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I LONGOBARDI
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IL MEDITERRANEO DI GIUSTINIANO
ottobre 2017 22/07/2018
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L’INGRESSO IN ITALIA I Longobardi entrano in Italia dalle vallate orientali del Veneto. Il loro re è Alboino, la loro prima capitale è Verona. Non incontrano alcuna resistenza, l’esarca bizantino si limita a chiudersi in Ravenna, le popolazioni italiche non capiscono subito che si tratta di una nuova occupazione. I Longobardi non sono numerosi e non hanno la forza di imporsi definitivamente sui Bizantini. L’Italia quindi è territorialmente e politicamente divisa per la prima volta. ottobre 2017 22/07/2018
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IL FRAZIONAMENTO TERRITORIALE
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I PRIMI DECENNI 1. L’insediamento
I Longobardi professano l’osservanza ariana con consistenti sacche di paganesimo tradizionale. La lontananza religiosa è quindi profonda. Il loro insediamento ha luogo inizialmente per gruppi di famiglie (fare) il cui stanziamento ha dato origine a toponimi ancora oggi in uso. In un secondo momento l’organizzazione viene strutturata territorialmente in ducati la cui origine, come indica la denominazione, è prevalentemente militare. I più significativi sono il ducato del Friuli, di Tuscia, di Spoleto e di Benevento. La base insediativa è cittadina, ogni ducato ha un proprio capoluogo. ottobre 2017 22/07/2018
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I PRIMI DECENNI 2. I successori di Alboino
572. Alboino è ucciso in una congiura di palazzo. Il suo successore è Clefi, eletto dall’assemblea dei guerrieri. La dignità regale longobarda è elettiva e così rimarrà sino alla fine del regno. Anche Clefi è assassinato e i duchi longobardi decidono di non procedere con una nuova elezione regale. Gli anni più oscuri e difficili della dominazione longobarda. I duchi acquistano una grande autonomia all’interno dei singoli potentati, ma i tentativi bizantini di sopraffarli sollecitano una decisione politica. 584. È eletto nuovo re Autari al quale i duchi mettono a disposizione la metà dei propri patrimoni per la ricostituzione del tesoro reale. ottobre 2017 22/07/2018
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IL REGNO DI AUTARI 1. L’organizzazione del regno
Il nuovo sovrano compie molti passi in direzione dei romani. Pur essendo e rimanendo ariano sceglie come sposa la figlia del duca dei Bavari, Teodolinda, cattolica e di stirpe longobarda da parte materna. La regina diventa così il punto di contatto con il papa e l’interlocutrice privilegiata con il clero e con i cattolici. Autari imposta anche un nuovo sistema di prelievo fiscale basato su differenti scaglioni di imposte calibrati sulla ricchezza disponibile. È un colpo molto duro per i latifondisti romani cui le difficoltà bizantine avevano offerto la possibilità di sospendere il versamento delle imposte, ma la scelta di Autari è apprezzata dal resto della popolazione. Autari sceglie di attribuirsi il titolo di Flavio per porsi nella scia della tradizione imperiale romana. Sposta la capitale a Pavia. ottobre 2017 22/07/2018
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AUTARI 2. Le campagne militari
Estate 590. Fronteggia un’alleanza tra Bizantini, Franchi e alcuni duchi longobardi insoddisfatti per il ripristino dell’autorità regia. In questo frangente i Longobardi perdono molte posizioni nell’Emilia ma vengono aiutati dal caldo estivo che provoca epidemie e decimazioni soprattutto nel campo franco. 5 settembre 590. Autari muore improvvisamente, forse contagiato dal morbo che interessava l’Italia o forse avvelenato. Da Teodolinda non ha avuto figli. ottobre 2017 22/07/2018
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AGILULFO A Teodolinda è affidato il compito di scegliere il nuovo marito cui portare la dignità regale e la sua scelta cade sul duca di Torino Agilulfo che sposa nel novembre dello stesso 590. Con Agilulfo si compie un’ulteriore passo verso i Romani, grazie anche alla lunga durata del suo regno ( ) che gli consente di attuare una politica di più ampio respiro. Agilulfo non era cattolico, ma non sembra avesse salde convinzioni religiose di alcun tipo. Ciò nonostante avvia rapporti di stretta collaborazione con i Romani e con la Chiesa di Roma. ottobre 2017 22/07/2018
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AGILULFO 1. I rapporti con i Romani
Grazie a Teodolinda e a papa Gregorio I, Agilulfo inizia a mutare atteggiamento nei riguardi dei Romani. Conferma per sé il titolo di Flavio, accoglie nella gestione del regno la collaborazione di tutti quei Romani che scelsero di appoggiare i nuovi dominatori, riprese ad organizzare spettacoli pubblici nei circhi cittadini ancora utilizzabili, dando inizio al tempo stesso ad opere pubbliche di ripristino degli antichi edifici. I Longobardi a loro volta cominciano ad assumere modi di vita tipici della romanità. ottobre 2017 22/07/2018
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AGILULFO 2. Le ragioni della politica filo-romana
L’esperienza dei suoi predecessori aveva mostrato ad Agilulfo la mancanza di coesione dell’aristocrazia longobarda e l’assenza di una chiara idea di collaborazione con la monarchia. La necessità di conquistare almeno in parte l’appoggio dei Romani nasce quindi dalla debolezza del potere regale. In questo senso, ottenere la collaborazione dei conquistati almeno in funzione antibizantina avrebbe potuto rendere un po’ più saldo il potere di Agilulfo. L’avvicinamento al clero poteva diventare un modo per servirsi di sacerdoti e vescovi come mediatori tra i dominatori e la popolazione a maggioranza cattolica. Per mostrarsi come un re adattabile alla tradizione romana Agilulfo comincia a definirsi «Rex totius Italiae». ottobre 2017 22/07/2018
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AGILULFO 3. I modelli di sovranità
Il progetto politico di Agilulfo guardava ai regni dei Franchi e dei Visigoti dove la creazione di un’entità statale in uno spazio che era stato romano era passata attraverso l’organizzazione di una società bipartita il cui fondamento era la collaborazione fra l’élite locale e i dominatori. Ad Agilulfo, tuttavia, il progetto non riesce per la realtà su cui si vuole innestare. L’Italia ha visto finire l’impero, governare Odoacre, Teodorico, Giustiniano. Si è creata una sorta di assuefazione ai cambi di dominatori che ha reso l’aristocrazia indifferente verso nuovi soggetti politici e la popolazione incapace di avere un ruolo determinante. Nessuna posizione politicamente attiva, soltanto dipendenza dal sovrano del momento. ottobre 2017 22/07/2018
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I SUCCESSORI DI AGILULFO
Nel 616, alla morte di Agilulfo, sale al trono il figlio Adaloaldo, minorenne e affidato alla reggenza della madre Teodolinda. 624. Adaloaldo esce dalla minore età ma muore pazzo due anni dopo senza lasciare alcuna impronta personale sul regno longobardo. 626. Muore anche Teodolinda. Del successore di Adaloaldo, Arioaldo, si hanno pochissime notizie se non che aveva sposato una figlia di Teodolinda. 636. Viene eletto re Rotari, duca di Brescia e convintamente ariano che sposò la vedova del suo predecessore. 9. 23 ottobre 2017 22/07/2018
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L’EDITTO DI ROTARI 643. Per la prima volta un sovrano longobardo riunisce in un codice di diritto le consuetudini del proprio popolo, un elenco dei sovrani longobardi conosciuti e le modifiche apportate alle leggi tradizionali. L’Editto si pensa fosse rivolto soltanto ai Longobardi, ai Romani non c’è alcun riferimento nonostante il testo sia scritto in latino e sottoscritto da un notaio 9. 23 ottobre 2017 22/07/2018
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L’ESCLUSIONE DEI ROMANI
La letteratura storica si è chiesta la ragione dell’esclusione della componente romana, a distanza ormai di quasi di un secolo dall’ingresso dei Longobardi in Italia e dopo esperienze di governo precedenti volte verso la collaborazione con i Romani. Due le proposte: La prima ipotesi, formulata dagli storici ottocenteschi fa riferimento al presunto asservimento dei Romani ai Longobardi e alla perdita dei diritti civili. La seconda ipotesi formulata dagli storici del Novecento fa riferimento all’applicazione della personalità del diritto. 9. 23 ottobre 2017 22/07/2018
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L’ESCLUSIONE DEI ROMANI
La terza ipotesi è stata formulata pochissimi anni fa dallo storico Paolo Delogu basandosi su alcune considerazioni relative all’esercizio della regalità longobarda. a) La disunione politica tra corona e ducati; b) La politica autonoma esercitata da alcuni di questi nei confronti di Bisanzio; c) La mancanza di una cultura sociale longobarda che desse origini a legami basati sulla comune appartenenza. Tutto ciò provocava danni alla corona che da un lato non era riconosciuta come autorità politica apicale e dall’altro non era vista come rappresentativa di un popolo unito da valori e tradizioni comuni. 9. 23 ottobre 2017 22/07/2018
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IL PROGRAMMA POLITICO DELL’EDITTO DI ROTARI
Secondo Delogu, l’Editto testimonia il tentativo di Rotari di sanare tutti i motivi di disunione interna. - Nel Proemio il riferimento alle tradizioni longobarde è un modo per fornire al regno coesione e un passato condivisibile; - Come autorità emanante del primo corpus legislativo longobardo, Rotari sperava di consolidare il ruolo del sovrano e di istituire un’idea di regalità come punto di riferimento politico per tutti i ducati longobardi di entrambe le parti del regno. In questa prospettiva, è chiaro che i Romani rimangano esclusi. 9. 23 ottobre 2017 22/07/2018
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L’EDITTO DI ROTARI E IL LIBER IUDICIORUM
Editto di Recesvinto ( ) Editto di Rotari Lo stato è molto più presente, è un potere superiore e rappresentativo di tutti. Nel regno dei Visigoti si passa dalla personalità alla territorialità del diritto La donna ha uguali diritti ereditari dei parenti maschi. Il re emana condanne solo per reati contro il re e i fondamenti dell’ordine sociale. Gli uomini liberi sono inviolabili anche per il re. Le donne sono escluse dalla successione ereditaria. 9. 23 ottobre 2017 22/07/2018
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LA DINASTIA CATTOLICA 652. Muore Rotari e gli succede il figlio che, dopo un regno durato circa un anno, fu ucciso da un longobardo cui si dice avesse insidiato la moglie. 653. È eletto re Ariperto, cattolico e figlio di un fratello di Teodolinda che era stato insignito del ducato di Asti. Nell’elezione di Ariperto è evidente il ruolo di maggioranza rivestito ormai dalla fazione cattolica che porterà sul trono, dopo di lui, anche il figlio e poi il nipote tutti cattolici. 698. L’arianesimo è ufficialmente bandito e il cattolicesimo diventa la religione del regno longobardo. 9. 23 ottobre 2017 22/07/2018
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