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La due rivoluzioni inglesi

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Presentazione sul tema: "La due rivoluzioni inglesi"— Transcript della presentazione:

1 La due rivoluzioni inglesi

2 Costituzione inglese Secondo il giurista Bolingbroke (1733), per costituzione s’intende «quel complesso di leggi, istituzioni e consuetudini, derivato da alcuni princìpi fissi razionali, diretto a determinati fini di pubblico bene, e che costituisce il sistema generale secondo cui la comunità ha accettato di essere governata».

3 Caratteri del costituzionalismo inglese
Carattere consuetudinario della costituzione Lenta formazione storica, senza un momento costituente Lenta evoluzione nella continuità Rappresentanza politica in funzione della tassazione Proprietà come garanzia delle libertà

4 La Magna Charta 1215 il re inglese Giovanni senza terra è costretto a concedere la Magna Charta Libertatum Il re non poteva chiedere nuove imposte senza l’approvazione del Parlamento

5 Origini del Parlamento
Con la Magna Charta il re s’impegna anche a consultare i nobili riuniti in un «consiglio comune del regno», la Magna Curia. A costoro vengono presto affiancati alti prelati, nonché contee e borghi. Nel tempo i rappresentanti dei Comuni cominciano a riunirsi separatamente dai Lords. Gradualmente vengono definiti i requisiti per l’elettorato attivo: nelle contee una rendita di almeno 40 scellini annui, nei borghi in funzione delle differenti carte dei privilegi.

6 King in Parliament Il sistema politico (the body politic) inglese ha costituzionalmente tre componenti: Il re (King) I Lord (Lords) I Comuni (Commons) Solo il consenso di tutti e tre conferisce piena validità ad un atto parlamentare.

7 Camera dei Lords Camera dei Comuni
Ereditaria Ne fanno parte di diritto solo i Pari d’Inghilterra (duchi, marchesi, conti, visconti, baroni), gli alti magistrati e i vescovi anglicani. I Lords assenti alle riunioni possono delegare ad altri. Si rinnova solo per trasmissione ereditaria del titolo di padre in figlio. Elettiva 462 deputati Gli elettori sono circa proprietari, determinati su base censitaria Si rinnova ad ogni convocazione.

8 Tentativi assolutistici
Dopo la Guerra delle Due Rose il re Enrico VII comincia a emanciparsi dal Parlamento, istituendo dei Consigli privati, i cui rappresentanti possono sedere nelle due Camere. Queste, soprattutto quella dei Comuni, non si oppongono, anche perché i loro membri traggono ampi dividendi dalla Riforma protestante, abbracciata dal re Enrico VIII. Il sovrano dà alla corona il potere di legiferare medianti proclami con l’autorizzazione del consiglio privato. Lo speaker della Camera è di fatto scelto dal re e stabilisce l’ordine del giorno.

9 Giacomo I Stuart ( ) Nel 1603 Elisabetta I, ultima discendente della dinastia Tudor, muore senza eredi. Le succede Giacomo I, figlio di Maria Stuart e re di Scozia, che realizza l’unione personale fra i due regni (Union Jack). Il re avanza nei confronti del Parlamento la pretesa di creare nuovo diritto, ma ciò viola la tradizione della common law.

10 Carlo I Stuart ( ) Quella politica viene proseguita dal figlio Carlo I, che la amplifica nel campo religioso ed economico. Le persecuzioni religiose nei confronti dei puritani spingono molti di essi a fuggire nel Nuovo Mondo, ma quelli rimasti in patria organizzano una resistenza vista con simpatia dai vari ceti sociali scontenti.

11 La resistenza politica
Nel 1628, durante una seduta del Parlamento convocata da Carlo I per istituire nuove tasse, viene presentata al sovrano una Petition of Right, che non ha carattere innovativo ma confermativo. Si proibiscono le tassazioni arbitrarie, nonché gli arresti e i processi che violano la tradizione del diritto pubblico inglese. Il re approva, ma da allora non convoca più il Parlamento.

12 L’Inghilterra senza Parlamento (1629-1640)
Per undici anni Carlo I governa senza mai convocare il Parlamento. Nel 1638 scoppia una rivolta armata in Scozia, dove presbiteriani e calvinisti si sollevano contro l’imposizione della religione anglicana. Nel 1640 il Parlamento viene convocato per risolvere la crisi e per finanziare la guerra, ma è sciolto dopo un mese. Si parlerà di Corto Parlamento. Viene quindi convocato un nuovo Parlamento, il cosiddetto Lungo Parlamento, perché resta in carica per tredici anni.

13 Il Lungo Parlamento (1640-53)
1640: convocazione del Lungo Parlamento 1641: Il Parlamento approva la Grande rimostranza, che elenca una lunga serie ri violazioni reali della Costituzione; impeachement e condanna a morte del ministro lord Strafford e dell’arcivescovo Laud 1642: il re irrompe nella Camera dei Comuni per far arrestare i leader parlamentari, ma non vi riesce e si ritira a Oxford da dove organizza l’esercito contro il Parlamento. Da allora i sovrani hanno sempre rispettato il privilege.

14 La guerra civile ( ) 1642: Carlo I è accusato di tradimento dal Parlamento che si proclama difensore dello Stato e «luogo della sovranità». Inizia la guerra civile. 1643: creazione degli Ironsides, corpo speciale di cavalleria al servizio del Parlamento. 1645: nasce il New Model Army al comando di Oliver Cromwell, gentiluomo di campagna, devoto puritano, acerrimo nemico della monarchi. Dopo la sconfitta di Naseby, il re si rifugia presso gli scozzesi, che però lo cedono agli inglesi

15 Deposizione e condanna del re
1648: la guerra prosegue fra il Parlamento e gli scozzesi, alleati del re. Vittoria parlamentare. Cromwell epura il Parlamento dai deputati fedeli al re e al «moncone», il Rump Parliament, fa nominare un’alta corte di giustizia che deve processare e giudicare Carlo I. 30 gennaio 1649: decapitazione del re. Fino ad allora nessuno mai era stato giustiziato pubblicamente.

16 L’età di Cromwell ( ) Maggio 1649: il Parlamento di Londra proclama la fine della monarchia. I Lords non vengono più convocati. Con una Costituzione scritta (l’unica nella storia inglese) inizia la Repubblica parlamentare, che prende il nome di Commonwealth Cromwell avvia una dittatura personale e prende il nome di Lord Protettore a vita.

17 Restaurazione della monarchia (1660)
1659: dimissioni del figlio di Cromwell. 1660: il generale Monk marcia su Londra e riconvoca il Lungo Parlamento, che convoca un nuovo Parlamento che a sua volta proclama la restaurazione della monarchia. 1660: Carlo II Stuart, figlio di Carlo I, è richiamato dall’esilio nei Paesi Bassi e proclamato re dal Parlamento. : regno di Carlo II, che si impegna al rispetto delle prerogative parlamentari.

18 Il regno di Carlo II Stuart (1660-1685)
Il più lungo parlamento nella storia inglese, detto dei «cavalieri» ( ), assicura l’equilibrio costituzionale. Nel 1679 tutta la legislazione sui diritti individuali viene raccolta in un unico testo, l’Habeas Corpus Act. Nel 1672 il re emana la Royal Declaration of Indulgence, con la quale concede libertà di culto ai cattolici e pone fine all'atteggiamento anticattolico della Corte. Il Parlamento si oppone, affermando che il re non poteva modificare le leggi a suo piacimento. Carlo è costretto a sottoscrivere il Test Act, che limita l’azione dei cattolici e che sarà in vigore fino al 1829.

19 La «Gloriosa Rivoluzione»
A Carlo succede il fratello Giacomo II ( ), fervente cattolico, che viene accusato di volere ripristinare il cattolicesimo. Il 30 giugno un gruppo di Lords protestanti chiede al principe Guglielmo di Orange, genero del re, di recarsi in Inghilterra con un esercito per difendere l’autonomia del Parlamento. Quando il principe sbarca in Inghilterra, molti ufficiali protestanti del re disertano. La stessa figlia di Giacomo, Anna, lascia la corte per unirsi al marito. A Giacomo II viene consentita la fuga in Francia per non farne un martire. Il 12 febbraio 1689 il Parlamento ritiene che la fuga del re costituisca un atto di abdicazione e dichiara regina la figlia Maria, che avrebbe esercitato il potere congiuntamente con il marito Guglielmo.

20 Il modello politico inglese
L’attività legislativa spetta congiuntamente al Re e al Parlamento. Solo il Parlamento può fissare imposte e costituire un esercito. Il Re non può sciogliere arbitrariamente le Camere. Il governo deve fondarsi su una maggioranza parlamentare. Nasce la figura del premier, che risponde del suo operato al Parlamento.


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