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Conversione di Saulo Caravaggio Conversione di Saulo.

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Presentazione sul tema: "Conversione di Saulo Caravaggio Conversione di Saulo."— Transcript della presentazione:

1 Conversione di Saulo Caravaggio Conversione di Saulo

2 Il famoso dipinto “La conversione di San Paolo” eseguito da Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, è stato realizzato dal pittore all’età di trent’anni ed è custodito presso la Chiesa di Santa Maria del Popolo in Roma, all’interno della Cappella Cerasi.

3 La grande tela (2.30x1.75 mt) propone la conversione sulla via per Damasco

4 Inconsueta l’ambientazione: la scena è una semplice stalla, una postazione poco prima la città cui Saulo era diretto.

5 Testimoni della vicenda soprannaturale: il cavallo, che occupa più della metà del dipinto, un anziano palafreniere che appena s’intravede sulla destra del dipinto, dietro il muscoloso collo possente del destriero.

6 Paolo, invece, è riverso a terra, rappresentato nell’istante successivo a quella «luce del cielo che gli folgoreggiò intorno» abbattendolo al suolo.

7 L’ambientazione poverissima, come la “Vocazione di Matteo”, è scabra, spoglia tanto da parere ai suoi contemporanei perfino blasfema; invece è la luce la vera ed autentica costruzione del dipinto che fa la protagonista principale del teatro della vicenda.

8 Manifestazione della divinità, una sorta di teofania nel compiersi meccanico, coatto, di semplici azioni quotidiane; è un farsi prossimo del Dio nella storia nella semplicità.

9 In questa tela proviene dall’alto, una sorta di folgore divina, che squarcia la tenebra del paganesimo, dell’indifferente, del persecutore, del calunniatore.

10 Quest’elemento cardine colpisce Saulo che cade; tutto è specchio di quella Fonte, ogni superficie, il bel mantello porpora di Saulo, il mantello pezzato del cavallo, i piedi nudi dell’anziano scudiero. Tutto si impressiona di quella luce, riverbera di quella potenza.

11 Ma non è il mero significato simbolico che impressiona, bensì l’inquietante realismo di un corpo non ancora completamente caduto.

12 Si scorge il moto ancora attivo delle gambe, inclinate, le braccia alzate, gli occhi accecati dalle palpebre chiuse in segno di difesa da quel bagliore.

13 È un crescendo: la spada alla sinistra affrancata alla cinta è lontana, non può difenderlo, è lì al suo fianco predata come il padrone. Sbigottiti per lo stupore gli attori di questa scena e anche noi osservatori, dal pathos evocativo caravaggesco.

14 Il cavallo è in una posa singolare: l’anteriore destro è rialzato, d’istinto per non calpestare il cavaliere caduto.

15 Mentre il palafreniere è anch’egli accecato dalla folgore divina che ha colpito Saulo, l’unico testimone, cosciente ma impossibilitato a comunicare la dinamica dei fatti, è il cavallo con l’occhio aperto e rivolto al suo cavaliere

16 La presenza del Salvatore che chiede «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?» è molto accorata e viene resa nell’assenza che ci fa percepire tutta la fragilità di Paolo di fronte alla soprannaturale maestosità della Manifestazione celeste.

17 Caravaggio non rappresenta il miracolo nel momento in cui accade
Caravaggio non rappresenta il miracolo nel momento in cui accade. Al fragore del tuono è ormai subentrato il silenzio, all’esteriorità dell’evento l’interiorità della riflessione.

18 Tutto è compiuto: Paolo giace a terra sul suo mantello aperto, la spada posata a lato, gli occhi accecati, le gambe e le braccia aperte; il cavallo, ormai calmo, è tenuto da un vecchio scudiero, sovrasta il caduto chinando la testa verso di lui.

19 Niente altro appare sulla tela, interamente occupata da queste sole figure, fermate nella luce, collegate l’una all’altra dalla circolarità delle forme disposte obliquamente così da suggerire lo spazio in profondità, senza descriverlo nei suoi dettagli.

20 Non possiamo non desiderare una vera conversione del cuore!
 A proposito della conversione di San Paolo:  “Questa svolta della sua vita, questa trasformazione di tutto il suo essere non fu frutto di un processo psicologico, di una maturazione o evoluzione intellettuale e morale, ma venne dall’esterno: non fu il frutto del suo pensiero, ma dell’incontro con Cristo Gesù. In questo senso non fu semplicemente una conversione, una maturazione del suo “io”, ma fu morte e risurrezione per lui stesso: morì una sua esistenza e un’altra nuova ne nacque con il Cristo Risorto.

21 In nessun altro modo si può spiegare questo rinnovamento di Paolo
In nessun altro modo si può spiegare questo rinnovamento di Paolo. Tutte le analisi psicologiche non possono chiarire e risolvere il problema. Solo l'avvenimento, l'incontro forte con Cristo, è la chiave per capire che cosa era successo: morte e risurrezione, rinnovamento da parte di Colui che si era mostrato e aveva parlato con lui. In questo senso più profondo possiamo e dobbiamo parlare di conversione.

22 Questo incontro è un reale rinnovamento che ha cambiato tutti i suoi parametri. Adesso può dire che ciò che prima era per lui essenziale e fondamentale, è diventato per lui “spazzatura”; non è più “guadagno”, ma perdita, perché ormai conta solo la vita in Cristo.

23 Venendo ora a noi stessi, ci chiediamo che cosa vuol dire questo per noi? Vuol dire che anche per noi il cristianesimo non è una nuova filosofia o una nuova morale. Cristiani siamo soltanto se incontriamo Cristo. Certamente Egli non si mostra a noi in questo modo irresistibile, luminoso, come ha fatto con Paolo per farne l'apostolo di tutte le genti. Ma anche noi possiamo incontrare Cristo, nella lettura della Sacra Scrittura, nella preghiera, nella vita liturgica della Chiesa.

24 Possiamo toccare il cuore di Cristo e sentire che Egli tocca il nostro
Possiamo toccare il cuore di Cristo e sentire che Egli tocca il nostro. Solo in questa relazione personale con Cristo, solo in questo incontro con il Risorto diventiamo realmente cristiani. E così si apre la nostra ragione, si apre tutta la saggezza di Cristo e tutta la ricchezza della verità.

25 Quindi preghiamo il Signore perché ci illumini, perché ci doni nel nostro mondo l'incontro con la sua presenza: e così ci dia una fede vivace, un cuore aperto, una grande carità per tutti, capace di rinnovare il mondo” (Benedetto XVI, Udienza Generale, mercoledì 3 settembre 2008).

26 Sr. Alba Vernazza fma


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