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Domanda di lavoro, orario, dinamica e stime
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Margine intensivo ed estensivo: la domanda di ore e di occupati
L’input di lavoro dipende sia dal numero di ore lavorate che dal numero di addetti, ma non in modo moltiplicativo (la produttività oraria di un lavoratore è diversa se lavora 8 o 15 ore al giorno). Si assume quindi che L = f (O,N) e che ore e lavoratori siano argomenti separati della tecnologia. L’impresa può sostituire ore con occupati e viceversa e diverse tecnologie possono comportare intensità diverse di lavoro. Anche il costo del lavoro comprende costi che variano con le ore lavorate (tenendo conto del costo aggiuntivo degli straordinari (O) v per orari superiori all’orario normale (On) e costi che sono invece “fissi” e variano solo con il numero di occupati (S). Quindi il il costo del lavoro per addetto è: C/N = WOn + W (O – On) (1+ v) + S Orario Effettivo
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Margine intensivo ed estensivo: la domanda di ore e di occupazione
Per analizzare la scelta ottima dell’impresa tra occupati e ore assumiamo per semplicità che non ci sia capitale quindi: C =WON + SN e Q = f (O,N) La combinazione di ore e occupati che minimizza i costi di produzione è allora: fN/fO = (S+WO)/WN Se aumenta S avremo: per effetto di sostituzione l’impresa chiede più ore per dipendente per effetto scala, l’aumento del costo marginale di produzione porta a ridurre la scala di produzione e quindi sia la domanda di ore che di lavoratori. In complesso la domanda di occupati si riduce sicuramente, quella di ore dipende dalle dimensioni dei due effetti che hanno segno diverso.
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La scelta dell’orario e interventi regolamentativi
Politiche di riduzione orari di lavoro (proposta 35 ore in Italia e caso francese) o di detassazione degli straordinari (riferita alla Paga diretta) Effetto atteso: aumento dell’occupazione Interventi a favore della riduzione del costo dello straordinario Effetto atteso: aumento del profitto in fasi espansive ( e quindi reinvestimento nella produzione….) Quindi gli interventi possono avvenire sui costi (in modo indiretto) o sull’orario (in modo diretto)
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Orario di lavoro standard in alcuni paesi OCSE (1998)
Oggi: Orario normale: 40 ore/settimana orario straordinario o supplementare 2 ore al giorno 10 ore settimana 100 ore anno Fino a 250 ore, ma…
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Orario straordinario: esempio di trattamento economico come maggiorazione della paga oraria
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Orario straordinario costa però di meno…
Il lavoratore percepisce normalmente una volta nel corso dell'anno. È composta da ferie, festività, permessi annui retribuiti, premio di risultato (se erogato annualmente), mensilità aggiuntive Orario normale Orario straordinario Retribuzione diretta 100 125 Retribuzione indiretta 61.6 - Oneri sociali 57.5 55.8 Costo totale per ora lavorata 219.1 180.8 Fonte: Foti,Cronicrazie, p.127.
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Un esempio del salario orario per un’impresa del terziario
Bollettino Adapt 7/2014
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Produttività oraria in Italia (OCSE, 2008) è pressoché uguale a quella per addetto
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Orario di lavoro effettivo si sta riducendo
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Ore lavorate annualmente per occupato nei quattro maggiori paesi dell'Unione Europea, negli Stati Uniti e in Giappone - Anni (Occupati totali; per i paesi europei, media non ponderata tra i valori di Germania, Francia, Regno Unito e Italia)
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Part-time: l’uso aumenta un po’ ovunque
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Tassi di occupazione e ore lavorate annualmente per occupato in alcuni paesi Ocse - Anno 2004 (Tassi di occupazione in rapporto alla popolazione in eta' anni) In Italia si lavorano ancora molte ore e il numero di occupati è ristretto…
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Lo stesso vale per più input e lavoro eterogeneo
Nel caso più realistico di una funzione di produzione con più input e vari tipi di servizi di lavoro, L1(operai), L2(impiegati), L3(dirigenti),… si hanno varie relazioni di complementarietà/sostituibilità tra coppie di fattori (si misurano con delle elasticità di sostituzione): se σij>0 fattori sostitutivi se σij<0 fattori complementari Per esempio, se lavoro qualificato (Lq) e lavoro non qualificato (Lnq): Lq e K sono complementi in produzione, mentre Lnq e K sono sostituti, una riduzione del prezzo del capitale riduce la domanda di lavoro non qualificato, ma aumenta quella di lavoro qualificato che è complementare al capitale Implicazioni: analisi effetti degli immigrati sulla domanda di lavoro e sui salari dei nativi (sostitutivi o complementari?); analisi effetti progresso tecnico su domanda di lavoro dei qualificati/non qualificati,…
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La teoria dinamica - I costi di aggiustamento
L’analisi fin qui proposta assume implicitamente che le imprese aggiustino istantaneamente il livello del proprio input di lavoro (lavoro fattore variabile di produzione) Nella realtà è difficile e costoso per le imprese procedere a cambiamenti rapidi degli input di lavoro, a causa delle presenza di costi di aggiustamento (lavoro fattore quasi fisso di produzione). Assunzioni e licenziamenti comportano infatti dei costi che si vanno ad aggiungere al costo del lavoro che normalmente l’impresa sostiene per produrre. E’ pertanto probabile che durante il ciclo, per ridurre i costi di aggiustamento, l’impresa operi utilizzando un ammontare di forza lavoro diverso da quello ottimo
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I costi di aggiustamento
Costi (diretti e indiretti) sostenuti dall’impresa quando decide di assumere/licenziare: 1) costi di assunzione (es. pubblicità, selezione, formazione dei nuovi assunti,…) 2) costi di licenziamento (es. pagamento buona uscita, contenziosi, effetto psicologico negativo su chi rimane, conflitti, …) 3) costi associati a cambiamenti nei livelli occupazionali (es: costi di riorganizzazione della produzione e dei carichi di lavoro,…).
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Costi di aggiustamento
Costi di assunzione: • Spese per pubblicità • Interviste • Selezione • Addestramento • Perdita di output per la più bassa produttività dei nuovi assunti Costi di licenziamento: • Liquidazione • Eventuali conflitti • Sussidi di disoccupazione • Incentivi alla separazione • Output perduto
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Da cosa sono determinati?
Tecnologia di produzione Caratteristiche forza lavoro (non tutti i lavoratori sono uguali) problemi legati alla presenza di istituzioni (regimi di protezione all’impiego, protezione sindacale,…)
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Costi variabili e fissi
Costi variabili: il loro ammontare dipende dal numero dei lavoratori coinvolti nel processo di licenziamento o assunzione (es. costi di addestramento). Si assume che il costo marginale di aggiustamento sia crescente (al crescere del numero di lavoratori coinvolti il costo marginale cresce). Costi fissi: sono indipendenti dall’entità della variazione della forza lavoro (es. ufficio assunzioni). In presenza di costi di aggiustamento fissi e variabili, la dinamica effettiva dell’adeguamento dell’input di lavoro al suo livello desiderato sarà più o meno graduale a seconda che prevalgono i costi variabili o quelli fissi.
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Costi variabili, costi fissi e occupazione
Effetto sui costi unitari al variare degli occupati Tempi medi di aggiustamento dell’occupazione
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Perché costa di più licenziare che assumere?
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Le componenti di trasferimento e tassa
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Grado di protezione del lavoro a tempo indeterminato
Fonte: Ocse (Employment protection annual time series data)
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Grado di protezione del lavoro a tempo indeterminato
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Caratteristiche dei costi di aggiustameto
Come possiamo vedere nella figura precedente, i costi variabili sono crescenti a ritmo crescente (= costo marginale crescente). Inoltre è più costoso licenziare che assumere I costi fissi sono costanti a C0 A causa della loro esistenza all’impresa conviene diluire nel tempo la variazione della manodopera: ΔLt=Lt-Lt-1=λ(L*t-Lt-1) Lt=λLt*+(1-λ)Lt-1 con 0 ≤λ≤1 = velocità di aggiustamento all’equilibrio In ogni periodo di tempo l’impresa colma la frazione λ tra il livello attuale, Lt-1, e desiderato Lt* della manodopera
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Conseguenze micro-economiche dei costi di aggiustamento
In generale, se i costi di aggiustamento sono rilevanti, le imprese tengono un numero di lavoratori maggiore o minore rispetto alla quantità ottima definita nel modello di base: minore efficienza. Rispetto alla quantità ottima: L’occupazione è maggiore in fase di recessione (le imprese licenziano meno) L’occupazione è minore in fase di crescita (le imprese assumono meno) ⇓ I costi di aggiustamento riducono i flussi di lavoratori in entrata ed in uscita dalle imprese
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Velocità di aggiustamento
A seconda che λ sia più o meno vicino a 1, l’input di lavoro è più o meno rapidamente aggiustabile. λ è la velocità di aggiustamento all’equilibrio ed è legata alla caratteristica e alle dimensioni dei costi di aggiustamento. In presenza di costi di aggiustamento variabili, il processo dinamico seguito dal fattore lavoro è rappresentato graficamente in figura 4.8: il livello corrente dell’input di lavoro presenta lo stesso percorso oscillatorio di quello desiderato, ma con ampiezza minore
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Figura 4.8 (Brucchi L.): Andamento dell’occupazione in presenza di costi di aggiustamento variabili
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Costi fissi Se il processo di aggiustamento del fattore lavoro comporta per l’impresa solo il sostenimento di costi fissi, esso procede a scatti, in quanto l’incremento di profitto generato dall’adeguamento del livello di manodopera deve compensare l’aumento di costo: {Pf(L1)-WL1-C0} > {Pf(L0)-WL0} L’impresa alterna periodi in cui non varia il livello dell’input di lavoro, a periodi in cui procede a variazioni consistenti
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Figura 4.9 (Brucchi L.): Andamento dell’occupazione con costi di aggiustamento fissi
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Analisi empirica domanda di lavoro
Uso dati panel (longitudinali: stessa impresa osservata per diversi anni) sulle imprese, ma spesso non vengono rilevate le variabili che interessano Problemi di aggregazione e di mancanza dati su stock di capitale e su ore lavorate e occupati (solo costo del lavoro e investimenti): dati centrale dei bilanci Sistema equazioni stimato nei modelli statici: l*t = 0+ 1wt+ 2rt + 3qt + 4zt + εlt k*t = 0+ 1wt+ 2rt +3qt + 4zt + εkt Dove w ed r sono i prezzi dei fattori, q è la quantità prodotta e z cattura variabili quali il progresso tecnico o potere di mercato o fattori fissi Errori commessi nella stima
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Modelli dinamici di domanda di lavoro
Equazioni stimate nei modelli dinamici (2 versioni): Δlt =m (l*t – lt-1) + εt (Meccanismo di Aggiustamento Parziale o MAP) oppure: Δlt =m (l*t-1 – lt-1) +∑i δi Δ sit + εt (Meccanismo a Correzione dell’Errore o MCE) Termine che indica Variazioni di altri fattori in t Termine che indica Disequilibrio in t-1
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Evidenza empirica Empiricamente si è osservato che l’occupazione fluttua meno del prodotto. La produttività media del lavoro è prociclica: declina nelle fasi recessive e aumenta in quelle espansiva. Il fattore lavoro può essere adeguato con lentezza al livello desiderato perché altri fattori, rispetto ai quali è in un rapporto di complementarietà (es. capitale) richiedono tempo per essere aggiustati al livello ottimo di lungo periodo (costi di aggiustamento inizialmente considerati solo per K) Implicazioni: la legislazione sulla sicurezza del posto di lavoro (ad es.) rallenta il tasso a cui le imprese possono effettuare licenziamenti, ma anche le scoraggia ad assumere dipendenti durante le fasi espansive del ciclo. Es. Legge Stabilità 2012: premio di produttività (IRPEF al 10% su straordinari) riduce la necessità di assumere, rendendo meno costosi gli straordinari
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Fine modulo di base Esercizi scelta individuale
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