizzazione dei burocrati per garantire prestazioni pubbliche Relazione Politica-Amministrazione 01 La riforma della dirigenza pubblica
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Come viene esercitato il controllo politico della burocrazia?
1) Limitando l’autonomia gestionale dei dirigenti (gli atti sono firmati dal ministro) 2) Dando obiettivi ai dirigenti e monitorando i loro risultati (distinzione funzionale) 3) Nominando dirigenti di propria fiducia (integrazione strutturale) Come viene esercitato il controllo politico della burocrazia? 02 La riforma della dirigenza pubblica
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Sistemi di nomina Fiduciarietà Indicatori Merito ALTA
Discrezionalità politica BASSA/VINCOLATA BASSA Trasparenza ASSENTE Filtro di organismi tecnici indipendenti PRESENTE COLLUSIVO Processo COMPETITIVO SUBORDINAZIONE Motivazione della nomina EFFICACIA 13 La riforma della dirigenza pubblica
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La dirigenza è cristallizzata: si arriva al vertice sulla base della
La dirigenza è cristallizzata: si arriva al vertice sulla base della anzianità di servizio nel contesto di una forte meridionalizzazione del pubblico impiego Assenza di prestigio sociale della dirigenza che non è riconosciuta come una élite La dirigenza scambia potere in cambio di sicurezza nella carriera: assenza di distinzione funzionale in un contesto di separazione strutturale tra elite politiche e burocratiche In un contesto caratterizzato dall’assenza di alternanza totale al governo, ogni esecutivo può nominare dirigenti solo quando si liberano posti per i pensionamenti: la scelta viene lasciata ai dirigenti L’eredità (Cassese) 04 La riforma della dirigenza pubblica
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Le riforme 1) D.lgs. 29/1993 (riforma Cassese)
2) D.lgs. 80 e 387/1998 (riforma Bassanini) 3) Legge n. 145/2002 (riforma Frattini) 4) D.lgs. n. 150/2009 (riforma Brunetta) Misure anti-crisi: D.L. 78/2010; D.L. 138/2011 Le riforme 05 La riforma della dirigenza pubblica
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Le riforme: la distinzione funzionale
D.lgs. n. 29/1993: passaggio dalla gerarchia alla direzione nel rapporto politica-amministrazione D.lgs. n. 80/1998: consolidamento dell’autonomia funzionale dei dirigenti cui è riconosciuto un potere di amministrazione concreta sottratto alla politica In considerazione del potere acquisito, e delle relative responsabilità, sono cresciute notevolmente le retribuzioni dei dirigenti 06 La riforma della dirigenza pubblica
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Le riforme: il management per obiettivi e risultati
D.lgs. n. 29/1993: introduzione dei servizi di controllo interno D.lgs. n. 80/1998 e D.lgs. n. 286/1999: servizi di controllo interno coordinati da un ufficio centrale (CTS) D.lgs. n. 150/2009: introduzione degli organismi indipendenti di valutazione (OIV) coordinati da una autorità indipendente (CIVIT); introduzione di un vincolo procedurale tra valutazione del dirigente e mancata conferma D.L. n. 78/2010: rimozione del vincolo procedurale tra valutazione e conferma Assenza di interesse da parte dei politici: direttive adottate poco o male (assenza di obiettivi e indicatori adeguati); nomina di professionalità non adeguate negli organismi di valutazione Le riforme: il management per obiettivi e risultati 07 La riforma della dirigenza pubblica
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Le riforme: l’integrazione strutturale (potere di nomina)
D.lgs. N. 80/1998 (spoils system all’italiana) Distinzione tra “essere dirigente” (rapporto di lavoro a tempo indeterminato) e “fare il dirigente” (attribuzione di funzioni dirigenziali con incarichi a tempo determinato) Potere di nomina si espande: non si applica più solo ai posti liberati dai pensiomenti ma a tutti gli incarichi che scadono nel corso del mandato di un governo Interventi una tantum hanno espanso il potere di nomina a tutti gli incarichi (D.lgs. 80/1998 e Legge 145/2002) D.L. 138/2011 ha istituzionalizzato la precarietà dei dirigenti: dirigente può essere allontanato prima della scadenza dell’incarico per motivate esigenze organizzative Le riforme: l’integrazione strutturale (potere di nomina) 08 La riforma della dirigenza pubblica
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Gli esiti: Quale modello di politicizzazione?
Ogni ministro mescola le diverse declinazioni della politicizzazione: - de facto (cd. “precarizzazione della dirigenza”), il dirigente viene confermato ma è subalterno alla politica perchè l’incarico è a tempo determinato e perchè il suo comportamento è monitorato dalle strutture di staff; - aperta, professionalità esterne alla burocrazia vengono reclutate per introdurre innovazione nella gestione (poco praticabile in un sistema legalista); - vincolata, incarichi vengono affidati a dirigenti di ruolo. Gli esiti: Quale modello di politicizzazione? 11 La riforma della dirigenza pubblica
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