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PubblicatoCarla Agostini Modificato 6 anni fa
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Che la sua presenza e la sua figura siano ben vive in noi.
Anche oggi ci chiamiamo seguaci di Gesù. la sequela non consiste, in primo luogo di imparare e insegnare la dottrina di Gesù. Seguire Gesù non è fare ideologia, e neppure moralismo o sola imitazione di gesti: queste sono state le tentazioni fondamentali dei cristiani. Che significa “seguire”? E’ avere una stretta relazione di amicizia con Gesù. Che la sua presenza e la sua figura siano ben vive in noi. E’ fare della sua Fede la nostra Fede e fare della sua speranza la nostra speranza. E’ appropriarci dei suoi criteri e dei suoi atteggiamenti e della sua condotta, adeguandoli al nostro tempo. José Arregi Testo: Giovanni 10, Pasqua 4 B Commenti e presentazione: Asun Gutiérrez. Musica: A. Marcello. Concerto oboe, in re minore. Adagio.
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Per ben comprendere questa parabola é necessario situarla nel suo contesto.
Viene dopo, e ne é conseguenza, il capitolo che presenta la guarigione del cieco dalla nascita. Sullo sfondo c’é un conflitto e accuse molto dure di Gesú ai dirigenti giudei. I falsi pastori, espellono il cieco dalla sinagoga. Gesú, invece, fa l’opposto e lo accoglie. Il contesto non è per nulla sereno ma pieno di tensione.
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Gv 10,11-18 Io sono il Buon Pastore.
Il buon pastore dà la vita per le pecore; Gesù si definisce “Pastore buono”: conosce, difende, accudisce, raccoglie, accompagna Il racconto del buon Pastore è un’ampia esposizione (Gv 10, 1-18) che comprende molti insegnamenti. In primo luogo, con un confronto, Gesù legittima la sua intenzione di raccogliere i suoi seguaci dall’istituzione giudaica (vv 1-6). Poi parla di se stesso come unica alternativa di vita (vv 7-10). Infine si presenta come modello di Pastore (vv 11-18). i versetti raccolgono la reazione che le sue parole producono tra i capi giudei.
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Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; egli è un mercenario e non gli importa delle pecore. “Voi, maestri della Legge, vi siete appropriati della chiave della scienza. Voi non vi entrate, e a quanti vi vogliono entrare lo avete impedito” (Lc 11,52). Quando nella “pastorale” entrano gli interessi del denaro, dell’incarico, della carriera, degli onori, la prepotenza, i propri interessi..., il cosiddetto “pastore” si muta in salariato. Gesù censura con forza e chiarezza questi atteggiamenti incarnati dai capi religiosi, che non sono a servizio delle persone, ma si servono di loro a proprio vantaggio.
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Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me,
Gesù soddisfa il desiderio profondo di ogni uomo: che ci sia qualcuno che mi conosca davvero, nel quale io possa riporre fiducia. Conoscere nel linguaggio biblico significa amare, amore reciproco e generoso, conoscenza mutua, comprendersi senza parlare, intima comunione, relazione profonda e personale, abbandono incondizionato, piena confidenza. Mi preoccupo di conoscere di più e meglio Gesù? E di conoscere e rispettare gli altri, nello stile di Gesù? Quali sentimenti e atteggiamenti provoca in me sapermi profondamente conosciuto e incondizionatamente amato da Gesù? Sapere che, come me, conosce e ama tutti gli uomini?
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Gesù non solo ci conosce, ci dà la vita e ci protegge, ma in più ci introduce nell’unità di amore con il Padre. Gesù è sempre Buona Notizia e seguirlo riempie la vita di pace, di pienezza, di gioia e di gratitudine. In ogni circostanza della vita, abbiamo la fiducia e la sicurezza che siamo sempre nelle sue mani. Per che cosa, o per chi, io do la vita? come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore.
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E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore. Gesù dimostra una volta di più il suo programma universale ed ecumenico. E ci ripete che è Lui l’unico pastore. Suo desiderio e sua missione è riunire tutti gli uomini e le in una famiglia di fratelli, in un luogo che sia focolare aperto a tutti e dove tutti si possano sedere attorno alla stessa mensa senza privilegi e scandalose differenze. E’ necessario ascoltare la voce di Gesù. Saper riconoscere la sua voce tra le tante vuote parole, i tanti rumori... Ho bisogno di riscoprire la capacità di ascolto? Ascolto la mia voce interiore? Ascolto il mio prossimo? Quanti si considerano seguaci di Gesù, si caratterizzano nell’avvicinare le persone?
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Gesù ci dona l’immortalità.
Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio». Gesù ci dona l’immortalità. Ci insegna ad agire con piena e sicura libertà. Come Lui. Gesù è l’unico Pastore, Gli altri devono imparare da Lui a lavorare affinché tutti abbiano la vita e la possiedano in abbondanza. Tutti siamo chiamati ad essere trasparenza del buon Pastore. Le nostre opere rendono presente Gesù nel mondo. E’ questa la nostra missione, non un peso ma un impegno desiderabile.
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Nella comunità di Gesù non ci sono capi e dipendenti, pastori e pecore.
Tutti siamo fratelli e tutti ne portiamo la responsabilità. Il passo evangelico ci parla del Buon Pastore, che è Gesù, e del popolo di Dio nel quale tutti siamo corresponsabili. Se è cattivo sentirsi “pastori”, considerando “pecore” gli altri membri della comunità, non è cosa migliore sentirsi “pecore”, considerando “pastori” gli altri. . Questi falsi atteggiamenti, che non hanno niente a che vedere con l’atteggiamento di Gesù, non aiutano a costruire la comunità, né il Regno. “Non chiamatevi maestro. Nè chiamate alcuno Padre vostro. Né cercate di farvi dire precettori... Poiché uno solo è il vostro Maestro, Uno solo è il vostro Padre, quello del Cielo, e tutti voi siete fratelli” (Mt 23,)
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Il signore è il mio pastore, nulla mi manca.
Mi guida in verdi pascoli, mi conduce presso fonti di riposo e ripara le mie forze. Conosce i miei progetti e i miei desideri, mi guida per sentieri di giustizia, mi indica i tesori della vita e modula canti di gioia, per amore del suo nome. Ogni giorno, con grazia sempre nuova, pronuncia il mio nome teneramente e mi chiama a seguirlo. Ogni mattina mi irrora di profumi; e mi concede di brindare, ogni sera, con la coppa riposante della pace. Il Signore é il mio pastore. Egli cerca le pecore perdute, risana le malate, corregge chi ha sbagliato, cura le ferite, si carica delle stanche, alimenta le affamate, coccola quelle incinte e a tutte dona la vita. Il Signore é l’unico leader che non sottomette! Egli fa onore al suo nome dando alla nostra vita dignità e dimensione. Non ho paura dei profeti di sventura, né della tirannia dei forti, né del mormorare dei mediocri. Perché Tu sei con me! Hai preparato un banchetto di amore fraterno per celebrare il mio cammino nel mondo. Mi riveli ora le tue vie preferite e quali saranno i miei sentieri nel futuro. Grazie al Signore che mi crea, sostiene e guida con la sua presenza piena di Vita! Ulibarri, Fl.
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