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terza domenica di Avvento 11 dicembre 2016
Gruppo Biblico terza domenica di Avvento 11 dicembre 2016 L’esortazione della liturgia odierna a “rallegrarci nel Signore che viene” è invito ad assumere uno stile di vita gioioso, perché Dio è un Dio di misericordia!
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Il Vangelo Il Vangelo di oggi è per noi illuminante:
La domanda di Giovanni rivolta a Gesù ci costringe a riflettere sulle nostre attese. Nella sua risposta Gesù dichiara il criterio per riconoscere il vero Messia: La vicinanza agli ultimi e ai poveri quale segno della vicinanza stessa di Dio. Una vicinanza misericordiosa… Che fa scandalo! Prima Lettura: Isaia 35, Salmo 145: Vieni, Signore, a salvarci Seconda Lettura: Giacomo 5,7-10 Vangelo: Matteo 11,2-11
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Le Letture Le opere buone, che scaturiscono da una fede autentica, sono incoraggiate anche nella prima lettura per infondere fiducia in chi è sfiduciato e per incitarlo a recuperare la speranza e la capacità di cogliere la novità di un Dio che, se accolto, può dare alla vita. Stessa finalità hanno per noi le esortazioni della seconda lettura ad essere pazienti e costanti, ad aprirci alla fiducia e a rinfrancare i cuori, poiché la venuta del Signore è vicina. Prima Lettura: Isaia 35, Salmo 145: Vieni, Signore, a salvarci Seconda Lettura: Giacomo 5,7-10 Vangelo: Matteo 11,2-11
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Introduzione Il brano di oggi ci informa fin dall’inizio (v. 2) che Giovanni si trova in carcere. Secondo Giuseppe Flavio è la fortezza erodiana di Macheronte, a est del Mar Morto, che diverrà anche il luogo della sua esecuzione. Il Battista, che dal carcere non può vedere quanto compie il Messia, ha sentito parlare delle sue opere (v. 2), già narrate da Matteo nei cap. 8-9. Così manda ai suoi discepoli da Gesù: l'evangelista dà per scontata la notizia che sia conosciuto che Giovanni è in carcere, anche se in realtà poi ce lo dirà soltanto al capitolo 14. Perché è in carcere ? Secondo Matteo, è perché Giovanni il Battista aveva accusato Erode di essersi preso come sposa la moglie di suo fratello, ma c'è uno storico del tempo, Giuseppe Flavio, che nelle “Antichità giudaiche”, ci dà una lettura politica dell'incarcerazione e poi dell'assassinio di Giovanni Battista. Scrive Giuseppe Flavio che Erode era preoccupato del successo, della gente che seguiva il Battista e dice: ”Erode perciò decise che sarebbe stato molto meglio colpire in anticipo e liberarsi di lui, prima che la sua attività portasse ad una sollevazione”. Quindi per Giuseppe Flavio c'è un motivo politico. Giovanni è in carcere, diremmo nel supercarcere di una fortezza, costruita da Erode il Grande, nella riva orientale del Mar Morto, Macheronte.
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“Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”
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La domanda Questa domanda deve essere accolta in tutta la sua serietà e portata. Il participio “colui che deve venire” è già stato usato da Giovanni in 3,11: “Colui che viene dietro a me”, anche lì in senso messianico. Ora Giovanni dal carcere si chiede se Gesù sia effettivamente questo “colui che viene” oppure se “un altro” sarà il Cristo. Il senso si questa domanda, oltre a mostrare l’incertezza e anche la delusione che accompagna il Battista, è che in qualche modo esplicita anche il dubbio del lettore, della comunità cristiana. Implica che Giovanni (e la comunità cristiana con lui) aspettava un Messia diverso da quello che gli viene raccontato e un programma di azione diverso da quello effettivamente che Gesù stava portando avanti.
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Mosé e Gesù L'evangelista Matteo scrive per una comunità di Giudei, e presenta la figura di Gesù sulla falsa riga della vita e delle opere di Mosè. Mosè liberò il suo popolo, facendo scagliare da Dio le dieci piaghe… le famose dieci piaghe d'Egitto, contro chi si opponeva alla liberazione degli Ebrei dalla schiavitù. Ebbene, l'evangelista presenta Gesù che compie non dieci piaghe, dieci azioni di castigo contro i suoi oppositori o i suoi nemici… ma dieci opere con le quali comunica vita, e comunica vita anche ai suoi rivali, ai suoi nemici.
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Tutto questo sconcerta, perché l'attività di Gesù non è quella attesa,
quella che era stata annunciata da Giovanni il Battista – lo ricordiamo il Messia giustiziere che ha la scure in mano, ogni albero che non porta frutto lo taglia e lo getta nel fuoco, questo Messia che sarebbe venuto a dividere il popolo tra puri ed impuri, buoni e cattivi. Ed infatti, ad andare in crisi è proprio Giovanni.
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La voce in crisi La richiesta di Giovanni il Battista ha tutto il sapore di una scomunica, perché questo Gesù non è quello che, il Messia che Giovanni il Battista aveva annunziato… questo Messia giustiziere… questo Messia che veniva a portare avanti il castigo di Dio. Allora Giovanni Battista, entra in profonda crisi…
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Gesù non risponde alla polemica con argomenti teologici, biblici, ma con le opere.
Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete …», cioè… ciò di cui voi fate esperienza. La risposta di Gesù
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La risposta di Gesù E qui Gesù elenca sei opere. Sei azioni.
Il numero sei ricorda i giorni della creazione. Quindi Gesù, in prolungamento con il Dio della creazione, continua a comunicare vita. e sono tutte azioni con le quali si comunica, si restituisce, o si rallegra la vita delle persone. I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati… i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo cioè la buona notizia. E qual è la buona notizia che i poveri si attendono ? La risposta di Gesù
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La risposta di Gesù Questo elenco Gesù lo prende dalle azioni del Messia, così come erano state annunziate dal profeta Isaia, in due capitoli del suo libro, nel capitolo 35 e nel capitolo 61. Ma, in tutte e due i brani, Isaia aveva annunziato anche la vendetta di Dio contro i pagani, contro i peccatori. Gesù la omette: l'azione di Dio, attraverso Gesù, è un'offerta d'amore a tutti, non c'è forma di vendetta o di castigo.
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Ecco perché Gesù proclama beato, quindi c'è una nuova beatitudine in questo vangelo:
«Colui che non trova in me motivo di scandalo!». Qual è lo scandalo? È lo scandalo della misericordia. È strano questo. Mentre il castigo di Dio indubbiamente intimorisce, ma… non scandalizza le persone… la misericordia scandalizzava e continua ancora a scandalizzare le… persone che pensano che Dio li ama per i loro meriti, per i loro sforzi… non sopportano quest'immagine di un Dio misericordia. Dio misericordia significa che il suo amore non conosce gli ostacoli messi dagli uomini. La nona beatitudine Gesù l'aveva annunziato: suo Padre non è il Dio della religione, in ogni religione Dio premia i buoni e castiga i malvagi. Gesù aveva detto: no, l'azione del Padre è come quella del sole che splende sui cattivi e sui buoni, e ugualmente la pioggia. L'azione del Padre di Gesù è quella di una comunicazione d'amore, indipendentemente dal comportamento e dalla risposta delle persone. Questo è quello che scandalizza: che anche chi non lo merita, anche gli indegni, anche gli impuri, i peccatori, possono essere oggetto dell'amore di Dio, senza una previa penitenza, senza una previa purificazione, questo è lo scandalo della misericordia. Ebbene Gesù proclama beati quelli che non si scandalizzano….
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Come ha reagito Giovanni?
Dal prosieguo del racconto non ci è dato sapere come abbia reagito Giovanni. E noi? Siamo anche noi in crisi come il Battista? L’immagine di un Messia povero, disarmato e crocifisso ci scandalizza? Impedisce cioè il nostro incontro con Colui che viene?
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Giovanni non è stato un opportunista (= canna sbattuta dal vento)…
Né un volta faccia o un adulatore (come quelli che abitano nei palazzi dei potenti)… È stato più di un profeta perché… Perché è stato colui che Dio ha inviato a preparare la strada per Gesù. Ma non ha avuto un cammino facile… Ha dovuto compiere un percorso di conversione e come Mosé non ha potuto entrare nella terra promessa perché imprigionato e poi ucciso… Più di un profeta! Giovanni sta tra l’Antico e il Nuovo Testamento e per questo diventa un trait d’union decisivo nella storia della salvezza. Il suo silenzio alla risposta di Gesù pesa perché è il nostro silenzio di testimoni poco credibili e poco autentici. Il suo silenzio può essere visto anche come la sua ultima e più vera risposta, perché come precursore del Cristo si è defilato, ha imboccato la strada del tramonto, mentre splendeva l’alba sorprendente di Gesù. La Voce si spegne per far risuonare la Parola, definitivamente…
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Non era lui la luce… Solo il testimone…
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