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La pianificazione di emergenza

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Presentazione sul tema: "La pianificazione di emergenza"— Transcript della presentazione:

1 La pianificazione di emergenza

2 Rischi naturali Rischi antropici Idraulico-idrogeologico Sismico
Vulcanico Incendi boschivi e d’interfaccia Maremoto CNR-IRPI Rischi antropici tecnologico trasporti chimico-industriale CNR-IRPI Il territorio italiano è caratterizzato dalla presenza di diversi tipi di rischio (sia naturali che originati dall’uomo) che possono interessare aree più o meno estese e la cui entità è condizionata dalla concentrazione di popolazione, di strutture e infrastrutture. La complessa organizzazione amministrativa del territorio caratterizzata da un elevato numero di Comuni distribuiti anche in zone montane, non facilmente raggiungibili, rende lo stesso particolarmente vulnerabile. Il 72% dei comuni presenta una popolazione inferiore ai abitanti e riguarda circa il 55% del territorio nazionale. Per tale motivo è quanto mai importante che la prima risposta all’emergenza avvenga sul posto per ridurre per quanto possibile i danni e favorire, quindi, il ritorno alla normalità.

3 COSA E’ UN PIANO DI EMERGENZA?
La pianificazione di emergenza consiste nell’insieme delle azioni coordinate e delle procedure operative di intervento per fronteggiare un evento calamitoso (atteso o in atto) in un determinato territorio. perché pianificare l’emergenza L’organizzazione della risposta operativa avviene mediante la pianificazione dell’emergenza che rappresenta un’attività di prevenzione non strutturale fondamentale di protezione civile insieme all’allertamento, alla formazione, all’applicazione della normativa tecnica, all’informazione alla popolazione ed alle esercitazioni. Pianificare significa, quindi, prepararsi durante il periodo ordinario a contrastare l’emergenza in maniera coordinata con le componenti del sistema di protezione civile, elaborando delle procedure operative d’intervento da attuarsi nel caso si preannunci e/o verifichi un evento calamitoso, al fine di prevenirne (e mitigarne) gli effetti su persone e cose. Tali eventi sono, nel piano stesso, individuati in appositi scenari di riferimento sulla base delle informazioni e dei dati di pericolosità e rischio del territorio.

4 CHI PIANIFICA? Livelli di pianificazione Nazionale Regionale
Provinciale Comunale/Intercomunale Livello Nazionale I Piani nazionali di emergenza fanno riferimento a ben definiti e identificati scenari di evento di eccezionale intensità e/o estensione, e contengono la previsione delle misure che i soggetti interessati, ai vari livelli di competenza, devono adottare secondo le proprie procedure e pianificazioni interne. I Programmi nazionali di soccorso e piani per l’attuazione delle relative misure d’emergenza disciplinano le modalità dell’apporto coordinato delle strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile alla gestione delle emergenze, prescindendo dal singolo scenario d’evento e fornendo i criteri generali per la realizzazione dei piani, discendenti e/o di settore, per l’attuazione delle misure necessarie alla gestione dell’emergenza da parte dei soggetti interessati di livello nazionale e territoriale. Livello regionale Piano regionale di protezione civile Prevede criteri e modalità di intervento da seguire in caso di emergenza sul territorio di competenza. Livello provinciale Piano di emergenza provinciale viene predisposto dalla Provincia sulla base degli indirizzi regionali. La pianificazione d’emergenza provinciale, perché sia efficace la gestione dell’emergenza, deve essere predisposta concordemente con la competente Prefettura-UTG. Livello comunale/intercomunale Piano di emergenza comunale/intercomunale viene approvato - e periodicamente verificato e aggiornato - dal Comune con deliberazione consiliare e sulla base degli indirizzi regionali; tutti i piani e i programmi di gestione, tutela e risanamento del territorio devono essere coordinati con i piani di emergenza di protezione civile, con particolare riferimento ai piani di emergenza comunali e regionali di protezione civile. Riferimento normativi Per il livello nazionale: d.lgs. 112/98, art. 107, lettera f, punto 2 Programmi nazionali di soccorso e piani per l’attuazione delle relative misure d’emergenza: art. 5, comma 2, D.L. 343/2001 convertito in L. 401/01 Per il Piano regionale di protezione civile: D.L. 59/2012 convertito dalla L. 100/2012 Per il Piano di emergenza provinciale: art. 108, lettera b, punto 2, d.lgs. 112/98 - art. 14 della L. 225/92, così come modificato dalla L. 100/2012, Per il Piano di emergenza comunale/intercomunale: D.L. 59/2012 convertito dalla L. 100/2012 Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 3 dicembre 2008 inerente «Gli indirizzi operativi per la gestione dell’emergenza»

5 Pianificazione di emergenza
1. Parte generale Inquadramento del territorio e definizione degli scenari di rischio 2. Obiettivi Obiettivi per assicurare una adeguata risposta di protezione civile Nella costruzione di un piano di emergenza vengono considerati tre aspetti: Un inquadramento del territorio oggetto della pianificazione e dei possibili scenari di rischio. L’inquadramento del territorio è la definizione dei principali elementi che lo caratterizzano quali l’ubicazione, l’estensione, la morfologia, l’idrografia, le vie di comunicazione, la popolazione, gli edifici strategici di interesse di protezione civile, le reti dei servizi essenziali. Gli scenari di rischio definiscono il possibile impatto sul territorio degli eventi attesi nell’ambito dei diversi tipi di rischio. 2. La definizione degli obiettivi con i soggetti preposti al loro raggiungimento. Il piano contempla gli obiettivi che è possibile raggiungere in base alle risorse disponibili per fronteggiare l’emergenza. Esempi di obiettivi sono: funzionalità del sistema di allertamento, funzionalità delle telecomunicazioni, coordinamento operativo, organizzazione del presidio territoriale, ripristino della viabilità (individuazione della viabilità alternativa), misure di salvaguardia della popolazione (allertamento, informazione, assistenza sanitaria e logistica nelle aree e nei centri di accoglienza ed in altre tipologie di alloggio), rispristino dei servizi essenziali. 3. Il modello di intervento definisce il flusso delle informazioni con gli enti preposti alla gestione dell’emergenza, l’organizzazione degli interventi attraverso l’attivazione di uno o più centri di coordinamento e le procedure. In caso di eventi prevedibili le procedure sono suddivise in diverse fasi operative (attenzione, preallarme, allarme) per l’attivazione più o meno progressiva delle attività previste nel Piano, in base alle caratteristiche ed all’evoluzione dell’evento. Nel caso in cui l’evento si manifesti in modo improvviso si applicano direttamente come prime azioni sul territorio le procedure di soccorso, evacuazione ed assistenza della popolazione, delimitazione delle zone pericolose, controllo della viabilità e presidio del territorio per seguire l’evoluzione della situazione. I piani necessitano di un continuo aggiornamento e devono tener conto dell’evoluzione dell’assetto territoriale e delle eventuali variazioni degli scenari attesi. Essi devono essere sufficientemente flessibile per poter essere utilizzati in tutte le emergenze, incluse quelle impreviste, e semplice in modo da divenire rapidamente operativo. 3. Modello di Intervento Organizzazione del sistema di coordinamento, flusso delle informazioni e le procedure per la gestione dell’emergenza.

6 Il Piano di emergenza deve rispondere a:
quali eventi calamitosi possono ragionevolmente interessare il territorio? quale sarà il danno presunto causato dall’evento calamitoso? quali sono le aree a rischio? con quale sistema organizzato arrivano le informazioni circa l’evoluzione di un evento (sistema di allertamento)? quale organizzazione operativa è necessaria per ridurre al minimo gli effetti dell'evento con particolare attenzione alla salvaguardia della vita umana? quali sono le responsabilità ai diversi livelli di coordinamento per la gestione dell’emergenza? come avviene lo scambio di informazioni tra i vari soggetti coinvolti nella gestione dell’emergenza? come viene garantita l’informazione alla popolazione?

7 Funzioni di supporto Il metodo di pianificazione e di gestione dell’emergenza si basa sulle Funzioni di supporto, forma organizzativa di coordinamento che opera per obiettivi. Alle attività di ciascuna Funzione di supporto concorrono tutti i soggetti ordinariamente competenti. Il responsabile della Funzione di supporto, univocamente individuato, ne coordina l’attività in emergenza, ed assicura in ordinario l’aggiornamento dei dati e delle procedure.

8 CENTRI OPERATIVI ATTIVATI IN EMERGENZA
DiComaC - Direzione Comando Controllo CCS – Centro Coordinamento Soccorsi COM – Centro Operativo Misto COI – Centro Operativo Intercomunale COC – Centro Operativo Comunale AREE DI EMERGENZA CENTRI OPERATIVI Il Sindaco si avvale del Centro operativo comunale (C.O.C.), attivato con le Funzioni di supporto necessarie alla gestione dell’emergenza, nelle quali sono rappresentate le diverse componenti e strutture operative che operano nel contesto locale. L’individuazione della sede ove localizzare il C.O.C. è in carico al Sindaco e deve essere definita in fase di pianificazione. Per coordinare gli interventi di protezione civile sul territorio della Provincia, viene costituito il Centro di Coordinamento Soccorsi (C.C.S.) nel quale sono rappresentati la Prefettura – UTG, le Amministrazioni regionale e provinciale, e gli Enti e Amministrazione e le Strutture operative deputate alla gestione dell’emergenza. Il C.C.S. raccoglie, verifica e diffonde le informazioni relative all’evento ed alla risposta di protezione civile, attraverso il raccordo costante con i diversi Centri Operativi attivati sul territorio, con la Sala Operativa Regionale e con la Sala Situazione Italia del Dipartimento della protezione civile. Per supportare l’attività dei Centri Operativi Comunali e per raccordare gli interventi attuati a livello comunale con quelli provinciali, si attivano i Centri Operativi Misti - C.O.M. Il C.O.M. è la struttura che attua le linee strategiche definite dal C.C.S., attraverso il coordinamento delle risorse da impiegare a supporto dei C.O.C.. A livello regionale, la Sala Operativa Regionale – che in ordinario svolge le attività di monitoraggio sul territorio di competenza – in fase emergenziale, mantiene il raccordo con i Centri Operativi attivati a livello provinciale, intercomunale e comunale ed assicura l’impiego di tutte le risorse regionali, sulla base delle effettive esigenze ed istanze pervenute dai centri operativi locali. Qualora si riscontrasse la necessità di istituire in loco una struttura di coordinamento nazionale per fronteggiare l’emergenza, si provvede all’allestimento della Direzione di Comando e Controllo (DI.COMA.C.) in raccordo con la Regione. La DI.COMA.C. assicura l’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse nazionali sul territorio interessato, e si articola per Funzioni di supporto, che ne costituiscono la struttura organizzativa e rappresentano i diversi settori di attività. AREE DI EMERGENZA Aree di attesa della popolazione, nelle quali si reca la popolazione prima dell’evento o nell’immediato post-evento e sono individuate dai Sindaci nei piani comunali di emergenza; si possono utilizzare piazze, slarghi, parcheggi, spazi pubblici o privati ritenuti idonei e non soggetti a rischio, raggiungibili attraverso un percorso sicuro possibilmente pedonale e segnalato con apposita cartellonistica stradale. Aree e centri di assistenza della popolazione, allestiti per periodi più o meno brevi per l’assistenza della popolazione interessata da un evento emergenziale e sono individuati dai Sindaci nei piani comunali di emergenza. Possono essere utilizzate strutture esistenti (centri di assistenza) o aree campali (aree di assistenza). Aree di ammassamento soccorritori e risorse, nelle quali convogliare i soccorritori, le risorse ed i mezzi necessari al soccorso della popolazione. Sono aree e/o magazzini dove potranno trovare sistemazione idonea i soccorritori, mezzi e i materiali. aree di attesa della popolazione aree/centri di assistenza della popolazione aree di ammassamento dei soccorritori e delle risorse

9 vs rischio prevedibile non prevedibile alluvione terremoto
Fasi operative di: Attenzione Preallarme Allarme Emergenza Nella slide vengono paragonati il rischio idraulico, come esempio di rischio prevedibile, ed il rischio sismico, non prevedibile. Nella pianificazione di emergenza, infatti, per il primo caso devono essere identificate le Fasi operative (attenzione, preallarme ed allarme), determinate sulla base dei livelli di allerta (comunicati con la diramazione di bollettini e avvisi regionali) e di valutazioni operative, alle quali sono associati obiettivi ed azioni specifiche; nel secondo caso, invece, devono essere programmate le attività di gestione dell’emergenza da mettere in atto a seguito dell’evento. Importante sottolineare che, anche per i rischi prevedibili, come verrà approfondito in particolare nel modulo del rischio alluvione, non è sempre possibile avere una definizione puntuale degli scenari che potranno verificarsi e non si può escludere l’eventualità di eventi non previsti. In tal senso la pianificazione deve essere sufficientemente flessibile e efficace per fronteggiare la situazione reale che si potrà presentare.

10 ALLUVIONE

11 attenzione preallarme allarme
Dall’allerta alle fasi operative (attivazione minima) GIALLO Criticità Ordinaria attenzione ARANCIONE Criticità Moderata Il sistema di allertamento nazionale, attraverso la rete dei Centri Funzionali, quotidianamente effettua un’attività di previsione e monitoraggio al fine di valutare i possibili scenari di rischio. Tale valutazione porta all’individuazione di tre livelli di criticità a cui si associa un codice colore di allerta – giallo, arancione e rosso-, che viene diffuso con un messaggio di allertamento indirizzato ai vari enti del sistema di protezione civile. Attualmente è in corso un processo di omogeneizzazione di tali messaggi. Al codice colore del livello di allerta vengono associate le Fasi operative della pianificazione di emergenza. Le fasi operative - attenzione, preallarme e allarme - rappresentano il livello di attivazione del sistema di protezione civile in risposta all’evento, in previsione o in atto. Il livello di allerta per criticità gialla/arancio prevede l’attivazione diretta almeno della fase di attenzione e quello per criticità rossa almeno la fase di preallarme. La Regione/Provincia autonoma e i sistemi locali, ciascuno per l’ambito di propria competenza, valutano l’opportunità di attivare direttamente – o successivamente, all’approssimarsi dei fenomeni – la una fase di preallarme o di allarme, in considerazione dello scenario previsto, della probabilità di accadimento dei fenomeni, della distanza temporale dall’effettivo verificarsi della previsione e delle capacità di risposta complessive del proprio sistema di Protezione Civile. L’attivazione della Fase operativa, a seguito dell’emanazione di un livello di allerta - valutazione di criticità ordinaria, moderata o elevata (cfr. Direttiva PCM 27 febbraio 2004 e s.m.i.) – non avviene, dunque, in maniera automatica, ma deve essere dichiarata dall’Autorità di protezione civile responsabile della gestione dell’emergenza ai diversi livelli territoriali, anche sulla base della situazione contingente. preallarme ROSSO Criticità Elevata allarme

12 Principali attività di pianificazione per il rischio alluvione
pianificazione di emergenza sul territorio Principali attività di pianificazione per il rischio alluvione Identificazione delle aree a rischio e della popolazione esposta, Individuazione dei punti critici Organizzazione dei presidi territoriali per l’attività di sorveglianza e monitoraggio sul territorio Definizione dei flussi di comunicazione e della acquisizione/diramazione delle allerte Individuazione Centri di coordinamento (CCS, COM, COC) idonei dal punto di vista strutturale e funzionale e in aree sicure dal punto di vista idraulico Individuazione dei Centri di assistenza per la popolazione in strutture coperte Censimento della popolazione vulnerabili Definizione del modello d’intervento (funzioni di supporto, referenti, flussi di comunicazione, risorse umane e strumentali…) Definizione delle attività delle Fasi operative in caso di evento previsto e in atto Informazione alla popolazione sul rischio, sulle norme di comportamento e sul piano di emergenza Principali attività di pianificazione per rischio alluvione Le attività elencate sono quelle che, nella pianificazione per rischio idraulico, assumono particolare importanza. Tali attività, pur non essendo specifiche solo di tale rischio, hanno maggiore rilevanza nelle tipologie di rischio che hanno un effetto delimitabile sul territorio e un grado di prevedibilità: tali attività sono associate alle Fasi operative che vengono dichiarate sulla base della situazione effettivamente in atto e sulla possibile evoluzione della stessa. In tal senso le prime azioni elencate si riferiscono alla individuazione delle aree esposte a maggior rischio: Identificazione delle aree a rischio e della popolazione esposta, Individuazione dei punti critici Organizzazione dei presidi territoriali per l’attività di sorveglianza e monitoraggio sul territorio Viene poi evidenziata l’importanza dei flussi di comunicazione e della gestione degli eventi in tempo reale: Definizione dei flussi di comunicazione e della acquisizione/diramazione delle allerte Individuazione Centri di coordinamento (CCS, COM, COC) idonei dal punto di vista strutturale e funzionale e in aree sicure dal punto di vista idraulico Individuazione dei Centri di assistenza per la popolazione in strutture coperte Censimento delle persone vulnerabili Definizione del modello d’intervento (funzioni di supporto, referenti, flussi di comunicazione, risorse umane e strumentali…) Definizione delle attività per le Fasi operative in caso di evento previsto e in atto Infine devono essere identificate le modalità e le tipologie di informazioni da dare alla popolazione in fase di pianificazione: Informazione alla popolazione sul rischio, sulle norme di comportamento e sul piano di emergenza

13 Principali attività di gestione di emergenza per il
alluvione pianificazione di emergenza sul territorio Principali attività di gestione di emergenza per il rischio alluvione Monitoraggio e sorveglianza idro-pluviometrica e diffusione bollettini/avvisi Presidi territoriali dei punti critici e delle aree a rischio Attività di coordinamento nei Centri operativi attivati Assistenza alla popolazione (a breve termine) Verifica/ripristino dell’accessibilità e della mobilità sul territorio, della funzionalità dei servizi essenziali e delle telecomunicazioni, anche d'emergenza Soccorso Pronto intervento e provvisionali Informazione alla popolazione sul fenomeno in atto e sulla possibile evoluzione Principali attività di gestione di emergenza per rischio alluvione Parallelamente alla precedente slide vengono qui identificate le attività più specifiche del rischio idraulico della fase di gestione dell’emergenza. In particolare le attività volte al monitoraggio dell’evento e degli effetti sul territorio e nelle aree a maggior rischio individuate in fase di pianificazione: Monitoraggio e sorveglianza idro-pluviometrica e diffusione bollettini/avvisi Presidi territoriali dei punti critici e delle aree a rischio Inoltre le azioni volte al soccorso ed assistenza alla popolazione ed all’attuazione delle misure di gestione dell’emergenza: Attività di coordinamento nei Centri operativi attivati Assistenza alla popolazione (a breve termine) Verifica/ripristino dell’accessibilità e della mobilità sul territorio, della funzionalità dei servizi essenziali e delle telecomunicazioni, anche d'emergenza Soccorso Opere di pronto intervento e provvisionali Infine, anche qui, deve essere data l’opportuna informazione alla popolazione in corso di evento: Informazione alla popolazione sul fenomeno in atto e sulla possibile evoluzione

14 TERREMOTO

15 Principali attività di pianificazione per rischio sismico
terremoto pianificazione di emergenza sul territorio Principali attività di pianificazione per rischio sismico Valutazione pericolosità (classificazione sismica, studi di microzonazione sismica) Valutazione della vulnerabilità e della esposizione sul territorio Individuazione Centri di coordinamento (DiComaC, CCS, COM, COC) idonei dal punto di vista strutturale e funzionale, e non interessati da rischi indotti Individuazione di aree e strutture per l’assistenza alla popolazione Definizione del modello d’intervento (funzioni di supporto, referenti, flussi di comunicazione, risorse umane e strumentali…) Informazione alla popolazione sul rischio, sulle norme di comportamento e sulla pianificazione Principali attività di pianificazione per rischio sismico Le attività elencate sono quelle che, nella pianificazione per rischio sismico, assumono particolare importanza. Tali attività, pur non essendo specifiche solo di tale rischio, hanno maggiore rilevanza nelle tipologie di rischio che non possono essere previste e per le quali risulta fondamentale l’immediatezza di intervento. Una emergenza causata da un terremoto ha una durata molto più lunga con rilevante attività di assistenza alla popolazione; inoltre richiede risorse importanti per la gestione tecnica sia di intervento sia di valutazione di fruibilità ed agibilità delle strutture. In tal senso le prime azioni elencate si riferiscono alla individuazione delle aree e degli elementi maggiormente esposti al rischio: Valutazione pericolosità (classificazione sismica, studi di microzonazione sismica) Valutazione della vulnerabilità e della esposizione sul territorio Viene poi evidenziata l’importanza della strutture volte alla gestione degli eventi (centri di coordinamento) e dell’organizzazione degli stessi sia nell’immediatezza dell’evento sia nella successiva attività di gestione: Individuazione Centri di coordinamento (DiComaC, CCS, COM, COC) idonei dal punto di vista strutturale e funzionale, e non interessati da rischi indotti Individuazione di aree e strutture per l’assistenza alla popolazione Definizione del modello d’intervento (funzioni di supporto, referenti, flussi di comunicazione, risorse umane e strumentali…) Infine devono essere identificate le modalità e tipologie di informazioni da dare alla popolazione in fase di pianificazione: Informazione alla popolazione sul rischio, sulle norme di comportamento e sulla pianificazione

16 Principali attività di gestione di emergenza per il
terremoto pianificazione di emergenza sul territorio Principali attività di gestione di emergenza per il rischio sismico Attivazione centri di coordinamento (DiComaC, CCS, COM, COC) Assistenza alla popolazione a breve e medio termine e organizzazione logistica (colonne mobili, gestione campi…) Verifica/ripristino dell’accessibilità e della mobilità sul territorio, della funzionalità dei servizi essenziali e delle telecomunicazioni, anche d'emergenza Soccorso Opere di pronto intervento e provvisionali Censimento dei danni e dell’agibilità post-sisma delle costruzioni Informazione alla popolazione, in particolare sulle attività di assistenza e su quelle di censimento danno e agibilità Principali attività di gestione di emergenza per rischio sismico Parallelamente alla precedente slide vengono qui identificate le attività più specifiche del rischio sismico nella fase di gestione dell’emergenza. In particolare le attività volte al soccorso ed assistenza alla popolazione con l’attivazione delle strutture di coordinamento, delle risorse logistiche e del supporto sanitario: Attivazione centri di coordinamento (DiComaC, CCS, COM, COC) Assistenza alla popolazione a breve e medio termine e organizzazione logistica (colonne mobili, gestione campi…) Le azioni volte alla salvaguardia della pubblica incolumità, nonché al ripristino della fruibilità dei servizi e della viabilità: Verifica/ripristino dell’accessibilità e della mobilità sul territorio, della funzionalità dei servizi essenziali e delle telecomunicazioni, anche d'emergenza Soccorso Opere di pronto intervento e provvisionali Inoltre l’attività tecnica di censimento: Censimento dei danni e dell’agibilità post-sisma delle costruzioni Infine, anche qui, deve essere data l’opportuna informazione alla popolazione durante le diverse fasi della gestione dell’emergenza: Informazione alla popolazione, in particolare sulle attività di assistenza e su quelle di censimento danno e agibilità

17 MAREMOTO

18 Principali attività di pianificazione per il rischio maremoto
pianificazione di emergenza sul territorio Principali attività di pianificazione per il rischio maremoto Identificazione delle aree inondabili e della popolazione esposta Zonazione della fascia costiera in aree a pericolosità via via decrescente, in funzione dell’incremento di quota e di distanza dalla linea di costa Definizione dei flussi di comunicazione e della acquisizione/diramazione dei messaggi di allertamento Individuazione Centri di coordinamento idonei dal punto di vista strutturale e funzionale e in aree sicure dal punto di vista della pericolosità Individuazione delle aree di attesa, delle vie di allontanamento e dei Centri di assistenza per la popolazione Censimento della popolazione vulnerabile Definizione del modello d’intervento (funzioni di supporto, referenti, flussi di comunicazione, risorse umane e strumentali…) Informazione alla popolazione sul rischio, sulle norme di comportamento e sul piano di emergenza Principali attività di pianificazione per rischio maremoto Le attività elencate sono quelle che, nella pianificazione per rischio maremoto, assumono particolare importanza. In tal senso le prime azioni elencate si riferiscono alla individuazione delle aree esposte a maggiore pericolosità: Identificazione delle aree inondabili e della popolazione esposta Zonazione della fascia costiera in aree a pericolosità via via decrescente, in funzione dell’incremento di quota e di distanza dalla linea di costa Viene poi evidenziata l’importanza dei flussi di comunicazione e della gestione degli eventi in tempo reale: Definizione dei flussi di comunicazione e della acquisizione/diramazione dei messaggi di allertamento Individuazione Centri di coordinamento idonei dal punto di vista strutturale e funzionale e in aree sicure dal punto di vista della pericolosità Individuazione dei Centri di assistenza per la popolazione Censimento delle persone vulnerabili Definizione del modello d’intervento (funzioni di supporto, referenti, flussi di comunicazione, risorse umane e strumentali…) Infine devono essere identificate le modalità e le tipologie di informazioni da dare alla popolazione in fase di pianificazione: Informazione alla popolazione sul rischio, sulle norme di comportamento e sul piano di emergenza

19 Principali attività di gestione di emergenza per il
maremoto pianificazione di emergenza sul territorio Principali attività di gestione di emergenza per il rischio maremoto Monitoraggio e sorveglianza del livello del mare e diffusione di messaggi di aggiornamento Attività di coordinamento nei Centri operativi attivati Assistenza alla popolazione (a breve termine) Verifica/ripristino dell’accessibilità e della mobilità sul territorio, della funzionalità dei servizi essenziali e delle telecomunicazioni, anche d'emergenza Soccorso Pronto intervento e provvisionali Informazione alla popolazione sul fenomeno in atto e sulla possibile evoluzione Principali attività di gestione di emergenza per rischio maremoto Parallelamente alla precedente slide vengono qui identificate le attività più specifiche del rischio maremoto della fase di gestione dell’emergenza. In particolare le attività volte al monitoraggio dell’evento e degli effetti sul territorio e nelle aree a maggior rischio individuate in fase di pianificazione: Monitoraggio e sorveglianza mareografica e diffusione di messaggi di aggiornamento Inoltre le azioni volte al soccorso ed assistenza alla popolazione ed all’attuazione delle misure di gestione dell’emergenza: Attività di coordinamento nei Centri operativi attivati Assistenza alla popolazione (a breve termine) Verifica/ripristino dell’accessibilità e della mobilità sul territorio, della funzionalità dei servizi essenziali e delle telecomunicazioni, anche d'emergenza Soccorso Opere di pronto intervento e provvisionali Infine, anche qui, deve essere data l’opportuna informazione alla popolazione in corso di evento: Informazione alla popolazione sul fenomeno in atto e sulla possibile evoluzione

20 Il Piano d’emergenza per il rischio maremoto
SISTEMA DI ALLERTAMENTO NAZIONALE In fase di costruzione ed è inserito nel programma internazionale denominato NEAMTWS (Nord East Atlantic and Mediterranean Tsunami Warning System) SISTEMA DI ALLERTAMENTO NAZIONALE: L’Italia partecipa a un Sistema di allertamento in costruzione tra i Paesi che affacciano sul Mediterraneo nell’ambito del progetto NEAMTWS (North Eastern Atlantic & Mediterranean Tsunami Warning System). Rispetto ai sistemi simili già attivi nel Mar dei Caraibi e negli oceani Pacifico e Indiano, questo ha caratteristiche diverse: in un mare poco ampio come il Mediterraneo, infatti, i tempi di arrivo delle onde di maremoto sono molto brevi e, di conseguenza, è limitato anche il tempo utile per allertare la popolazione. Solo nel caso di eventi sismici in mare registrati abbastanza lontano dalle coste italiane, si potrà dare l’allerta sulla possibilità che si generi un maremoto. Nelle more del completamento della rete di allertamento NEAMTWS, gli strumenti migliori per ridurre le conseguenze di un maremoto consistono nel preparare il sistema di protezione civile pianificando in anticipo la sua risposta e rendendo consapevole e informata la popolazione esposta a tale rischio.

21 Partecipazione delle organizzazioni di volontariato all'attività di predisposizione ed attuazione dei piani di protezione civile acquisizione dei dati utili all’elaborazione dello scenario individuazione delle aree/centri di accoglienza più idonei organizzazione e partecipazione al presidio territoriale individuazione della sede del centro operativo proporre e partecipare alle attività d’informazione alla popolazione assistenza alla popolazione …….

22 Consigli utili Verificate l’esistenza di direttive e linee guida regionali. Guardate altri piani di emergenza, anche tramite internet; troverete certamente informazioni utili al caso che state affrontando sempre nel rispetto delle linee guida della Regione. Chiedete informazioni sull’organizzazione di protezione civile e sul piano, visitate i centri di coordinamento e le aree di emergenza, effettuate sopralluoghi sul territorio ed individuate i punti critici, raccogliete e studiate bene le informazioni sugli eventi storici (cosa è successo e come è stata risolta l’emergenza).

23 Consigli utili Prendete informazioni dagli altri Enti: Regione, Provincia, Prefettura, Comuni limitrofi, Autorità di Bacino, Università, Enti di ricerca… Cercate di capire cosa il Comune è in grado di fare per fronteggiare l’emergenza. Siate sempre propositivi. Confrontatevi ed informate i cittadini. Contribuite alla realizzazione di un piano SOSTENIBILE.

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