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REGNO DI NAPOLI
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Il regno di Napoli dopo la pace di Caltabellotta (1302) fu governato dal figlio di Carlo II d’Angiò, Roberto.
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Questo regno era il più vasto della penisola e in esso restavano saldamente radicate le strutture feudali. I baroni trasformarono i loro feudi in piccoli stati autonomi. Le attività commerciali si intensificarono, fiorirono le logge e le corporazioni e Napoli divenne la città più vivace del Basso Medioevo in Italia.
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Il re Roberto designò come suo erede il figlio Carlo di Calabria, ma dopo la morte prematura di quest’ultimo, fu costretto a lasciare il trono alla giovane nipote Giovanna d’Angiò, figlia di Carlo. Nel 1372 Giovanna I e Federico IV di Sicilia sottoscrissero il Trattato di Avignone, che sanciva il riconoscimento reciproco delle monarchie e dei rispettivi territori: Napoli agli Angioini e la Sicilia agli Aragonesi.
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Carlo III rimase sovrano incontrastato, ma nel 1385 fu chiamato in Ungheria per prendere in eredità il trono lasciato vacante da Luigi I il Grande, mentre il regno di Napoli fu lasciato nelle mani della moglie Margherita, che rimase reggente per conto dei due piccoli figli, Ladislao e Giovanna. Riesplose la guerra civile tra la fazione dei durazzeschi, che riconoscevano come erede Ladislao, e quella degli angioini, che si riconoscevano invece in Luigi II d’Angiò, figlio del defunto Luigi I. Dopo alterne vicende di sconfitte e di vittorie prevalse, nel 1400, Ladislao.
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Per rendere solido il regno della nipote, Roberto la fece sposare con Andrea, fratello del re d’Ungheria Luigi I il Grande. Ma il matrimonio si rivelò un fallimento, a causa della condotta leggera e scandalosa di Giovanna I: ella infatti fu accusata di aver preso parte alla congiura contro il marito. Per vendicare il fratello e far valere i propri diritti sul regno, il re Luigi I d’Ungheria scese in Italia nel 1348 ed occupò Napoli.
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Intanto il nuovo papa Innocenzo VI scomunicò Giovanna, in quanto i pagamenti dei tributi di vassallaggio che il regno doveva al pontefice erano stati interrotti. La crisi irreversibile sopraggiunse nel 1378, con lo scoppiò dello Scisma d’Occidente: Giovanna infatti si schierò con l’antipapa avignonese, contro la volontà dei suoi sudditi. Inoltre, non avendo eredi diretti e influenzata dal papa di Avignone, la regina nominò erede del regno Luigi I, appartenente al ramo francese degli Angiò e fratello del re di Francia. In risposta, il pontefice romano Urbano VI la scomunicò e concesse l’investitura del regno a Carlo di Durazzo, che prese il nome di Carlo III. La nobiltà ed il regno si divisero in due fazioni in lotta tra loro, i durazzeschi e gli angioini: iniziò così una prima guerra dinastica.
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Non avendo eredi diretti, successe a Ladislao la sorella maggiore Giovanna, che divenne così Giovanna II. Non avendo eredi diretti, successe a Ladislao la sorella maggiore Giovanna, che divenne così Giovanna II.
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Anche Giovanna II non aveva eredi diretti, tanto che decise di adottare Alfonso V d’Aragona, già sovrano della Sicilia e della Sardegna. Ma quest’ultimo commise l’errore di trasferirsi, nel 1421, a Napoli: questa decisione fece temere a Giovanna che si volessero anticipare i tempi della successione e ciò la indusse a cambiare erede. La nuova scelta cadde su Luigi III, del ramo francese degli Angiò, che però morì nel 1434, così i suoi diritti passarono al fratello Renato. Seguì un’ennesima, devastante, guerra dinastica.
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La guerra si concluse nel 1442 con la conquista definitiva di Napoli da parte aragonese.
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CASTEL NUOVO CASTRUM NOVUM CHASTIAU NEUF MASCHIO ANGIOINO
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La prima denominazione, ovvero Maschio Angioino, è dovuta al sovrano Carlo I d’Angiò, il quale lo fece edificare tra il 1279 e il 1282. Il castello era la residenza regale degli Angioini, con l’arrivo di Roberto il saggio divenne anche un grande centro culturale.
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da Castel dell’Ovo e da Castello Capuano.
All’arrivo degli Aragonesi (1421) il nome cambiò in Castel Nuovo, innanzitutto per eliminare ogni traccia degli Angioini, poi anche per distinguerlo da Castel dell’Ovo e da Castello Capuano.
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Attualmente sorge nell’ampia Piazza Municipio, al fianco dei giardini di Palazzo Reale, a pochi passi dal porto. Tutti questi edifici, meno il municipio che è successivo, furono edificati nello stesso periodo, in cui tutta la zona godeva di una particolare fioritura. MASCHIO ANGIOINO
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LA TAVOLA STROZZI E’ di autore ignoto, forse Colantonio Risale al ‘400, aveva lo scopo di celebrare Ferrante d’Aragona E’ utile per una lettura analitica della città di Napoli
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Il progetto fu assegnato agli architetti francesi Pierre d’Angincourt e Pierre de Chaulnes.
La principale caratteristica del monumento è la pianta irregolarmente trapezoidale. E’ difeso da cinque grandi torri cilindriche (due rivolte verso il mare e tre verso la terra). Esse si elevano su dei basamenti a scarpata. Torre del Beverello
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dell’Oro di Beverello di San Giorgio di Mezzo di Guardia
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L’arco trionfale situato tra la torre di Mezzo e la torre di Guardia
L’arco trionfale situato tra la torre di Mezzo e la torre di Guardia. E’ in marmo e si ispira agli archi romani. Il suo scopo è quello di celebrare l’arrivo a Napoli di Alfonso d’Aragona, di cui c’è una statua sulla sommità più alta.
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dettaglio ad opera di Lorenzo Laurana
statua commemorativa di Alfonso d’Aragona
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CAPPELLA PALATINA o Chiesa di San Sebastiano o di Santa Barbara
E’ l’unico elemento interno originale rimasto fino ad oggi, risale dunque all’epoca angioina ed è in stile gotico. Illuminata da finestre gotiche. E’ collegata alla sala dei baroni attraverso una scala a chiocciola.
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dettagli della cappella
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Giotto affrescò parte della cappella intorno al 1330.
Le immagini riprendevano le “Storie del Vecchio e Nuovo Testamento”
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Roberto d’Angiò lo chiamò nel 1328 per la decorazione delle pareti della cappella Palatina, che si concluse nel 1333. In quello stesso anno venne nominato dal Re “famigliare” e “primo pittore di corte e nostro fedele”, a testimoniare l’enorme considerazione che Giotto aveva raggiunto. Inoltre gli assegnò uno stipendio annuo. La sua opera era molto ben documentata, ne rimane infatti il contratto, utile per conoscere come era strutturato il lavoro nella sua bottega.
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LA SALA DEI BARONI o SALA MAIOR o SALA DEL TRONO
Essa è la sala principale del castello. Venne affrescata nel 1330 da Giotto ed erano raffigurate gli uomini e le donne illustri dell’antichità (Sansone, Ercole, Salomone, Paride, Ettore, Achille, Enea, Alessandro e Cesare)
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Cappella delle anime del Purgatorio
Cappella di San Francesco di Paolo Vista dalle prigioni
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Attualmente il complesso monumentale viene destinato ad uso culturale ed è sede del Museo Civico di Napoli.
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