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L’industria intelligente

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Presentazione sul tema: "L’industria intelligente"— Transcript della presentazione:

1 L’industria intelligente
Fabrizio Onida Professore emerito di Economia internazionale, Università Bocconi Fabrizio Onida, L’industria intelligente. Università Bocconi Editore, 2017, €16,50. 11 Bullet points

2 L’industria intelligente
1. L’Italia ha agganciato (in coda) la ripresa dal 2016 ma resta un forte ritardo di produttività che frena la competitività e lo sviluppo. Occorre una forte iniezione di politiche per l’innovazione nell’industria e nei servizi. 2. Piccolo non è bello se non genera spinte alla crescita dimensionale e alla internazionalizzazione dell’impresa 3. Da circa un decennio l’Europa è tornata a sollecitare i paesi membri nel fare politica industriale (non più «parola oscena»). Manifatturiero del futuro e oltre nella «European Industrial Renaissance», Europa 2030 ecc.

3 L’industria intelligente
4. Non Stato imprenditore, né solo salvatore di grandi imprese e banche in crisi, ma catalizzatore-promotore-stimolatore-fertilizzatore del sistema privato che deve continuamente innovare tramite «scoperta» dei propri vantaggi competitivi potenziali oltre quelli ereditati dalla storia (Rodrik, Aghion, Chang et al). 5. Incentivi fiscali e finanziari automatici (Industria 4.0), senza un quadro di alcuni grandi drivers di sviluppo tecnologico-economico- sociale (efficienza energetica, manifattura digitale, mobilità sostenibile, nuovi materiali, città del futuro, bio-medicina, sicurezza…), non producono da soli spinta all’aggregazione (crescita dimensionale) e all’interconnessione tra imprese, importanti generatori di crescita della produttività.

4 L’industria intelligente
6. Negli altri paesi europei (Germania, Francia, Regno Unito et al) da tempo i ministeri dello sviluppo e della ricerca congiuntamente incentivano programmi di ricerca pre-competitiva che chiamano a raccolta le imprese private e le istituzioni di ricerca. Eco-sistemi che alimentano la «co-petition». 7. Benefici dalla ricerca pre-competitiva (network externalities): - minor costo di accesso alla «ricerca di base» rilevante per l’azienda - travasi (spillovers) di conoscenze da centri ricerca - aggregazione di imprese senza violare IPRs - scambi di best practices manageriali - prototipazione - ricerca di standard tecnici comuni

5 L’industria intelligente
8. Non «programmazione» dall’alto, ma identificazione, guida, monitoraggio e valutazione indipendente dei risultati in concorso con imprenditori-manager-studiosi-ricercatori. 9. Imprese, università e centri di ricerca non accademica condividono finanziamenti (anche europei) e contributi in natura ai costi dei programmi non coperti dall’incentivo pubblico.

6 L’industria intelligente
10. Le rappresentanze datoriali devono guardare oltre gli incentivi fiscali automatici, quasi esclusivamente congiunturali (utili oggi al rilancio degli investimenti), per proporre programmi di lungo respiro e aggreganti per le imprese di diversa dimensione.

7 L’industria intelligente
11. Superare campanilismi territoriali-settoriali e opportunismi («corsa al sussidio») per realizzare veri incubatori di sviluppo 4.0 in ottica nazionale e internazionale, valorizzando esperienze già in atto come: Fondazione Politecnico di Milano, Manufacturing Technology Centre e Politecnico di Torino, IIT di Genova e prossimo Human Technopole di Milano, Kilometro Rosso e Cluster Fabbrica intelligente di Bergamo…. Regioni ed enti locali devono evitare proliferare di fragili generici «incubatori», promuovendo invece più stretti rapporti tra imprese (e distretti esistenti) e centri di eccellenza universitari e di ricerca non accademica. Commesse di ricerca applicata a veri incubatori di attività innovative.


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