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Caratterizzazione dei materiali impiegati nella chiesa di Sant’Agostino e valutazione del loro stato di conservazione Crisci G.M1, La Russa M.F.1, Le Pera.

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Presentazione sul tema: "Caratterizzazione dei materiali impiegati nella chiesa di Sant’Agostino e valutazione del loro stato di conservazione Crisci G.M1, La Russa M.F.1, Le Pera."— Transcript della presentazione:

1 Caratterizzazione dei materiali impiegati nella chiesa di Sant’Agostino e valutazione del loro stato di conservazione Crisci G.M1, La Russa M.F.1, Le Pera E. 1, Macchione M.1, Nava G. 2, Schiavelli T.1, Smeriglio A. 1, Ruffolo S.A. 1 Dipartimento di Scienze della Terra,Via Pietro Bucci, Cubo 12b University of Calabria, Arcavacata di Rende, Cosenza, ITALY 2 Restauratore Introduzione Il presente studio rappresenta un approccio archeometrico finalizzato alla caratterizzazione dei materiali lapidei naturali ed artificiali utilizzati per la costruzione della chiesa di Sant’Agostino, ubicata nel centro storico della città di Cosenza. La chiesa fu costruita all’inizio del XV secolo, rappresenta uno dei monumenti più importanti del patrimonio storico - artistico della città. I campioni sono stati prelevati da materiale di risulta appartenti alla costruzione originaria, di seguito riportati. Oltre alle calcareniti, inoltre, sono stati prelevati campioni di malte presenti sulla superficie di tale materiale Analisi petrografica Analisi del degrado Dal punto di vista petrografico i campioni di calacrenite esaminati possono essere classificati come Biomicrite (Folk, 1962) a componente fangosa molto compatta. Abbondano i frammenti di bioclasti (dominatamente Foraminiferi) mentre meno diffusi – tra gli allochimici – si riconoscono clasti di quarzo monocristallino, biotite e rara muscovite. Solo un campione si differenza dagli altri per una maggior diffusione di ossidi opachi – anche essi però di probabile origine autigena, sia in forma di cristallo singolo che di riempimenti di cavità di bioclasti. La forma di degrado più ricorrente presente sul materiale di risulta analizzato è riconducibile a degrado biologico. In particolare sono presenti muschi e piante vascolari che causano fenomeni di disgregazione superficiale del manufatto colonizzato . Particolari di due specie di muschi Particolare di pianta superiore Le analisi petrografiche relative ai campioni di malta hanno messo in evidenza la presenza di due impasti differenti. Il primo caratterizzato da un legante di colore marrone scuro, interessato prevalentemente da una porosità primaria, e da zone di dissoluzione dovute probabilmente a processi di degrado. L’aggregato è costituito da clasti, con distribuzione omogenea, costituiti da: metamorfiti di alto grado, biotite, microclino, plagioclasio, granato, sillimanite e muscovite. Il rapporto legante inerte e’ circa 30/70. La seconda tipologia d’impasto è caratterizzata dalla presenza di cocciopesto e da una quantità inferiore di aggregato , infatti il rapporto legante inerte è di circa 50/50 Esempio polverizzazione Principio alveolizzazione Conclusioni Dalle indagini condotte è evidente che la Chiesa è stata costruita con calcareniti locali conosciute con il nome di Pietra di Mendicino. Di provenienza locale risulta anche l’aggregato utilizzato per il confezionamento delle malte, che si suddividono in due impasti principali probabilmente legati a fasi costruttive differenti. Infine riguardo lo stato di conservazione dei materiali la forma di degrado più ricorrente è di tipo biologico. Microfoto delle malte con metamorfiti Microfoto delle malte con cocciopesto Particolare del cocciopesto


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