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“Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni

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Presentazione sul tema: "“Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni"— Transcript della presentazione:

1 “Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni
“Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. “ Ben potrebbe essere il riassunto della nostra vita cristiana. La nostra testimonianza di Gesù consiste in che si veda in noi la luce di Gesù. José Enrique Ruiz de Galarreta. Testo: Giovanni 1, Terza domenica di Avvento –B-// Musica: Beethoven. Triplo concerto in Do. Largo.

2 Chi ci ha rubato la gioia dell’Avvento?
Chi ha vestito l’Avvento con il triste colore viola? Chi e perché ha trasformato la gioia del sapere che viene il Signore, il consolatore, colui che ci dà vita, e ci ha cambiato questa gioia per il timore, le penitenze, la minaccia? Chi ha trasformato la Buona Notizia di Gesù in un catalogo di misteriosi concetti astratti e di aspre leggi di perfezione volontaristica? Oggi è una domenica per sentire ed esaminare. Per sentire un profondo sollievo al riconoscere (conoscere di nuovo, accorgersi, scoprire) Dio, così come Lui stesso si è lasciato vedere, per rimanere sorpresi, gradevolmente sorpresi, nel verificare che Dio è molto migliore di ciò che ci avevano fatto credere. E per esaminare: credo in questo Dio, il Dio Salvatore che Gesù mostra, o continuo ad essere sottomesso a un idolo che non esiste? Gesù è il Liberatore, e ci libera prima di tutto dalla paura di Dio, e di quelli che tante volte ce lo hanno predicato. José Enrique Ruiz de Galareta

3 La mia anima esulta in Dio mio salvatore
Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza.. -Prima lettura- La mia anima esulta in Dio mio salvatore Siate sempre lieti. Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie. -Seconda lettura-

4 Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni
Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Giovanni è un autentico testimone. Non è la Luce, è illuminato da essa. Ci insegna ad annunciare al mondo, non la nostra luce, ma la luce di Gesù; non con parole, ma con il nostro modo di vivere, con il nostro modo di stare nel mondo. Il nostro compito è non intralciare né rendere difficile la scoperta della presenza di Dio. La nostra testimonianza consiste nel rendere visibile in noi la luce di Gesù. Perché “tutti” credano. Quali situazioni di oscurità, a livello personale, sociale, religioso... mi piacerebbe illuminare?

5 Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Le domande sono fatte dai “giudei”. Questa espressione indica le autorità religiose, ostili a Gesù. Giovanni respinge ogni equivoco. Non si definisce per ciò che è –dice “Non sono...”-, neppure per ciò che fa, nonostante battezzi, ma per la sua relazione con Gesù. Egli non sostituisce il Messia, anche se gli sarebbe stato facile convincere il popolo -predisposto a credergli-, del suo messianismo. La sua identità è nell’essere un indice, un annuncio, un segnale orientato verso Gesù. È libero e trasparente. Ha l’incanto della semplicità, la forza della verità e ha molto chiara la sua missione, che lo colma di pace, sicurezza e gioia: preparare la via e sparire.

6 Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Nel severo esame a cui lo sottopongono le autorità religiose di Gerusalemme, risponde con semplicità e sobrietà. Egli non è la luce, non è il Messia, né Elia. Non è la Parola. Conosce i suoi limiti e sa che solo Gesù può colmarli. Si colloca di fronte al potere religioso, con il quale si scontrerà Gesù durante la sua vita pubblica.

7 Che cosa penso e dico di me stesso?
Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Chi sono io?. È fondamentale farmi in profondità questa domanda e rispondere a me stesso con umiltà e sincerità, per scoprire la mia identità e la mia missione nel mondo. Davanti alla domanda “Chi sei?”, qual è la mia risposta?. Sono quello che ho, il mio nome, la mia professione, la mia reputazione, i miei beni materiali? Sono colui che serve, consola, condivide, perdona, accoglie..., come Gesù? Che cosa penso e dico di me stesso?

8 Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa». L’autore del quarto vangelo presenta Giovanni come primo testimone di Gesù. Si considera una voce, non la Parola, che è Gesù. Una voce che, come la nostra, ha un ruolo eminente. “Fu per una voce che la Parola si è fatta presente!” (Origene) È la nostra missione, essere voce che faccia presente la Persona, la Buona Notizia di Gesù. Come preparo la strada perché Gesù arrivi alla mia vita e a quella degli altri? Elimino gli ostacoli con gesti di liberazione, realizzati con parole, con le mani, con il cuore, come Gesù? Mi sforzo perché intorno a me ci sia più pace, più gioia? Cerco e commento cose positive delle persone? Do il mio contributo perché la società sia più solidale e più giusta?

9 Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell'acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». Se Giovanni fosse nella nostra società potrebbe ripetere le stesse parole -“In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete”-? Non si tratta di conoscenze teoriche. Conoscere nella Bibbia significa qualcosa di intimo che ha a che vedere con la vita, la sequela, l’impegno e la felicità. Gesù è Buona e Nuova Notizia. La Buona Notizia rallegra l’udito, ci fa felici, ci permette di vivere il presente e guardare al futuro con speranza, ci libera, ci dà coraggio, ci riempie di energia, ci stimola. Ci dà forza per affrontare il mondo e tutte le sue sfide. Conosciamo e seguiamo Gesù se siamo Buona, Nuova, Liberatrice, Gioiosa… Notizia per il mondo. Come Lui.

10 Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
Tutto l’ episodio succede “sull’altra sponda”. Forse per sommergerci nella Buona Notizia e farla vita, dobbiamo cambiare sponda, luogo, direzione. Lasciare le vie conosciute, percorse e di routine e addentrarci per le vie dimenticate, marginali, dove si incontrano le persone bisognose. Come faceva Gesù.

11 Spianate la via Spianate le strade della vostra vita
perché il Signore è vicino. Egli verrà come la rugiada del mattino, come la luce dell’ alba, come la pioggia che impregna la terra, come il sole che riscalda la nostra esistenza, come l’aria che infonde vita, come la neve che ci copre di candore. Egli cambierà i nostri cuori di pietra in cuori di carne calda e tenera, Laverà il nostro volto con acqua fresca, sveglierà i nostri occhi addormentati, intenerirà la durezza delle nostre viscere, guiderà i nostri passi vacillanti su sentieri diritti e piani, profumerà tutto il nostro essere con le sue fragranze e feconderà la nostra vita deserta. Ulibarri Fl.


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