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Nascita degli stati territoriali
Jakob Burckhardt: lo stato come “opera d’arte”: stato e politica autonomi dalla volontà di Dio, creazione del principe (es.: stati italiani rinascimentali) John Elliott: nascita delle “monarchie composite”: sotto un unico monarca territori diversi che il re governa secondo diritti differenti (es.: monarchia spagnola)
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Uno stato italiano: Firenze Sandro Botticelli – La calunnia (1496)
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Da Lorenzo il Magnifico a Girolamo Savonarola
1492: muore Lorenzo il Magnifico 1494: i Medici perdono il potere a Firenze : la Repubblica si affida a Girolamo Savonarola (predica nella chiesa di S. Marco contro il papa) La chiesa di Roma corte rinascimentale : roghi della vanità 1498: condanna a morte di Savonarola come eretico
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L’Italia nel 1494
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Caratteri dello stato moderno
Accentramento: sovrano-burocrazia limitazione del potere dei corpi intermedi (nobiltà feudale, parlamenti, comunità urbane, corporazioni, Chiesa, ecc.) giustizia (scontro con la giustizia ecclesiastica) tasse esercito razionalizzazione - in costante dialettica con la sacralità del potere regio: “i due corpi del re” (Kantorowicz), i “re taumaturghi (Bloch)
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Tipologie statuali nel Cinquecento
Imperi: Germania, Russia (1493: Ivan III si proclama czar), impero ottomano (1453: presa turca di Costantinopoli) Monarchia composita: Spagna (Paesi Bassi, Italia, Portogallo, Nuovo Mondo) Monarchie accentrate: Francia, Inghilterra Monarchia elettiva: Polonia Repubbliche: Genova, Venezia
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L’elezione al trono imperiale
Sette grandi elettori: Quattro laici: re di Boemia, duca di Sassonia, conte del Palatinato, margravio del Brandeburgo Tre ecclesiastici: arcivescovi-principi di Treviri, Magonza e Colonia Dal 1438 l’imperatore eletto sempre fra i membri della dinastia degli Asburgo. Nel 1519 aspro scontro tra Francesco I re di Francia e Carlo d’Asburgo
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Carlo V e le guerre d’Italia
1519: Carlo V imperatore (incoronato a Bologna da Clemente VII nel 1530) 1522: seconda fase delle guerre d’Italia 1527: sacco di Roma 1556: Carlo V divide il suo impero tra il figlio Filippo II (Spagna, Paesi Bassi, possedimenti italiani, Nuovo Mondo) e il fratello Ferdinando I (titolo imperiale, possedimenti tedeschi, Boemia, Ungheria). Fine del sogno della renovatio imperii 1559: pace di Cateau-Cambresis: fine delle guerre d’Italia (a vantaggio della Spagna)
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La pace di Cateau-Cambresis (1559) Biccherna senese
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Autonomie all’interno dell’impero tedesco
Condizioni alle quali Carlo V è accettato come duca di Gheldria (1543) Egli deve confermarli nelle loro prerogative, e lasciare i paesi integri per quanto riguarda i loro statuti e l’amministrazione della giustizia; egli dovrà mantenere le persone di condizione ecclesiastica o secolare nelle loro libertà e diritti, in accordo alle carte bollate e alle lettere loro accordate dagli imperatori romani, re, principi, signori [...] in qualsiasi tempo esse siano state emanate [...] e [deve promettere] di agire e condurre tutti gli affari come un buon principe può fare, per il massimo vantaggio possibile dei suoi paesi. [...] E così come l’imperatore, per grazia di Dio, possiede molti regni, principati e paesi, di modo che egli non può risiedere stabilmente in questo Ducato o Contea, egli deve istituire come governatore o Stadhouder di questi paesi, una persona che conosca il paese e la sua lingua [...] e gli affiancherà dei consiglieri fedeli che siano a conoscenza dei diritti e delle usanze della Gheldria e farà erigere nel detto paese una cancelleria e un Gran consiglio a cui gli abitanti si rivolgeranno per le loro cause, e non riconosceranno alcuna giustizia straniera, né vi saranno soggetti.
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L’impero di Carlo V
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Le prerogative delle Cortes spagnole
Estratto da un verbale delle Cortes di Castiglia (1506) I saggi antichi e le Scritture dicono che [...] le leggi e le ordinanze devono essere conformi alle province e non possono essere uguali né avere una stessa forma per tutte le terre; perciò i re stabilirono che quando si dovessero fare delle leggi, affinché esse fossero vantaggiose ai loro regni e ciascuna provincia fosse ben provvista, si chiamassero Cortes e procuratori che esaminassero la materia, e perciò si stabilì che non si facessero né si revocassero leggi se non nelle Cortes; quindi supplicano le Vostre Altezze che ora e di qui in avanti si osservi e si faccia così; [...]; e, poiché senza rispettare questa procedura si sono compilate molte ordinanze a causa delle quali i vostri regni si sentono aggravati, [le Vostre Altezze] ordinino che esse siano rivedute e che venga provvisto e rimediato agli aggravi che tali ordinanze comportano. RISPOSTA: Quando fosse necessario, Sua Altezza ordinerà che si provveda, ib maniera che di ciò se ne dia conto.
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La Spagna di Filippo II (programma religioso-dinastico)
1556: Filippo II eredita da Carlo V la Spagna, i Paesi Bassi, l’Italia spagnola e i possedimenti americani. : rivolta dei moriscos nella regione di Granada 1571: Lega Santa: Spagna, Repubblica di Venezia, Santa Sede (Pio V) contro gli Ottomani: Battaglia di Lepanto 1581: Il Portogallo e il suo impero sono uniti alla corona spagnola (monarchia composita) dopo la morte del re Sebastiano I. Pace fra Filippo II e il sultano 1588: L’ Invincibile Armada: la Spagna è sconfitta dall’Inghilterra di Elisabetta I
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La Spagna sotto Filippo II
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L’Italia spagnola
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L’ Escorial
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Auto da fé (Plaza Mayor – Madrid, 1680)
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Battaglia di Lepanto (7 ottobre 1571)
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El Greco Il sogno di Filippo II (allegoria della Lega santa, esaltazione della monarchia spagnola)
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I Paesi Bassi al tempo di Filippo II
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La rivolta dei Paesi Bassi Leo Hollandicus Il prototipo dell’immagine è del Pubblicato per la prima volta intorno al 1625
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La rivolta dei Paesi Bassi (17 province)
1559: Filippo II lascia Bruxelles lasciando reggente la sorella Margherita di Parma Anni Sessanta: si rafforza la propaganda calvinista 1581: Dichiarazione d’indipendenza 1589: repubblica delle Province Unite 1609: tregua con la Spagna 1648: riconoscimento indipendenza a Westfalia
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Le sette Province Unite
La dichiarazione d’indipendenza delle Province Unite (1581) E’ noto a ciascuno che il principe di un paese è stato istituito da Dio come sovrano e capo dei suoi sudditi, per difenderli e proteggerli da ogni insulto, oppressione e violenza, come un pastore è posto alla difesa e alla guardia del suo gregge; e che i sudditi non sono stati creati da Dio per esclusivo vantaggio del principe, cioè per essergli obbedienti in tutto ciò che egli comanda, che comandi una cosa giusta o sbagliata, pia o empia, e per servirlo come degli schiavi; ma è il principe che esiste in funzione dei sudditi, senza i quali non potrebbe esser principe, al fine di governare secondo diritto e ragione, sostentarli e amarli come un padre i suoi figli, o come un pastore il suo gregge, il quale mette il suo corpo e la sua vita in pericolo per difenderlo e proteggerlo. E quando non lo fa, e invece di difendere i suoi sudditi, cerca di schiacciarli, di togliergli i loro privilegi e antiche usanze [...] non deve più esser considerato un principe, ma un tiranno.[...] Rendiamo [perciò] noto che [...] dichiariamo [...] il re di Spagna decaduto, ipso jure, dalla sua sovranità, diritto ed eredità di questi Paesi Bassi e che noi non abbiamo più intenzione di riconoscerlo in alcunché che abbia pertinenza col suo principato, la sua sovranità, giurisdizione o dominio di questi Paesi Bassi [...] A seguito di ciò [...] [tutti gli abitanti di questo paese] sono d’ora in avanti sciolti dal giuramento che hanno prestato, in qualsiasi maniera, al re di Spagna in quanto già signore dei Paesi Bassi.
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Jean Bodin I sei libri della Repubblica (1576)-La sovranità
Per sovranità s’intende quel potere assoluto e perpetuo che è proprio dello Stato. [...] Chi è sovrano non deve mai essere in alcun modo soggetto al comando altrui, e deve poter dare legge ai sudditi, e scancellare le parole inutili in essa per sostituirne altre, cosa che non può fare chi è soggetto alle leggi o a persone che esercitino potere su di lui. [...] Sotto questo potere di dare e annullare le leggi sono compresi tutti gli altri diritti e prerogative sovrane [...]: Il dichiarare la guerra e concludere la pace, il discutere in appello i giudizi dei magistrati, l’istituire o destituire i più alti ufficiali, l’imporre gravami e contributi ai sudditi o esentarli da essi, il concedere grazie o dispense contro il rigore delle leggi, l’alzare o abbassare [...] il valore delle monete, il far giurare sudditi e uomini ligi di serbare fedeltà senza alcuna eccezione a colui cui il giuramento è dovuto.
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Jean Bodin I sei libri della Repubblica (1576) - I limiti della sovranità Quanto però alle leggi naturali e divine, tutti i principi della terra vi sono soggetti, né è in loro potere trasgredirle, se non vogliono rendersi colpevoli di lesa maestà divina, mettendosi in guerra contro quel Dio alla cui maestà tutti i principi della terra devono sottostare chinando la testa con assoluto timore e piena reverenza [...]. Il principe non può derogare a quelle leggi che riguardano la struttura stessa del regno e il suo assetto fondamentale, in quanto esse sono connesse alla corona e a questa inscindibilmente unite (tale è, per esempio, la legge salica). Per tutte quelle consuetudini generali e particolari che non riguardano la struttura fondamentale del regno, non si ha l’abitudine di far cambiamenti se non dopo avere debitamente convocato gli Stati generali di Francia [...]; ma ciò non vuol dire che sia necessario seguire il loro parere o che il re non possa fare il contrario; [...] sì che ciò che al principe piace consentire o negare, comandare o proibire, passa in vigore di legge, di editto, di ordinanza.
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L’editto di Nantes (1598) Il bene dello Stato:
Tra le infinite grazie che è piaciuto a Dio elargirci [a Enrico IV], la più insigne e notevole è stata quella di averci dato la virtù e la forza di non cedere alle spaventose tempeste, confusioni e disordini che imperversavano nel momento del nostro avvento in questo regno, il quale era diviso in così tanti partiti e fazioni, che la parte più legittima era quasi la meno numerosa; nondimeno, abbiamo fermamente resistito in questa tormenta, tanto che alla fine l’abbiamo dominata e ora abbiamo finalmente raggiunto un porto di salvezza e di riposo per questo Stato.
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Gli Stati Generali in Francia (1614)
Giudizio del Cardinale di Richelieu: Questi Stati generali, insomma, terminarono così com’erano cominciati. Le proposte erano state avanzate con dei puri pretesti, senza alcuna intenzione di trarne vantaggio per l’interesse del re e della collettività, e la loro conclusione fu infruttuosa: gli unici risultati di una tale assemblea furono quello di sovraccaricare le province delle tasse che bisognò pagare ai loro deputati, e quello di mostrare a tutto il mondo che non basta conoscere i mali, se non si ha la volontà di rimediare.
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