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PubblicatoLeonardo Sergio Fortunato Modificato 6 anni fa
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Autunno Sul crinale, dalla valle, saliva quella bruma ottobrina,
un mesto canto accompagnava, quel sapor autunnale, sentile, silenzioso, gravoso nell' animo qeto, senza rumor, soltanto il trastullar de' passeri, segnava al salir, dalla valle, quella nebbia vischiosa, al primo raggio dolce, che il sole riusciva a trapassar. Cadean le foglie ingiallite, come un saluto all'estate lontana, s' adagiavan sul limitare, delle sponde del rio fumante, una dolce nenia, col mormorar de l' aque, e un rinnovar di vita. Colori di giallo e rosso, rinnovavan, nel mesto silenzio, l' apparir conturbante, del sottobosco, il danzar de l' ultimi colori, che l' estate ha lasciato, quel profumo, frammischiato tra uva e castagna, un dolce gustar, tra lo scoppiettar di ceppi, gustando, ben presto, la dolce stagione.
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Il rimirar, tra i pampini, con gli alberi,
quasi spogli, sembrava veder, un conturbar di animi svolazzanti, tra le nuvole del cielo, un vibrar di musica soffusa, con il cader, de l' ultime foglie, e il lieve volteggiar di nuvole, radenti nell' infinito orizzonte. Stanchi del lor pascolar, l' ovini, ritornavan, col belato sommesso, all' ovil, per riposar. La bruma si alzava, cedendo il passaggio, a quel tenue raggio di sol, sembrava un rinnovarsi, per un saluto all'estate perduta, il clamore, de' suoni, e il cioccar di altri confusi lavori, portavan l' oblio, di nuove attenzioni,... Una nenia lontana, salutava il nuovo apparir, un suono autunnal di colori, infondea, nei cuori, il dolce sognar, di serate, vicino allo scoppiettar di camini, al dolce sapor di castagna, con l' allegro nutrir di compagnia. Parole - Giancarlo Corti
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