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PubblicatoCamilla Chiesa Modificato 6 anni fa
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riservato all’ interno dei templi e senza incidenza sociale.
Testo: Matteo, 22, // 29 Tempo Ordinario –A- Musica: Mahler. Sinfonía 5ª. Adagietto. Ancora una volta il Vangelo pone in discussione la nostra vita: «a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio». Molti hanno utilizzato questo testo per alzare barriere tra la religione e la vita sociale e politica. Quello che è di Dio rimaneva per l’ambito privato, riservato all’ interno dei templi e senza incidenza sociale. Nulla di più lontano dalla realtà. Gesù di Nazaret fu il primo che si occupò delle cose di tutti: fu vicino a quanti soffrivano, fu amico degli esclusi e denunciò le ingiustizie dei potenti. Troppe volte noi non assumiamo la nostra responsabilità sociale e chiudiamo gli occhi davanti a quelli che stanno soffrendo. Questo è una evasione dalle nostre responsabilità. Gesù Cristo, il Signore, non girò la testa dall’altra parte, ma fece sue le necessità che scoprì intorno a sè. Con una forza particolare denunciò i tentativi di soppiantare Dio da parte delle autorità religiose e politiche. Il suo messaggio fu chiaro: solo Dio è il Signore. E fu condotto alla croce. Santiago Aparicio
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In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di' a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». I farisei prendono una decisione contro Gesù come già hanno fatto in 12, 14, con l’intenzione di sorprenderlo in qualche parola o atteggiamento che diventi per lui un tranello, perché li disturba e mette in pericolo i loro interessi. Benché non siano sinceri nella loro affermazione e la loro intenzione non sia buona, fanno una descrizione stupenda di Gesù. Nel vangelo di Matteo, solo chiamano Maestro Gesù quelli che non sanno in realtà chi sia; quelli che lo conoscono lo chiamano Signore. Pongono una domanda-tranello. Se risponde che è lecito pagare il tributo a Cesare, giustifica pagare il tributo, giustifica il pagare le tasse, giustifica l’occupazione romana e va contro la fede unanime di Israele che non ammetteva altro sovrano che Yahvéh. Appare cosí come un cattivo Israelita davanti ai farisei. Se risponde che non è lecito, si oppone al potere politico come un agitatore e potranno denunciarlo all’autorità imperiale gli erodiani.
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la più comune era il siclo, che valeva quattro denari.
I giudei usavano comunemente la moneta ufficiale romana –la più comune era il denaro- . Ma esisteva una moneta propria degli ebrei che si usava quasi esclusivamente per pagare il tributo al Tempio: la più comune era il siclo, che valeva quattro denari. Nelle altre monete che a volte si accettavano per pagare al Tempio –per esempio, la dracma-, c’erano immagini pagane, e anche di dei. Nelle monete romane, usate per il tributo, c’era l’effigie di Cesare, immagine divinizzata dell’imperatore
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Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose:
«Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Gesù conosce i loro intrighi, non si lascia trarre in inganno, Davanti agli elogi bugiardi che gli dirigono, rivela le cattive intenzioni di quelli che chiedono, svelando l’ incredibile ipocrisia che si cela nel loro atteggiamento. Le parole di Gesù li smascherano. Comincia a chiamarli ipocriti e continuerà a farlo con coraggio e coerenza.
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Mostratemi la moneta del tributo».
Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l'iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Quale immagine di Dio rivelo e annuncio con le mie parole e le mie opere? Che immagini stanno marcando la mia vita? Spesso usiamo l’espressione “somiglia tutto a suo padre/sua madre”. Manifesto, a chi mi circonda, l’immagine viva di mio Padre/Madre?
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Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio». Gesù ci raccomanda e invita a restituire a Cesare quello che è di Cesare il potere del denaro, tutto quello che rende schiavi e opprime. I farisei hanno chiesto dell’imperatore, non di Dio. Gesù aggiunge, senza essere richiesto, l’invito a dare a Dio ciò che gli appartiene. Dare a Dio ciò che è di Dio è lavorare per restituire la dignità a ogni persona, promuovere le sue capacità e la crescita, conseguire la piena uguaglianza eliminando tutte le schiavitù e dipendenze. Bisogna scegliere: o faccio il gioco della società di consumo, il potere, il denaro e le sue possibilità di sfruttamento degli altri; o mi metto a servizio della causa e del progetto di Dio, unico Signore. L’unica sovranità è quella di Dio e la sua giustizia. La risposta di Gesù è una chiamata alla piena liberazione.
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Cristiani e Cittadini Signore, insegnaci a guardare il cielo,
a gustare le cose di lassú, a conservare le tue parole, a sentire la tua presenza viva, a riunirci con i fratelli, ad annunciare il tuo messaggio, ad ascoltare il tuo Spirito, a seminare il tuo Regno, a percorrere le tue vie, ad attendere la tua venuta, ad essere discepoli. Signore, insegnaci a vivere sulla terra, a seguire le tue orme, a costruire la tua comunità, a distribuire i tuoi doni, a invertire i talenti, a godere della creazione, a camminare per il vasto mondo, a continuare il tuo progetto, a morire dando frutto, ad essere cittadini. Signore, insegnaci a godere come figli e a vivere come fratelli. Insegnaci ad essere discepoli e cittadini. Ulibarri Fl. Cristiani e Cittadini
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