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Il bambino in emergenza L’emergenza nel bambino Settimo Torinese , 31 marzo 2012 Dott.ssa Santa Sicali Psicologa – Volontaria CRI Comitato locale Jonico.

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Presentazione sul tema: "Il bambino in emergenza L’emergenza nel bambino Settimo Torinese , 31 marzo 2012 Dott.ssa Santa Sicali Psicologa – Volontaria CRI Comitato locale Jonico."— Transcript della presentazione:

1 Il bambino in emergenza L’emergenza nel bambino Settimo Torinese , 31 marzo 2012
Dott.ssa Santa Sicali Psicologa – Volontaria CRI Comitato locale Jonico – Giarre (CT)

2 Bambini: gruppo vulnerabile
Tra le vittime di un’emergenza un’attenzione particolare va dedicata ai bambini che, insieme agli anziani, appartengono ai cosiddetti “gruppi vulnerabili", cioè gruppi di popolazione che, avendo capacità di fronteggiamento meno sviluppate, potrebbero presentare un rischio aumentato di reazioni psicologiche disadattive all’evento traumatico.

3 Eventi traumatici Esposizione all’evento diretta o indiretta
Sono tutte quelle esperienze dolorose e stressanti che implicano una minaccia alla vita e all’integrità fisica (propria e altrui) , cui il soggetto risponde con intensa paura e senso di impotenza Esposizione all’evento diretta o indiretta

4 La reazione emotiva nel bambino: da cosa dipende?
Vicinanza fisica Gravità Durata Perdita di beni materiali o familiari (distruzione della propria casa, della scuola, dei luoghi affettivi) Fattori individuali, familiari e sociali

5 Fattori individuali Età Personalità Salute fisica Sesso
Fase evolutiva dello sviluppo Storia personale (ad esempio aver vissuto esperienze traumatiche)

6 Fattori familiari La reazione familiare/genitoriale
Il supporto dei genitori Il coinvolgimento dei membri della famiglia all’evento (feriti, morti oppure tra i familiari ci sono dei soccorritori) Storia familiare

7 Fattori sociali Il supporto sociale
Il tipo di comunità e il senso di appartenenza ad essa Assenza/presenza di interventi e trattamenti immediati La rete sociale precedente all’evento (presenza di associazioni, gruppi informali)

8 L’emergenza nel bambino LE REAZIONI DEI BAMBINI ALL’EVENTO TRAUMATICO
REAZIONI NORMALI IN SITUAZIONI ANORMALI

9 BAMBINI IN ETA’ PRESCOLARE
I bambini al di sotto dei 2 anni, non potendo esprimere verbalmente le proprie emozioni in modo compiuto, possono manifestare il proprio disagio attraverso i comportamenti

10 Al di sotto dei due anni:
Eccessiva ansia di essere allontanati dai genitori Eccessivo attaccamento ai genitori stessi Irritabilità Pianti improvvisi ed apparentemente ingiustificati Supporto alle figure genitoriali

11 Bambini tra i 3 e i 5 anni: Insicurezza, bassa autostima, senso di colpa Timori ingiustificati ( animali, mostri, ecc) Ripetizione dei drammatici eventi nei giochi e nei disegni Ritorno a comportamenti precedentemente abbandonati (succhiarsi il dito, enuresi, paura del buio)

12 Bambini in età scolare I bambini di età compresa tra i 6 e gli 11 anni iniziano a comprendere il significato di un evento grazie alle maggiori competenze cognitive. Può capitare che si concentrino su aspetti “tecnici” della vicenda, chiedendo all’adulto continue spiegazioni ed esprimendo il desiderio di parlarne. “è vero che ci può essere un altro terremoto?” “chi sono i kamikaze?” “… perchè l’alluvione è venuta proprio nel nostro paese?”

13 Bambini in età scolare Ripropongono nel gioco l’evento traumatico
Preoccupazione per sé/altri Preoccupazione per la possibilità che si ripeta l’evento Cambiamento del comportamento e dell’umore Alterazione del sonno e dell’appetito Perdita di interesse per le abituali attività/interessi Aumento di lamentele su disturbi fisici (mal di testa, di pancia, ecc.)

14 Preadolescenti e adolescenti
Hanno acquisito competenze cognitive ed emozionali utili per affrontare eventi traumatici. Le reazioni possono essere diverse, anche opposte: dal cercare di capire e di informarsi, al mostrare indifferenza fino all’ostentare coraggio di fronte al pericolo e alle situazioni rischiose

15 Preadolescenti e adolescenti: le reazioni più frequenti
Insicurezza, vulnerabilità, isolamento Irritabilità e problemi relazionali Ripetute discussioni sull’evento o, al contrario, evitamento Assunzione di comportamenti “a rischio” Somatizzazione del disagio

16 Il bambino in emergenza
L’approccio al bambino nel contesto emergenziale

17 Quale approccio al bambino?
L’attività ludica rappresenta un canale fondamentale per consentire al bambino di affrontare, gestire ed elaborare le proprie emozioni, spesso intense e confuse. Alcuni esempi: Attività corporeo-espressive (teatro di figura, musica, danza) Attività grafico-espressive (disegno, pittura) Attività motorie e sportive di tipo cooperativo e non competitivo Attività di manipolazione creativa (laboratori con uso di materiali quali cartapesta, argilla) Attività ludiche di gruppo per sviluppare abilità sociali e promuovere la solidarietà tra pari

18 L’importanza del gioco in contesti emergenziale
È possibile ricominciare a vivere malgrado molto sia andato perduto. Vivere per i bambini significa giocare ancora. Anche la comunità ne trae benessere psicologico

19 Il gioco nel contesto emergenziale
Il gioco in un contesto emergenziale rappresenta per il bambino una possibilità per elaborare l’esperienza traumatica. Per consentire ciò è necessario che esso sia opportunamente pensato e organizzato

20 Il gioco come spazio protetto
È importante saper fornire ai bambini uno luogo per giocare che rappresenti come un contenitore protetto di emozioni in cui sono chiari e facilmente identificabili : spazio tempi regole e rituali

21 Lo spazio È necessario che lo spazio in cui si svolge l’attività ludica sia un contesto protetto, in cui pur mantenendo il contatto con la realtà, si può sperimentare anche la libertà di giocare. È fondamentale che tale spazio sia personalizzato dagli stessi bambini affinché sia considerato davvero “proprio”

22 senza sentirsi in colpa
Il tempo L’utilizzo del gioco in contesti di emergenza è importante poiché offre ai bambini la possibilità di scandire i momenti della giornata inserendo anche dei tempi di svago. Ciò può favorire nei bambini una ristrutturazione del tempo che comprenda anche la possibilità di essere felici e stare bene, senza sentirsi in colpa

23 Regole e rituali All’interno di questo spazio è necessario che ci siano regole e rituali. Le regole e i rituali danno al bambino il senso della stabilità in una situazione di emergenza caratterizzata dalla precarietà. I momenti iniziali e finali dell’attività ludica sono accompagnati da un saluto “rituale” Il rito iniziale offre al bambino la possibilità di entrare metaforicamente nello spazio simbolico “protetto” passando dalla vita del campo al momento di animazione ludica Il rito finale consente di elaborare la separazione, nella consapevolezza che il rito, e con esso lo stare insieme, si ripeterà

24 Quali obiettivi ci poniamo giocando con i bambini ?
Facilitare e non “bloccare” l’espressione di emozioni e sentimenti Ristabilire il senso di controllo Promuovere la rassicurazione emotiva Riattivare la progettualità e la fiducia nel futuro

25 Il lavoro sui sentimenti: accogliere l’espressione dei sentimenti mostrando completa accettazione ed empatia Le loro paure vanno rispettate. È difficile che riescano a liberarsene con appelli alla forza, alla ragione, al coraggio. È necessario dare un nome ad ogni emozione …. e mai negarla!

26 Ristabilire il senso di controllo
Il carattere improvviso e imprevedibile di una calamità lascia un forte senso di precarietà. Si può provare a contrastare questo sentimento concedendo ai bambini il permesso di programmare attività o fare scelte. L’ordine e la regolarità possono contribuire a ristabilire l’ordine delle cose e quindi la prevedibilità. Pertanto è opportuno ritornare alle vecchie abitudini o sviluppare nuove routine

27 Il lavoro sulla rassicurazione
I bambini fanno spesso domande sulla loro sicurezza e su cosa fanno gli adulti per proteggerli. È necessario rassicurarli sul fatto che adesso sono “al sicuro” e tranquillizzarli rispetto al ripetersi dell’evento. Il rischio è che consolidino una rappresentazione cognitiva del mondo come insicuro/cattivo

28 Dare rassicurazioni e non “addolcire la pillola” Evitare di negare la realtà
Dare informazioni veritiere su ciò che sta succedendo con le modalità e le spiegazioni più opportune all’età. Nascondere la verità può far perdere in loro la fiducia nella sicurezza del mondo e alimentare diffidenza negli adulti.

29 Riattivare la progettualità e la fiducia nel futuro
Nelle fasi di “ritorno alla normalità”, il bambino sente il bisogno di sentirsi non osservatore ma protagonista. Alcune tecniche ludiche possono assumere valore di intervento di promozione del benessere psicosociale poiché favoriscono la partecipazione dei bambini alla vita della comunità. Una di queste tecniche è stata implementata durante il sisma in Abruzzo nel 2009 con il progetto “La città che vorrei”


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