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Filologia e esegesi neotestamentaria Seconda settimana
-Tradizione diretta e indiretta -Le antiche traduzioni -Metodo stemmatico -I quattro vangeli del NT e altri Vangeli -Accenni alla questione sinottica ***(si fa presente che dev’essere ancora recuperata la prima parte del file ppt della scorsa settimana)
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I palinsesti
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Le versioni antiche del testo greco
Versioni latine Versioni siriache Versioni copte Versioni armene Versioni georgiane Versioni etiopiche antiche Versioni arabe (versioni etiopiche medievali)
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Tradizione diretta: un evangeliario siriaco
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Codex vercellensis (Eusebii)
Codice preservante un’antica versione latina dei Vangeli
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Codex vercellensis (Eusebii)
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Varianti “apocrife”, tra Siria e Vercelli
Mt 3,16: «Tunc dimisit eum et cum baptizaretur lumen ingens cirumfulsit de aqua ita ut timerent omnes qui advenerant. Et baptizato ihu confestim ascedit de aqua». Testo greco di Mt 3,15-16: τότε ἀφίησιν αὐτόν. 16 βαπτισθεὶς δὲ ὁ Ἰησοῦς εὐθὺς ἀνέβη ἀπὸ τοῦ ὕδατος· Efrem, Commento al Diatessaron (versione armena) IV,5: «E quando lo splendore della luce apparve sull’acqua e la voce venuta dal cielo gli mostrarono che Cristo era disceso nell’acqua, non come qualcuno che ha bisogno di perdono, ma come chi soddisfa ogni necessità, egli (= Satana) rifletté e si disse: “Fintanto che non l’avrò provato con il combattimento della tentazione, non lo potrò riconoscere”».
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Versioni latine: Vetus latina
Codex Bobiensis (Torino)
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Versioni latine: Vulgata
Cava de’ Tirreni (ms. di origine spagnola)
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Versioni siriache Diatessaron (“armonia attraverso i quattro”, o, originariamente: “Euanghelion”) di Taziano (II/III sec.) Vetus syra (Vangeli separati, III sec.) Peshitta (IV/V sec.) Filosseniana (VI sec.) Versione di Tommaso di Harqel (VII sec.)
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Versioni siriache Codice conosciuto come di “Rabbula”
Firenze Biblioteca Laurenziana
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Versioni siriache British Library a. 463
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Versioni copte Bodmer (Crosby-Schoyen Codex) (IV secolo)
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Versioni copte Versioni copte: Codex vaticanus 9 (periodo medievale)
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Versione etiopica: Il vangelo di Garima
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Filologia: alcuni concetti
TESTO CRITICO come ipotesi di lavoro lezione (lectio) variante (varia lectio) collazione RECENSIO: definizione stemma codicum archetipo trasmissione verticale e orizzontale “recentiores non deteriores” eliminatio codicum descriptorum errori-guida: a) monogenetici; b) poligenetici
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Recensio su tre testimoni
B descriptus a interpositus
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Stemmi con tre testimoni (databili)
In maiuscola i codici esistenti, in minuscola i codici supposti
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Parentele mediante errore
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Recensio su cinque testimoni di due famiglie
Se esiste un errore congiuntivo tra a e b: allora esiste l’archetipo x
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Metodo di Lachmann e sua crisi
recensione “aperta” e “chiusa” arbitrarietà negli stemmi bipartiti usus scribendi lectio difficilior
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Contaminazione C talvolta condivide le lezioni di A e talvolta di B
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Nove regole di critica testuale per il NT dal manuale di Ebner-Schreiber
1) La lezione meglio testimoniata è quella originaria. Non conta la quantità dei manoscritti, bensì la qualità del testo. 2) Bisogna tener conto della parentela dei manoscritti. Le copie non hanno alcun valore testuale proprio rispetto al loro modello. Se è dunque dimostrabile (per mezzo del criterio degli errori comuni) il fatto che da un manoscritto siano state prodotte parecchie copie, queste, nel loro insieme, contano quanto il manoscritto-modello. In questo modo si distinguono, per esempio, due famiglie di minuscoli (f1 e f13) e il cosiddetto 'testo maggioritario' (M), in cui è riassunto un gran numero di manoscritti (fra l'altro, il testo bizantino). 3) I gruppi di testimoni vanno ponderati confrontandoli gli uni con gli altri. Ciò riguarda i tipi testuali alessandrino, egiziano, bizantino e il testo D, dove il primo ha un pregio particolare. La probabilità di una lezione aumenta se essa si presenta in parecchi tipi testuali. A questo proposito, in futuro, bisognerà certamente tener in maggior conto la parentela dei singoli manoscritti. 4) Occorre tener conto dell'influenza parallela e, nelle citazioni dell'AT, dell'influenza dei Settanta. in particolare nei sinottici accade spesso che un vangelo venga 'corretto' guardando ai passi paralleli.
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(continua) 5) Bisogna fare attenzione alle lezioni dipendenti. Nelle frasi dipendenti o nelle parti di frasi ripetute un cambiamento può comportarne altri, per esempio un cambiamento del tempo del verbo. 6) La lectio difficilior è quella originale. Idea di fondo: rendere più facile un testo difficilmente comprensibile è cosa più probabile che rendere complicato uno facile. Certamente non si deve applicare questa regola in maniera meccanica. 7) La lectio brevior è quella originale. Idea di fondo: un ampliamento, un completamento, un chiarimento, ecc., di un testo, specialmente quando si tratti di un “testo base” importante per la comunità, è più probabile di una omissione o abbreviazione. Neppure questa regola va applicata meccanicamente: in effetti, nei primi papiri non risulta vera. 8) Deve esserci armonia con il contesto. Una variante in contraddizione con il suo contesto immediato o con il pensiero dello scritto in cui compare non può praticamente essere originale. 9) Le varianti devono potersi spiegare a partire dalla lezione preferita. Si tenta, per così dire, come controprova, di ricostruire una piccola storia del testo di un determinato passo: se da una lezione è plausibile dedurre o spiegare altre lezioni, la prima probabilmente è quella originale.
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