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BECCARIA, Dei delitti e delle pene, 1764
Fra i grandi dell’Illuminismo italiano, fece parte del cenacolo dei fratelli Pietro e Alessandro Verri, collaborò alla rivista Il Caffè e contribuì a creare l‘Accademia dei Pugni nel 1761, fondata sull’idea di un’educazione dei giovani mirante a rispettare i suoi concetti di legalità
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MOTIVAZIONI DELL’ABOLIZIONE DELLA PENA DI MORTE:
Utilitaristica: non serve, meglio ricorrere ai lavori forzati contrattualistica: la vita è un bene supremo e nessuna autorità può disporne (contro la sacralità dello stato) “una guerra della nazione contro un cittadino” Una delle parole d'ordine morali e sociali più diffuse tra i filosofi illuministi fu l'imperativo di ottenere con le riforme "la maggiore felicità divisa nel maggior numero"
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non è più vista come vendetta ma come strumento per garantire una convivenza sociale più ordinata : “è meglio prevenire i delitti che punirli” AFFERMA IL DIRITTO DEI CITTADINI DI ESSERE DIFESI DALLE AGGRESSIONI MA ANCHE DI ESSERE CONSIDERATI INNOCENTI LA PENA
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Dei delitti e delle pene,Capitolo XLVII
“perché ogni pena non sia una violenza di uno o di molti contro un privato cittadino, dev'essere essenzialmente pubblica, pronta, necessaria, la minima delle possibili nelle date circostanze, proporzionata a' delitti, dettata dalle leggi". Dei delitti e delle pene,Capitolo XLVII
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A proposito dell’efficacia della tortura
sosteneva: L’esito dunque della tortura è un affare di temperamento e di calcolo, che varia in ciascun uomo in proporzione della sua robustezza e della sua sensibilità; tanto che con questo metodo un matematico scioglierebbe meglio che un giudice questo problema
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