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PubblicatoFlavio Carbone Modificato 6 anni fa
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Scuola di Formazione «Altiero Spinelli» CORSO DI EUROPROGETTAZIONE
L’Approccio Community led local development (CLLD) da Giorgio Ceriani Sebregondi alla Programmazione dei Fondi SIE Alfonso Pascale CeSLAM
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L’approccio CLLD nel Quadro Comunitario di Sostegno 2014-2020
Si ripropone l’approccio Leader, non più limitato al solo sviluppo rurale, ma anche a FSE e FESR mediante l’introduzione dello «Sviluppo locale di tipo partecipativo» Anche l’Agenda Urbana propone un’innovazione di metodo nella filiera attuativa tra cui gli strumenti territoriali integrati di sviluppo locale.
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La scelta delle Regioni
Nonostante che l’Accordo di Partenariato UE-Italia recepisse l’approccio allo sviluppo locale di tipo partecipativo come strumento per l’utilizzo integrato dei fondi europei, nessuna regione italiana ha fatto propria questa scelta.
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La difficoltà Nell’affrontare la scissione tra la città di fatto e la città amministrativa il dibattito si è bloccato sul falso dilemma: istituzioni aggregative o integrative? La soluzione «aggregativa» è fallita e si attribuiscono le cause del fallimento alle rendite di posizione del comune più grande e ai poteri di veto di quelli più piccoli (Antonio Calafati) La soluzione «integrativa» imposta dall’alto è di fatto una forma di centralizzazione
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Andrebbe perseguita una governance che dovrebbe scaturire da due processi contestuali:
la reinvenzione delle comunità-territori 2. il processo costituente per istituzionalizzare l’interdipendenza territoriale
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Una «ipotesi di lavoro» che vive nelle politiche strutturali europee ma che si scontra coi contesti politici locali Lo aveva già intuito Giorgio Ceriani Sebregondi ( ) che affronta il tema nella lettera del gennaio 1956 a padre Lebret, leader del movimento Economie e Humanisme
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Cos’è la società? «una stabile composizione di funzioni umane», di «funzioni e rapporti», di modi di essere e di interagire degli individui, che si manifestano come famiglie, imprese, professionisti, artisti, religiosi, ecc. Cosa sono i movimenti sociali? «pezzi di società» che presentano problematiche complesse (non di categoria o di ceto)
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I movimenti sociali non sono semplicemente segni di disagio sociale.
Sono movimenti di cittadini (movimenti civili) che danno risposte a nuovi problemi che lo Stato e i contesti istituzionali non sono in grado di affrontare. Ai movimenti sociali lo Stato non deve rispondere con concessioni o misure tecniche perché i rapporti non sono tra «beneficati e benefattori».
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Ai movimenti sociali si dovrebbe rispondere con la proposta dello «sviluppo armonico»:
lo Stato è promotore e garante dello sviluppo le comunità si organizzano con forme specifiche di democrazia diretta Le comunità interagiscono coi diversi livelli della democrazia rappresentativa.
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Con questo schema embrionale si anticipa di alcuni decenni il sistema di governance multilivello, comprensivo di forme di democrazia diretta (i gruppi Leader), in cui i piani di sviluppo sono sottoposti a processi di messa a punto e verifica orizzontali e verticali con la partecipazione dei vari livelli territoriali e di diverse aggregazioni di cittadini.
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Il diverso impatto della gestione dei fondi strutturali:
nei paesi in cui le forme associative avevano una tradizione consolidata (es. Irlanda), hanno avuto un forte effetto di rivitalizzazione ed espansione del partenariato locale nei paesi dove la tradizione centralistica era forte (es. Grecia), l’effetto è stato minore, ma pur sempre significativo
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L’impatto in Italia in alcune regioni del nord Italia, hanno creato nuove reti di presa di decisioni, fortemente partecipate dagli attori non-statali in altre regioni del nord, invece, le nuove strutture di governance sono rimaste piuttosto formali nel centro e nel sud non sono riuscite a intaccare il controllo dei partiti e dei “soggetti di rappresentanza più forti” che hanno finito per compromettere ogni rinnovamento della governance.
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Come ogni forma evoluta di organizzazione sociale, le espressioni di democrazia diretta promosse dalle forme di governance dei fondi europei non sorgono spontaneamente, ma vanno costruite con la formazione di consapevolezze e di competenze.
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Scrive Ceriani Sebregondi:
«Si tratta di promuovere quella nuova forma di organizzazione dei cittadini che solleciti, guidi ed esprima il formarsi di un'autonoma capacità tecnica, politica e giuridica dei cittadini stessi a concorrere alla determinazione della politica di sviluppo economico e sociale: ciò può e deve farsi senza pretendere di sostituire ed eliminare i partiti e i sindacati, bensì liberando tali organizzazioni da compiti che sono loro impropri , e rendendo perciò stesso più sane e più ampie le condizioni della loro specifica attività»
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Sistema politico comunità
Laddove non si è riusciti a formare delle comunità capaci di partecipare in modo consapevole e indipendente dai partiti e dai vecchi e nuovi notabilati, sono risultati vani i diversi tentativi di un utilizzo efficace delle politiche di sviluppo, comprese quelle europee di coesione.
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Strumenti: auto-inchiesta e auto-programmazione
“Per determinare la propria partecipazione autonoma al generale processo di sviluppo, la comunità deve, attraverso l'opera dei propri quadri, conoscere se stessa e delineare per se stessa gli orientamenti, gli obiettivi e i mezzi di sviluppo più idonei”.
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L’auto - programmazione è una fase successiva ed evolutiva dell’inchiesta.
Sulla base degli elementi e delle dinamiche emerse dall’inchiesta, vanno identificati gli obiettivi.
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Obiettivi piani esecutivi
Gli obiettivi si suddividono in: “strategici”, a “carattere globale… tali da investire, insieme allo sviluppo economico, lo sviluppo sociale, politico, culturale, istituzionale”; e “operativi… da raggiungere nei singoli settori o aspetti dello sviluppo della società”. Obiettivi piani esecutivi «La programmazione costituisce la controparte positiva dell'inchiesta».
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L’auto-programmazione “dovrà… tendere a regolarsi non soltanto in base alle risorse ed esigenze locali, ma anche in base alle risorse ed esigenze più vaste del mondo circostante, su cui si fonda la programmazione di sviluppo nazionale o internazionale”. Le comunità interloquiscono con i rispettivi livelli di governo e questi si coordinano coi livelli superiori, in modo da coordinare le istanze delle diverse comunità a livello nazionale o sovranazionale, con messaggi tra periferia-centro e viceversa in un processo continuo scandito da tempi e regole condivisi.
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Bibliografia essenziale
Enzo Caputo, Giorgio Sebregondi: elementi teorici e riflessioni sullo sviluppo delle società, 2012 Carlo Felice Casula, Credere nello sviluppo sociale. La lezione intellettuale di Giorgio Ceriani Sebregondi, Edizioni Lavoro, 2010 Giorgio Ceriani Sebregondi, Sullo sviluppo della società italiana, Presentazione di Ubaldo Scassellati, Boringhieri, 1965 Saverio Santamaita, Non di solo pane. Lo sviluppo, la società, l’educazione nel pensiero di Giorgio Ceriani Sebregondi, I Quaderni della Fondazione Adriano Olivetti, 1998
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